Comunicati stampa

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PRESENTAZIONE DA PARTE DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA DELLE LINEE PROGRAMMATICHE DI MANDATO 2011-2016 DEL COMUNE DI BOLOGNA

Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha presentato oggi nel corso del Consiglio comunale le Linee programmatiche di mandato del Comune di Bologna 2011-2016. Di seguito l'intervento del sindaco Virginio Merola: "Care consigliere e cari consiglie...

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Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha presentato oggi nel corso del Consiglio comunale le Linee programmatiche di mandato del Comune di Bologna 2011-2016.

Di seguito l'intervento del sindaco Virginio Merola:


"Care consigliere e cari consiglieri,
il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto per convincere Governo e opposizioni nazionali ad approvare nel più breve tempo possibile la manovra economica, pur nelle differenze delle posizioni, per evitare al Paese il rischio di pericolose speculazioni finanziarie.
Questo è il difficile contesto nel quale si avvia il nostro mandato: occorre rientrare al di sotto del 100% nel rapporto Pil/ debito pubblico e insieme agire per la crescita economica e lo sviluppo dei consumi. Per quadrare questo cerchio, di tutto abbiamo bisogno meno che di una discussione rituale, di semplice ottemperanza a quanto prevede la legge, e cioè in questo caso la presentazione al Consiglio del Programma di mandato con il quale il sottoscritto, con il sostegno del centro sinistra, ha vinto le elezioni.
Perciò, confidando nel fatto che potrete leggere il testo del programma, preferisco soffermarmi su alcune questioni di fondo, sulle quali, se lo riterrete, non mancheranno occasioni ulteriori di confronto. La manovra del Governo scarica sui comuni il peso determinante dei tagli previsti ed è tale da prefigurare un progressivo aumento della pressione fiscale per le famiglie, sia per i provvedimenti previsti di riduzione delle esenzioni e detrazioni fiscali, sia perché di fatto costringe i comuni ad aumentare tasse e tariffe o, in alternativa, a ridurre i servizi sociali e i servizi scolastici. E lo fa in un modo che toglie la possibilità di applicare il federalismo fiscale tanto sbandierato confermandosi questo Governo come il più centralistico della nostra storia Repubblicana.
Si delinea una prospettiva pesante di allargamento della povertà e di aumento delle disuguaglianze che viene quasi come sancita istituzionalmente mancando qualunque scelta per spostare la pressione fiscale anche a pressione invariata dalla rendita e dai redditi elevati al lavoro e all’impresa.
Non solo il centro sinistra, ma l’Anci, l'Associazione rappresentativa degli Enti Locali, ha giudicato molto gravi le misure prospettate per l’autonomia fiscale, finanziaria, organizzativa degli Enti locali.

Arrivo al primo punto da evidenziare per la nostra discussione odierna e per i prossimi anni: il programma che oggi presentiamo va rivisitato e ridefinito in base a nuove priorità e strategie di attuazione in sede di piano economico di sviluppo e di bilancio, perché sia declinato in scelte accompagnate da modalità di effettiva fattibilità. Useremo l’estate e l’autunno per questa rivisitazione e mi auguro che lo faremo insieme, Giunta e Consiglio, con la capacità di una assunzione di responsabilità verso i nostri cittadini.
La crisi che dobbiamo affrontare non sarà breve, sia per il Paese che per l'Unione europea. Molti cittadini oggi sono preoccupati per i loro redditi, per fare quadrare i bilanci familiari e per il lavoro che i loro figli non trovano o trovano in condizioni sempre più precarie. A Bologna abbiamo un alto livello di servizi sociali e scolastici e una buona qualità della vita. Rispetto ad altre realtà del nostro Paese, dove purtroppo questi livelli di servizi non ci sono, noi qui corriamo il rischio che sacrifici e il pericolo di un ridimensionamento della spesa, e quindi del livello dei servizi, siano vissuti con l’incredulità e l'apprensione di chi vede messa in discussione un’abitudine, conquistata in tanti anni, una condizione data per scontata e acquisita una volta per tutte.

Io credo che tutti noi, a cominciare dalla Giunta e da questo Consiglio faremo e daremo il meglio per difendere i servizi sociali e scolastici e garantire il livello dei servizi. Ma sono convinto che nel rapporto con i nostri cittadini saremo meglio compresi e sostenuti, se oltre a fare il possibile e a dimostrarlo, ci presenteremo alla città con qualche proposta condivisa, con qualche azione che ci mostri uniti nella consapevolezza delle difficoltà e per questo capaci di convergere su qualche misura che si valuti insieme necessaria. Non dico questo perché la Giunta e la maggioranza non siano pronte a fare scelte difficili, che in ogni caso potremo affrontare con i voti della maggioranza sancita dagli elettori.
Ma lo dico perché noi abbiamo il dovere di dire la verità alla nostra città e questa verità sulla durezza della crisi, che vedrà per il prossimo anno un ulteriore taglio di 50 milioni di euro per il nostro Comune, non può vedere ancora una volta la classe politica distinguersi solo per la capacità di litigare e di contrapporsi. Occorre invece lavorare per ridare a Bologna il rango e la reputazione che merita in questa Regione e nel nostro Paese, a cominciare dal ritrovato sentimento di appartenenza e di orgoglio di abitare a Bologna, che è alla base della nostra coesione sociale.

La Giunta e il Consiglio non sono sufficienti per questa operazione di rinascita e di rinnovata coesione sociale. Occorre allargare il sistema di governo alla democrazia associativa della nostra città e dell’intero territorio provinciale. Qui sta il motivo di fondo del Piano Strategico, che durante la campagna elettorale in molti abbiamo condiviso: la condivisione e la codeterminazione delle scelte di governo assieme alle associazioni economiche, sociali, sindacali. La ricchezza del pluralismo associativo della nostra città deve entrare in gioco ed essere chiamata a fare la propria parte, con proposte e con impegni precisi, conseguenti. Come sapete il Piano Strategico, nella sua organizzazione molto semplice, è stato condiviso e ci rivedremo a settembre per delineare i punti specifici sui quali avviare il confronto. Sono perciò convinto che a settembre anche il Consiglio vorrà dedicare a questo tema uno dei primi appuntamenti.
Attraverso il Piano Strategico e la contestuale discussione sul bilancio, possiamo contribuire a mettere a fuoco i problemi e le risposte in un percorso che non attenda, per adottare misure indispensabili, che tutto l’iter di partecipazione sia concluso.
E la prima misura indispensabile a me pare quella di un nuovo patto per il lavoro, l’innovazione e la ripresa economica tra imprese e sindacati, che individui misure per l’occupazione di breve, medio e lungo periodo, sulla base di una nuova stagione di relazioni sindacali, che nella nostra realtà è possibile per tenere insieme diritti e salari dei lavoratori con le esigenze di flessibilità e di produttività delle nostre imprese.
Auspico che sarà anche l’occasione per coinvolgere negli obiettivi e nelle stesura di questo rinnovato patto per il lavoro, il contributo di giovani precari o disoccupati oggi ancora troppo esterni alla logica degli accordi tra imprese e sindacati.
Un patto, aperto, capace di coinvolgere i giovani, e li aiuti a fare coalizione prima di tutto fra di loro.

Voglio fare adesso alcune considerazioni sulle scelte di fondo per Bologna che ritengo necessarie e che riconfermo, anche nel contesto difficile sopra richiamato, e infine qualche annotazione su questi primi due mesi di mandato.
Noi possiamo vivere questi anni e i problemi che dovremo affrontare come un vincolo, una situazione data che ci obbliga a fare scelte che non avremmo voluto fare. Questo può accadere, anche se non è chiaro a nessuno quale governo potremo avere e con quale quadro di alleanze nel centro destra nei prossimi mesi, né se la legislatura nazionale arriverà a termine o finirà prima.
Ma i vincoli possono essere anche l’occasione per accelerare e attuare le riforme strutturali di cui il nostro Paese e la sua città ha da tempo bisogno.
E le città, in particolare le città del nord capoluoghi di Regione, oggi governate dal centrosinistra, possono avviare un coordinamento di proposte e iniziative per mettere al centro della rinascita del Paese le città come motori di crescita economica, di innovazione, di riqualificazione urbana, di riforma dei servizi sociali, di scelte che puntino sulla cultura, l’istruzione e la ricerca, in coerenza con l’Unione europea.

In questo quadro di ritrovato protagonismo delle città noi a Bologna possiamo prevedere come contenuto del Piano Strategico Metropolitano i seguenti punti di confronto e iniziativa:

1. Semplificare, sburocratizzare, ridurre i livelli di Governo con l'abolizione della Provincia, accorpare e ridurre le società in house e partecipate.
La città metropolitana è il percorso da seguire valorizzando e potenziando la capacità dei Comuni di fare unione, di mettersi insieme per usare meglio le risorse e il personale ed aumentare l’efficacia dei servizi;
2. Ridefinire il ruolo del pubblico e del privato attraverso un’applicazione coerente e coraggiosa del principio di sussidiarietà in tutte le parti richiamate dall’art. 118 della nostra Costituzione.

La Città Metropolitana e le Unioni come federazione di Città permettono di definire una sussidiarietà verticale, di erogare i servizi negli ambiti ottimali e di definire funzioni adeguate di governo alla scala territoriale più prossima ai cittadini o più adeguata all’efficacia degli interventi, ottenendo dalla Regione poteri e risorse specifiche.
Ma la sussidiarietà orizzontale deve procedere di pari passo, anzi, deve precedere e rendere concreta la riforma istituzionale.
Usciamo, forse, da una fase della nostra storia dove il binomio individualismo/collettivismo ha visto prevalere in modo deciso l’individualismo con le note derive populiste, non solo nel nostro Paese. Questo individualismo spesso alimentato da egoismo sociale e dalla possibilità annunciata a tutti di vivere le libertà come assenza di impedimento o di obblighi onerosi verso gli altri, oggi è incrinato e in crisi.
Non è detto che questa idea individualista sia destinata ad essere sconfitta per forza, così come non è detto che al declino del berlusconismo segua per forza una ripresa e un governo del centrosinistra.
Ci sono certo oggi migliori prospettive per una alternativa e molto dipenderà dalle capacità di proposta e di unità del centrosinistra.
Io penso che le forze moderate e riformiste di questo Paese sbaglierebbero se contrapponessero all'individualismo egoista il ritorno del pubblico inteso come collettività che si esprime nella statalizzazione.
Mi è chiaro che c’è l’esigenza di un ritorno forte all’indirizzo pubblico e a pratiche pubbliche di intervento per combattere la diseguaglianza e l’aumento della povertà, per assicurare adeguate politiche di crescita e rilancio dei consumi.
Ma credo che noi dobbiamo contrapporre all'individualismo egoista non il ritorno allo statalismo, ma la persona.
La persona intesa come cittadino che cerca la propria autonomia e libertà nell’esercizio di una responsabilità verso la propria comunità e che partecipa alla rinnovata costruzione di legami di libertà con i suoi concittadini, per l’uguaglianza delle opportunità per l’universalità dei diritti, per il sostegno alla capacità delle persone di esercitare i propri diritti e idee, riconoscendo meriti e competenze.

La riforma del welfare e del sistema educativo deve portare perciò a costruire un mix di pratiche, dai servizi erogati dal dipendente comunale ai servizi erogati dalle imprese, associazioni, cooperative formate direttamente nei territori dove i servizi sono necessari.
Il pubblico perciò va ridefinito allargando il suo concetto alla partecipazione della democrazia associativa, alla quale va riconosciuto in concreto il ruolo di interesse generale.
Chi confonde la sussidiarietà con la privatizzazione, con la rinuncia a politiche di intervento pubblico lo fa in realtà solo per difendere rendite corporative e assetti gestionali dei servizi oggi inadeguati.
Sono convinto che il centrosinistra non abbia nulla da guadagnare dallo statalismo o da una interpretazione di questa crisi come ritorno alla predominanza del pubblico inteso solo come servizi gestiti da dipendenti pubblici o solo da dipendenti statali.
Questo non significa non battersi per ridare dignità e valore al lavoro del dipendente pubblico. Anzi, al contrario, significa concentrare la gestione con dipendenti comunali dove è più efficace e insostituibile ed esaltare la funzione pubblica come capacità di controllo e verifica dei risultati attesi dagli utenti dei servizi: significa qualificare e arricchire di valore la funzione del pubblico dipendente. Per questo ai sindacati propongo di avviare un confronto, di dare vita ad una vera e propria conferenza di produzione dei servizi e attività comunali, per tenere insieme qualità dei servizi e qualità delle condizioni di lavoro alla base di un piano di mandato per le riforme della macchina comunale.

Sui servizi sociali e sul sistema educativo dovremo avviare un confronto serrato, capace di coinvolgere la città, le associazioni e i lavoratori del Comune. A cominciare dal necessario processo di accorpamento delle ASP che va accelerato, insieme allo studio di fattibilità di un’agenzia per la valorizzazione del patrimonio immobiliare del Comune e delle ASP da usare come risorse principalmente per i servizi sociali.

Anche l’attività del settore privato dovrà trovare nuovi perimetri: penso sia arrivato il momento di praticare la responsabilità sociale di impresa in modo generalizzato, non solo in singole aziende esemplari e di estendere ad una contrattazione territoriale le iniziative di responsabilità sociale:
· Nidi aziendali in concessione con il gestore;

· Nidi con contributi di privati;

· Politiche di integrazione sanitaria e sociale;

· Politiche di conciliazione e di pari opportunità per le donne lavoratrici dipendenti e autonome;

· Politiche per gli anziani non autosufficienti e per le famiglie.


Guardo in tal senso con interesse, alle proposte di una fondazione di comunità avanzata dai sindacati come strumento nel quale le imprese, i sindacati stessi e le associazioni condividano concrete azioni per la coesione sociale.

3. La riqualificazione urbana e l’obiettivo 20/20/20 europeo è il nostro traguardo per i due mandati.

La svolta ecologica va perseguita con la ridefinizione delle politiche industriali da costruirsi insieme alla Regione, in assenza come siamo di una adeguata politica industriale nazionale.
La messa a fuoco alla ripresa di settembre dei percorsi di attuazione del PSC e degli accordi sulle aree ferroviarie, sull’aeroporto, e sulle ex caserme sarà essenziale per accompagnare la ripresa economica.
Il consumo di suolo dovrà ridursi fino a fermarsi e dobbiamo lavorare per mantenere alla fine di questi due mandati l’attuale equilibrio tra edificato e inedificato nel territorio comunale. Oggi almeno il 50% del nostro territorio con l’attuale PSC è inedificabile.
Questa politica di riqualificazione va accompagnata dalla richiesta alla regione e allo Stato di una legge per il controllo del consumo di suolo, verificando l’applicazione anche nel nostro Paese delle normative europee, in particolare verificando la Legge specifica in vigore in Germania.

La nostra azione per la riqualificazione urbana, deve interessare non solo la città storica ma tutti i quartieri, per caratterizzare Bologna come centro della Città Metropolitana. L’esperienza “Bella fuori” promossa insieme alla Fondazione Del Monte, va generalizzata con l’attuazione dei POC e del RUE, per i quali vanno esplorate eventuali modifiche che permettano una più rapida capacità di intervento nel consolidato urbano.

4. Per la mobilità il nostro obiettivo generale è realizzare le infrastrutture, in particolare l’SFM, il People Mover e completare la filoviarizzazione delle linee del trasporto pubblico.

Per il Civis sono in corso incontri e valutazioni per modificare e sostituire il mezzo e rispettare i tempi di attuazione del percorso. Terremo informato il Consiglio sugli sviluppi in materia e sull’esito degli incontri che avremo con il Ministro Matteoli al fine di integrare il patto per le infrastrutture fatto con il Governo, per utilizzare i fondi attualmente previsti per il metrò e per sbloccare le vicende del Passante nord.
Le pedonalizzazioni in particolare nel centro storico cominceranno in autunno con una adeguata partecipazione preventiva e con la decisione contestuale di un piano di parcheggi interrati.

5. Dobbiamo redigere il patto per la sicurezza con la Prefettura e con i Quartieri e studiare una riorganizzazione e una divisione del lavoro più rfficace tra Polizia di Stato e Polizia Municipale che comprenda misure preventive e una riorganizzazione adeguata degli orari delle attività commerciali e culturali

E’ mia intenzione comunque anticipare, a cominciare da questa settimana, questo piano per la sicurezza che vi proporrò di discutere in autunno con la istituzione di una task-force contro il degrado e per il presidio del centro storico che intervenga urgentemente contro fenomeni di inciviltà segnalati a più riprese in questi giorni, e che si riunirà mensilmente con il Sindaco per riferire sui risultati e proseguire l’attività in modo costante.

Ecco queste sono le sottolineature che intendevo fare rispetto al programma".


In allegato le Linee programmatiche di mandato del Comune di Bologna 2011-2016

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:23
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