QUESTION TIME, CHIARIMENTI SULL' IMU
L'orientamento della Giunta è di portare l'aliquota ordinaria IMU sugli immobili diversi dalla prima abitazione al 10,6 per mille, prevedendo però delle agevolazioni per gli immobili affittati a canone concertato e le attività produttive, per cui...
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L'orientamento della Giunta è di portare l'aliquota ordinaria IMU sugli immobili diversi dalla prima abitazione al 10,6 per mille, prevedendo però delle agevolazioni per gli immobili affittati a canone concertato e le attività produttive, per cui si pensa ad una aliquota del 9,6 per mille. Il tema delle agevolazioni specifiche per determinate categorie di imprese è più complicato. A livello nazionale, regionale e locale, ci sono moltissime agevolazioni già in essere per le imprese. Stiamo facendo una mappatura dei trasferimenti e delle agevolazioni tariffarie e fiscali già in essere, per riflettere su questo tema e cercare di monitorarne gli effetti. Da parte nostra c'è tutta la disponibilità ad approfondire l'argomento. Così, la vicesindaco Silvia Giannini, nella seduta odierna di Question time, ha risposto alla domanda del consigliere Lorenzo Tomassini (Pdl), in merito all'aliquota IMU per le attività produttive.
La domanda d'attualità del consigliere Lorenzo Tomassini (Pdl):
"Visto l'articolo di stampa apparso oggi 26 gennaio 2012 alle pagine 4 e 5 della cronaca locale de Il Resto del Carlino, chiede alla Giunta di spiegare il motivo per il quale, contrariamente a quanto già proposto dal sottoscritto anche nel corso della recente commissione bilancio, ritenga di non dover differenziare, e quindi agevolare, il carico IMU sui beni immobili strumentali all'esercizio di impresa in considerazione di elementi obiettivi quali il reddito d'impresa, l'esistenza di mutui o leasing per la relativa acquisizione, il volume d'affari.
In definitiva, al fine di non soffocare le piccole attività economiche cittadine, chiede se la Giunta non ritenga doveroso studiare meccanismi agevolativi attraverso riduzioni compensative di altre tariffe/imposte/tasse ed, in generale, tributi locali a cui sono sottoposte le attività economiche più fragili".
La risposta della vicesindaco Silvia Giannini:
"In commissione abbiamo detto che l'orientamento della Giunta era di portare l'aliquota ordinaria IMU sugli immobili diversi dalla prima abitazione al 10,6 per mille, prevedendo però delle agevolazioni per gli immobili affittati a canone concertato e le attività produttive che scenderebbe dal 10,6 per mille ad una aliquota che orientativamente rispetto ai calcoli che stiamo facendo rispetto al bilancio è attorno al 9,6 per mille, per tutte le imprese, senza fare differenziazioni.
Il tema delle agevolazioni specifiche per determinate categorie di imprese è più complicato. Il principio di base quando si congegna un sistema tributario dovrebbe essere quello di avere la massima neutralità possibile, ovvero studiare imposte che non interferiscano con il libero mercato, con il libero funzionamento delle attività economiche: lo Stato deve cercare di mettere il mercato in condizioni di funzionare.
Ora, il consigliere fa riferimento al concetto di capacità economica delle imprese, che non è un concetto come quello della capacità contributiva richiamato all'articolo 53 della Costituzione e che riguarda le persone fisiche, anche perché, il consigliere lo sa meglio di me, dietro alle imprese ci sono poi le persone, i soci, gli azionisti, e il discorso sarebbe molto più ampio, ma allora viene affrontato in sede di capacità contributiva del contribuente che è o il socio o l'imprenditore, e allora parliamo dell'IRPEF, mentre qui stiamo parlando di agevolazioni che riguarderebbero la società stessa o l'impresa e che quindi hanno altri presupposti. Il principio di neutralità non preclude il fatto che ci possano essere alcune specifiche condizioni in cui si ritiene che il mercato non funzioni bene, fallisca, e quindi come tale ci sia bisogno di una determinata e specifica agevolazione. Ma allora i casi vanno esaminati adeguatamente, va visto quali sono effettivamente i casi in cui il mercato non funziona e viene richiesto un aiuto pubblico, e vanno valutati attentamente i costi e i benefici dell'operazione.
Se si guardano anche le esperienze italiane ed estere la conclusione sembra essere che in questi casi i costi sono sempre certi per chi dà l'agevolazione, e i benefici sono spesso in certi e molto difficili da dimostrare. Inoltre si tratta di capire sulla base di quali criteri selezionare o meno chi è meritevole o no di un aiuto. Per esempio, il consigliere nella sua domanda parla di ricavi, di redditi, oppure tante volte nelle normative sia locali che nazionali viene preso a riferimento che le imprese siano nuove o meno, perché se è nuova è meritevole di attenzione. Purtroppo dietro a queste questioni si celano poi una serie di problematiche molto difficili da affrontare che meriterebbero un approfondimento, come si dice spesso: il diavolo sta nei dettagli. Quindi bisogna stare molto attenti. Per esempio, incentiviamo l'impresa nuova. Ci sono molti casi noti per cui l'impresa già esistente chiude i battenti e si trasforma e sembra nuova. Ci sono fenomeni elusivi, uno sport purtroppo praticato anche in questo Paese, a cui bisogna stare attenti. Si creano poi delle segmentazioni anche nel mercato stesso, che non sempre sono giustificabili. Prendiamo ad esempio i ricavi o i redditi come soglia al di sopra o al di sotto della quale dare una agevolazione, chi è sotto è beneficiato e chi è appena poco sopra perde il beneficio, eppure in prossimità della soglia sono simili, e allora perché non alzare quella soglia, ma se ne avrà sempre una al di sotto della quale uno al beneficio e l'altro perde. Oppure ci può essere che assumiamo una soglia, semmai reddituale, e poi per esempio c'è l'evasione e quindi andiamo ad avvantaggiare l'impresa che evade rispetto a quella meritevole.
Ci sono tantissime questioni che vanno valutate, ma con questo non voglio assolutamente dire che il problema non sia rilevante, ma va esaminato molto attentamente perché invece di avere effetti positivi può creare distorsioni del mercato, costi per il Pubblico e pochi benefici. Anzi a volte ci possono anche essere dei fenomeni che rendono la questione contraddittoria. Faccio un esempio che fa riferimento ad una tipica questione nazionale. Noi siamo un Paese che dà molti incentivi alle piccole imprese, poi dopo ci lamentiamo che abbiamo il nanismo delle imprese, quindi diamo incentivi perché le imprese crescano. Siamo contraddittori in queste politiche, forse sarebbe meglio togliere gli incentivi alle piccole imprese piuttosto che dovere usare l'antidoto perché dopo averle incentivate non sono competitive e dobbiamo farle crescere.
L'altro aspetto molto importante è che oltre a considerare agevolazioni fiscali dobbiamo tenere conto di eventuali agevolazioni che assumono altre forme, ovvero di trasferimenti, aiuti, contributi che vengono date alle attività produttive. Ora, a livello nazionale, regionale e locale, ci sono moltissime agevolazioni già in essere, forse in questa sede un'altra volta ho citato lo studio recentemente pubblicato sul sito del ministero dell'Economia che riassume le conclusioni di una commissione guidata dal dottor Ceriani sull'erosione fiscale; andate a vedere la mole enorme di agevolazioni solo fiscale che c'è a livello nazionale, a queste si sommano quelle a livello locale e poi ci sono tutti gli aiuti, i trasferimenti, i contributi, e altro.
Credo che quello che occorrerebbe fare, e che l'assessore Monti per quanto riguarda i trasferimenti e le agevolazioni ha incominciato a fare, è una mappatura delle norme già esistenti, sia come agevolazioni fiscali e tariffarie, sia come trasferimenti che vengono erogati a livello nazionale, regionale e locale. Poi possiamo sicuramente riflettere su questo e cercare di monitorare. Purtroppo in questo Paese si danno tanti incentivi, ma non si fa mai il monitoraggio sugli effetti che hanno. C'è tutta la disponibilità da parte nostra ad approfondire l'argomento perché è molto interessante, ma anche articolato e complesso".
Il consigliere Lorenzo Tomassini si è dichiarato non soddisfatto.
La domanda d'attualità del consigliere Lorenzo Tomassini (Pdl):
"Visto l'articolo di stampa apparso oggi 26 gennaio 2012 alle pagine 4 e 5 della cronaca locale de Il Resto del Carlino, chiede alla Giunta di spiegare il motivo per il quale, contrariamente a quanto già proposto dal sottoscritto anche nel corso della recente commissione bilancio, ritenga di non dover differenziare, e quindi agevolare, il carico IMU sui beni immobili strumentali all'esercizio di impresa in considerazione di elementi obiettivi quali il reddito d'impresa, l'esistenza di mutui o leasing per la relativa acquisizione, il volume d'affari.
In definitiva, al fine di non soffocare le piccole attività economiche cittadine, chiede se la Giunta non ritenga doveroso studiare meccanismi agevolativi attraverso riduzioni compensative di altre tariffe/imposte/tasse ed, in generale, tributi locali a cui sono sottoposte le attività economiche più fragili".
La risposta della vicesindaco Silvia Giannini:
"In commissione abbiamo detto che l'orientamento della Giunta era di portare l'aliquota ordinaria IMU sugli immobili diversi dalla prima abitazione al 10,6 per mille, prevedendo però delle agevolazioni per gli immobili affittati a canone concertato e le attività produttive che scenderebbe dal 10,6 per mille ad una aliquota che orientativamente rispetto ai calcoli che stiamo facendo rispetto al bilancio è attorno al 9,6 per mille, per tutte le imprese, senza fare differenziazioni.
Il tema delle agevolazioni specifiche per determinate categorie di imprese è più complicato. Il principio di base quando si congegna un sistema tributario dovrebbe essere quello di avere la massima neutralità possibile, ovvero studiare imposte che non interferiscano con il libero mercato, con il libero funzionamento delle attività economiche: lo Stato deve cercare di mettere il mercato in condizioni di funzionare.
Ora, il consigliere fa riferimento al concetto di capacità economica delle imprese, che non è un concetto come quello della capacità contributiva richiamato all'articolo 53 della Costituzione e che riguarda le persone fisiche, anche perché, il consigliere lo sa meglio di me, dietro alle imprese ci sono poi le persone, i soci, gli azionisti, e il discorso sarebbe molto più ampio, ma allora viene affrontato in sede di capacità contributiva del contribuente che è o il socio o l'imprenditore, e allora parliamo dell'IRPEF, mentre qui stiamo parlando di agevolazioni che riguarderebbero la società stessa o l'impresa e che quindi hanno altri presupposti. Il principio di neutralità non preclude il fatto che ci possano essere alcune specifiche condizioni in cui si ritiene che il mercato non funzioni bene, fallisca, e quindi come tale ci sia bisogno di una determinata e specifica agevolazione. Ma allora i casi vanno esaminati adeguatamente, va visto quali sono effettivamente i casi in cui il mercato non funziona e viene richiesto un aiuto pubblico, e vanno valutati attentamente i costi e i benefici dell'operazione.
Se si guardano anche le esperienze italiane ed estere la conclusione sembra essere che in questi casi i costi sono sempre certi per chi dà l'agevolazione, e i benefici sono spesso in certi e molto difficili da dimostrare. Inoltre si tratta di capire sulla base di quali criteri selezionare o meno chi è meritevole o no di un aiuto. Per esempio, il consigliere nella sua domanda parla di ricavi, di redditi, oppure tante volte nelle normative sia locali che nazionali viene preso a riferimento che le imprese siano nuove o meno, perché se è nuova è meritevole di attenzione. Purtroppo dietro a queste questioni si celano poi una serie di problematiche molto difficili da affrontare che meriterebbero un approfondimento, come si dice spesso: il diavolo sta nei dettagli. Quindi bisogna stare molto attenti. Per esempio, incentiviamo l'impresa nuova. Ci sono molti casi noti per cui l'impresa già esistente chiude i battenti e si trasforma e sembra nuova. Ci sono fenomeni elusivi, uno sport purtroppo praticato anche in questo Paese, a cui bisogna stare attenti. Si creano poi delle segmentazioni anche nel mercato stesso, che non sempre sono giustificabili. Prendiamo ad esempio i ricavi o i redditi come soglia al di sopra o al di sotto della quale dare una agevolazione, chi è sotto è beneficiato e chi è appena poco sopra perde il beneficio, eppure in prossimità della soglia sono simili, e allora perché non alzare quella soglia, ma se ne avrà sempre una al di sotto della quale uno al beneficio e l'altro perde. Oppure ci può essere che assumiamo una soglia, semmai reddituale, e poi per esempio c'è l'evasione e quindi andiamo ad avvantaggiare l'impresa che evade rispetto a quella meritevole.
Ci sono tantissime questioni che vanno valutate, ma con questo non voglio assolutamente dire che il problema non sia rilevante, ma va esaminato molto attentamente perché invece di avere effetti positivi può creare distorsioni del mercato, costi per il Pubblico e pochi benefici. Anzi a volte ci possono anche essere dei fenomeni che rendono la questione contraddittoria. Faccio un esempio che fa riferimento ad una tipica questione nazionale. Noi siamo un Paese che dà molti incentivi alle piccole imprese, poi dopo ci lamentiamo che abbiamo il nanismo delle imprese, quindi diamo incentivi perché le imprese crescano. Siamo contraddittori in queste politiche, forse sarebbe meglio togliere gli incentivi alle piccole imprese piuttosto che dovere usare l'antidoto perché dopo averle incentivate non sono competitive e dobbiamo farle crescere.
L'altro aspetto molto importante è che oltre a considerare agevolazioni fiscali dobbiamo tenere conto di eventuali agevolazioni che assumono altre forme, ovvero di trasferimenti, aiuti, contributi che vengono date alle attività produttive. Ora, a livello nazionale, regionale e locale, ci sono moltissime agevolazioni già in essere, forse in questa sede un'altra volta ho citato lo studio recentemente pubblicato sul sito del ministero dell'Economia che riassume le conclusioni di una commissione guidata dal dottor Ceriani sull'erosione fiscale; andate a vedere la mole enorme di agevolazioni solo fiscale che c'è a livello nazionale, a queste si sommano quelle a livello locale e poi ci sono tutti gli aiuti, i trasferimenti, i contributi, e altro.
Credo che quello che occorrerebbe fare, e che l'assessore Monti per quanto riguarda i trasferimenti e le agevolazioni ha incominciato a fare, è una mappatura delle norme già esistenti, sia come agevolazioni fiscali e tariffarie, sia come trasferimenti che vengono erogati a livello nazionale, regionale e locale. Poi possiamo sicuramente riflettere su questo e cercare di monitorare. Purtroppo in questo Paese si danno tanti incentivi, ma non si fa mai il monitoraggio sugli effetti che hanno. C'è tutta la disponibilità da parte nostra ad approfondire l'argomento perché è molto interessante, ma anche articolato e complesso".
Il consigliere Lorenzo Tomassini si è dichiarato non soddisfatto.