Istruttoria pubblica sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, l'intervento dell'assessore alla Scuola Daniele Ara
“Grazie, Presidente. Grazie a tutti gli intervenuti e le intervenute per questo momento importante, di cui almeno noi dell’istruzione siamo anche emozionati, perché sentiamo un po’ la responsabilità di riprendere un fi...
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“Grazie, Presidente. Grazie a tutti gli intervenuti e le intervenute per questo momento importante, di cui almeno noi dell’istruzione siamo anche emozionati, perché sentiamo un po’ la responsabilità di riprendere un filo. L’ultima istruttoria venne fatta nel 2013, con l’allora Sindaco Merola e la qui presente Marilena Pilati, che era l’assessore alla Scuola. Sono occasioni eccezionali ovviamente, ma che ci devono servire a mettere in fila meglio e inquadrare meglio i problemi che abbiamo di fronte e cercare meglio le possibili soluzioni.
Come diceva il Sindaco, siamo partiti in questo mandato rimettendo al centro l’istruzione anche dal punto di vista culturale. Riprendere a fare un’attività come le Settimane pedagogiche, anche in collaborazione con l’Università di Bologna, ha significato riprendere un’esperienza importante della nostra città che permetta di far discutere le istituzioni, i cittadini e i corpi intermedi, ovviamente in maniera diversa. I mesi di febbraio pedagogici dietro le Tarozzi erano in un contesto totalmente diverso, dove c’era anche una spinta politica, professionale e civile per costruire i servizi, per chiedere anche allo Stato centrale, che ancora non aveva una legislazione e delle modalità per contribuire alla nascita di questi servizi, che nascevano soprattutto dall’esigenza delle donne e delle famiglie. Noi vogliamo riaccendere i riflettori, perché il tema educativo è ancora lì, con la necessità di comprendere problematiche, la necessità di innovare.
Abbiamo di fronte delle sfide molto importanti. L’occasione di queste tre giornate è proprio quella di cercare, all’interno di una cornice che dobbiamo cercare, una linea comune su come affrontare questi temi, di capire come ogni parte dell’amministrazione pubblica, tutte le istituzioni, corpi intermedi, cittadini, tutti gli interlocutori possano in qualche modo all’interno di questa cornice dare un proprio contributo, sia mettendo a disposizione saperi e proprie competenze, ma anche cercando di individuare nuove visioni. E le sfide sono quelle che sappiamo: l’impoverimento di una parte della nostra società. Si è ristretto fortemente il ceto medio, i temi della multicultura che possono essere anche una grande opportunità, ma che ovviamente vanno gestiti, la difficoltà genitoriale. Abbiamo tanti genitori che chiedono una mano, chiedono di non essere soli e dobbiamo in qualche modo costruire delle modalità di relazioni importanti. La creazione di nuova cittadinanza, le grandi sfide di tutte le città che invecchiano ed è uno dei problemi. Le città che invecchiano significa che sono città che hanno una buona qualità della vita perché si vive più a lungo, ma creano poi dei disequilibri dal punto di vista demografico che dobbiamo affrontare, che stiamo affrontando.
La Bologna delle Settimane pedagogiche era una Bologna molto più giovane, dove le stanze sociali per costruire determinati tipi di servizi erano più nel dibattito pubblico. Noi adesso purtroppo parliamo di adolescenti – diciamocelo – nel dibattito pubblico quando ci sono dei problemi causati dagli adolescenti, parliamo molto poco invece del tipo di relazione che dobbiamo avere con i ragazzi, di che tipo di città vogliamo costruire, di che futuro vogliamo per la nostra città in relazione proprio al lavoro educativo e al lavoro con le nuove generazioni. Noi stiamo lanciando due progetti molto importanti: uno è il Piano adolescenti, di cui parleremo più nel dettaglio tecnico con gli interventi che verranno dopo di me; un lavoro importante sulle traiettorie pedagogiche dello 0-6, che abbiamo denominato “Traiettorie pedagogiche” proprio per individuare modalità anche nuove, innovative, contemporanee rispetto alle esigenze che abbiamo oggi. Ma una cosa l’abbiamo ben presente: dobbiamo riprendere a lavorare in maniera molto intersettoriale. Dobbiamo fare in modo che la nostra Amministrazione sia sempre di più intersettoriale. Come diceva il Sindaco, avere l’attenzione sullo 0-18 significa, in tutte le politiche, mettere al centro la qualità della vita, il protagonista dello 0-18. Quindi non è solo un tema dell’assessore alla Scuola o dell’Area istruzione, che ha la responsabilità principale, ma che deve costruire insieme a tutti i settori delle modalità nuove di lavoro. Perché dobbiamo, nel costruire i nostri servizi, promuovere il senso di appartenenza, promuovere il benessere, promuovere il senso di appartenenza alla città con l’orgoglio di frequentare i luoghi della nostra città, di viverli, di frequentare le nostre istituzioni culturali, di far sentire la nostra piazza la piazza di tutti, la nostra collina la collina di tutti, dal centro all’estrema periferia della città e anche oltre la città metropolitana. Sul sistema 0-6, ne parliamo molto spesso, noi abbiamo un sistema ovviamente importante, che ha radici molto importanti, con una forte guida (di cui siamo orgogliosi) comunale, ma è un sistema integrato. È un sistema integrato che vede per i nidi il 70 per cento di gestione comunale, per le scuole dell’infanzia il 62 per cento. Ma molto importante che il sistema sempre di più lavori e deve lavorare in un’ottica di integrazione con una guida pedagogica, un coordinamento pedagogico, una volontà di offrire, pur nella diversità, la stessa qualità e la stessa offerta a tutti i bambini e a tutte le bambine che frequentano i nostri servizi. Vogliamo aumentare i posti di nido, ed è un qualcosa che è anche un po’ controcorrente rispetto all’andamento nazionale del nostro Paese.
Purtroppo le occasioni del Pnrr, stiamo vedendo rispetto allo 0-3, non sono utilizzate allo stesso modo in tutto il Paese. Noi invece continuiamo a fare progetti e ad investire su questo. Ma dobbiamo farlo rimettendo al centro, un po’ anche nel dibattito pubblico, di quanto sia importante creare nuovi luoghi dei servizi, nuovi luoghi di qualità. Questo sullo 0-3. Sul 3-6 siamo in una fase di calo demografico. Sul 3-6 la nostra città lo è da diversi anni, tutte le famiglie per il 3-6 hanno una risposta grazie a questo sistema integrato, quindi il calo demografico si inizia a sentire e lo vediamo nelle iscrizioni, abbiamo appena visto nella prima graduatoria di iscrizioni sulle scuole dell’infanzia di come soprattutto la scuola statale abbia una difficoltà. Calano le iscrizioni, si liberano degli spazi. Questo ci consente di organizzare in maniera diversa anche la qualità pedagogica, perché si riduce progressivamente anche il rapporto tra bambini ed educatore/educatrice, ma ci pone dei nuovi interrogativi e ce li porrà sempre di più su come impieghiamo al meglio gli spazi educativi, con progetti integrati, con costruzione di poli 0-6, come ci chiede la legge. Pur dandoci non troppi strumenti devo dire, perché la legge sui poli 0-6 è importante, noi stiamo lavorando in quella direzione, lo facciamo anche con il Pnrr, lo facciamo dal punto di vista pedagogico con un lavoro molto importante, con la nostra comunità professionale che ringrazio. Ma dobbiamo pensare a questi spazi anche come integrare servizi nuovi, perché si libereranno nel tempo degli spazi e una parte sicuramente potremmo interessare dei progetti di nido d’infanzia, ma altri spazi potranno interessare progetti di supporto alla genitorialità, di utilizzo degli spazi scolastici anche al di fuori dell’orario scolastico. Questo è un grande tema che dal punto di vista anche legislativo, delle responsabilità ancora non abbiamo affrontato fino in fondo. Ma dobbiamo arrivare ad utilizzare spazi scolastici, giardini scolastici anche per usi che non siano solo strettamente quello del servizio scolastico.
Una relazione anche con i servizi sociali. Io sono molto convinto che il welfare del futuro sia fatto anche di servizi che integreranno il supporto della fragilità degli anziani con servizi di tipo educativo. Quindi costruire dei progetti di welfare avanzato. Tutti temi di cui sicuramente discuteremo e di cui dovremo essere protagonisti. Le traiettorie pedagogiche. Io qui, quando all’inizio di questo mandato abbiamo proprio chiesto alla nostra comunità di pedagogisti, invidiata quando si fanno dei confronti con le altre città, credetemi la presenza sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo dei nostri e delle nostre pedagogiste è una ricchezza importantissima che ci permette veramente di pensare, di innovare, di fare sistema integrato. Le traiettorie pedagogiche mettono nuovi ingredienti rispetto al lavoro che dobbiamo fare.
Vado velocemente. Vogliamo lavorare di più sull’educazione del rispetto, sull’inclusione all’intercultura, le tecnologie dell’educazione, il benessere di chi lavora che è un tema enorme, la prospettiva 0-6, la partecipazione delle famiglie. Noi abbiamo famiglie con le quali dobbiamo avere una nuova alleanza su come si fa la partecipazione, perché la partecipazione è un processo costante di relazione. Certo, va aiutata anche con degli strumenti, ma è una relazione costante per monitorare l’andamento di un servizio, per capire come stanno i nostri bambini, per capire come migliorare. C’è una generazione di genitori che ancora troppo poco si rappresenta, perché spesso facciamo progetti di tipo educativo e abbiamo contrarietà magari della parte più anziana della città, che ci dice che, siccome è una città anziana, non ha senso investire su questo. Ma noi vogliamo ribaltare proprio questo. Vogliamo portare le famiglie ad avere un nuovo protagonismo civico di partecipazione. Allora si capirà che investire in questi servizi, significa essere una città attrattiva, non solo per il lavoro: per la qualità della vita e perché è il luogo adatto per far crescere i nostri figli. In questo però vogliamo un’alleanza nuova con i genitori, che partecipino non solo nel momento della rivendicazione ma nel momento di una costruzione costante del tipo di servizio che dobbiamo avere, anche in relazione con il nostro territorio.
Il Pnrr, tra l’altro io so poco l’inglese, ma è Next Generation EU. Non lo diciamo mai. È proprio un progetto per il futuro, per le nuove generazioni e questo a volte forse ce lo scordiamo. Il fatto che noi abbiamo ben quattro progetti sui servizi 0-6, più altri su altri livelli scolastici è un fatto molto importante, perché significa proprio investire sul futuro della nostra città. Ovviamente parlare di educazione per noi significa tanto altro. Poi arrivo alla fine a parlare di adolescenti più nello specifico. Tutto il tema dell’educazione all’aperto: fondamentale. La pandemia ci ha fatto scoprire quanto è importante la relazione con la naturalità, con gli spazi all’aperto. Abbiamo capito che i bambini devono arrivare puliti e andare via sporchi. A volte abbiamo ancora alcuni bambini che arrivano sporchi e abbiamo paura che si sporchino a scuola, no? Invece i bambini devono arrivare puliti e andare via sporchi, ma perché sono stati in giardino e hanno costruito momenti di relazione, hanno giocato, hanno costruito un loro modo di stare all’interno dei servizi anche originale. È tutto un lavoro che si sta facendo anche dal punto di vista pedagogico insieme all’università. È anche quello di capire come destrutturare il momento scolastico. Destrutturarlo nel senso di come costruire una quotidianità della vita dei nostri servizi che sia un po’ meno scandita dai tempi, ma più interessata ai bisogni e alla relazione tra i bambini e la comunità educante.
La ristorazione. La nostra ristorazione è democratica. La nostra ristorazione fa sì che noi offriamo un livello di servizio di qualità a tutta la cittadinanza e permettiamo a tutta la cittadinanza di poter fruire di un servizio di qualità, che offre una modalità di educazione alimentare, ed è un lavoro che dobbiamo fare sempre di più con gli insegnanti, perché certo che tutti i servizi possono migliorare, ma quello è un momento fondamentale, è una relazione quotidiana che parla di identità, parla di salute, di rapporto col territorio, di rapporto con se stessi. È un servizio importantissimo. Pensate se ogni scuola si organizzasse a modo proprio e ogni gruppo di genitori decidesse come mangia quella scuola. Ci sarebbero catering di ogni tipo e ci sarebbe chi porta delle merendine che conducono all’obesità. Ci si nutrirebbe male, perché l’obesità è il problema dei ceti più in difficoltà. Non è più un problema della ricchezza. Quindi investire su questo sarà molto importante, anche nella relazione con le politiche dell’alimentazione e del cibo della nostra città.
Centri estivi e scuole aperte, un grande filone di attualità in questi giorni. Noi investiamo molto, investiamo sulla disabilità, investiamo su un sistema integrato dove gestiamo noi le iscrizioni. Tanti Comuni hanno fatto altre scelte. Cioè ogni singolo gestore gestisce le iscrizioni, poi si dà un voucher a chi non ce la fa. Ma l’accesso in questo modo non è garantito per tutti, perché, se noi lasciassimo a ogni singolo gestore scegliere chi entra prima nel tuo centro estivo, chi ha bisogno di quel centro estivo perché magari vuole fare un’esperienza diversa quell’estate, non può andare perché prima sicuramente quel gestore avrà favorito le famiglie con le quali ha relazioni tutto l’anno. Invece noi vogliamo che i centri estivi, nella loro pluralità, offrano a tutta la città opportunità diverse. Per questo non facciamo gli stradari. Perché un ragazzino delle Romagnoli può anche andare ai Giardini Margherita a fare un centro estivo una settimana e fare un’esperienza diversa rispetto a quello che potrebbe fare magari del centro estivo sotto casa. Ma questo tema, in una scuola che sta chiusa tre mesi all’anno non può rimanere solo un problema dell’Amministrazione comunale e delle famiglie. Questo lo dobbiamo dire, perché in questo momento il problema è questo. Noi costruiamo un sistema, che però non ha la responsabilità di tutti gli enti pubblici, in particolare dello Stato. Ma questa non è una polemica con l’attuale governo, è un problema in generale che abbiamo avuto. Certo, speriamo che le risorse che arrivavano fino all’anno scorso anche sui centri estivi possano arrivare.
Piano adolescenza. Noi abbiamo in queste settimane, in questi mesi, fatto un lavoro molto importante con la nostra comunità educante, con i tavoli adolescenti nei Quartieri, con tutti i settori per arrivare a costruire un piano importante, che faccia fare un salto di paradigma nel rapporto con gli adolescenti. Noi abbiamo una rete importantissima di centri Anni verdi, di centri socio educativi, di nuove progettualità con centri giovanili evoluti, molto importanti, l’educativa di strada. Questo non basta, perché noi abbiamo bisogno di lavorare su quel tipo di inclusione costruendo progetti rivolti alla generalità di quella fascia di età. Quindi abbiamo bisogno di costruire un modello che faccia sì che tutti gli adolescenti abbiano negli adulti e nel sistema guidato dal pubblico, ma non solo pubblico, un punto di riferimento al di là del disagio conclamato, che va seguito con particolare attenzione ma per tutti. È questo il progetto “Scuole aperte” di cui parlava anche il Sindaco. Noi abbiamo una fascia oraria, dove non sappiamo cosa fanno i nostri ragazzi. Anche quelli che magari dalle 16.30 alle 17 vanno o all’oratorio, vanno a fare sport, vanno a fare inglese, hanno delle opportunità. Ma c’è una fascia oraria in una scuola pubblica, penso in particolare alla secondaria inferiore di primo grado, che anche qui non pensa a questo e quindi non sta utilizzando appieno questi spazi. Noi vogliamo fare una grande alleanza col mondo della scuola, con le famiglie, con il terzo settore per riempire di contenuti gli spazi delle scuole al pomeriggio. Abbiamo iniziato con delle sperimentazioni e, al di là delle risorse che riusciremo a mettere, arriveremo in tutti i quartieri, al di là di questo dobbiamo inventare un modello che faccia sì che sia normale che uno spazio come la scuola, nei momenti dove l’attività didattica è fondamentale e centrale, ma nei momenti dove non viene sviluppata, esattamente come le palestre, negli altri momenti deve essere utilizzata per progetti di comunità dei nostri adolescenti. Il Piano adolescenti ovviamente è tanto altro. Io so che mi dimenticherò delle cose e le recuperiamo in qualche modo.
In questi momenti le parole del Sindaco e dell’Assessore, le attenzioni sono importanti, ma è evidente che io dimenticherò qualche cosa, ma il Piano adolescenti è veramente tanto: è rapporto dell’extra scuola e nel tempo libero, la collaborazione delle nostre scuole. È fondamentale la collaborazione con le nostre scuole, lo facciamo tantissimo nel disagio, i nostri protocolli sul disagio, gli sportelli psicologici, un nuovo rapporto con l’autonomia scolastica che non è semplicissima, perché ogni volta che arriva un dirigente nuovo in questa città, capisce che arriva in una città che è molto sfidante e richiedente, perché chiede a un dirigente scolastico, alla comunità professionale di quella scuola non solo di occuparsi della didattica e della quotidianità di quella scuola, ma della relazione della scuola col territorio, di come stanno quei ragazzi che hanno bisogno di continuità e di attenzioni dentro e fuori la scuola. Questo è un lavoro molto importante che la nostra Amministrazione fa da anni e continuerà a fare.
Il protagonismo giovanile. Ragazzi ai quali spesso diciamo solo che sono un problema, diciamo la verità, diciamo loro che stiamo distruggendo il mondo e non c’è più speranza, gli facciamo vedere che ci sono delle guerre, che studiare non serve per trovare il lavoro che ti piace: io credo che a questi ragazzi dovremmo dare un po’ più di fiducia e dare spazio al loro protagonismo. Con tanti problemi però che abbiamo di fronte, perché l’aggregarsi in forma sbagliata da un lato e il richiudersi in casa, il ritirarsi socialmente, ritirarsi dalla scuola, ritirarsi dallo sport è un grande tema. Quindi noi dobbiamo chiedere il protagonismo, ma dobbiamo stare molto attenti anche a queste fragilità. Mi avvio a concludere. Sul tema integrazione multiculturale – lo diceva bene il Sindaco – è chiaro che il nostro lavoro culturale sullo ius soli è per costruire la pace e la convivenza di domani. Non è sempre perché abbiamo i valori, almeno io ritengo di avere i valori che servono in questo momento della storia, servono questi valori di inclusione, ma è anche un qualcosa che conviene a tutti far sentire questi bambini e questi ragazzi tramite i nostri servizi cittadini a tutti gli effetti di questa città. E vediamo già i risultati, perché i genitori si sentono coinvolti, hanno capito che non sono degli estranei. Io di questo ringrazio tantissimo la scuola.
L’esempio delle Federzoni. Dieci anni fa le Federzoni erano tacciate come scuola da evitare. Grazie all’impegno di insegnanti, genitori che non si sono mai arresi, che hanno accompagnato le trasformazioni della Bolognina, questi sono i titoli che dovrebbero fare i giornali: da quest’anno quella scuola ha il 35 per cento di bambini italiani nelle prime due prime. Cosa significa? Che quella scuola ha perso il pregiudizio e quelle brave insegnanti, con dei dirigenti illuminati hanno costruito un modello che ha fatto capire, anche ai genitori italofoni, che non bisogna avere paura di quelle fragilità. Anzi, che la trasformazione della Bolognina dentro quella scuola è una grande opportunità di crescita dei loro figli. Ed è questo il lavoro che dobbiamo fare. Quindi rimettere la scuola al centro delle dinamiche della nostra comunità, come ci avrebbe detto più volte Canevaro, in tante cose.
Anche sul tema della mobilità scolastica stiamo facendo tanto e ne parleremo. Siamo sollecitati a fare di più, lo sappiamo bene, ma credo che abbiamo preso la direzione giusta. Io ringrazio ovviamente tutte le persone che interverranno, a cominciare dagli esperti che abbiamo chiesto di inquadrarci, il dottor Laffi, la professoressa Contini, lo 0-6 e poi la parte sull’adolescenza, anche se poi abbiamo capito che è tutto connesso. Quando io sono diventato Assessore, sono andato a vedere in una scuola dell’infanzia i progetti del Teatro Testoni, mi spiegavano che è studiato che, quando un bambino impara che cos’è il teatro, cos’è il cinema nella primissima infanzia, diventerà una persona che si appassionerà a quello e per tutta la sua vita quello sarà, esattamente come la lettura, un elemento che lo accompagnerà per tutta la vita. Quindi veramente lo 0-18 è tutto collegato ed è tutto collegato alla relazione con le famiglie, la scuola, i nostri servizi e anche i corpi intermedi di questa città che fanno tanto e che devono avere sempre un’attenzione al tema dell’adolescenza e dell’infanzia. Penso alla grande riforma delle Case di quartiere, che è una grande opportunità per agganciare famiglie e adolescenti, e avere un rapporto diverso con i bambini, che non possono essere un qualcosa gestito da qualcun altro, sono veramente di tutti quanti.
Termino dicendo questo. In passato su questi servizi, Bologna ha anticipato anche assetti nazionali. L’esperienza di Adriana Lodi, alla quale abbiamo dato recentemente il Nettuno d’oro, che è stata protagonista del primo nido, poi a Reggio Emilia dicono che è stato a Reggio, poi anche a Modena, ho scoperto che ogni volta che si fanno in Emilia-Romagna, ogni città dice che è il primo nido, è un po’ come i tortellini, però almeno su questo dovrebbe esserci una data certa, ma quella esperienza nasce, è questo secondo me l’insegnamento, perché la storia non si ripete mai uguale, dall’analisi di bisogni, da una battaglia politica nel senso più alto del termine. Io per battaglia politica intendo anche discussione della politica, perché cos’erano gli asili nidi, questo Consiglio comunale discuteva di quale deve essere il limite dell’istituzione comunale, il limite della famiglia, che tipo di servizi andavano costruiti. Quindi individuare i problemi, fare la battaglia politica, avere idee coraggiose e a volte anticipare anche scelte nazionali. Io credo che sulla costruzione dei poli 0-6, su un’idea di scuola che d’estate non si deve fermare, ma che deve offrire servizi diversi, su un’idea di scuola che è legata al territorio, noi dobbiamo fare, con tutte le città italiane, una grande battaglia municipalista, perché oltre alle nostre buone idee, oltre a tutte le risorse che noi, pubbliche e private, possiamo mettere insieme, abbiamo bisogno di un assetto diverso sullo 0-18 e sono convinto che dalla nostra città possa arrivare un messaggio molto importante.”