CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE MIRCO PIERALISI (AMELIA PER BO) SULLA SCUOLA PUBBLICA
Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta del consigliere Mirco Pieralisi (Amelia per Bo) sulla scuola pubblica.
"Ci sono persone che di parole vivono, che dalle parole apprendono e che parole insegnano, ma c'è un momento in cui,...
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Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta del consigliere Mirco Pieralisi (Amelia per Bo) sulla scuola pubblica.
"Ci sono persone che di parole vivono, che dalle parole apprendono e che parole insegnano, ma c'è un momento in cui, dopo aver parlato tanto, hanno l'impressione di non aver più parole. Allora, per un momento, rimane la sola forza di urlare, per rabbia, per paura, per solitudine, per attirare l'attenzione, per stanchezza, per mettere in guardia, per assordare chi non vuole sentire.
Ecco perché tante maestre, professori, mamme e papà, studenti, venerdì 23 marzo a Bologna come in tante altre parti del paese urleranno.
Urleranno perché sono stanchi di ripetere che con le ultime riforme la scuola pubblica ha perso qualità formativa.
Urleranno per rabbia, perché il lavoro quotidiano dei docenti dentro classi sempre più ricche di tante storie diverse di provenienza viene irriso da quattro luoghi comuni di qualche editorialista che probabilmente non ha mai accompagnato il figlio a scuola.
Urleranno per la paura di perdere un pezzo della nostra Costituzione perché la scuola della Repubblica è la più efficace istituzione in grado di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art.3)
Urleranno per solitudine anche tanti genitori che sentono ogni giorno politici che parlano di tutela o sacralità della famiglia mentre loro nella vita quotidiana si sono visti rifiutare un posto al nido o non hanno più la certezza di trovarlo in una scuola materna.
Urleranno tante e tanti insegnanti per attirare l’attenzione anche dei loro maestri pedagogisti, da cui impararono il carattere fondante di una scuola dell’Infanzia di qualità, da cui impararono che nella scuola dell’obbligo il voto andava abolito perché fotografava l’esistente mentre il loro compito era quello di contrastare la disuguaglianza per valorizzare le differenze, mentre oggi si trovano di fronte contabili di governo o presunti esperti che sembrano li vogliano riportare ai tempi dell’ “asilo” e della scuola che sorvegliava e puniva, con il valore aggiunto e “moderno” aziendalistico dei test cosiddetti oggettivi.
Urleranno anche perché sono stanchi di sentirsi dire che sono capaci di protestare e non di fare proposte, quando ormai sono cinque anni e tre governi che la legge di iniziativa popolare n.1600, frutto di un lavoro di mesi di docenti e genitori e sostenuto da 100.000 firme raccolte davanti alle scuole, giace inerte e inutilizzata in qualche cassetto di Montecitorio.
Urleranno perché i loro figli e i loro alunni disabili hanno visto calare le ore di sostegno, perché i figli e gli alunni più fragili hanno meno ore di compresenza per il recupero e perché, senza di queste, laboratori e uscite didattiche sono più una promessa che una pratica, perché a forza di diminuire ore di scuola in 13 anni si perdono quasi 18 mesi di studio, perché viene meno la stessa manutenzione ordinaria delle aule e degli edifici.
Urleranno perché sono stanchi di ripetere che quando comanda la destra il governo taglia sulla scuola pubblica, che quando vince il centro-sinistra viene tagliata la scuola pubblica egualmente, che quando governano i professori questi avvertono subito che tutti i tagli fatti sono giusti.
La scuola pubblica, ricordiamolo ancora, nella giornata dedicata alle vittime della mafia, è il primo e massimo presidio democratico in grado di assicurare uguaglianza di opportunità nella formazione delle nuove generazioni. E’ la condizione essenziale affinché cittadini consapevoli, competenti e coscienti dei propri diritti e dei propri doveri possano essere protagonisti di una civile, intelligente “nuova primavera” della comunità globale.
Per questo genitori, insegnanti e studenti urleranno il 23 anche qui, sotto casa nostra, cioè a casa loro: sarà anche un urlo contro tutti coloro che hanno fatto male alla scuola pubblica, ministri, economisti “neutrali”, contro esperti di tutto e di niente, contro chi non fa abbastanza, perfino contro di noi, perfino contro alcuni di loro stessi.
Il giorno dopo si ricomincia a costruire. Si riprende la pala e si scava, sperando che quell’urlo abbia sortito qualche effetto. "
"Ci sono persone che di parole vivono, che dalle parole apprendono e che parole insegnano, ma c'è un momento in cui, dopo aver parlato tanto, hanno l'impressione di non aver più parole. Allora, per un momento, rimane la sola forza di urlare, per rabbia, per paura, per solitudine, per attirare l'attenzione, per stanchezza, per mettere in guardia, per assordare chi non vuole sentire.
Ecco perché tante maestre, professori, mamme e papà, studenti, venerdì 23 marzo a Bologna come in tante altre parti del paese urleranno.
Urleranno perché sono stanchi di ripetere che con le ultime riforme la scuola pubblica ha perso qualità formativa.
Urleranno per rabbia, perché il lavoro quotidiano dei docenti dentro classi sempre più ricche di tante storie diverse di provenienza viene irriso da quattro luoghi comuni di qualche editorialista che probabilmente non ha mai accompagnato il figlio a scuola.
Urleranno per la paura di perdere un pezzo della nostra Costituzione perché la scuola della Repubblica è la più efficace istituzione in grado di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art.3)
Urleranno per solitudine anche tanti genitori che sentono ogni giorno politici che parlano di tutela o sacralità della famiglia mentre loro nella vita quotidiana si sono visti rifiutare un posto al nido o non hanno più la certezza di trovarlo in una scuola materna.
Urleranno tante e tanti insegnanti per attirare l’attenzione anche dei loro maestri pedagogisti, da cui impararono il carattere fondante di una scuola dell’Infanzia di qualità, da cui impararono che nella scuola dell’obbligo il voto andava abolito perché fotografava l’esistente mentre il loro compito era quello di contrastare la disuguaglianza per valorizzare le differenze, mentre oggi si trovano di fronte contabili di governo o presunti esperti che sembrano li vogliano riportare ai tempi dell’ “asilo” e della scuola che sorvegliava e puniva, con il valore aggiunto e “moderno” aziendalistico dei test cosiddetti oggettivi.
Urleranno anche perché sono stanchi di sentirsi dire che sono capaci di protestare e non di fare proposte, quando ormai sono cinque anni e tre governi che la legge di iniziativa popolare n.1600, frutto di un lavoro di mesi di docenti e genitori e sostenuto da 100.000 firme raccolte davanti alle scuole, giace inerte e inutilizzata in qualche cassetto di Montecitorio.
Urleranno perché i loro figli e i loro alunni disabili hanno visto calare le ore di sostegno, perché i figli e gli alunni più fragili hanno meno ore di compresenza per il recupero e perché, senza di queste, laboratori e uscite didattiche sono più una promessa che una pratica, perché a forza di diminuire ore di scuola in 13 anni si perdono quasi 18 mesi di studio, perché viene meno la stessa manutenzione ordinaria delle aule e degli edifici.
Urleranno perché sono stanchi di ripetere che quando comanda la destra il governo taglia sulla scuola pubblica, che quando vince il centro-sinistra viene tagliata la scuola pubblica egualmente, che quando governano i professori questi avvertono subito che tutti i tagli fatti sono giusti.
La scuola pubblica, ricordiamolo ancora, nella giornata dedicata alle vittime della mafia, è il primo e massimo presidio democratico in grado di assicurare uguaglianza di opportunità nella formazione delle nuove generazioni. E’ la condizione essenziale affinché cittadini consapevoli, competenti e coscienti dei propri diritti e dei propri doveri possano essere protagonisti di una civile, intelligente “nuova primavera” della comunità globale.
Per questo genitori, insegnanti e studenti urleranno il 23 anche qui, sotto casa nostra, cioè a casa loro: sarà anche un urlo contro tutti coloro che hanno fatto male alla scuola pubblica, ministri, economisti “neutrali”, contro esperti di tutto e di niente, contro chi non fa abbastanza, perfino contro di noi, perfino contro alcuni di loro stessi.
Il giorno dopo si ricomincia a costruire. Si riprende la pala e si scava, sperando che quell’urlo abbia sortito qualche effetto. "