CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA MIRKA COCCONCELLI (LEGA NORD) SU SISMA E RICOSTRUZIONE
Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) su sisma e ricostruzione:
"Dichiarazione del Presidente Napolitano del 30/05/2012:”…non possiamo soltanto piangerci addosso̶...
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Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) su sisma e ricostruzione:
"Dichiarazione del Presidente Napolitano del 30/05/2012:”…non possiamo soltanto piangerci addosso”..rivolto ai terremotati emiliani.
Dichiarazione molto inopportuna e fastidiosa, Caro Presidente Napolitano, rilasciata il giorno dopo la seconda scossa di terremoto. Vedo che proprio non ci conosce, non conosce la tempra e la fermezza della mia gente, della gente emiliana!
Proverò a spiegarLe come siamo fatti. In primis non siamo abituati a piangerci addosso, siamo gente concreta che si rimbocca le maniche per ricostruire, prima le nostre aziende e le nostre fabbriche e poi, successivamente, le nostre case, perché è nelle nostre fabbriche che c’è la nostra anima e ci sono le nostre radici, perché quelle piccole e medie imprese le hanno costruite i nostri padri ed i nostri nonni. Voi, politici romani vi siete accorti solo dopo 8 giorni che eravamo un popolo di terremotati, con l’economia dell’agro-alimentare, della ceramica, del biomedicale e del tessile, completamente in ginocchio.
Caro Presidente, più si scava nella mia Emilia e più mi accorgo delle eccellenze, dell’orgoglio e della forza della disperazione della mia gente, dove il lavoro è un dogma, sia per gli operai che per gli imprenditori! Dove non badiamo tanto alla casa crollata, quanto alla ripresa dell’attività produttiva delle nostre aziende distrutte. Il lavoro, in Emilia è vita, dateci la possibilità di ripartire. Il concetto fondamentale è quello di ricostruire velocemente, perché sono al collasso 3.500 aziende emiliane, con lo spettro della cassa integrazione per 20.000 lavoratori e con 5 Miliardi di danni stimati.
Caro Napolitano, si faccia un giro per tutta la via Emilia e guardi cosa è successo alle imprese di Bologna, Modena e Ferrara. Al posto delle sterili chiacchiere romane, ci servono aiuti concreti, ci serve un piano strategico immediato. Concordo con quanto ha dichiarato il governatore della regione Errani, che ha definito gli Emiliani come gente con una grande dignità. Noi, siamo gente determinata e pragmatica, caro Presidente ed al governo chiediamo solo che ci lasci lavorare! L’Emilia vuole responsabilità e concretezza, non ci interessa la demagogia, la strumentalizzazione politica, non abbiamo bisogno di carità pelosa, ma di fatti concreti, attraverso una ricostruzione che partirà dai nostri sindaci e dai nostri comuni, gestendoci in proprio le nostre risorse, caro Presidente.
Cosa chiediamo noi emiliani? Presto detto, in 5 punti:
1° sospensione immediata del patto di stabilità,per dar fiato all’economia della zona. I soldi in cassa ci sono e devono essere utilizzati per la ricostruzione. Azzeramento delle commissioni sui prelievi bancomat nelle zone terremotate e finanziamenti immediati, anche con contributi a fondo perduto, per ricostruire, usufruendo di accordi regionali con le banche o attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, al fine di erogare tassi agevolati a 10 anni. Non bastano 3 mesi di dilazione per pagare mutui, scadenze fiscali, macchinari pagati in leasing. In 3 mesi non si ricostruisce una fabbrica, un’azienda, una casa. Per almeno 1 anno, i proprietari di fabbriche e case gravemente lesionate, non devono neanche sentirne parlare di tasse. Lo Stato deve credere in noi e noi faremo la nostra parte;
2° autorizzare i professionisti privati per giudicare l’agibilità delle strutture, per decidere in fretta chi può ripartire e chi deve ristrutturare o demolire;
3° allentare lo sfintere della burocrazia, snellendo le pratiche, per concedere celermente i permessi per ricostruire, anche ricorrendo ad autocertificazioni;
3° delocalizzazione intelligente dei capannoni distrutti, spostando la produzione in altri capannoni sfitti o non pienamente utilizzati da altri imprenditori, perché nell’epoca della globalizzazione, chi si ferma è perduto e viene sostituito inesorabilmente da un’altra azienda. Il mercato non aspetta le aziende distrutte. Il governatore Cota ha dato la disponibilità delle imprese piemontesi ad ospitare le attività delle aziende emiliane, i cui capannoni sono fermi;
4° utilizzare l’esercito per sorvegliare le case, le aziende ed il patrimonio artistico, al fine di evitare lo squallido fenomeno dello sciacallaggio.
Concludendo, sarebbe stato significativo che Lei, Presidente Napolitano, avesse devoluto i soldi del ricevimento per 2.000 persone, tenutosi venerdì sera, presso i giardini quirinalizi, alla gente Emiliana terremotata; per non parlare della parata militare del 2 giugno, caro Presidente, poteva utilizzare il remake del filmato della parata dell’anno scorso e riproiettarsela, con comodo, al Quirinale, tanto sono tutte uguali!
E’questione di sensibilità, caro Presidente Napolitano, chi non l’ha non se la può dare ed in ogni caso si ricordi, caro Presidente, che per noi Emiliani è finito il tempo del dolore, stiamo già iniziando a ricostruire!"
"Dichiarazione del Presidente Napolitano del 30/05/2012:”…non possiamo soltanto piangerci addosso”..rivolto ai terremotati emiliani.
Dichiarazione molto inopportuna e fastidiosa, Caro Presidente Napolitano, rilasciata il giorno dopo la seconda scossa di terremoto. Vedo che proprio non ci conosce, non conosce la tempra e la fermezza della mia gente, della gente emiliana!
Proverò a spiegarLe come siamo fatti. In primis non siamo abituati a piangerci addosso, siamo gente concreta che si rimbocca le maniche per ricostruire, prima le nostre aziende e le nostre fabbriche e poi, successivamente, le nostre case, perché è nelle nostre fabbriche che c’è la nostra anima e ci sono le nostre radici, perché quelle piccole e medie imprese le hanno costruite i nostri padri ed i nostri nonni. Voi, politici romani vi siete accorti solo dopo 8 giorni che eravamo un popolo di terremotati, con l’economia dell’agro-alimentare, della ceramica, del biomedicale e del tessile, completamente in ginocchio.
Caro Presidente, più si scava nella mia Emilia e più mi accorgo delle eccellenze, dell’orgoglio e della forza della disperazione della mia gente, dove il lavoro è un dogma, sia per gli operai che per gli imprenditori! Dove non badiamo tanto alla casa crollata, quanto alla ripresa dell’attività produttiva delle nostre aziende distrutte. Il lavoro, in Emilia è vita, dateci la possibilità di ripartire. Il concetto fondamentale è quello di ricostruire velocemente, perché sono al collasso 3.500 aziende emiliane, con lo spettro della cassa integrazione per 20.000 lavoratori e con 5 Miliardi di danni stimati.
Caro Napolitano, si faccia un giro per tutta la via Emilia e guardi cosa è successo alle imprese di Bologna, Modena e Ferrara. Al posto delle sterili chiacchiere romane, ci servono aiuti concreti, ci serve un piano strategico immediato. Concordo con quanto ha dichiarato il governatore della regione Errani, che ha definito gli Emiliani come gente con una grande dignità. Noi, siamo gente determinata e pragmatica, caro Presidente ed al governo chiediamo solo che ci lasci lavorare! L’Emilia vuole responsabilità e concretezza, non ci interessa la demagogia, la strumentalizzazione politica, non abbiamo bisogno di carità pelosa, ma di fatti concreti, attraverso una ricostruzione che partirà dai nostri sindaci e dai nostri comuni, gestendoci in proprio le nostre risorse, caro Presidente.
Cosa chiediamo noi emiliani? Presto detto, in 5 punti:
1° sospensione immediata del patto di stabilità,per dar fiato all’economia della zona. I soldi in cassa ci sono e devono essere utilizzati per la ricostruzione. Azzeramento delle commissioni sui prelievi bancomat nelle zone terremotate e finanziamenti immediati, anche con contributi a fondo perduto, per ricostruire, usufruendo di accordi regionali con le banche o attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, al fine di erogare tassi agevolati a 10 anni. Non bastano 3 mesi di dilazione per pagare mutui, scadenze fiscali, macchinari pagati in leasing. In 3 mesi non si ricostruisce una fabbrica, un’azienda, una casa. Per almeno 1 anno, i proprietari di fabbriche e case gravemente lesionate, non devono neanche sentirne parlare di tasse. Lo Stato deve credere in noi e noi faremo la nostra parte;
2° autorizzare i professionisti privati per giudicare l’agibilità delle strutture, per decidere in fretta chi può ripartire e chi deve ristrutturare o demolire;
3° allentare lo sfintere della burocrazia, snellendo le pratiche, per concedere celermente i permessi per ricostruire, anche ricorrendo ad autocertificazioni;
3° delocalizzazione intelligente dei capannoni distrutti, spostando la produzione in altri capannoni sfitti o non pienamente utilizzati da altri imprenditori, perché nell’epoca della globalizzazione, chi si ferma è perduto e viene sostituito inesorabilmente da un’altra azienda. Il mercato non aspetta le aziende distrutte. Il governatore Cota ha dato la disponibilità delle imprese piemontesi ad ospitare le attività delle aziende emiliane, i cui capannoni sono fermi;
4° utilizzare l’esercito per sorvegliare le case, le aziende ed il patrimonio artistico, al fine di evitare lo squallido fenomeno dello sciacallaggio.
Concludendo, sarebbe stato significativo che Lei, Presidente Napolitano, avesse devoluto i soldi del ricevimento per 2.000 persone, tenutosi venerdì sera, presso i giardini quirinalizi, alla gente Emiliana terremotata; per non parlare della parata militare del 2 giugno, caro Presidente, poteva utilizzare il remake del filmato della parata dell’anno scorso e riproiettarsela, con comodo, al Quirinale, tanto sono tutte uguali!
E’questione di sensibilità, caro Presidente Napolitano, chi non l’ha non se la può dare ed in ogni caso si ricordi, caro Presidente, che per noi Emiliani è finito il tempo del dolore, stiamo già iniziando a ricostruire!"