QUESTION TIME, CHIARIMENTI SUL SEMINARIO
L'assessore ai Servizi sociali, Amelia Frascaroli, ha risposto questa mattina in sede di Qustion time alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord) sul seminario organizzato per gli operatori del Dipartimento Benessere di...
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L'assessore ai Servizi sociali, Amelia Frascaroli, ha risposto questa mattina in sede di Qustion time alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord) sul seminario organizzato per gli operatori del Dipartimento Benessere di comunità.
La domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord):
"Visto gli articoli di stampa relativi al seminario organizzato dall'Assessore Frascaroli, si chiede al sindaco e alla giunta:
il motivo per cui l'Assessore Frascaroli ha invitato i dipendenti del Dipartimento Benessere di comunità e del settore sociale in un istituto religioso per degli esercizi spirituali;
se la partecipazione dei dipendenti è avvenuta in orario di lavoro ed in caso di risposta affermativa si chiede di sapere se non ritenga che tale distacco dalla operatività dei dipendenti da destinare a situazione socialmente critiche abbia causato un disagio all'utenza;
se tale invito rientra nella formazione dei dipendenti ed in caso affermativo si chiede se ne erano state informate le organizzazioni sindacali;
di conoscere il programma dei lavori ed i relatori che sono eventualmente intervenuti ed i relativi eventuali costi in capo all'amministrazione".
La risposta dell'assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli:
"Grazie, così ho modo di rispondere alle domande che in questi giorni sono state sollevate, anche se devo dire francamente che la ritengo un pò una perdita di tempo rispetto alle tematiche gravi ed importanti che ci circondano e di cui dobbiamo occuparci.
Il motivo che ci ha portato ad invitare i dipendenti in un istituto religioso è che l'istituto religioso ci offriva spazi, pranzo, cene e anche pernottamenti gratis. Mettendosi a disposizione del Comune di Bologna come un luogo in cui avremmo potuto svolgere in orario di lavoro, perché di lavoro si trattava, era un momento di laboratorio collettivo e di rivisitazione, per ognuno degli operatori del proprio lavoro e delle modalità con cui lo conduce, della modalità con cui si relaziona ai pezzi del lavoro altrui, quindi si è trattato di un momento di lavoro di gruppo collettivo e come tale è stato svolto, in orario di lavoro. L'abbiamo fatto allontanandoci un pò, volutamente, dal caos della quotinianità operativa in cui di solito tutti si trovano per affrontare un momento di riflessione e di analisi del lavoro in un luogo apposito messoci a disposizione in modo del tutto gratuito. Quindi è stato un laboratorio che non è costato nulla al Comune di Bologna.
Leggo le precisazioni tecniche riferite ai contenuti e al programma. Le due giornate sono state preparate collegialmente con la collaborazione dei dirigenti del Dipartimento, la conduzione è stata affidata a un dirigente del Dipartimento il dottor Berardino Cocchianella, la progettazione ha seguito criteri manageriali affrontando il tema del cambiamento e delle prospettive di cambiamento e innovazione dei servizi sociali, tema delle due giornate, attraverso l'ausilio della metafora dell'Esodo, non abbiamo letto il libro dell'Esodo, a sua volta tratta da un testo per aziende (si veda Campbell ed altri "Come scuotere e stimolare la propria azienda" collana Financial Times) è un testo che viene usato sia nelle aziende pubbliche sia nelle aziende private per stimolare processi di cambiamento. E usa questa metodologia, è un paradigma culturale il modo in cui viene usato l'Esodo in questi casi, non è la lettura del libro dell'Esodo. La metodologia usata è poi stata quella dell'Open Space Technologyche ha permesso di documentare tutte le fasi del lavoro, strutturato in lavoro di piccolo e grande gruppo supportati da materiale cartaceo e visuale e la creazione di mappe concettuali e vademecum per intraprendere i percorsi di cambiamento e innovazione che ci eravamo prefissi.
Il lavoro fatto assieme, con questa metodologia, ha permesso di affrontare diversi temi in un clima di forte partecipazione e interesse dando ai partecipanti l'occasione di esprimere proprie valutazioni, idee e progetti e di condividerli in un contesto non segnato da ruoli o da compiti di servizio. A volte serve, è utile, non so se lo avete mai provato anche voi, ma potrebbe essere una proposta valida.
Nulla di confessionale quindi e nulla che possa avere avuto, anche minimamente, il segno di giornate che non fossero orientate espressamente a comunicare i contenuti e ad ascoltare gli operatori presenti sui temi proposti.
Infine consapevoli che si trattava di giorni di particolare emergenza, c'è stato modo per gli operatori e i dirigenti più coinvolti di affrontare le necessarie attività di collegamento via telefono e posta elettronica, in tempo reale, con i colleghi che presidiavano gli uffici in sede, riuscendo anche in questa azione sinergica favorita proprio dall'essere nella stessa sede operativa.
Per concludere leggo due parole degli operatori che in questi giorni, un pò scandalizzati devo dire dalla lettera delle organizzazioni sindacali hanno reagito, chi ha fatto l'esperienza in qualche modo si è sentito chiamato in causa a dire "ma perchè ci si pongono queste domande".
Quindi leggo un pezzo di una delle lettere che ho ricevuto dagli operatori, perché mi sono stati fatti appunti anche sul fatto che avrei obbligato qualcuno ad andare o che qualcuno si sia sentito obbligato ad andare: <... veramente non capisco come si faccia a sostenerlo! Io ho potuto scegliere se partecipare o non partecipare. Molti colleghi che conosco pure invitati erano assenti o perché impegnati altrove o perché avevano scelto di non partecipare. Trovo paradossale questa critica, dal momento che a me sembrava strana questa modalità semmai per un eccesso di libertà, nel contesto comunale, e non per il contrario!
E' vero che questa esperienza a mio parere si colloca un pò ai confini dell'istituzionale. Il che la rende formalmente criticabile ma è altrettanto evidente che il "perfettamente istituzionale" ci ha condotti fin qui e non mi pare che ci stiamo benissimo.
Nella mia ormai lunga vita professionale nel campo del sociale non mi ricordo una sola innovazione di rilievo scaturita da meccanismi "perfettamente istituzionali": al contrario le innovazioni positive sono nate sempre ai margini e alla periferia degli apparati, criticate e criticabili puntualmente. Non voglio sopravvalutare l'evento e forse non ho capito tutto, ma ho molto apprezzato il coraggio del tentativo>".
La domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord):
"Visto gli articoli di stampa relativi al seminario organizzato dall'Assessore Frascaroli, si chiede al sindaco e alla giunta:
il motivo per cui l'Assessore Frascaroli ha invitato i dipendenti del Dipartimento Benessere di comunità e del settore sociale in un istituto religioso per degli esercizi spirituali;
se la partecipazione dei dipendenti è avvenuta in orario di lavoro ed in caso di risposta affermativa si chiede di sapere se non ritenga che tale distacco dalla operatività dei dipendenti da destinare a situazione socialmente critiche abbia causato un disagio all'utenza;
se tale invito rientra nella formazione dei dipendenti ed in caso affermativo si chiede se ne erano state informate le organizzazioni sindacali;
di conoscere il programma dei lavori ed i relatori che sono eventualmente intervenuti ed i relativi eventuali costi in capo all'amministrazione".
La risposta dell'assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli:
"Grazie, così ho modo di rispondere alle domande che in questi giorni sono state sollevate, anche se devo dire francamente che la ritengo un pò una perdita di tempo rispetto alle tematiche gravi ed importanti che ci circondano e di cui dobbiamo occuparci.
Il motivo che ci ha portato ad invitare i dipendenti in un istituto religioso è che l'istituto religioso ci offriva spazi, pranzo, cene e anche pernottamenti gratis. Mettendosi a disposizione del Comune di Bologna come un luogo in cui avremmo potuto svolgere in orario di lavoro, perché di lavoro si trattava, era un momento di laboratorio collettivo e di rivisitazione, per ognuno degli operatori del proprio lavoro e delle modalità con cui lo conduce, della modalità con cui si relaziona ai pezzi del lavoro altrui, quindi si è trattato di un momento di lavoro di gruppo collettivo e come tale è stato svolto, in orario di lavoro. L'abbiamo fatto allontanandoci un pò, volutamente, dal caos della quotinianità operativa in cui di solito tutti si trovano per affrontare un momento di riflessione e di analisi del lavoro in un luogo apposito messoci a disposizione in modo del tutto gratuito. Quindi è stato un laboratorio che non è costato nulla al Comune di Bologna.
Leggo le precisazioni tecniche riferite ai contenuti e al programma. Le due giornate sono state preparate collegialmente con la collaborazione dei dirigenti del Dipartimento, la conduzione è stata affidata a un dirigente del Dipartimento il dottor Berardino Cocchianella, la progettazione ha seguito criteri manageriali affrontando il tema del cambiamento e delle prospettive di cambiamento e innovazione dei servizi sociali, tema delle due giornate, attraverso l'ausilio della metafora dell'Esodo, non abbiamo letto il libro dell'Esodo, a sua volta tratta da un testo per aziende (si veda Campbell ed altri "Come scuotere e stimolare la propria azienda" collana Financial Times) è un testo che viene usato sia nelle aziende pubbliche sia nelle aziende private per stimolare processi di cambiamento. E usa questa metodologia, è un paradigma culturale il modo in cui viene usato l'Esodo in questi casi, non è la lettura del libro dell'Esodo. La metodologia usata è poi stata quella dell'Open Space Technologyche ha permesso di documentare tutte le fasi del lavoro, strutturato in lavoro di piccolo e grande gruppo supportati da materiale cartaceo e visuale e la creazione di mappe concettuali e vademecum per intraprendere i percorsi di cambiamento e innovazione che ci eravamo prefissi.
Il lavoro fatto assieme, con questa metodologia, ha permesso di affrontare diversi temi in un clima di forte partecipazione e interesse dando ai partecipanti l'occasione di esprimere proprie valutazioni, idee e progetti e di condividerli in un contesto non segnato da ruoli o da compiti di servizio. A volte serve, è utile, non so se lo avete mai provato anche voi, ma potrebbe essere una proposta valida.
Nulla di confessionale quindi e nulla che possa avere avuto, anche minimamente, il segno di giornate che non fossero orientate espressamente a comunicare i contenuti e ad ascoltare gli operatori presenti sui temi proposti.
Infine consapevoli che si trattava di giorni di particolare emergenza, c'è stato modo per gli operatori e i dirigenti più coinvolti di affrontare le necessarie attività di collegamento via telefono e posta elettronica, in tempo reale, con i colleghi che presidiavano gli uffici in sede, riuscendo anche in questa azione sinergica favorita proprio dall'essere nella stessa sede operativa.
Per concludere leggo due parole degli operatori che in questi giorni, un pò scandalizzati devo dire dalla lettera delle organizzazioni sindacali hanno reagito, chi ha fatto l'esperienza in qualche modo si è sentito chiamato in causa a dire "ma perchè ci si pongono queste domande".
Quindi leggo un pezzo di una delle lettere che ho ricevuto dagli operatori, perché mi sono stati fatti appunti anche sul fatto che avrei obbligato qualcuno ad andare o che qualcuno si sia sentito obbligato ad andare: <... veramente non capisco come si faccia a sostenerlo! Io ho potuto scegliere se partecipare o non partecipare. Molti colleghi che conosco pure invitati erano assenti o perché impegnati altrove o perché avevano scelto di non partecipare. Trovo paradossale questa critica, dal momento che a me sembrava strana questa modalità semmai per un eccesso di libertà, nel contesto comunale, e non per il contrario!
E' vero che questa esperienza a mio parere si colloca un pò ai confini dell'istituzionale. Il che la rende formalmente criticabile ma è altrettanto evidente che il "perfettamente istituzionale" ci ha condotti fin qui e non mi pare che ci stiamo benissimo.
Nella mia ormai lunga vita professionale nel campo del sociale non mi ricordo una sola innovazione di rilievo scaturita da meccanismi "perfettamente istituzionali": al contrario le innovazioni positive sono nate sempre ai margini e alla periferia degli apparati, criticate e criticabili puntualmente. Non voglio sopravvalutare l'evento e forse non ho capito tutto, ma ho molto apprezzato il coraggio del tentativo>".