Comunicati stampa

Comunicati stampa

CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO, INTERVENTO DELLA CAPOGRUPPO CATHY LA TORRE (AMELIA PER BOLOGNA)


Trasmettiamo  l'intervento  della capogruppo Cathy La Torre (Amelia per Bologna), effettuato all'inizio del Consiglio comunale straordinario sulle ricadute della Manovra finanziaria nell'ambito bolognese.

"La premessa da cui partire è quel...

Data:

:

Trasmettiamo  l'intervento  della capogruppo Cathy La Torre (Amelia per Bologna), effettuato all'inizio del Consiglio comunale straordinario sulle ricadute della Manovra finanziaria nell'ambito bolognese.

"La premessa da cui partire è quella, nota a tutti e qui ampliamente richiamata, secondo la quale la Manovra approvata le scorse settimane, insieme alle finanziarie precedenti, andrà ad accrescere maggiormente lo sforzo richiesto agli enti pubblici, con il rischio concreto di caricare una pietra tombale su alcuni servizi essenziali della nostra città e quindi sulla qualità della vita stessa dei cittadini. Questo governo ha scaricato le conseguenze della crisi e l’onere di trovare una soluzione su ogni singolo ente, quasi in una strategia del 'si salvi chi può'.

A questo punto viene da chiedersi se sia questo il federalismo tanto caro al governo? A fronte dei maggiori carichi che si chiedono al Comune di Bologna, vengono messi a disposizione degli strumenti della cui efficacia oggi non ci è dato sapere. Certamente pensiamo che la compartecipazione del singolo ente alla lotta all’evasione, in una città come Bologna, debba e possa rappresentare una risorsa. Tuttavia non si può sorvolare sul fatto che le risorse di mezzi e personale sono ai minimi termini, per giunta, come ricordato dal sindaco, con tempi molto lunghi per i recuperi delle somme dovute.

Sappiamo anche che l’eventuale aumento dell'addizionale Irpef comporterà un recupero di ben poca cosa rispetto all’enormità di 120 milioni di euro in ballo. Naturalmente è fatta salva per i comuni la possibilità di vedere sbloccato il patto di stabilità per gli enti virtuosi, cosa comunque molto ardua, visti gli sforzi richiesti e l’ambiguità dei criteri di valutazione. Ed inoltre assistiamo ad uno sbilanciamento nel carico dei costi dei servizi dalla comunità al singolo cittadino, con aggravio delle spese per quest’ultimo: chi se lo potrà permettere avrà accesso ai servizi e gli altri? Cosa diremo loro? Che si arrangino pure?

Con queste inquietanti premesse viene allora da chiedersi: quali sono e devono essere le priorità nei tagli, nelle spese e negli investimenti? Cosa va tagliato, cosa va ridotto e cosa invece noi consideriamo irrinunciabile? Noi crediamo che la chiave di volta debba partire dalla messa in campo di un piano strategico per il rilancio della nostra economia locale che veda partecipi non soltanto le istituzioni, ma anche le parti sociali, gli asset economici e produttivi della città, il mondo dell’associazionismo, del volontariato, ma anche quei movimenti e quelle spinte dal basso, che oggi noi consideriamo ancora l'underground di questa città, ma che hanno costituito da sempre il campo delle migliori sperimentazioni di questa città.

E tutto, cari colleghi, dovrà avvenire all’insegna di tre parole chiavi: Trasparenza – Comunicazione – Partecipazione. Naturalmente, anche quei pochi strumenti che ci vengono messi a disposizione non vanno del tutto scartati, ma bisogna trovare il modo di renderli efficaci. Auspichiamo quindi che si possa ad esempio creare un tavolo di lavoro e di confronto per studiare il modo di rendere efficace la lotta all’evasione.

Crediamo che sia il caso di trovare una soluzione alla vendita e non alla svendita del patrimonio della nostra città, senza escludere la riqualificazione e il miglioramento nella gestione delle aree comunali inutilizzate e di quelle da poco date in carico dallo Stato. Crediamo inoltre che si possa fare spazio a nuove forme di economie locali partecipate (baratto, riuso e riciclo, banche del tempo, coworking) e a quelle esperienze che simbolicamente, ma non solo, consentano la sperimentazione di forme di economia di comunità e solidale, di welfare 'dal basso'. Crediamo anche che il Comune si debba e si possa far carico di aprire un tavolo di confronto con tutto il sistema del credito, per aggiornare gli strumenti e i protocolli e per individuare nuove misure più coerenti alle necessità del tessuto economico attuale e capaci di sostenerne il rilancio di un economia che non escluda sempre i giovani.

Ma permettetemi, come donna di donna di dire, che più d'ogni cosa pretendiamo che le scelte di questa amministrazione non alimentino ulteriormente diseguaglianze già inaccettabili. Tra le tante ingiustizie della manovra, infatti, colpisce il suo tratto misogino. Come ha scritto Chiara Saraceno su La Repubblica e come diceva anche stamane la vice sindaco: questa Finanziaria colpisce le donne due volte: come lavoratrici e come persone sulle quali ricade quasi esclusivamente un lavoro di cura. Chi, infatti, se non le donne, pagherà il prezzo principale dell’articolo 8 che cancella, di fatto, le tutele previste dai contratti nazionali e dall’articolo 18 dello statuto dei lavoratori? Chi si accollerà i 16 miliardi di tagli alle agevolazioni assistenziali? E su quali vite incideranno i minori servizi sociali che saranno erogati dagli enti locali?

E come se ciò non bastasse, le donne, che sono la maggioranza dei dipendenti pubblici, la maggioranza degli insegnanti, la stragrande maggioranza di chi lavora nel welfare, subiranno i tagli di cui si diceva sopra una volta di più. C’è poi il furto più duro: il percorso per l’innalzamento dell’età pensionabile e neanche un centesimo di quel risparmio sarà reinvestito per rafforzare i servizi, liberando le donne da parte di quel lavoro di cura ancora tutto sulle spalle femminili. E pertanto,quando toccherà alla nostra Amministrazione scegliere, essa non potrà non tenere conto di alcune priorità: arginare l'impoverimento sociale e mettere in campo misure che non alimentino diseguaglianze già insopportabili.

Perché se all'indomani di una grande guerra che mise in ginocchio la nostra città e la nostra economia Giuseppe Dozza potè dire: noi non programmiamo con ciò che abbiamo ma con ciò che vogliamo, noi oggi tradiremo la storia della nostra città, la nostra storia politica se non raccogliessimo questo stesso monito".

Altre informazioni

Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:22
Back to top