GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA
Trasmettiamo intervento del sindaco Virginio Merola tenuto oggi pomeriggio a palazzo Malvezzi durante il Consiglio straordinario congiunto di Provincia e Comune di Bologna, in occasione della "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne". ...
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Trasmettiamo intervento del sindaco Virginio Merola tenuto oggi pomeriggio a palazzo Malvezzi durante il Consiglio straordinario congiunto di Provincia e Comune di Bologna, in occasione della "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne".
"Grazie presidente, a tutti i presenti, ai consiglieri, alle consigliere, alle autorità,
anche quest'anno facciamo il punto sulla lotta alla violenza contro le donne. Ho ascoltato le cose fatte, le cose da fare, le considerazioni rispetto alla gravità del fenomeno. Quest'anno forse facciamo un passo in più rispetto alla consapevolezza della gravità di questo tema, dello spessore che richiede in tutti i sensi affrontare questo problema. Ancora una volta ci rendiamo conto che oltre al fare concreto, occorre irrobustire l'azione con un approccio più completo, meglio definito, con una visione, una cultura, e quindi una politica. Altrimenti come capita su tanti altri temi, e su questo davvero non ce lo possiamo permettere, ascolteremo i consueti commenti, 'bisogna andare oltre', 'ci vuole bel altro', 'non può essere questa la risposta al problema'.
Le risposte adeguate richiedono secondo me prima di tutti domande adeguate. Quindi torno a ridire, perché ho cercato di dirlo insieme ad altri quando ero presidente del Quartiere Savena, che c'è una domanda possibile che non è eludibile, di cui avverto la necessità per il nostro lavoro comune contro la violenza alle donne. Quindi torno a ridire che questa domanda può e deve essere: 'Cosa ha da dire e da fare il genere maschile?'.
Penso che la permanenza della violenza maschile contro le donne pretende da noi uomini, maschi, la capacità di aprire nello spazio pubblico una discussione sulle carenze e sull'inadeguatezza dei modelli culturali maschili nella loro relazione con il genere femminile. In un Paese dove l'educazione sessuale e sentimentale insieme all'educazione civica è ancora osteggiata ed è un tabù. In un Paese dove la maggioranza della popolazione è fatta di donne, ma il potere è ancora prevalentemente maschile, sia nelle istituzioni, che nelle imprese, che nelle famiglie, peso che sia necessaria questa domanda da parte degli uomini, e ritengo che la cultura maschilista e quindi il contesto culturale che predispone e tollera la violenza contro le donne sia un ostacolo da aggredire e criticare. Si tratta niente di più e niente di meno che di porre il tema dell'organizzazione del potere nella vita quotidiana delle persone. Si tratta di come vogliamo lavorare insieme, uomini e donne, per la democratizzazione e per la libertà autentica nella vita famigliare e civile della nostra società, a cominciare dalla piccole cose di valore non quantificabile che abbiamo richiamato poco fa. Questa domanda, se posta con coraggio da tanti uomini, e praticata, pronunciando parole chiare nello spazio pubblico, può essere il modo per un dialogo tra uomini e donne più vero, più coraggioso, più attrezzato, ad un confronto che richiedere di condividere una visione differente, più plurale, della relazione fra le donne e gli uomini, la ricerca, finalmente, di un linguaggio condiviso.
Dico perciò e ridico, che per essere credibili dobbiamo impegnarci, noi uomini, a segnare una frattura, a trovare modi e luoghi per dire che ci può e ci deve essere una pluralità di modi di essere maschi e di essere donne. Una pluralità che oggi il potere maschile nei fatti nega. Riproviamo come uomini a dare voce perciò alla lotta contro la violenza alle donne in tutti i luoghi che frequentiamo, cerchiamo di esporci, mettiamoci in gioco, e continuiamo insieme la lotta contro questo fondamento di tutte le violenze che è la violenza contro le donne".
"Grazie presidente, a tutti i presenti, ai consiglieri, alle consigliere, alle autorità,
anche quest'anno facciamo il punto sulla lotta alla violenza contro le donne. Ho ascoltato le cose fatte, le cose da fare, le considerazioni rispetto alla gravità del fenomeno. Quest'anno forse facciamo un passo in più rispetto alla consapevolezza della gravità di questo tema, dello spessore che richiede in tutti i sensi affrontare questo problema. Ancora una volta ci rendiamo conto che oltre al fare concreto, occorre irrobustire l'azione con un approccio più completo, meglio definito, con una visione, una cultura, e quindi una politica. Altrimenti come capita su tanti altri temi, e su questo davvero non ce lo possiamo permettere, ascolteremo i consueti commenti, 'bisogna andare oltre', 'ci vuole bel altro', 'non può essere questa la risposta al problema'.
Le risposte adeguate richiedono secondo me prima di tutti domande adeguate. Quindi torno a ridire, perché ho cercato di dirlo insieme ad altri quando ero presidente del Quartiere Savena, che c'è una domanda possibile che non è eludibile, di cui avverto la necessità per il nostro lavoro comune contro la violenza alle donne. Quindi torno a ridire che questa domanda può e deve essere: 'Cosa ha da dire e da fare il genere maschile?'.
Penso che la permanenza della violenza maschile contro le donne pretende da noi uomini, maschi, la capacità di aprire nello spazio pubblico una discussione sulle carenze e sull'inadeguatezza dei modelli culturali maschili nella loro relazione con il genere femminile. In un Paese dove l'educazione sessuale e sentimentale insieme all'educazione civica è ancora osteggiata ed è un tabù. In un Paese dove la maggioranza della popolazione è fatta di donne, ma il potere è ancora prevalentemente maschile, sia nelle istituzioni, che nelle imprese, che nelle famiglie, peso che sia necessaria questa domanda da parte degli uomini, e ritengo che la cultura maschilista e quindi il contesto culturale che predispone e tollera la violenza contro le donne sia un ostacolo da aggredire e criticare. Si tratta niente di più e niente di meno che di porre il tema dell'organizzazione del potere nella vita quotidiana delle persone. Si tratta di come vogliamo lavorare insieme, uomini e donne, per la democratizzazione e per la libertà autentica nella vita famigliare e civile della nostra società, a cominciare dalla piccole cose di valore non quantificabile che abbiamo richiamato poco fa. Questa domanda, se posta con coraggio da tanti uomini, e praticata, pronunciando parole chiare nello spazio pubblico, può essere il modo per un dialogo tra uomini e donne più vero, più coraggioso, più attrezzato, ad un confronto che richiedere di condividere una visione differente, più plurale, della relazione fra le donne e gli uomini, la ricerca, finalmente, di un linguaggio condiviso.
Dico perciò e ridico, che per essere credibili dobbiamo impegnarci, noi uomini, a segnare una frattura, a trovare modi e luoghi per dire che ci può e ci deve essere una pluralità di modi di essere maschi e di essere donne. Una pluralità che oggi il potere maschile nei fatti nega. Riproviamo come uomini a dare voce perciò alla lotta contro la violenza alle donne in tutti i luoghi che frequentiamo, cerchiamo di esporci, mettiamoci in gioco, e continuiamo insieme la lotta contro questo fondamento di tutte le violenze che è la violenza contro le donne".