DICHIARAZIONE DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA
Si trasmette nota del sindaco Virginio Merola "Nel corso della trasmissione Dedalus ho citato, quasi in premessa, una frase di Rosa Luxemburg: “Oggi chiamare le cose con il proprio nome è diventata una cosa rivoluzionaria”. E ho r...
Data:
:
Si trasmette nota del sindaco Virginio Merola
"Nel corso della trasmissione Dedalus ho citato, quasi in premessa, una frase di Rosa Luxemburg: “Oggi chiamare le cose con il proprio nome è diventata una cosa rivoluzionaria”. E ho ricordato che pochi mesi dopo fu uccisa.
Dunque, per evitare l'inutile ed abituale massacro di parole e concetti voglio precisare quanto segue: nel ricostruire una rinnovata coesione sociale della nostra comunità, fondata sulla cittadinanza civica attiva e sulla partecipazione democratica delle persone, ritengo importante lavorare per costruire legami di libertà e di solidarietà tra le persone. Usciamo, o meglio, cominciamo a uscire da un lungo periodo della storia del nostro Paese nel quale ha prevalso l'idea e la pratica della libertà dai legami e dell’esaltazione dell’interesse individuale contrapposto all’interesse generale.
Per questo ritengo importante sostenere le persone che scelgono legami di libertà, di responsabilità tra loro e verso la comunità. Il matrimonio implica un grado di responsabilità diverso rispetto ad altre scelte di convivenza. E credo che questo vada riconosciuto.
Come ho detto in campagna elettorale ritengo che il Parlamento nazionale dovrebbe riconoscere la possibilità del matrimonio civile anche per le persone dello stesso sesso. E ritengo importante chiedere alle associazioni dei Comuni di convergere su queste richieste nei confronti del Parlamento. Ma riconoscere un grado maggiore di responsabilità a chi sceglie l’istituto del matrimonio non significa negare diritti alle unioni di fatto o mettere in discussione i “Dico” proposti dalla Regione, né negare che per l’accesso alla graduatoria alla casa o ad altri servizi occorra discriminare chi non si sposa; ma è giusto o no prevedere qualcosa in più per chi si impegna in un legame maggiore?
Sarebbe molto importante che di questi temi non si discutesse solo come in un ping pong fra le opinioni note.
Non chiedo di rivedere le regole comunali o i punteggi, chiedo solo di provare di nuovo a chiamare le cose con il loro nome perché la politica sia utile ai cittadini per costruire legami di libertà e di responsabilità fra le persone".
"Nel corso della trasmissione Dedalus ho citato, quasi in premessa, una frase di Rosa Luxemburg: “Oggi chiamare le cose con il proprio nome è diventata una cosa rivoluzionaria”. E ho ricordato che pochi mesi dopo fu uccisa.
Dunque, per evitare l'inutile ed abituale massacro di parole e concetti voglio precisare quanto segue: nel ricostruire una rinnovata coesione sociale della nostra comunità, fondata sulla cittadinanza civica attiva e sulla partecipazione democratica delle persone, ritengo importante lavorare per costruire legami di libertà e di solidarietà tra le persone. Usciamo, o meglio, cominciamo a uscire da un lungo periodo della storia del nostro Paese nel quale ha prevalso l'idea e la pratica della libertà dai legami e dell’esaltazione dell’interesse individuale contrapposto all’interesse generale.
Per questo ritengo importante sostenere le persone che scelgono legami di libertà, di responsabilità tra loro e verso la comunità. Il matrimonio implica un grado di responsabilità diverso rispetto ad altre scelte di convivenza. E credo che questo vada riconosciuto.
Come ho detto in campagna elettorale ritengo che il Parlamento nazionale dovrebbe riconoscere la possibilità del matrimonio civile anche per le persone dello stesso sesso. E ritengo importante chiedere alle associazioni dei Comuni di convergere su queste richieste nei confronti del Parlamento. Ma riconoscere un grado maggiore di responsabilità a chi sceglie l’istituto del matrimonio non significa negare diritti alle unioni di fatto o mettere in discussione i “Dico” proposti dalla Regione, né negare che per l’accesso alla graduatoria alla casa o ad altri servizi occorra discriminare chi non si sposa; ma è giusto o no prevedere qualcosa in più per chi si impegna in un legame maggiore?
Sarebbe molto importante che di questi temi non si discutesse solo come in un ping pong fra le opinioni note.
Non chiedo di rivedere le regole comunali o i punteggi, chiedo solo di provare di nuovo a chiamare le cose con il loro nome perché la politica sia utile ai cittadini per costruire legami di libertà e di responsabilità fra le persone".