Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, l'intervento del sindaco Matteo Lepore a conclusione della seduta solenne congiunta dei Consigli comunale e metropolitano
Oggi si è tenuta la seduta solenne congiunta dei Consigli comunale e metropolitano dedicata alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Di seguito l'intervento conclusivo del sindaco di Bologna e Città metropolitana Mat...
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Oggi si è tenuta la seduta solenne congiunta dei Consigli comunale e metropolitano dedicata alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Di seguito l'intervento conclusivo del sindaco di Bologna e Città metropolitana Matteo Lepore.
"Grazie, signora Presidente. Buongiorno, a tutta la Giunta, ai consiglieri e consigliere, alle autorità militari e civili presenti, a tutti gli ospiti e alle varie associazioni che insieme a noi in questi anni e anche oggi si sono riunite per discutere e contrastare la violenza contro le donne. Un benvenuto a Vera Fortunati, storica dell'arte, che ringrazio per il bellissimo intervento che abbiamo ascoltato e anche a Naomi Lazzari per le opere che qui abbiamo collocato, che sono un'anticipazione.
Questa illustrazione che oggi abbiamo sentito rappresenta anche l'inizio di un percorso che vogliamo promuovere all'interno degli spazi del Comune, di Palazzo d'Accursio per arrivare a collocare in quest'aula e nel palazzo, opere d'arte dedicate al mondo femminile, che vedono le donne come artiste, autrici o soggetti che meritino di essere ricordate. In fondo, se noi ci giriamo in quest'aula, troviamo raffigurazioni solo di uomini che hanno fatto grande la nostra città e il nostro Paese, ma, come abbiamo visto e sentito in questa occasione e anche in altre, è soltanto una parte della storia, è soltanto una parte di quello che le istituzioni hanno fatto. Casualmente c'è uno spazio vuoto e sicuramente presto lo riempiremo e proporremo al Consiglio comunale di ospitare una e più opere che ritraggano figure femminili o che siano state realizzate da figure femminili. È un modo oggi per affrontare una giornata nazionale e internazionale, il 25 novembre.
Prima di venire qui sono stato nel cortile d'Onore, abbiamo posto una corona di fiori sulla targa in ricordo delle donne vittime di femminicidi e prima ancora abbiano scoperto una panchina rossa nel quartiere Navile, dedicata ad Alessandra Matteuzzi, la donna uccisa qualche mese fa, fatto dopo il quale una grande marcia promossa dalle donne e dagli uomini di questa città, insieme alla famiglia di Alessandra, ha ricordato a tutti noi quanto sia importante batterci come istituzioni, come movimenti, come cittadini attorno a questo grandissimo tema che riguarda la vita di noi ogni giorno.
Quanto abbiamo sentito prima dalla professoressa Vera Fortunati è frutto di un lungo lavoro, che è stato assicurato anche dall’Archivio storico delle donne artiste, inserito all'interno dell'Archivio storico della Città metropolitana, una fonte molto importante per il nostro Piano per l'uguaglianza e per le tante iniziative che dovremo promuovere. La ringrazio ovviamente per averci raccontato il fenomeno della violenza nell'arte e credo che il linguaggio universale dell'arte debba riportarci innanzitutto a una considerazione: la violenza contro le donne è una grave violazione dei diritti umani, lo dice in modo molto chiaro l'articolo 3 della Convenzione internazionale di Istanbul, che afferma anche che la violenza di genere è l'effetto della disparità politica, economica e sociale tra gli uomini e le donne, e che per eliminarla dovremmo soprattutto ridurre le disuguaglianze che la generano.
Credo che questo sia un punto molto importante della nostra visione del fenomeno. Abbiamo ragionato di questo qualche giorno fa, sempre in questo Consiglio, mi sono permesso di ricordare quella ricerca di Save the Children sulla differenza nell’aspettativa di vita fra le bambine e i bambini ad esempio tra il Sud e il Nord del nostro Paese. Abbiamo visto come una bambina che nasce in Calabria ha quindici anni di aspettativa in meno rispetto a una bambina che nasce al Nord, e questo dato differisce se parliamo di bambini maschi. Stiamo a dieci anni. Questo ci deve far riflettere molto come la vita delle donne, quanto la vita delle donne valga nel nostro Paese.
Noi come istituzioni pubbliche abbiamo il dovere di impegnarci a rafforzare il nostro sistema di protezione e di accoglienza. E voglio ringraziare tutti i centri antiviolenza che oggi partecipano a questa giornata, le rappresentanti che sono qui e tutte le realtà che nel nostro territorio operano. In questi primi mesi, in questo primo anno ci siamo impegnati su una nuova prospettiva non solo incrementando le risorse, scrivendo il Piano per l'uguaglianza; abbiamo introdotto nove filoni di attività, in particolare riguardo all'autonomia lavorativa e quella abitativa delle donne. Più complessivamente, abbiamo deciso anche di promuovere iniziative di stampo culturale, educativo, perché dobbiamo entrare dentro le nostre scuole, in particolare nelle scuole comunali.
Abbiamo detto, dopo la marcia che abbiamo svolto in Bolognina, che dobbiamo introdurre, e stiamo lavorando per questo, una materia all'interno delle scuole comunali fin dalla più giovane età dedicata alle pari opportunità e al rispetto delle donne, perché quello che ci dicono tutte le volte le donne dei centri antiviolenza è che noi siamo intrisi di gesti di quotidiana violenza, di cui a volte non ci rendiamo nemmeno conto. Dobbiamo quindi alzare lo sguardo e sensibilizzare tutta l'opinione pubblica, quella che è fuori dalle istituzioni, tanto quella che è dentro alle istituzioni, che deve avere innanzitutto la sensibilità, il dovere e la capacità di intervenire, di ascoltare, di non lasciare mai nulla al caso, perché basta una denuncia, una segnalazione sottovalutata per poi vedere una escalation che può arrivare anche a un femminicidio. Quindi dobbiamo lavorare verso le nuove generazioni, dobbiamo lavorare per contrastare l'indifferenza e dobbiamo, come uomini, fare uno sforzo maggiore perché è dagli uomini che arriva la violenza contro le donne.
I dati che abbiamo a disposizione nella nostra città sono dati gravi, come purtroppo quelli del resto del nostro Paese; dati che abbiamo visto crescere nella cronaca dei giornali dopo il femminicidio di Alessandra Matteuzzi. Questo non significa che siano aumentati i reati, sono aumentati gli atti: significa semplicemente che se ne parla di più dopo quel femminicidio, dopo l'impegno anche della famiglia, di tutti noi a marciare in strada. E questo è un bene. Significa che non dobbiamo avere paura di parlare di questo argomento, non dobbiamo avere paura di guardare in faccia i numeri, perché dobbiamo assolutamente prendere posizione e intervenire. Sono numeri che riguardano la nostra vita familiare, riguardano i luoghi di lavoro, riguardano le nostre strade, le nostre scuole, i nostri ospedali, i parchi della nostra città, ogni luogo dove questi numeri si verificano. E dietro ogni numero c'è una storia, una storia che qualcuno ha sottovalutato, che qualcuno non ha raccolto o che qualcuno non è stato in grado di fermare. Sono infatti 7.448 le donne accolte nel territorio metropolitano di Bologna dal 2016 al 2020. Questi sono i numeri delle donne accolte, sono solo una parte delle persone coinvolte in queste esperienze. Per farlo abbiamo sottoscritto l'accordo metropolitano per l'accoglienza e l'ospitalità delle donne vittime di violenza di genere: 1.241 solo nel 2021. I firmatari dell'accordo, che risale al 2015, rinnovato nel 2020, integrato nel 2021, si impegnano ogni anno a monitorare l'andamento della violenza raccogliendo i numeri delle donne accolte nel territorio metropolitano. Ovviamente questa analisi pone l’accento sulle caratteristiche sociodemografiche, la violenza subita, le informazioni relative all'autore della violenza, i bisogni principalmente espressi, le modalità con cui ad esempio le donne hanno conosciuto un centro antiviolenza.
Le donne accolte dichiarano che nel 43% dei casi hanno subito violenza di tipo psicologico, nel 29% fisica, seguiti da un 18% che ha subito violenza economica. Il 19% ha contattato le forze dell'ordine prima o dopo l'attivazione del percorso di protezione, ma solo l' 11% ha denunciato l'autore della violenza, che nel 73% dei casi è il partner o l’ex partner, mentre solo nel 2% dei casi la violenza è agita da un estraneo. Nel 45% dei casi le donne sono state inviate ai centri antiviolenza dai servizi sociali del territorio metropolitano e nel 26% dalle forze dell'ordine. Nel 33% dei casi le donne che si sono rivolte al centro antiviolenza sono state indirizzate al servizio sociale, nel 31% hanno interrotto il percorso. Le donne ospitate in pronta accoglienza e in case rifugio si mantengono stabili rispetto all'anno precedente.
Tutti questi dati ci dicono molte cose, è evidente, è bastato elencare alcuni numeri ad esempio rispetto alla violenza familiare o dove si svolgono gli episodi che spesso leggiamo nelle cronache, che sono la punta di un iceberg ben più grande, di cui si ha timore a parlare e che fanno magari molto meno scalpore certo, finché non si arriva ad un femminicidio.
È chiaro quindi che è straordinariamente importante tutto ciò che possiamo fare per sensibilizzare, per formare, per continuare a mettere in rete, per rafforzare i presidi come ad esempio nel 2022, quando abbiamo aumentato, grazie all'accordo che prima citavo, i posti a disposizione per il rifugio di donne in accoglienza: da 44 sono passati a 64.
In occasione del 25 novembre l’ufficio Pari opportunità della Città metropolitana di Bologna ha elaborato una mappa dei servizi sopraccitati e delle scuole che aderiscono alla rete “Ecco”, che collaborano con la Città metropolitana nell'ambito della strategia, che promuovono un'azione di prevenzione sui temi delle pari opportunità, dell'uguaglianza e del contrasto alla violenza e discriminazione. Fanno parte di questa rete 6 centri antiviolenza, 28 sportelli gestiti dai centri stessi, 2 centri per uomini autori di violenza e un gruppo di auto-mutuo aiuto, 4 stanze rosa e 4 punti di ascolto e le 24 scuole ed enti di formazione aderenti alla rete.
Tutto ciò ovviamente viene agito dall'Amministrazione comunale e dal tavolo seguito anche dalla nostra vicesindaca, Emily Clancy, che oggi non può essere presente, perché a casa per un'indisposizione; e a livello metropolitano da Simona Lembi e da tutte le persone che lavorano sia per l'ufficio metropolitano che per l’ufficio diritti della nostra Amministrazione comunale. Questo lavoro è stato importante in particolare sull'autonomia abitativa e lavorativa, come dicevo prima, e devo ringraziare Acer, devo ringraziare tutti gli enti che ci hanno accompagnato in questo, Asp e tutte le realtà che lavorano insieme a noi per trovare delle soluzioni quotidiane.
Particolare importanza ha avuto in quest'ultima stagione l'incremento dei luoghi simbolici, come le panchine rosse. Sono otto le nuove inaugurazioni per questo 25 novembre in vari Comuni della nostra area metropolitana, tra i quali appunto la panchina rossa dedicata ad Alessandra Matteuzzi. A lei credo dobbiamo dedicare questo 25 novembre, accanto a tutte le donne vittime di violenza, sia quelle che purtroppo non ce l'hanno fatta sia quelle che incontriamo spesso inconsapevolmente nei luoghi dove viviamo, perché per i numeri che vi ho descritto, che sono solo una parte della realtà, è molto probabile che ognuno di noi uscendo di casa incontri quasi quotidianamente una donna vittima di violenza. Questo ci deve fare riflettere, ma soprattutto ci deve fare agire, deve fare pensare, noi istituzioni, che non dobbiamo soltanto intraprendere delle azioni quando i giornali ce lo chiedono, ma anzi siamo qui chiamate a mettere in campo delle politiche, degli investimenti, una mobilitazione costante della nostra società anche quando gli argomenti sono scomodi, perché mettono in discussione il nostro stile di vita, la nostra prospettiva o le nostre relazioni interpersonali. E credo che, se vogliamo fermare la morte, come per le questioni che riguardano la violenza in strada e i morti sulla strada, noi in questa città dobbiamo cambiare stile di vita. Non possiamo e non dobbiamo avere paura di cambiare stile di vita, altrimenti continueremo a vedere crescere il numero delle vittime della violenza e tutto ciò che noi inconsapevolmente, a volte consapevolmente accettiamo che continui a esistere nella nostra società. Vi ringrazio".