Consiglio comunale, seduta solenne per la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e per la Giornata internazionale delle città educative. L'intervento della vicesindaco Marilena Pillati
Si trasmette l'intervento della vicesindaco Marilena Pillati, in chiusura della seduta solenne per la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e per la Giornata internazionale delle città educative."Signora Presiden...
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Si trasmette l'intervento della vicesindaco Marilena Pillati, in chiusura della seduta solenne per la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e per la Giornata internazionale delle città educative.
"Signora Presidente, signori consiglieri e signore consigliere, illustri relatori, autorità, gentili ospiti, colleghi di giunta, voglio ringraziare in modo sincero il Consiglio comunale che anche quest’anno ha voluto dedicare una seduta solenne alla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nell'ambito di quella che dal 2011 abbiamo voluto chiamare la "Settimana dei diritti", che per noi rappresenta e ha sempre rappresentato un’occasione per richiamare tutti noi adulti alla responsabilità che abbiamo, non solo oggi, ma ogni giorno dell'anno, nei confronti delle giovani generazioni.
Voglio rivolgere al Consiglio un ringraziamento particolare per aver scelto di farlo proprio oggi e celebrare così,con riflessioni sui diritti, la prima "Giornata internazionale delle città educative", istituita a partire da quest'anno dall'Associazione internazionale delle città educative, di cui Bologna è parte per la sua lunga e ricca tradizione di impegno nel campo dell'educazione e della scuola, un impegno che rappresenta ancora oggi una priorità.
Permettetemi di ringraziare Marco Dallari, Bruno Tognolini e Stefano Laffi per i loro contributi, per le loro riflessioni, ma anche per le emozioni delle parole in rima, che ci hanno permesso di rendere questa giornata davvero bella e preziosa, e davvero di questo sono loro molto grata.
Sono passati 27 anni da quando il 20 novembre 1989 è stata approvata la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo. Un documento molto importante perché riconosce, per la prima volta, che anche i bambini e le bambine, dalla nascita fino al loro diciottesimo anno di età, sono titolari di diritti civili, culturali, economici, politici e sociali. Un documento che li riconosce cittadini dell’oggi, non solo cittadini del domani.
Oggi questo riconoscimento, almeno sul piano teorico, sembra ovvio, scontato, ma non dimentichiamoci mai che questa è una conquista che è stata frutto di battaglie. E non dobbiamo dimenticare che ci sono voluti più di 40 anni per passare dalla "Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo" al riconoscere i diritti dei bambini. I bambini sono sempre esistiti, ma il riconoscimento dei loro diritti è davvero una conquista recente.
Lo strumento con cui questi diritti vengono riconosciuti non solo delinea in modo organico uno statuto dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ma consente, questo ce lo dobbiamo ricordare, ai quei principi e a quelle norme della Convenzione, di entrare a far parte del diritto dei vari Paesi che, come il nostro, l’hanno ratificata.
La Convenzione individua ed evidenzia bisogni che devono trovare risposte dal mondo degli adulti e dalle istituzioni. Non impegna solo il politico, il legislatore o il giurista, ma ogni persona che si occupi a qualunque titolo dei bambini e dei ragazzi, dei loro percorsi educativi, formativi e di crescita. Considerare bambini e ragazzi soggetti di diritti, parte attiva della società, individui competenti e degni di considerazione e ascolto, è sicuramente un primo fondamentale passo per costruire società più giuste e più belle.
La Convenzione richiede a tutti gli Stati che l’hanno sottoscritta un impegno a farne conosce i contenuti, a divulgarli, a diffondere e promuovere una nuova cultura dell’infanzia e dell’adolescenza differente da prima. Una cultura che deve essere patrimonio di tutta la collettività, ma che deve vedere partecipi i bambini e i ragazzi nella definizione di quella stessa cultura.
Da sempre le diverse agenzie educative e culturali di cui questa città è ricca offrono ai bambini e ai ragazzi laboratori e attività che cercano di metterli nelle condizioni di esprimersi, di tessere relazioni, di fare esperienze e di confrontare esperienze. È per questo che dal 2011, proprio in occasione di questa importante ricorrenza, abbiamo scelto insieme alle agenzie educative e culturali che collaborano con noi nell'ambito del progetto "Bologna città educativa", di organizzare una serie di iniziative ed eventi che per più di una settimana attraversano la città e offrono occasioni di riflessione, di incontro, di gioco, di esperienza, dando così vita a una settimana molto bella e intensa, per adulti e per bambini.
Ogni anno, come è stato ricordato dalla Presidente all'inizio, abbiamo cercato di legare insieme le tante iniziative in calendario alla promozione e alla riflessione su un singolo articolo della convenzione. Quest'anno, invece, abbiamo scelto insieme di portare avanti una riflessione che vuole farsi più ampia, in una duplice accezione.
Innanzitutto, al centro della nostra attenzione e delle nostre riflessioni, delle nostre attività è la Convenzione nella sua interezza, con i suoi 41 articoli che la compongono. E così ogni agenzia ha proposto attività e iniziative concentrandosi su uno o più diritti a scelta.
La vera novità di quest'anno è stato fare di questa settimana non tanto e non solo un'occasione per accendere i riflettori sulle opportunità educative che questa città offre alle giovani generazioni, e anche offrire le occasioni per capire e comprendere il significato dei diritti, ma il punto di partenza di un percorso di lavoro e di riflessione che si svilupperà nel tempo con i bambini e con i ragazzi e che offrirà loro occasioni per raccontare, per esprimersi e riflettere sui diritti che la convenzione definisce e sul loro significato, ma anche sugli eventuali diritti che ritengono più importanti o che secondo loro non sono ricompresi e che dovrebbero e potrebbero essere sviluppati.
Nei prossimi mesi, insieme alle diverse agenzie educative, vorremmo coinvolgere il mondo della scuola e della formazione, offrendo laboratori e attività per sviluppare con i bambini e i ragazzi questo tipo di lavoro di riflessione. E anche gli educatori che nei quartieri operano in attività extrascolastiche per adolescenti e preadolescenti, vogliamo che possano creare occasioni per portare i ragazzi a ragionare sui diritti.
Vogliamo educare ai diritti. Questo per noi non significa dire che cosa sono, o enunciare semplicemente i diritti, per noi questo significa promuovere dei percorsi di discussione e di riflessione sulla Convenzione, significa coinvolgere i bambini e i ragazzi in una esperienza relazionale con adulti significativi, autentici, che li considerino portatori di diritti e per questo capaci di una vera partecipazione e di stimolare un autentico protagonismo. L'apprendimento attivo e le pratiche partecipative che vogliamo promuovere richiedono che si lavori "con" e non "per" bambini e adolescenti e hanno l'obiettivo di sostenere i ragazzi nel loro sviluppo emotivo, stimolando capacità e attitudini.
Nella riflessione che ha coinvolto nei mesi scorsi i referenti delle agenzie che lavorano insieme a noi, anche in questa giornata io credo, abbiamo già raccolto alcuni spunti su cui riflettere. Soprattutto la necessità di ripensare a un nostro stile di vita che troppo spesso porta quanti noi, adulti e ragazzi, a vivere secondo tempi e ritmi che conducono a un "fare" non sempre denso di consapevolezza. Forse è necessario pensare a stili di vita in cui trovi spazio il tempo per riflettere e capire e in cui le scelte possano davvero dipendere dai bisogni, dalle emozioni e dai desideri e non da ciò che senza rendercene conto però sono gli altri a proporci. Forse dovremmo pensare a stili di vita che consentano di costruire un dialogo con bambini e adolescenti, che promuovano contesti in cui i ragazzi possano esprimersi liberamente, sostenere le proprie motivazioni ed esplicitare senza paura i propri interessi e le proprie opinioni, cercando di evitare la frustrazione di vedere smentita la propria identità.
Del resto, quando l'anno scorso abbiamo riflettuto sull'art. 13, della Convenzione ONU che sancisce il diritto alla libertà di espressione, è stato sottolineato in diverse occasioni, da diversi, che il diritto dei bambini e dei ragazzi a dire la loro, a esprimere ciò che pensano e sentono, deve necessariamente essere accompagnato dall'impegno del mondo adulto a prenderli sul serio, a trovare il tempo e le modalità per un ascolto autentico. Per ascoltare bambini e adolescenti ci vuole sicuramente anche il tempo.
Vogliamo coinvolgere quindi nei mesi prossimi gli adulti, gli educatori, gli insegnanti, ma anche i genitori e gli esperti che attraverso un percorso con i bambini e i ragazzi possano aiutarci - prendo in prestito le parole di Stefano Laffi - "a entrare dalla parte giusta", a definire una visione della città e dei servizi che siano più attenti ai tempi, ai modi e alle esperienze di cui bambini e ragazzi hanno bisogno. Ma cercare anche di farli sentire cittadini che contano, che possono incidere.
Ci aspetta un periodo di lavoro intenso e ricco di sfide, perché vogliamo sinceramente dare la parola ai ragazzi e coinvolgerli in un percorso che ci piacerebbe ci aiutasse a conoscere il mondo attraverso gli occhi dei ragazzi, a "leggere" i territori in base a come i ragazzi li vivono e quindi anche a rileggerei profili della nostra comunità magari attraverso i problemi, ma certamente anche ai punti di forza che vogliamo possano essere i diritti di domani o rafforzare quelli che sono già diritti in essere".
"Signora Presidente, signori consiglieri e signore consigliere, illustri relatori, autorità, gentili ospiti, colleghi di giunta, voglio ringraziare in modo sincero il Consiglio comunale che anche quest’anno ha voluto dedicare una seduta solenne alla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nell'ambito di quella che dal 2011 abbiamo voluto chiamare la "Settimana dei diritti", che per noi rappresenta e ha sempre rappresentato un’occasione per richiamare tutti noi adulti alla responsabilità che abbiamo, non solo oggi, ma ogni giorno dell'anno, nei confronti delle giovani generazioni.
Voglio rivolgere al Consiglio un ringraziamento particolare per aver scelto di farlo proprio oggi e celebrare così,con riflessioni sui diritti, la prima "Giornata internazionale delle città educative", istituita a partire da quest'anno dall'Associazione internazionale delle città educative, di cui Bologna è parte per la sua lunga e ricca tradizione di impegno nel campo dell'educazione e della scuola, un impegno che rappresenta ancora oggi una priorità.
Permettetemi di ringraziare Marco Dallari, Bruno Tognolini e Stefano Laffi per i loro contributi, per le loro riflessioni, ma anche per le emozioni delle parole in rima, che ci hanno permesso di rendere questa giornata davvero bella e preziosa, e davvero di questo sono loro molto grata.
Sono passati 27 anni da quando il 20 novembre 1989 è stata approvata la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo. Un documento molto importante perché riconosce, per la prima volta, che anche i bambini e le bambine, dalla nascita fino al loro diciottesimo anno di età, sono titolari di diritti civili, culturali, economici, politici e sociali. Un documento che li riconosce cittadini dell’oggi, non solo cittadini del domani.
Oggi questo riconoscimento, almeno sul piano teorico, sembra ovvio, scontato, ma non dimentichiamoci mai che questa è una conquista che è stata frutto di battaglie. E non dobbiamo dimenticare che ci sono voluti più di 40 anni per passare dalla "Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo" al riconoscere i diritti dei bambini. I bambini sono sempre esistiti, ma il riconoscimento dei loro diritti è davvero una conquista recente.
Lo strumento con cui questi diritti vengono riconosciuti non solo delinea in modo organico uno statuto dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ma consente, questo ce lo dobbiamo ricordare, ai quei principi e a quelle norme della Convenzione, di entrare a far parte del diritto dei vari Paesi che, come il nostro, l’hanno ratificata.
La Convenzione individua ed evidenzia bisogni che devono trovare risposte dal mondo degli adulti e dalle istituzioni. Non impegna solo il politico, il legislatore o il giurista, ma ogni persona che si occupi a qualunque titolo dei bambini e dei ragazzi, dei loro percorsi educativi, formativi e di crescita. Considerare bambini e ragazzi soggetti di diritti, parte attiva della società, individui competenti e degni di considerazione e ascolto, è sicuramente un primo fondamentale passo per costruire società più giuste e più belle.
La Convenzione richiede a tutti gli Stati che l’hanno sottoscritta un impegno a farne conosce i contenuti, a divulgarli, a diffondere e promuovere una nuova cultura dell’infanzia e dell’adolescenza differente da prima. Una cultura che deve essere patrimonio di tutta la collettività, ma che deve vedere partecipi i bambini e i ragazzi nella definizione di quella stessa cultura.
Da sempre le diverse agenzie educative e culturali di cui questa città è ricca offrono ai bambini e ai ragazzi laboratori e attività che cercano di metterli nelle condizioni di esprimersi, di tessere relazioni, di fare esperienze e di confrontare esperienze. È per questo che dal 2011, proprio in occasione di questa importante ricorrenza, abbiamo scelto insieme alle agenzie educative e culturali che collaborano con noi nell'ambito del progetto "Bologna città educativa", di organizzare una serie di iniziative ed eventi che per più di una settimana attraversano la città e offrono occasioni di riflessione, di incontro, di gioco, di esperienza, dando così vita a una settimana molto bella e intensa, per adulti e per bambini.
Ogni anno, come è stato ricordato dalla Presidente all'inizio, abbiamo cercato di legare insieme le tante iniziative in calendario alla promozione e alla riflessione su un singolo articolo della convenzione. Quest'anno, invece, abbiamo scelto insieme di portare avanti una riflessione che vuole farsi più ampia, in una duplice accezione.
Innanzitutto, al centro della nostra attenzione e delle nostre riflessioni, delle nostre attività è la Convenzione nella sua interezza, con i suoi 41 articoli che la compongono. E così ogni agenzia ha proposto attività e iniziative concentrandosi su uno o più diritti a scelta.
La vera novità di quest'anno è stato fare di questa settimana non tanto e non solo un'occasione per accendere i riflettori sulle opportunità educative che questa città offre alle giovani generazioni, e anche offrire le occasioni per capire e comprendere il significato dei diritti, ma il punto di partenza di un percorso di lavoro e di riflessione che si svilupperà nel tempo con i bambini e con i ragazzi e che offrirà loro occasioni per raccontare, per esprimersi e riflettere sui diritti che la convenzione definisce e sul loro significato, ma anche sugli eventuali diritti che ritengono più importanti o che secondo loro non sono ricompresi e che dovrebbero e potrebbero essere sviluppati.
Nei prossimi mesi, insieme alle diverse agenzie educative, vorremmo coinvolgere il mondo della scuola e della formazione, offrendo laboratori e attività per sviluppare con i bambini e i ragazzi questo tipo di lavoro di riflessione. E anche gli educatori che nei quartieri operano in attività extrascolastiche per adolescenti e preadolescenti, vogliamo che possano creare occasioni per portare i ragazzi a ragionare sui diritti.
Vogliamo educare ai diritti. Questo per noi non significa dire che cosa sono, o enunciare semplicemente i diritti, per noi questo significa promuovere dei percorsi di discussione e di riflessione sulla Convenzione, significa coinvolgere i bambini e i ragazzi in una esperienza relazionale con adulti significativi, autentici, che li considerino portatori di diritti e per questo capaci di una vera partecipazione e di stimolare un autentico protagonismo. L'apprendimento attivo e le pratiche partecipative che vogliamo promuovere richiedono che si lavori "con" e non "per" bambini e adolescenti e hanno l'obiettivo di sostenere i ragazzi nel loro sviluppo emotivo, stimolando capacità e attitudini.
Nella riflessione che ha coinvolto nei mesi scorsi i referenti delle agenzie che lavorano insieme a noi, anche in questa giornata io credo, abbiamo già raccolto alcuni spunti su cui riflettere. Soprattutto la necessità di ripensare a un nostro stile di vita che troppo spesso porta quanti noi, adulti e ragazzi, a vivere secondo tempi e ritmi che conducono a un "fare" non sempre denso di consapevolezza. Forse è necessario pensare a stili di vita in cui trovi spazio il tempo per riflettere e capire e in cui le scelte possano davvero dipendere dai bisogni, dalle emozioni e dai desideri e non da ciò che senza rendercene conto però sono gli altri a proporci. Forse dovremmo pensare a stili di vita che consentano di costruire un dialogo con bambini e adolescenti, che promuovano contesti in cui i ragazzi possano esprimersi liberamente, sostenere le proprie motivazioni ed esplicitare senza paura i propri interessi e le proprie opinioni, cercando di evitare la frustrazione di vedere smentita la propria identità.
Del resto, quando l'anno scorso abbiamo riflettuto sull'art. 13, della Convenzione ONU che sancisce il diritto alla libertà di espressione, è stato sottolineato in diverse occasioni, da diversi, che il diritto dei bambini e dei ragazzi a dire la loro, a esprimere ciò che pensano e sentono, deve necessariamente essere accompagnato dall'impegno del mondo adulto a prenderli sul serio, a trovare il tempo e le modalità per un ascolto autentico. Per ascoltare bambini e adolescenti ci vuole sicuramente anche il tempo.
Vogliamo coinvolgere quindi nei mesi prossimi gli adulti, gli educatori, gli insegnanti, ma anche i genitori e gli esperti che attraverso un percorso con i bambini e i ragazzi possano aiutarci - prendo in prestito le parole di Stefano Laffi - "a entrare dalla parte giusta", a definire una visione della città e dei servizi che siano più attenti ai tempi, ai modi e alle esperienze di cui bambini e ragazzi hanno bisogno. Ma cercare anche di farli sentire cittadini che contano, che possono incidere.
Ci aspetta un periodo di lavoro intenso e ricco di sfide, perché vogliamo sinceramente dare la parola ai ragazzi e coinvolgerli in un percorso che ci piacerebbe ci aiutasse a conoscere il mondo attraverso gli occhi dei ragazzi, a "leggere" i territori in base a come i ragazzi li vivono e quindi anche a rileggerei profili della nostra comunità magari attraverso i problemi, ma certamente anche ai punti di forza che vogliamo possano essere i diritti di domani o rafforzare quelli che sono già diritti in essere".