QUESTION TIME, CHIARIMENTI SUL PATTO DELLA ZONA UNIVERSITARIA


L'assessore all'Economia e Promozione della Città, Matteo Lepore, ha risposto alle domande d'attualità dei consiglieri Tomassini e Bernardini sul patto con gli esercenti della zona universitaria.

Domanda d'attualità del consigliere Tomassini
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L'assessore all'Economia e Promozione della Città, Matteo Lepore, ha risposto alle domande d'attualità dei consiglieri Tomassini e Bernardini sul patto con gli esercenti della zona universitaria.

Domanda d'attualità del consigliere Tomassini
"Visto l'articolo di stampa riguardante "il patto" tra gli esercenti della zona universitaria di Bologna ed il Comune di Bologna chiede all'Amministrazione di sapere quali controlli verranno fatti sul rispetto degli obblighi assunti dai gestori.
Inoltre, chiede ancora di sapere il motivo per il quale l'ordinanza non riguardi la zona del Pratello, di piazza San Francesco ed altre porzioni di territorio attinte dai problemi della "movida".

Domanda d'attualità del consigliere Bernardini
"Premesso che da notizie di stampa si apprende della deroga all'ordinanza sulla chiusura posticipata per alcune serate dei locali;
chiede al Sindaco e alla Giunta cosa pensa della deroga se i commercianti siano soddisfatti e se i cittadini che abitano nelle zone limitrofe siano altrettanto soddisfatti.

Risposta dell'assessore Lepore
"Nel rispondere alle vostre domande toccherò alcuni dettagli, mi riservo, visto che oggi abbiamo una commissione, di illustrare più ampiamente il patto oggi pomeriggio, intanto informo il Consiglio che è online, il patto è scaricabile, abbiamo fatto anche una sintesi con gli impegni che si assume l'operatore, che si assumerà l'associazione che obbligatoriamente deve essere costituita e che si assume anche il Comune di Bologna. Lo dico perché il patto è uno strumento giuridico-amministrativo nuovo che come Comune di Bologna abbiamo introdotto attraverso il Regolamento dei Beni Comuni, quindi non parliamo dei patti di convivenza previsti dal Regolamento di Polizia urbana.
Noi pensiamo che reggerà e che funzioni e pensiamo sopratutto che serva raggiungere un obiettivo che è quello di far collaborare soggetti diversi che coesistono sul territorio per raggiungere l'obiettivo della vivibilità.
Al di là delle sentenze del Tar, delle minacce di ricorso, io credo che sia importante che l'Amministrazione abbia questo obiettivo perché poi il punto vero è che in quel luogo si possa vivere e si possa lavorare questa è una cosa a cui io tengo particolarmente. Per questo abbiamo cercato di scrivere il patto il prima possibile, subito dopo l'ordinanza, non perché volevamo vanificare l'ordinanza ma perché volevamo subito raggiungere un'intesa per mettere alla prova gli operatori e mettere alla prova il fatto che davvero in quella zona si vuole lavorare insieme.
Per questo motivo tutti gli strumenti che possono essere utili, vengo sopratutto al riferimento che faceva il consigliere Tomassini, per lavorare al tavolo di monitoraggio, controllando quello che viene fatto ma sopratutto dando la possibilità a tutti gli operatori che sono in campo di collaborare, io credo possano essere utili.
In molte città, purtroppo non Italia, le telecamere vengono usate non semplicemente per controllare i furti, ma anche utilizzate per raccogliere dei dati veri e propri, anche dal punto di vista commerciale, perché è interessante sapere (noi lo sappiamo perché abbiamo fatto diverse rilevazioni) ma sarebbe interessante dire che via Petroni è una delle vie più calpestate di Bologna, dal punto di vista commerciale questo è molto importante. Abbiamo il paradosso che via Petroni è quella più criticata, ma quella che ha più clientela, forse perché ha la movida, un certo tipo di offerta notturna. Ma forse vorrà anche dire che degli imprenditori interessati a venire ad investire in via Petroni se lavoriamo in un certo modo, un domani li potremmo avere. Questo per fare un esempio di come le telecamere possono essere usate per varie funzioni, perché no? anche quella del controllo degli orari, cosa che mi riservo di verificare e che secondo me potrebbe essere interessante.
Ebbene noi con questo patto costituiamo un tavolo di monitoraggio al quale devono sedere i rappresentanti dell'associazione che deve essere costituita (se non viene costituita il patto decade), una rappresentanza dell'amministrazione del Quartiere, una rappresentanza dei residenti. A questo tavolo siederanno anche rappresentanti tecnici dell'Amministrazione, la PM, quindi periodicamente discuteremo. Io mi immagino un ruolo della PM, parleremo anche con il Comandante, che non ho ancora avuto modo di incontrare dopo la sigla del patto, che è quello di vicinato, classico, cioè oltre a fare le sanzioni, collabora, dialoga come molti nostri vigili di fatto stanno già facendo nei quartieri. E' chiaro che se non hanno un indirizzo preciso da parte nostra, non c'è uno schema di tranquillità per lavorare la cosa diventa difficile. Con questo patto io vorrei creare un clima diverso, degli strumenti diversi per chi poi deve fare i controlli.
La questione del mancato pagamento. Noi lo abbiamo messo come soglia all'accesso, in questa fase stiamo lavorando come autocertificazione, nei prossimi giorni andremo direttamente a verificare sul posto quando uno viene a firmare.
In queste ore abbiamo proceduto così per snellire, abbiamo proceduto con delle autocertificazioni, poi se ci accorgiamo che ci sono delle cose che non ha sanato, decade il patto. Però il punto importante, perché , uno può fare anche un piano di rientro, ma non possiamo accettare che si rifiuti di pagare 200 o 300 multe, che abbia utenze arretrate. Questo è un punto per me dirimente come soglia d'accesso. Come sono soglia d'accesso degli altri impegni qualitativi, perché qui andiamo oltre a quello che è dovuto per legge. Firmando il patto tu ti impegni a fare un'associazione, e anche come comunità di operatori, ad elevare lo standard di quello che fai, nel tuo servizio, nel controllo degli schiamazzi fuori dal locale, nel dare comunicazione ai tuoi clienti e nell'assumerti collettivamente una responsabilità. Ci saranno degli operatori che non accetteranno questi standard, perché non hanno voglia di spendere soldi, perché sono abituati a vivere di cicchetti, questi non aderiranno al patto e rimarranno con l'una, poi se chiuderanno forse avremo l'opportunità di mettere in quella zona degli operatori più volenterosi.
In due giorni hanno aderito 31 pubblici esercizi al patto (quindi non i laboratori artigianali che stanno aderendo su una latro canale). Questo cosa vuol dire? Che se in quella zona possiamo contare tra i 100 e i 150 pubblici esercizi, di quelli hanno aderito 31 per ora. Ora, è stato detto dai locali che era urgente fare il patto perché c'era bisogno di lavorare. Io credo che quei 31 operatori sono operatori che sono davvero interessati al bene comune della zona universitaria, di fatto noi gli chiediamo cose che già facevano, quindi sono quei famosi operatori che probabilmente venivano penalizzati dall'ordinanza, perché di fatto già non spacciavano cicchetti, erano già impegnati a fare una serie di cose, per cui per loro fare le cose che gli chiediamo di fare è una cosa normale.
Sono quelli che non stanno aderendo, al di là di quelle strade più critiche che abbiamo detto che al momento non inseriamo, ma gli altri operatori che non stanno aderendo al patto perché non stanno aderendo? Forse perché gli va bene stare all'una, magari è un ristorante e gli va bene così, non lo dobbiamo colpevolizzare. Ma ci sono alcuni che davvero vivono di cicchetti che piuttosto che perdere la vendita del cicchetto chiudono all'una. Perché fanno la marginalità su questo.
Se noi riusciamo a dividere i professionali da quelli che invece non sono professionali, uso questo termine per non dire i buoni dai cattivi, secondo me riusciamo davvero a creare un gruppo di lavoro sul quale vale al pena investire. Perché abbiamo imprenditori che hanno voglia di scommettere sull'immagine della zona universitaria, magari anche di acquistare nuovi spazi per renderli più vivibili, migliori, e finalmente usciamo dalla mera contraddizione tra chi dice che bisogna bastonare e chi dice che bisogna lavorare. Io dico che bisogna metterli insieme, collaborare, trovare degli strumenti, anche di controllo, per cui su questo sono d'accordo.
Perché non allargare questa ordinanza e questo patto ad altre zone. Innanzitutto il patto lo abbiamo fatto anche in altre zone, Belvedere e dintorni, e secondo me si può allargare anche ad altri quartieri, ad altre zone. Io preferire in altre zone in cui non abbiamo ancora criticità pari a quelle della zona universitaria, evitare l'ordinanza e già, visto che abbiamo prefigurato uno scenario, ce l'abbiamo disponibile il patto, lavorare direttamente sul patto. Se ci sono zone critiche in cui ci si può sedere attorno a un tavolo e finalmente non procedere solo per ricorsi e denunce ed esposti che pure sono importanti per la tutela del diritto alla salute, ma costruire dei patti di collaborazione dandosi delle regole come si è fatto in via Belvedere o qua, e dico, perché no?
Chiaro che se ci dovessero essere delle situazioni critiche su cui intervenire, interverremo!
Siamo intervenuti anche in modo puntuale, siamo intervenuti sul Marsalino, in via Solferino sul Lestofante, poi col Marsalino adesso stiamo mediando fra il Marsalino e chi sta sopra per collaborare. Probabilmente anche in quel caso il nostro provvedimento è servito a maturare anche un certo tipo di consapevolezza. Ora è chiaro che l'assessore al Commercio non è che può prendere un locale alla volta che sono tanti, però se in trent'anni non siamo mai riusciti a risolvere il problema della movida e della presenza di imprese di qualità in certe zone a colpi di ordinanza e di ordini del giorno di qualsiasi colore, forse è arrivato il momento in cui l'Amministrazione non si limita a mettere dei timbri o a fare solo delle multe (cosa sacrosanta e prevista per legge) ma assume un ruolo di promotore della convivenza. Se noi rinunciamo a questo ruolo rinunciamo a risolvere il problema.
Poi sono convinto - e chiudo - che la zona universitaria meriti un grande intervento di rigenerazione urbana perché in tutto il mondo anche in città complicate come Londra, ad esempio, che ha un milione di abitanti, però ha dei quartieri che potrebbero essere paragonati a Bologna, noi abbiamo visto zone degradate che sono diventate zone che si sono riempite di locali, problemi con l'alcol, e a Londra come noto non è che si beva poco, poi è arrivato un grande speculatore finanziario che si è comprato tutta la zona perché era degradata, l'ha bonificata, c'ha fatto delle bellissime case, bellissimi uffici che vende a milioni di sterline e li' non vola più una mosca.
Ora se noi vogliamo trovare il giusto mezzo tra il degrado e la speculazione finanziaria (perché anche in via Petroni sarebeb facile risolvere il problema, arriva un grande fondo di investimenti e si compra tutta la via...) ma se vogliamo tenere il giusto mezzo tra questa cosa occorre che il Pubblico svolga il suo ruolo e il Pubblico deve fare degli investimenti, anche per riqualificare fisicamente quella zona, per cambiare la domand ae l'offerta, quindi: rifare via Petroni, piazza Aldrovandi, rifare il Teatro Comunale, via del Guasto e, secondo me, anche rimettere mano a piazza Verdi perché così com'è evidentemente non è servito a gran che il progetto di riqualificazione, è una cosa a cui noi dobbiamo tendere, abbiamo messo in questo patto già degli impegni, più o meno 2 milioni di euro su alcuni di questi obiettivi, ma dobbiamo secondo me perseverare in questa direzione perché l'unica soluzione è un mix di interventi ed è secondo me la rigenerazione urbana e la collaborazione".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:28
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