VISITA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA VASCO ERRANI
A seguito della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in Comune a Bologna, si trasmette il discorso del presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, tenuto questa mattina in Sala d'Ercole a Palazzo d'Accursio.
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A seguito della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in Comune a Bologna, si trasmette il discorso del presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, tenuto questa mattina in Sala d'Ercole a Palazzo d'Accursio.
"Signor Presidente,
grazie per questa visita a Bologna e all’Emilia Romagna, e grazie ancor più per l’autorevole guida politica e morale – nella quale si riconoscono gli italiani – che ha offerto al Paese nel momento in cui se ne sentiva fortemente l’esigenza.
Questa visita mette al centro l’Università, grande risorsa per noi tutti, e assieme ad essa le istituzioni, la cultura, la ricerca, lo spirito più profondo di questa terra del Tricolore, che è uno spirito riformista e innovatore.
Qui come nel resto d’Italia abbiamo vissuto con grande intensità il ciclo di manifestazioni per il 150° dell’Unità. Con intensità e partecipazione ma senza nasconderci problemi e preoccupazioni per il nostro Paese e per l’Europa.
Sono preoccupazioni comuni, che sente la nostra gente, che ritroviamo nelle sue parole, Signor Presidente: il lavoro, la scuola, i giovani, la sicurezza, l’integrazione dei nuovi italiani, la ricerca di un futuro all’altezza delle nostre migliori tradizioni.
Parole di verità, di cui abbiamo un gran bisogno per capire cosa fare nel governo del cambiamento e nel mutato contesto politico istituzionale.
Salutandola oggi con grande piacere, Presidente salutiamo anche questo linguaggio di verità che in quanto tale fa bene al Paese perché lo mette e ci mette di fronte alle nostre responsabilità. E di fronte alle sfide nuove che il mondo ci presenta e che noi come europei dobbiamo con coraggio raccogliere.
Rilanciare l’Europa è possibile se abbiamo fiducia in noi stessi, se superiamo paure ed egoismi, se anche noi italiani torniamo ad attingere al meglio del nostro patrimonio storico e culturale per comprendere e dare vita al cambiamento e all’innovazione necessari.
Penso alla cultura umanistica, a dove è nata e si è affermata, e a ciò che ci può insegnare anche per domani in termini di nuovo umanesimo che può crescere e dare sostanza ad un discorso di speranza e di valori.
La passione per il lavoro e per la persona, e non solo per la tecnologia e per i beni materiali; la solidarietà verso gli altri; il rispetto per i doveri e i diritti dei cittadini, con attenzione ai giovani; l’onestà e il rigore di chi ambisce a rappresentare i cittadini nelle istituzioni…
Proprio ieri, nella sua bella Lectio Magistralis, lei ha richiamato il ruolo essenziale della politica, dei partiti, della partecipazione dei cittadini per dare sostanza e qualità alla democrazia. Un richiamo controcorrente, che ci invita a cambiare passo.
Siamo dunque chiamati a prove importanti, la nostra stessa cultura è chiamata a dare risposte non solo particolari ma generali. Che sappiano creare condivisione, identità nuova unità.
E’ questo lo sforzo collettivo, la grande mobilitazione morale, civile, sociale che occorre all’Italia e all’Europa.
Queste istituzioni locali che la salutano con affetto, vogliono essere protagoniste di questo cambiamento, vogliono essere all’altezza di questa ambizione e lavorano con determinazione e umiltà perché ciò sia possibile già adesso.
Grazie".
"Signor Presidente,
grazie per questa visita a Bologna e all’Emilia Romagna, e grazie ancor più per l’autorevole guida politica e morale – nella quale si riconoscono gli italiani – che ha offerto al Paese nel momento in cui se ne sentiva fortemente l’esigenza.
Questa visita mette al centro l’Università, grande risorsa per noi tutti, e assieme ad essa le istituzioni, la cultura, la ricerca, lo spirito più profondo di questa terra del Tricolore, che è uno spirito riformista e innovatore.
Qui come nel resto d’Italia abbiamo vissuto con grande intensità il ciclo di manifestazioni per il 150° dell’Unità. Con intensità e partecipazione ma senza nasconderci problemi e preoccupazioni per il nostro Paese e per l’Europa.
Sono preoccupazioni comuni, che sente la nostra gente, che ritroviamo nelle sue parole, Signor Presidente: il lavoro, la scuola, i giovani, la sicurezza, l’integrazione dei nuovi italiani, la ricerca di un futuro all’altezza delle nostre migliori tradizioni.
Parole di verità, di cui abbiamo un gran bisogno per capire cosa fare nel governo del cambiamento e nel mutato contesto politico istituzionale.
Salutandola oggi con grande piacere, Presidente salutiamo anche questo linguaggio di verità che in quanto tale fa bene al Paese perché lo mette e ci mette di fronte alle nostre responsabilità. E di fronte alle sfide nuove che il mondo ci presenta e che noi come europei dobbiamo con coraggio raccogliere.
Rilanciare l’Europa è possibile se abbiamo fiducia in noi stessi, se superiamo paure ed egoismi, se anche noi italiani torniamo ad attingere al meglio del nostro patrimonio storico e culturale per comprendere e dare vita al cambiamento e all’innovazione necessari.
Penso alla cultura umanistica, a dove è nata e si è affermata, e a ciò che ci può insegnare anche per domani in termini di nuovo umanesimo che può crescere e dare sostanza ad un discorso di speranza e di valori.
La passione per il lavoro e per la persona, e non solo per la tecnologia e per i beni materiali; la solidarietà verso gli altri; il rispetto per i doveri e i diritti dei cittadini, con attenzione ai giovani; l’onestà e il rigore di chi ambisce a rappresentare i cittadini nelle istituzioni…
Proprio ieri, nella sua bella Lectio Magistralis, lei ha richiamato il ruolo essenziale della politica, dei partiti, della partecipazione dei cittadini per dare sostanza e qualità alla democrazia. Un richiamo controcorrente, che ci invita a cambiare passo.
Siamo dunque chiamati a prove importanti, la nostra stessa cultura è chiamata a dare risposte non solo particolari ma generali. Che sappiano creare condivisione, identità nuova unità.
E’ questo lo sforzo collettivo, la grande mobilitazione morale, civile, sociale che occorre all’Italia e all’Europa.
Queste istituzioni locali che la salutano con affetto, vogliono essere protagoniste di questo cambiamento, vogliono essere all’altezza di questa ambizione e lavorano con determinazione e umiltà perché ciò sia possibile già adesso.
Grazie".