CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE MIRCO PIERALISI (AMELIA PER BO) SU SCUOLA E EMERGENZA NEVE
Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta del consigliere Mirco Pieralisi (Amelia per Bo) su scuola e emergenza neve.
"In questi giorni una serie di interventi o lettera ai giornali hanno registrato varie prese di posizi...
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Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta del consigliere Mirco Pieralisi (Amelia per Bo) su scuola e emergenza neve.
"In questi giorni una serie di interventi o lettera ai giornali hanno registrato varie prese di posizioni di cittadini in merito alla prolungata chiusura delle scuole. Non sono mancati rilievi critici e sottolineature di disagi da parte delle famiglie. La questione è complessa, perché siamo in una situazione assolutamente eccezionale e quindi, se è anche giusto mettere in discussione le prassi consuete, preferibilmente è meglio farlo a bocce ferme e per migliorare la prossima volta). Pensiamo (e questo vale in generale per ogni ambito della vita di relazione in città) ad una scala che parte dal contrattempo ed è seguita dall'inconveniente, dal disagio (che a sua volta ha una scala che va dal minimo al massimo),dal pericolo e dalla sofferenza, e anche per questi ultimi ci sono varie gradazioni. In una situazione di emergenza il primo imperativo è affrontare le situazioni di pericolo/sofferenza e contemporaneamente cercare di attenuare i disagi. Naturalmente per evitare un pericolo o un grave disagio si possono arrecare altri disagi, sperando di aver giudicato bene la scala dei disagi possibili. Detto questo penso che in questi casi la cosa migliore sia avere il minor numero di persone possibile in circolazione, visto anche il numero di persone al pronto soccorso per incidenti dovuti a neve e ghiaccio. In effetti però, quando l'emergenza si prolunga per più di due giorni è giusto pensare (ma attenzione ad improvvisare) a soluzioni diverse ed anch'io ho riflettuto sulla possibile "temporanea riconversione" di insegnanti in "baby sitter" (passatemi l'espressione, non voglio essere irriguardoso ma mi riferisco al fatto che alcuni cittadini hanno proposto aperture flessibili senza attività propriamente curriculari). Fermo restando che il consiglio forte dovrebbe essere comunque di uscire il meno possibile per non esporsi a pericoli e non aumentare i disagi, potrebbe essere, per il futuro, una buona idea, ma naturalmente va studiata zona per zona e con uno studio di fattibilità adeguato, per poi affidare ai quartieri la gestione dell'apertura in accordo con le scuole. (Ad esempio è facile aprire una scuola centrale con personale all'80% residente nei dintorni, molto più complesso nelle zone periferiche, così come va valutato con attenzione il tempo necessario per tenere in ordine le vie d'accesso, visto che i mezzi spalaneve devono essere impiegati su tanti fronti). Insomma, se avessimo detto lunedì tutti a scuola avremmo creato disagi su scala maggiore di quelli da sottolineati da genitori con problemi di lavoro e forse avremmo creato anche situazioni di pericolo. Credo che l'esperienza ci possa servire per studiare anche nuove soluzioni di organizzazione del servizio scolastico ed educativo.
A questo punto però mi preme evidenziare l'assoluta urgenza di risolvere il problema posto dalle lavoratrici e lavoratori dei servizi educativi che, a causa della chiusura delle scuole, sono rimasti senza salario che giustamente chiedono di poter recuperare le ore di lavoro perdute. Non è possibile che il lavoro già precario e sottopagato sia la vittima predestinata dell'emergenza.
Infine, concordo con il collega Cipriani sulla valutazione globalmente positiva su come l’emergenza sia stata gestita dall’amministrazione e spero che il bilancio positivo sia da stimolo per superare anche quegli elementi di criticità che i cittadini ci hanno segnalato o ci segnaleranno. In questa nostra città la cultura della critica costruttiva e della partecipazione, come dimostra anche la presenza di tante iniziative di volontariato è molto forte. La giusta pretesa di avere ottimi servizi è accompagnata sovente da positive energie. Dobbiamo essere pronti a raccoglierle al meglio e tempestivamente".
"In questi giorni una serie di interventi o lettera ai giornali hanno registrato varie prese di posizioni di cittadini in merito alla prolungata chiusura delle scuole. Non sono mancati rilievi critici e sottolineature di disagi da parte delle famiglie. La questione è complessa, perché siamo in una situazione assolutamente eccezionale e quindi, se è anche giusto mettere in discussione le prassi consuete, preferibilmente è meglio farlo a bocce ferme e per migliorare la prossima volta). Pensiamo (e questo vale in generale per ogni ambito della vita di relazione in città) ad una scala che parte dal contrattempo ed è seguita dall'inconveniente, dal disagio (che a sua volta ha una scala che va dal minimo al massimo),dal pericolo e dalla sofferenza, e anche per questi ultimi ci sono varie gradazioni. In una situazione di emergenza il primo imperativo è affrontare le situazioni di pericolo/sofferenza e contemporaneamente cercare di attenuare i disagi. Naturalmente per evitare un pericolo o un grave disagio si possono arrecare altri disagi, sperando di aver giudicato bene la scala dei disagi possibili. Detto questo penso che in questi casi la cosa migliore sia avere il minor numero di persone possibile in circolazione, visto anche il numero di persone al pronto soccorso per incidenti dovuti a neve e ghiaccio. In effetti però, quando l'emergenza si prolunga per più di due giorni è giusto pensare (ma attenzione ad improvvisare) a soluzioni diverse ed anch'io ho riflettuto sulla possibile "temporanea riconversione" di insegnanti in "baby sitter" (passatemi l'espressione, non voglio essere irriguardoso ma mi riferisco al fatto che alcuni cittadini hanno proposto aperture flessibili senza attività propriamente curriculari). Fermo restando che il consiglio forte dovrebbe essere comunque di uscire il meno possibile per non esporsi a pericoli e non aumentare i disagi, potrebbe essere, per il futuro, una buona idea, ma naturalmente va studiata zona per zona e con uno studio di fattibilità adeguato, per poi affidare ai quartieri la gestione dell'apertura in accordo con le scuole. (Ad esempio è facile aprire una scuola centrale con personale all'80% residente nei dintorni, molto più complesso nelle zone periferiche, così come va valutato con attenzione il tempo necessario per tenere in ordine le vie d'accesso, visto che i mezzi spalaneve devono essere impiegati su tanti fronti). Insomma, se avessimo detto lunedì tutti a scuola avremmo creato disagi su scala maggiore di quelli da sottolineati da genitori con problemi di lavoro e forse avremmo creato anche situazioni di pericolo. Credo che l'esperienza ci possa servire per studiare anche nuove soluzioni di organizzazione del servizio scolastico ed educativo.
A questo punto però mi preme evidenziare l'assoluta urgenza di risolvere il problema posto dalle lavoratrici e lavoratori dei servizi educativi che, a causa della chiusura delle scuole, sono rimasti senza salario che giustamente chiedono di poter recuperare le ore di lavoro perdute. Non è possibile che il lavoro già precario e sottopagato sia la vittima predestinata dell'emergenza.
Infine, concordo con il collega Cipriani sulla valutazione globalmente positiva su come l’emergenza sia stata gestita dall’amministrazione e spero che il bilancio positivo sia da stimolo per superare anche quegli elementi di criticità che i cittadini ci hanno segnalato o ci segnaleranno. In questa nostra città la cultura della critica costruttiva e della partecipazione, come dimostra anche la presenza di tante iniziative di volontariato è molto forte. La giusta pretesa di avere ottimi servizi è accompagnata sovente da positive energie. Dobbiamo essere pronti a raccoglierle al meglio e tempestivamente".