CONSIGLIO COMUNALE: INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE LEONARDO BARCELÒ (PD) SULL'OMOFOBIA
Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta del consigliere Leonardo Barcelò (PD) sull'omofobia
"Lo scorso fine di settimana a Bologna, grazie al invito di AGEDO ( L’Associazione di genitori di omosessuali) ha partecipato al ...
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Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta del consigliere Leonardo Barcelò (PD) sull'omofobia
"Lo scorso fine di settimana a Bologna, grazie al invito di AGEDO ( L’Associazione di genitori di omosessuali) ha partecipato al Gay Pride di Bologna il padre di Daniel Zamudio, il giovane gay morto il 27 di marzo scorso a Santiago del Cile dopo 25 giorni di agonia, a seguito di efferata e insensata violenza fatta da un gruppo di neonazisti solo per la sua diversità.
Questo crimine, figlio del omofobia ,ha suscitato una reazione di netto e totale ripudio da parte della stragrande maggioranza della
società civile e politica cilena spingendo il Parlamento ad approvare in tempi rapidissimi una legge contro le discriminazioni, subito
ribattezzata Legge Zamudio.
A Bologna Ivan Zamudio ha detto a tutti che vorrebbe che il sacrificio di suo figlio potesse servire per cambiare il modo di pensare di tante persone che vedono nell’ omosessuale “ il diverso” quello da stigmatizzare, da discriminare. Ci ha raccontato che dopo la morte di Daniel i genitori hanno iniziato a comunicare maggiormente con i figli omosessuali e a proteggerli di più.
A suo parere vi è la necessità in ogni Nazione democratica di punire chi si rende protagonista di violenze di questo genere con una legge specifica contro l’omofobia. Legge di cui, purtroppo, l’Italia è priva, lacuna normativa che auspico si colmi in tempi brevi.
Zamudio ha aggiunto che tale protezione deve essere estesa non solo gli omosessuali, ma a tutte le minoranze, dagli stranieri a quanti
professano culti religiosi diversi.
Credo che queste parole siano uno stimolo per tutti noi a far si che anche nel nostro Paese ci sia una grande attenzione perché situazioni come queste si prevengano e non accadano mai, nella consapevolezza che ciò si può raggiungere solo con una grande campagna culturale e politica. Sarebbe ipocrita e riduttivo attribuire la morte di Daniel solo a quattro vigliacchi che si auto denominano nazisti . Loro sono solo la punta di un iceberg di una vecchia e retrograda subcultura che presenta il gay e le lesbiche come malati o depravati, che devono essere tenuti a distanza preventiva dagli altri cittadini normali perchè degradano il corpo sociale sano e lo inducono alla disintegrazione morale.
Con tali stereotipi tante volte vengono alla luce con enorme difficoltà le denunce per fatti di omofobia e tante volte sono le stesse famiglie delle vittime che preferiscono lasciare tutto in silenzio per evitare la vergogna pubblica.
Come ha detto il Premio Nobel di Letteratura Mario Vargas Llosa di fronte all’omofobia c’è pregiudizio e stupidità culturale che
impediscono di riconoscere alle persone omosessuali uguali diritti, quali, ad esempio, quello di sposarsi e adottare figli.
Per tutto questo va il mio speciale ringraziamento al messaggio di Ivan Zamudio, esempio di grande amore, umanità e giustizia.
Mi unisco al suo appello con la speranza che la morte di Daniel non sia capitata invano e che sia da monito per scongiurare altri casi del genere e per far crescere una cultura del rispetto alla persona al di là delle sue legittime scelte individuali.
"Lo scorso fine di settimana a Bologna, grazie al invito di AGEDO ( L’Associazione di genitori di omosessuali) ha partecipato al Gay Pride di Bologna il padre di Daniel Zamudio, il giovane gay morto il 27 di marzo scorso a Santiago del Cile dopo 25 giorni di agonia, a seguito di efferata e insensata violenza fatta da un gruppo di neonazisti solo per la sua diversità.
Questo crimine, figlio del omofobia ,ha suscitato una reazione di netto e totale ripudio da parte della stragrande maggioranza della
società civile e politica cilena spingendo il Parlamento ad approvare in tempi rapidissimi una legge contro le discriminazioni, subito
ribattezzata Legge Zamudio.
A Bologna Ivan Zamudio ha detto a tutti che vorrebbe che il sacrificio di suo figlio potesse servire per cambiare il modo di pensare di tante persone che vedono nell’ omosessuale “ il diverso” quello da stigmatizzare, da discriminare. Ci ha raccontato che dopo la morte di Daniel i genitori hanno iniziato a comunicare maggiormente con i figli omosessuali e a proteggerli di più.
A suo parere vi è la necessità in ogni Nazione democratica di punire chi si rende protagonista di violenze di questo genere con una legge specifica contro l’omofobia. Legge di cui, purtroppo, l’Italia è priva, lacuna normativa che auspico si colmi in tempi brevi.
Zamudio ha aggiunto che tale protezione deve essere estesa non solo gli omosessuali, ma a tutte le minoranze, dagli stranieri a quanti
professano culti religiosi diversi.
Credo che queste parole siano uno stimolo per tutti noi a far si che anche nel nostro Paese ci sia una grande attenzione perché situazioni come queste si prevengano e non accadano mai, nella consapevolezza che ciò si può raggiungere solo con una grande campagna culturale e politica. Sarebbe ipocrita e riduttivo attribuire la morte di Daniel solo a quattro vigliacchi che si auto denominano nazisti . Loro sono solo la punta di un iceberg di una vecchia e retrograda subcultura che presenta il gay e le lesbiche come malati o depravati, che devono essere tenuti a distanza preventiva dagli altri cittadini normali perchè degradano il corpo sociale sano e lo inducono alla disintegrazione morale.
Con tali stereotipi tante volte vengono alla luce con enorme difficoltà le denunce per fatti di omofobia e tante volte sono le stesse famiglie delle vittime che preferiscono lasciare tutto in silenzio per evitare la vergogna pubblica.
Come ha detto il Premio Nobel di Letteratura Mario Vargas Llosa di fronte all’omofobia c’è pregiudizio e stupidità culturale che
impediscono di riconoscere alle persone omosessuali uguali diritti, quali, ad esempio, quello di sposarsi e adottare figli.
Per tutto questo va il mio speciale ringraziamento al messaggio di Ivan Zamudio, esempio di grande amore, umanità e giustizia.
Mi unisco al suo appello con la speranza che la morte di Daniel non sia capitata invano e che sia da monito per scongiurare altri casi del genere e per far crescere una cultura del rispetto alla persona al di là delle sue legittime scelte individuali.