CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE LORENZO CIPRIANI (AMELIA PER BO) SU PROTOCOLLO APPALTI E INFILTRAZIONI MAFIOSE
Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta del consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per BO) su protocollo appalti e infiltrazioni mafiose.
"L'intervento del Procuratore Generale Emilio Ledonne durante l'inaugurazione dell...
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Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta del consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per BO) su protocollo appalti e infiltrazioni mafiose.
"L'intervento del Procuratore Generale Emilio Ledonne durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario ha avuto l'effetto del grido "il re è nudo" fatto dal bambino della fiaba di Andersen.
Sentir affermare in una sede tanto istituzionale che in Emilia Romagna è stata raggiunta "la pace mafiosa per la spartizione dei territori e degli affari" è comunque un duro colpo per una regione che, sicuramente a torto, si è forse sentita troppo lontana da organizzazioni criminali che invece hanno affondato tutti e due i piedi nel nostro territorio. E si tratta di una penetrazione fatta ovviamente con discrezione – infatti l'intervento del PG ricordava l'assenza di gravi fatti di sangue – ma con profondità ricercata. La storia è nota e sotto certi punti di vista è sempre la stessa: organizzazioni criminali in possesso di un'imponente mole di liquidità frutto di traffici di stupefacenti e attività illegali ha bisogno di ripulire questo denaro. Per farlo, non c'è modo migliore che utilizzare aziende di comodo per realizzare progetti imprenditoriali, magari, come ha sottolineato il procuratore generale, attraverso fondi pubblici messi a disposizione della regione approfittando di qualche fondo regionale per l'imprenditoria o partecipando ad appalti pubblici, in particolare in ambito sanitario o trasporto pubblico locale. In questo modo le organizzazioni criminali fanno un duplice danno al tessuto sociale del paese e del nostro territorio: da un lato, ripuliscono i profitti illeciti proprio in un momento in cui il governo nazionale sta predisponendo strumenti di controllo della tracciabilità del denaro sempre più stringenti e che avranno conseguenze anche sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. Dall'altro lato, in un momento in cui la crisi strozza sempre di più imprese e, di conseguenza, i lavoratori (basti pensare al numero di ore di cassa integrazione richieste in regione nel corso del 2011), inquinano anche il tessuto imprenditoriale locale attraverso finanziamenti concessi a tassi di favore in un momento in cui gli istituti bancari sono restii a prestare liquidità oppure, cosa anche più grave, avvelenando i pozzi partecipando a gare d'appalto pubbliche incentivando il meccanismo dell'offerta a massimo ribasso sapendo di poter contare su risorse illecite che consentono loro di presentare offerte più vantaggiose rispetto a quelle che possono presentare imprenditori onesti che rispettano i patti con lo stato (oneri fiscali) e con i lavoratori (oneri previdenziali, assicurativi e retributivi). A questo proposito, vale la pena ricordare quanto affermato dal Presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, Luigi Giampaolino che, intervenendo in Parlamento presso la Commissione Giustizia della Camera nell’audizione sul Ddl antimafia ha avuto modo di affermare che “tutti gli interventi che vanno nella direzione di dare al settore degli appalti maggiore trasparenza e semplificazione, accompagnati da una misurazione delle anomalie, permettono alle forze dell’ordine e alle istituzioni di contrastare il fenomeno con efficacia e con grandi risultati”.
Il Comune di Bologna si è dotato di uno strumento di grande efficacia sotto questo aspetto: sto parlando del Protocollo di Intesa tra il Comune di Bologna e le OO.SS. CGIL, CISL e UIL in materia di appalti di lavori, forniture e servizi, sottoscritto dall'allora sindaco Sergio Cofferati il 24 novembre del 2005. E' uno strumento di grande efficacia, qualora venga messo nelle condizioni di essere applicato, cosa che sinora non è sempre avvenuta. E' uno strumento a tutela dei lavoratori, in quanto prevede clausole rescissorie in caso di mancato rispetto di tutti gli adempimenti di legge nei confronti dei lavoratori, dipendenti o soci, ma è anche uno strumento a tutela degli imprenditori onesti, che magari si vedono soffiare da sotto il naso un appalto pubblico che avrebbero tutte le condizioni di poter vincere a causa della partecipazione di disonesti che truffando lo stato e sfruttando i lavoratori, sono in grado di presentare offerte vincenti, a discapito di tutta la comunità e spesso fornendo servizi di qualità infima, anche in settori molto importanti per la vita quotidiana di ciascuno di noi.
Bene, data la situazione, e a maggior ragione dato l'intervento del procuratore generale Ledonne, e date le parole del Governatore Errani, che ha riconfermato la necessità di "tenere alta la guardia" da parte delle istituzioni, e date le parole del presidente di Confindustria Maccaferri, che ha fatto sapere nei giorni scorsi che le imprese emiliano romagnole hanno ben presente il problema delle infiltrazioni mafiose, chiedo agli assessori che in queste settimane e mesi si sono pronunciati sulla stampa e a mezza bocca in merito a una presunta "necessità di rivedere il protocollo sugli appalti" del 2005, di pensarci molto bene prima di mettere in discussione uno strumento che, se applicato con costanza, potrebbe essere il principale strumento nella lotta alle infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale del nostro territorio e ai tentativi di inquinamento degli appalti pubblici".
"L'intervento del Procuratore Generale Emilio Ledonne durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario ha avuto l'effetto del grido "il re è nudo" fatto dal bambino della fiaba di Andersen.
Sentir affermare in una sede tanto istituzionale che in Emilia Romagna è stata raggiunta "la pace mafiosa per la spartizione dei territori e degli affari" è comunque un duro colpo per una regione che, sicuramente a torto, si è forse sentita troppo lontana da organizzazioni criminali che invece hanno affondato tutti e due i piedi nel nostro territorio. E si tratta di una penetrazione fatta ovviamente con discrezione – infatti l'intervento del PG ricordava l'assenza di gravi fatti di sangue – ma con profondità ricercata. La storia è nota e sotto certi punti di vista è sempre la stessa: organizzazioni criminali in possesso di un'imponente mole di liquidità frutto di traffici di stupefacenti e attività illegali ha bisogno di ripulire questo denaro. Per farlo, non c'è modo migliore che utilizzare aziende di comodo per realizzare progetti imprenditoriali, magari, come ha sottolineato il procuratore generale, attraverso fondi pubblici messi a disposizione della regione approfittando di qualche fondo regionale per l'imprenditoria o partecipando ad appalti pubblici, in particolare in ambito sanitario o trasporto pubblico locale. In questo modo le organizzazioni criminali fanno un duplice danno al tessuto sociale del paese e del nostro territorio: da un lato, ripuliscono i profitti illeciti proprio in un momento in cui il governo nazionale sta predisponendo strumenti di controllo della tracciabilità del denaro sempre più stringenti e che avranno conseguenze anche sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. Dall'altro lato, in un momento in cui la crisi strozza sempre di più imprese e, di conseguenza, i lavoratori (basti pensare al numero di ore di cassa integrazione richieste in regione nel corso del 2011), inquinano anche il tessuto imprenditoriale locale attraverso finanziamenti concessi a tassi di favore in un momento in cui gli istituti bancari sono restii a prestare liquidità oppure, cosa anche più grave, avvelenando i pozzi partecipando a gare d'appalto pubbliche incentivando il meccanismo dell'offerta a massimo ribasso sapendo di poter contare su risorse illecite che consentono loro di presentare offerte più vantaggiose rispetto a quelle che possono presentare imprenditori onesti che rispettano i patti con lo stato (oneri fiscali) e con i lavoratori (oneri previdenziali, assicurativi e retributivi). A questo proposito, vale la pena ricordare quanto affermato dal Presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, Luigi Giampaolino che, intervenendo in Parlamento presso la Commissione Giustizia della Camera nell’audizione sul Ddl antimafia ha avuto modo di affermare che “tutti gli interventi che vanno nella direzione di dare al settore degli appalti maggiore trasparenza e semplificazione, accompagnati da una misurazione delle anomalie, permettono alle forze dell’ordine e alle istituzioni di contrastare il fenomeno con efficacia e con grandi risultati”.
Il Comune di Bologna si è dotato di uno strumento di grande efficacia sotto questo aspetto: sto parlando del Protocollo di Intesa tra il Comune di Bologna e le OO.SS. CGIL, CISL e UIL in materia di appalti di lavori, forniture e servizi, sottoscritto dall'allora sindaco Sergio Cofferati il 24 novembre del 2005. E' uno strumento di grande efficacia, qualora venga messo nelle condizioni di essere applicato, cosa che sinora non è sempre avvenuta. E' uno strumento a tutela dei lavoratori, in quanto prevede clausole rescissorie in caso di mancato rispetto di tutti gli adempimenti di legge nei confronti dei lavoratori, dipendenti o soci, ma è anche uno strumento a tutela degli imprenditori onesti, che magari si vedono soffiare da sotto il naso un appalto pubblico che avrebbero tutte le condizioni di poter vincere a causa della partecipazione di disonesti che truffando lo stato e sfruttando i lavoratori, sono in grado di presentare offerte vincenti, a discapito di tutta la comunità e spesso fornendo servizi di qualità infima, anche in settori molto importanti per la vita quotidiana di ciascuno di noi.
Bene, data la situazione, e a maggior ragione dato l'intervento del procuratore generale Ledonne, e date le parole del Governatore Errani, che ha riconfermato la necessità di "tenere alta la guardia" da parte delle istituzioni, e date le parole del presidente di Confindustria Maccaferri, che ha fatto sapere nei giorni scorsi che le imprese emiliano romagnole hanno ben presente il problema delle infiltrazioni mafiose, chiedo agli assessori che in queste settimane e mesi si sono pronunciati sulla stampa e a mezza bocca in merito a una presunta "necessità di rivedere il protocollo sugli appalti" del 2005, di pensarci molto bene prima di mettere in discussione uno strumento che, se applicato con costanza, potrebbe essere il principale strumento nella lotta alle infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale del nostro territorio e ai tentativi di inquinamento degli appalti pubblici".