Comunicati stampa

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CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE LORENZO CIPRIANI (AMELIA PER BO) SULLE PEDONALIZZAZIONI


Di seguito l'intervento di inizio seduta del consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per BO) sulle pedonalizzazioni.

"Come ogni cosa a Bologna da trent'anni a questa parte, anche la scelta da paese normale relativamente alla pedonalizzazione sof...

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Di seguito l'intervento di inizio seduta del consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per BO) sulle pedonalizzazioni.

"Come ogni cosa a Bologna da trent'anni a questa parte, anche la scelta da paese normale relativamente alla pedonalizzazione soft che sta facendo con convinzione la giunta a Bologna non manca di dividere.
A mio avviso sono divisioni che vengono evidenziate più di quanto meriterebbero, in quanto la stragrande maggioranza dei cittadini che io incontro vede con estrema positività l'annuncio dei progetti di pedonalità illustrati ormai negli ultimi mesi dalla giunta e in particolare dall'assessore Colombo. Eppure esiste una minoranza che, legittimamente, è contraria e fa molto rumore.
Sarebbe bello se l'Italia fosse un paese normale e se Bologna fosse una città di livello culturale europeo, dove ci si possa confrontare ed essere d'accordo o meno sulle soluzioni proposte senza dover passare all'insulto personale o allo scontro tra fazioni. Questo a Bologna non sembra possibile. Ne prendo atto con rammarico, non senza la speranza che, prima o poi, le cose possano cambiare. Questo clima da scontro perenne che persiste pressoché su ogni singola questione che riguarda la città rende molto difficile l'operato degli amministratori eletti e rende tossica l'aria che si respira in città, non solo per la nota e ormai insopportabile presenza di polveri sottili che ogni bolognese è costretto a inalare ogni giorno.

Ad avvelenare il clima contribuiscono dichiarazioni - spero individuabili come “voci dal sen fuggite” - come quella del Presidente Postacchini che, per esprimere un legittimo dissenso sull'operato della giunta in tema di mobilità, arriva ad appellarsi al sindaco affinché tenga a bada i suoi giovani e inesperti assessori, facendo riferimento agli assessori Colombo e Lepore e usando la parola “neolaureato” non certo come un complimento.
Quando devo criticare Andrea Colombo e Matteo Lepore lo faccio, così come quando devo riconoscere che stanno facendo un buon lavoro per questa città. Trovo però grave che per criticarne l'operato si tiri in ballo la loro età e che si possa ironizzare, tra l'altro sbagliando, sul loro essere "neolaureati". E' questo tipo di atteggiamento un po' ignorante e di certo volgare che ha portato l'Italia a essere un paese in cui essere giovane sta diventando un demerito.

Davvero si vuole che i bolognesi credano che sia Sirio acceso il sabato a togliere risorse al commercio in centro storico? Davvero si vuol far credere che i centri commerciali aperti la domenica non hanno causato nessun problema? Bene, si portino numeri e si provi a convincere l'opinione pubblica. Personalmente ritengo che la crisi che anche i commercianti stanno vivendo sulla propria pelle si risolve se il governo fa politiche che creano occupazione, non creando la fila di auto in coda su via san vitale. Ma se qualcuno pensa il contrario porti numeri e dati a sostegno di questa inverosimile ipotesi, non attacchi con considerazioni che appaiono insulti.

Insulti per chi vive la realtà quotidiana dei tanti giovani, neolaureati o meno, che stanno pagando più di tutti il prezzo della crisi. Vogliamo parlare di Bologna? Parliamo dei dati che pochi giorni fa ogni consigliere comunale ha ricevuto dall'ufficio statistico del comune, dati che fanno riferimento all'ultimo censimento, secondo il quale sono sempre più gli over 50 a fare di Bologna una città ricca, nel complesso, rispetto al resto d'Italia. I giovani, invece, stanno sempre più scivolando verso la soglia di povertà.
Oppure potremmo lasciar parlare i numeri, secondo i quali la caratteristica delle classi dirigenti italiane è il basso livello di istruzione in confronto con gli altri paesi: in Italia solo il 31% dei dirigenti è laureato, contro il 51% degli inglesi, il 58% dei francesi e il 65% dei tedeschi. Non solo: tralasciando il fatto che l'ultimo premier aveva più di 70 anni e che l'attuale compirà 70 tra pochi mesi, quando mediamente negli altri paesi europei a cinquant'anni si è sulla strada dell'uscita dagli incarichi pubblici, se prendessimo le carte di identità di chi dirige non solo le amministrazioni pubbliche ma anche fondazioni bancarie, ex municipalizzate, corte costituzionale, e istituzioni di ogni genere e grado sembrerebbe una fiction televisiva: villa arzilla.

Ricapitolando, il dirigente medio italiano è: vecchio, con un livello di istruzione poco più che mediocre e maschio. Ora, visto che queste sono le cose che ci vengono criticate da mezzo mondo e visto che, a detta di tutti, sono proprio queste, assieme a quella più odiosa: il nepotismo, le zavorre che contribuiscono a opprimere il nostro paese anche più di quanto forse sarebbe necessario e logico, stante la crisi economica che stiamo vivendo, mi chiedo: vi sembra normale attaccare due amministratori non per quanto concerne la loro azione ma facendo riferimento alla carta di identità?
In Italia l'età fa premio sull'istruzione. Per cambiare questo stato di fatto, occorre cominciare a cambiare culturalmente le teste di chi, a ogni livello, ritiene ancora che avere 30 anni sia un difetto. Perciò porto la mia personale solidarietà e quella del mio partito a Colombo e Lepore. Quando vi criticheremo, preoccupatevi: perché non lo faremo a causa della vostra età".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:14
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