Comunicati stampa

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CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DI SERGIO LO GIUDICE (PD) IN RICORDO DI LUCIO MAGRI


Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta nel Consiglio comunale odierno, di Sergio Lo Giudice (Pd):

"Martedì scorso, il 29 novembre, in una clinica svizzera che gli ha permesso, secondo la legge elvetica, di potere praticare il...

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Si trasmette il testo dell'intervento di inizio seduta nel Consiglio comunale odierno, di Sergio Lo Giudice (Pd):

"Martedì scorso, il 29 novembre, in una clinica svizzera che gli ha permesso, secondo la legge elvetica, di potere praticare il proprio suicidio assistito se ne è andato Lucio Magri.
Una fine meticolosamente preparata nei dettagli e discussa con gli amici più intimi che inutilmente hanno cercato di dissuaderlo. Un gesto segnato da lucida consapevolezza e dalla volontà di agire fino in fondo in libertà ed autonomia, ma, certamente, anche dalla disillusione umana e politica, dalla morte dell'amata moglie Mara e, dalla fine degli ideali che avevano segnato la sua vita politica.
Lucio Magri è stato uno degli esponenti della sinistra italiana più brillanti e incisivi del secondo Novecento.
Un comunista eretico, com'è stato definito - insieme a quel gruppo di comunisti fuori ordinanza che accompagnarono la sua avventura politica - con un ossimoro che segna la fiducia in un'ideologia fondata sulla liberazione umana e sulla giustizia sociale insieme alla necessità di elaborare criticamente un pensiero che, nella sua declinazione concreta, aveva prodotto anche oppressione e ingiustizia.
Fu proprio di fronte ad uno degli episodi più tragici della sua epoca, l'invasione di Praga da parte dei carrarmati sovietici nell'agosto del 1968, che Lucio Magri, insieme a Rossana Rossanda, Valentino Parlato e Luciana Castellina diede vita alla rivista il Manifesto, che gli costò la radiazione dal PCI.
Magri iniziò così un lungo peregrinare “dalla parte del torto, visto che gli altri posti erano già occupati”, come recita un efficace aforisma di Bertolt Brecht che diventerà poi uno slogan del Manifesto.
Dalla fondazione del Pdup al rientro nel Pci di Berlinguer, dalla creazione di Rifondazione Comunista in risposta alla svolta della Bolognina di Occhetto alla rottura con Bertinotti per sostenere il governo Dini insieme ai Comunisti Unitari. Sempre alla ricerca di un ruolo determinante per una sinistra che non
abbandonasse l’idea di cambiare il mondo e di farlo senza cedere sul piano delle libertà personali.
Magri era stato a Bologna per l'ultima volta nel gennaio del 2010, proprio in questo palazzo, per la presentazione in Sala Farnese della sua ultima opera, “Il sarto di Ulm”, che molti in questi giorni hanno ricordato come una delle più lucide ricostruzioni della storia del comunismo italiano. Ad ascoltarlo in platea molti bolognesi che nel ‘68 avevano animato il movimento degli studenti o le lotte operaie nelle principali fabbriche bolognesi - Sasib, Minganti, Casaralta, Acma – per poi confluire nel progetto politico del Manifesto, decisione presa nella Sala dei Nota proprio alla presenza di Lucio Magri.
Una storia politica intensa, quella di Magri, che si è intrecciata con i sogni e l'impegno di una generazione, con le loro storie private e le loro passioni interiori. Per questo mi piace chiudere questo breve ricordo non con un giudizio sul politico ma con uno sguardo sull'uomo e sulla sua fine, rubando alcune delle parole scritte in questi giorni da un poeta e amico bolognese:

Non c'è
nemmeno da piangere
non lo sappiamo
fare e ridere non sappiamo.
Nemmeno il funerale
vuoi, per togliere
l'ultima necessaria
bugia, non ce
la lasci dire. Non vuoi
essere esempio, nulla.
E alla stazione,
al ponte della strada,
all'ascensore bianco
argento d'ospedale,
avrai visto queste cose, solo,
nell'andata e nel ritorno
una, due, tre volte:
c'era qualcuno che parlava forte?
C'era un po' di vita,
chi ti mandava al diavolo
-per lui eri fare un lavoro,
una fatica? Questo spero
come un sollievo."

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:21
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