CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA DELLA CONSIGLIERA CATHY LA TORRE (AMELIA PER BO)
Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta della consigliera Cathy La Torre (Amelia per Bo) a nome di tutta la maggioranza:
"Venerdì 25 novembre si è celebrata la giornata mondiale contro la violenza di genere e proprio...
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Si trasmette il testo integrale dell'intervento di inizio seduta della consigliera Cathy La Torre (Amelia per Bo) a nome di tutta la maggioranza:
"Venerdì 25 novembre si è celebrata la giornata mondiale contro la violenza di genere e proprio in questa occasione, grazie all’appello di due associazioni di donne native e migranti - Migranda e Trama di Terre - è stata portata alla luce la storia di Adama, donna migrante che dopo aver subito ripetute violenze da parte del compagno ha trovato il coraggio di denunciare e invece di ricevere protezione è stata rinchiusa presso il Centro di Identificazione ed Espulsione di Bologna. L’appello ha già avuto grande diffusione e moltissime adesioni che hanno portato il Ministro Cancellieri ad interessarsi al caso. Mi unisco alla richiesta di liberazione immediata di Adama e all’avvio per lei di un percorso di regolarizzazione attraverso il rilascio di un permesso di soggiorno. Vorrei comunque in quest’aula rilanciare pubblicamente l’appello portando all’attenzione alcuni punti che fanno di questa storia drammatica un caso simbolo di tutte le iniquità praticate per legge ogni giorno nel nostro paese a danno dei migranti. Innanzitutto è proprio la condizione di clandestinità e l’impossibilità di regolarizzazione che hanno reso questa donna ricattabile, fragile e sola. E’ la vigente legge sull’immigrazione ad averla condannata. Come lei sono soli moltissimi migranti vittime di reato impossibilitati a difendersi e a trovare protezione - il nostro ordinamento infatti al di fuori dei casi previsti dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione non prevede strumenti adeguati per la tutela degli stranieri vittime di reato. Come lei sono ricattabili i moltissimi lavoratori migranti a rischio di perdita del posto di lavoro - e che con il lavoro perderebbero l’acceso ad ogni diritto sostanziale. Come lei sono fragili e condannati tutti i lavoratori e le lavoratrici migranti impiegati irregolarmente sul nostro territorio.
In secondo luogo, Adama è rinchiusa al CIE dal 26 agosto. Il colloquio alla presenza di un interprete si è svolto solo il 25 ottobre. Significa che sono passati due mesi prima che fosse possibile raccogliere la sua richiesta di aiuto. Questo è inaccettabile e evidenzia un volta di più come i CIE ed oggi tristemente anche i CARA (centri per richiedenti asilo) siano luoghi opachi, inaccessibili, dove i diritti subiscono una sospensione inaccettabile per uno stato di diritto. Quante storie simili a quella di Adama si sono potute consumare nel silenzio? Per questo da vari mesi è in atto la campagna Lasciatecientrare promossa da molti giornalisti e sostenuta da parlamentari e associazioni per l’accessibilità di questi luoghi, per la creazione di “gruppi di monitoraggio” formati da avvocati, mediatori, giornalisti, associazioni. Bisogna rompere la censura su questi luoghi, bisogna pretendere e ottenere che i migranti a qualsiasi titolo privati della libertà personale abbiano immediato accesso all’assistenza legale e alla mediazione linguistica. Perché un caso come quello di Adama non debba ripetersi mai più".
"Venerdì 25 novembre si è celebrata la giornata mondiale contro la violenza di genere e proprio in questa occasione, grazie all’appello di due associazioni di donne native e migranti - Migranda e Trama di Terre - è stata portata alla luce la storia di Adama, donna migrante che dopo aver subito ripetute violenze da parte del compagno ha trovato il coraggio di denunciare e invece di ricevere protezione è stata rinchiusa presso il Centro di Identificazione ed Espulsione di Bologna. L’appello ha già avuto grande diffusione e moltissime adesioni che hanno portato il Ministro Cancellieri ad interessarsi al caso. Mi unisco alla richiesta di liberazione immediata di Adama e all’avvio per lei di un percorso di regolarizzazione attraverso il rilascio di un permesso di soggiorno. Vorrei comunque in quest’aula rilanciare pubblicamente l’appello portando all’attenzione alcuni punti che fanno di questa storia drammatica un caso simbolo di tutte le iniquità praticate per legge ogni giorno nel nostro paese a danno dei migranti. Innanzitutto è proprio la condizione di clandestinità e l’impossibilità di regolarizzazione che hanno reso questa donna ricattabile, fragile e sola. E’ la vigente legge sull’immigrazione ad averla condannata. Come lei sono soli moltissimi migranti vittime di reato impossibilitati a difendersi e a trovare protezione - il nostro ordinamento infatti al di fuori dei casi previsti dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione non prevede strumenti adeguati per la tutela degli stranieri vittime di reato. Come lei sono ricattabili i moltissimi lavoratori migranti a rischio di perdita del posto di lavoro - e che con il lavoro perderebbero l’acceso ad ogni diritto sostanziale. Come lei sono fragili e condannati tutti i lavoratori e le lavoratrici migranti impiegati irregolarmente sul nostro territorio.
In secondo luogo, Adama è rinchiusa al CIE dal 26 agosto. Il colloquio alla presenza di un interprete si è svolto solo il 25 ottobre. Significa che sono passati due mesi prima che fosse possibile raccogliere la sua richiesta di aiuto. Questo è inaccettabile e evidenzia un volta di più come i CIE ed oggi tristemente anche i CARA (centri per richiedenti asilo) siano luoghi opachi, inaccessibili, dove i diritti subiscono una sospensione inaccettabile per uno stato di diritto. Quante storie simili a quella di Adama si sono potute consumare nel silenzio? Per questo da vari mesi è in atto la campagna Lasciatecientrare promossa da molti giornalisti e sostenuta da parlamentari e associazioni per l’accessibilità di questi luoghi, per la creazione di “gruppi di monitoraggio” formati da avvocati, mediatori, giornalisti, associazioni. Bisogna rompere la censura su questi luoghi, bisogna pretendere e ottenere che i migranti a qualsiasi titolo privati della libertà personale abbiano immediato accesso all’assistenza legale e alla mediazione linguistica. Perché un caso come quello di Adama non debba ripetersi mai più".