Comunicati stampa

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CONSIGLIO COMUNALE, INTERVENTO DI APERTURA DELLA PRESIDENTE SIMONA LEMBI SULLA COMMEMORAZIONE DELLA STRAGE AL SALVEMINI DEL 6 DICEMBRE 1990


Si trasmette il testo integrale dell'intervento di apertura della seduta odierna, della presidente del Consiglio comunale, Simona Lembi:

"5 dicembre, ore 16 e poco più (come ora), di 21 anni fa, Laura, Deborah, Sara, Laura, Tiziana, Antonella...

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Si trasmette il testo integrale dell'intervento di apertura della seduta odierna, della presidente del Consiglio comunale, Simona Lembi:

"5 dicembre, ore 16 e poco più (come ora), di 21 anni fa, Laura, Deborah, Sara, Laura, Tiziana, Antonella, Alessandra, Dario, Elisabetta, Elena, Carmen, Alessandra, studenti quindicenni della 2a A dell'Istituto Salvemini, non sapevano che l'indomani, da scuola, non sarebbero tornati a casa.
6 dicembre 1990, in mattinata, un Aermacchi dell'Aeronautica decolla dall'aeroporto di Verona Villafranca per un'esercitazione militare. Tra Venezia e Bologna si verifica quella che in gergo si chiama ‘piantata motore’. Il pilota decide di puntare sull'aeroporto di Bologna che non conosce; prova un atterraggio nel nostro aeroporto, che non riesce; l'aereo riprende quota, poi non risponde più ai comandi. Bruno Viviani si lancia e il velivolo lasciato a se stesso finisce nella 2a A: muoiono 11 ragazze, un ragazzo e rimangono ferite un'ottantina di persone con gradi di invalidità riconosciuta fino all'85%.
Sono passati 21 anni da quella strage e ogni anno si rinnova il rischio che questa diventi una strage dimenticata: niente servizi segreti deviati, niente armadi con documenti nascosti, ogni grado del processo esperito.
Quindi perché ricordare oggi in Consiglio comunale a Bologna quella strage o partecipare domani alle commemorazioni della strage all'ex Istituto Salvemini?
Perché ricordare quella strage è doveroso, anche se, certo, ci sono diversi modi.
Il primo è di considerare quella strage fatalità. È successo. Non ci resta altro che allargare le braccia, considerare quello un prezzo da pagare per essere difesi e sperare che non accada più. Ha provato quella tesi ad insinuarsi nei primi anni dopo la strage. Intanto, dopo il Salvemini, di aerei militari in esercitazione in tempo di pace ne sono caduti ancora; uno per tutti: il Cermis, ma l'elenco sarebbe lungo.
Oppure, si possono ricordare le parti peggiori di quella che un noto giornalista definì, al tempo, una pessima lezione di educazione civica: l'Avvocatura di Stato (preposta a difendere organismi dello Stato) che difende l'Aeronautica e non la scuola e soprattutto le motivazioni della sentenza finale: “il fatto non costituisce reato” che per alcuni può sembrare una formula di rito, ma che per il Salvemini significò che la giustizia italiana non riuscì ad individuare alcun responsabile per la morte di 12 studenti che stavano seduti sul loro banco di scuola. Quindi nessuno pagò per quella stage.
Ma c’è un terzo modo per ricordare la strage del Salvemini e cioè quello di riconoscere che i famigliari delle vittime in primis, le istituzioni locali, le comunità locali, la scuola, sono riuscite a trasformare un lutto che poteva legittimamente rimane un fatto privato in un impegno pubblico e quindi:
quella scuola è diventata sede dell'associazionismo di Casalecchio, oggi anche della Protezione Civile; ci si è adoperati per mettere a punto proposte di legge per regolamentare fuori dai centri abitati le esercitazioni militari in tempo di pace; si è costituito un centro per le vittime di reato e calamità, per restituire alla vittima non il ruolo di questuante di servizi, ma lo status di vero e proprio soggetto di diritti.
È questo quello che mi sento di ricordare con più forza pensando a Dario, l'unico ragazzo di Bologna, deceduto il 6 dicembre del 1990.
Per queste ragioni parteciperò domani alla commemorazione della strage del Salvemini in rappresentanza del Consiglio comunale e dell'Ente."

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:21
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