GIORNO DELLA MEMORIA, INTERVENTI DI DUE STUDENTESSE DEI LICEI LAURA BASSI E LEONARDO DA VINCI, IN OCCASIONE DEI CONSIGLI COMUNALE E PROVINCIALE CONGIUNTI
Si trasmette l'intervento della studentessa Federica Guerra del Liceo Laura Bassi di Bologna, tenuto oggi nel corso della seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale in occasione del "Giorno della Memoria":
"Dopo l'incontro ...
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Si trasmette l'intervento della studentessa Federica Guerra del Liceo Laura Bassi di Bologna, tenuto oggi nel corso della seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale in occasione del "Giorno della Memoria":
"Dopo l'incontro avuto con il signor Varini lo scorso anno pensavo di essere pronta a tutto, con tutti i tremendi aneddoti che ci ha raccontato pensavo ormai il più fosse passato, il primo impatto con la storia, quella vera non quella letta sui libri di scuola, ormai l'avevo avuto, se poi ci mettiamo anche i 5 anni di preparazione, di racconti, di video, di spiegazione fatti dalla professoressa e la visita a Fossoli ormai pensavo di essere pronta a vedere un campo di concentramento, e invece l'impatto è stato durissimo, mi preparavo da giorni alla partenza; mi ero costruita una piccola barriera per evitare che le brutalità che avrei potuto vedere mi rimanessero in testa.
Arrivati al campo ero curiosa, spaventata, emozionata, triste, pronta a tutto, la nebbia non ha aiutato a rendere l'impatto più dolce, ma mi sono detta "ce la puoi fare" e via, abbiamo iniziato la visita.
La spiegazione, la commemorazione e la prima parte della visita non sono state niente rispetto alla mia prima emozione, quella vera quando ho visto spuntare il sole; il sole di un posto come quello, siamo sicuri che sia possibile? Che il sole possa risplendere in un posto che ha visto passare tutto quello che ci stavano raccontando? Non un sole fioco, ma un bel sole, luminoso e caldo.
La seconda emozione, forte, mi è arrivata come un pugno nello stomaco quando il signor Capelli ci ha chiuso nelle docce... tutto quello che avevo sentito fino ad ora non era niente rispetto a quello che stavo appena osservando ascoltando il racconto del signor Capelli, non si è mai abbastanza pronti per affrontare la follia umana.
Dopo aver visto i forni crematori e la stanza delle operazioni e degli esperimenti, siamo usciti di nuovo all'aria aperta e questo sole caldo che ci accoglieva non diminuiva il mio malessere, la mia paura, la mia tristezza, anzi aumentava tutti questi sentimenti ampliandoli.
Mauthausen ci ha salutato con un bellissimo tramonto che mi ha lasciato senza fiato, stupendomi ancora una volta di come tanta brutalità creata dall'uomo verso i suoi simili, possa essere associata a un fenomeno della natura così bello e profondo.
Questa esperienza mi ha riempito il cuore e la testa facendomi tornare a casa con una marea di dubbi, di affermazioni e una voglia tremenda di raccontare tutto quello che avevo visto a tutte le persone a me care, forse è proprio al ritorno di questo viaggio che ho capito che fino ad adesso avevo colto neanche la metà delle cose che mi erano state spiegate!
Questi sono tutti i miei pensieri, radunati, rielaborati e incastonati nella mia memoria, è così che mi sento di raccontare il mio viaggio a Mauthausen, con le mie emozioni, i miei pensieri più profondi per far capire a tutti che quello che ho provato è reale, sincero e micidiale.
Nei giorni seguenti al mio ritorno mi sono trovata a rimanere un po' sulle mie, a essere un po' più chiusa del solito, ma era solo il mio modo per rielaborare ciò che avevo visto e per capire che Mauthausen me lo voglio ricordare così: emozioni, piccoli attimi incisi nella mia mente come foto, frasi, sensazioni, lacrime... per ricordare la struttura ho le foto, per ricordare le emozioni ho me stessa!"
Di seguito l'intervento della studentessa Sara Bottino del Liceo Leonardo da Vinci di Casalecchio, tenuto oggi nel corso della seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale in occasione del "Giorno della Memoria":
"Tutte le volte che ho sentito parlare della Shoah mi sono chiesta come sia stato possibile provare tanto odio per alcune persone, così tanto da riuscire a strapparle dalla loro terra, renderle schiave, toglier loro l'identità ed infine guardarle morire. Visitare il campo di Mauthausen mi ha dato alcune risposte e insieme mi ha portato a guardarmi intorno in modo nuovo. Mi ha fatto capire in modo diretto, nel silenzio profondo e denso di turbamento che ci univa, che l'uomo è davvero capace di una lucida e perversa brutalità, sopratutto quando la sua coscienza è oscurata tanto da portarlo a diventare strumento per eseguire terribili ordini altrui, senza sentirsi responsabile delle sue azioni. Questo è quello che avveniva nei campi di sterminio, con le torture e le atrocità che ancora oggi fanno trasudare la disperazione dai muri, dai cortili e dalle foto; ma avveniva anche fuori, nelle città, nell'Europa, in mezzo alla paura, ma sopratutto nel silenzio, nell'indifferenza e nel desiderio di non voler vedere! Essere lì e scendere i gradini della Scala della Morte mi ha fatto vedere gli effetti tragici a cui può portare il razzismo e, inevitabilmente ho cominciato a pensare... a pensare a tutte le altre vicende di violenza etnica che hanno accompagnato la storia del novecento... e sopratutto all'oggi..., alla società in cui viviamo e agli atteggiamenti più o meno vagamente razzisti, che ormai siamo portati a considerare normali, o peggio leciti, verso tutto ciò che è diverso da quelli che riteniamo i canoni della normalità: ogni volta che additiamo una persona per il colore della pelle, per i suoi gusti sessuali, per le sue usanze e per tutto ciò che in qualche modo la rende diversa da noi, anche senza accorgercene, in piccolo, stiamo alimentando gli stessi sentimenti e gli stessi meccanismi che, durante la Seconda Guerra Mondiale hanno portato allo sterminio di sei milioni di ebrei.
Per questo ritengo che oggi sia un dovere di tutti e forse sopratutto di noi giovani , ricordare quella tragedia perché, dal di dentro, quella memoria ci renda immuni dalla tentazione razzista. E penso che quella della visita ad un campo di sterminio come Mauthausen sia un'esperienza formativa che tutti i giovani dovrebbero fare...perché riesce a sensibilizzare, a far aprire gli occhi, con la forza dell'emozione che provi, sulla realtà in cui viviamo, dove, purtroppo, pregiudizio, razzismo, violenza, sono ormai all'ordine del giorno. Visitare uno di quei luoghi in cui l'umanità ha compiuto uno dei più feroci crimini contro se stessa... ti scuote, ti fa ragionare e ti fa sentire responsabile, come persona, per quello che potrebbe ancora accadere... e io adesso credo che sia importante ricordare ma sopratutto che sia urgente creare le condizioni perché affinché questi fenomeni vengano arginati e debellati, non solo rendendo omaggio con il ricordo a tutte le vittime della Shoah, ma iniziando ad imporci e a non rimanere indifferenti davanti ad episodi di discriminazione, violenza e razzismo nella nostra vita, di oggi"
"Dopo l'incontro avuto con il signor Varini lo scorso anno pensavo di essere pronta a tutto, con tutti i tremendi aneddoti che ci ha raccontato pensavo ormai il più fosse passato, il primo impatto con la storia, quella vera non quella letta sui libri di scuola, ormai l'avevo avuto, se poi ci mettiamo anche i 5 anni di preparazione, di racconti, di video, di spiegazione fatti dalla professoressa e la visita a Fossoli ormai pensavo di essere pronta a vedere un campo di concentramento, e invece l'impatto è stato durissimo, mi preparavo da giorni alla partenza; mi ero costruita una piccola barriera per evitare che le brutalità che avrei potuto vedere mi rimanessero in testa.
Arrivati al campo ero curiosa, spaventata, emozionata, triste, pronta a tutto, la nebbia non ha aiutato a rendere l'impatto più dolce, ma mi sono detta "ce la puoi fare" e via, abbiamo iniziato la visita.
La spiegazione, la commemorazione e la prima parte della visita non sono state niente rispetto alla mia prima emozione, quella vera quando ho visto spuntare il sole; il sole di un posto come quello, siamo sicuri che sia possibile? Che il sole possa risplendere in un posto che ha visto passare tutto quello che ci stavano raccontando? Non un sole fioco, ma un bel sole, luminoso e caldo.
La seconda emozione, forte, mi è arrivata come un pugno nello stomaco quando il signor Capelli ci ha chiuso nelle docce... tutto quello che avevo sentito fino ad ora non era niente rispetto a quello che stavo appena osservando ascoltando il racconto del signor Capelli, non si è mai abbastanza pronti per affrontare la follia umana.
Dopo aver visto i forni crematori e la stanza delle operazioni e degli esperimenti, siamo usciti di nuovo all'aria aperta e questo sole caldo che ci accoglieva non diminuiva il mio malessere, la mia paura, la mia tristezza, anzi aumentava tutti questi sentimenti ampliandoli.
Mauthausen ci ha salutato con un bellissimo tramonto che mi ha lasciato senza fiato, stupendomi ancora una volta di come tanta brutalità creata dall'uomo verso i suoi simili, possa essere associata a un fenomeno della natura così bello e profondo.
Questa esperienza mi ha riempito il cuore e la testa facendomi tornare a casa con una marea di dubbi, di affermazioni e una voglia tremenda di raccontare tutto quello che avevo visto a tutte le persone a me care, forse è proprio al ritorno di questo viaggio che ho capito che fino ad adesso avevo colto neanche la metà delle cose che mi erano state spiegate!
Questi sono tutti i miei pensieri, radunati, rielaborati e incastonati nella mia memoria, è così che mi sento di raccontare il mio viaggio a Mauthausen, con le mie emozioni, i miei pensieri più profondi per far capire a tutti che quello che ho provato è reale, sincero e micidiale.
Nei giorni seguenti al mio ritorno mi sono trovata a rimanere un po' sulle mie, a essere un po' più chiusa del solito, ma era solo il mio modo per rielaborare ciò che avevo visto e per capire che Mauthausen me lo voglio ricordare così: emozioni, piccoli attimi incisi nella mia mente come foto, frasi, sensazioni, lacrime... per ricordare la struttura ho le foto, per ricordare le emozioni ho me stessa!"
Di seguito l'intervento della studentessa Sara Bottino del Liceo Leonardo da Vinci di Casalecchio, tenuto oggi nel corso della seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale in occasione del "Giorno della Memoria":
"Tutte le volte che ho sentito parlare della Shoah mi sono chiesta come sia stato possibile provare tanto odio per alcune persone, così tanto da riuscire a strapparle dalla loro terra, renderle schiave, toglier loro l'identità ed infine guardarle morire. Visitare il campo di Mauthausen mi ha dato alcune risposte e insieme mi ha portato a guardarmi intorno in modo nuovo. Mi ha fatto capire in modo diretto, nel silenzio profondo e denso di turbamento che ci univa, che l'uomo è davvero capace di una lucida e perversa brutalità, sopratutto quando la sua coscienza è oscurata tanto da portarlo a diventare strumento per eseguire terribili ordini altrui, senza sentirsi responsabile delle sue azioni. Questo è quello che avveniva nei campi di sterminio, con le torture e le atrocità che ancora oggi fanno trasudare la disperazione dai muri, dai cortili e dalle foto; ma avveniva anche fuori, nelle città, nell'Europa, in mezzo alla paura, ma sopratutto nel silenzio, nell'indifferenza e nel desiderio di non voler vedere! Essere lì e scendere i gradini della Scala della Morte mi ha fatto vedere gli effetti tragici a cui può portare il razzismo e, inevitabilmente ho cominciato a pensare... a pensare a tutte le altre vicende di violenza etnica che hanno accompagnato la storia del novecento... e sopratutto all'oggi..., alla società in cui viviamo e agli atteggiamenti più o meno vagamente razzisti, che ormai siamo portati a considerare normali, o peggio leciti, verso tutto ciò che è diverso da quelli che riteniamo i canoni della normalità: ogni volta che additiamo una persona per il colore della pelle, per i suoi gusti sessuali, per le sue usanze e per tutto ciò che in qualche modo la rende diversa da noi, anche senza accorgercene, in piccolo, stiamo alimentando gli stessi sentimenti e gli stessi meccanismi che, durante la Seconda Guerra Mondiale hanno portato allo sterminio di sei milioni di ebrei.
Per questo ritengo che oggi sia un dovere di tutti e forse sopratutto di noi giovani , ricordare quella tragedia perché, dal di dentro, quella memoria ci renda immuni dalla tentazione razzista. E penso che quella della visita ad un campo di sterminio come Mauthausen sia un'esperienza formativa che tutti i giovani dovrebbero fare...perché riesce a sensibilizzare, a far aprire gli occhi, con la forza dell'emozione che provi, sulla realtà in cui viviamo, dove, purtroppo, pregiudizio, razzismo, violenza, sono ormai all'ordine del giorno. Visitare uno di quei luoghi in cui l'umanità ha compiuto uno dei più feroci crimini contro se stessa... ti scuote, ti fa ragionare e ti fa sentire responsabile, come persona, per quello che potrebbe ancora accadere... e io adesso credo che sia importante ricordare ma sopratutto che sia urgente creare le condizioni perché affinché questi fenomeni vengano arginati e debellati, non solo rendendo omaggio con il ricordo a tutte le vittime della Shoah, ma iniziando ad imporci e a non rimanere indifferenti davanti ad episodi di discriminazione, violenza e razzismo nella nostra vita, di oggi"