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Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Roberto Fattori

Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Roberto Fattori (Partito Democratico). "Amiamo le lotterie e temiamo i vaccini Prendo spunto da un articolo del Sole 24 ore che, nel panorama di una comunicazione in cui la ragione sembra avere...

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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Roberto Fattori (Partito Democratico).

"Amiamo le lotterie e temiamo i vaccini

Prendo spunto da un articolo del Sole 24 ore che, nel panorama di una comunicazione in cui la ragione sembra avere completamente ceduto il posto alla pancia, con la conseguenza di scelte basate sull’emotività e non sulla razionalità, prova a mantenere la barra dritta, ricordandoci il nostro dover essere persone pensanti.
In questi giorni ci sono stati alcuni decessi di persone che avevano ricevuto da pochi giorni una dose del vaccino Astra Zeneca e di conseguenza l’AIFA, Agenzia Italiana per il Farmaco, anche se non è stata dimostrata nessuna correlazione con la somministrazione del vaccino, ha giustamente sospeso in via precauzionale la somministrazione dei lotti utilizzati. Magistratura e Istituto Superiore di Sanità stanno effettuando i dovuti approfondimenti. Il problema però è che un numero significativo di persone già prenotate per la somministrazione del vaccino hanno disdetto. Se il fenomeno dovesse estendersi, comprometterebbe in modo significativo lo svolgimento della campagna vaccinale, quando sappiamo bene che il vaccino è l’unico mezzo che abbiamo per sconfiggere il virus.
Allo stesso tempo, 15 milioni di italiani hanno partecipato alla “lotteria degli scontrini”, dove, come in ogni lotteria, i vincitori saranno pochissimi.
I due fatti sono correlati perché la logica che spinge a diffidare dei vaccini è la stessa che spinge a partecipare alle lotterie e, in generale, a quei giochi di azzardo in cui la probabilità di vincere è in realtà bassissima, quasi infinitesima.
Questo perché noi esseri umani abbiamo la tendenza a sovrastimare la probabilità di eventi che in realtà sono estremamente rari, come vincere alla lotteria, o subire gravi reazioni avverse in conseguenza della somministrazione di un vaccino. Allo stesso tempo, questa tendenza si affianca alla tendenza a sottostimare la probabilità che si verifichino eventi che sono molto più frequenti, e di conseguenza molto più probabili. Per fare un esempio, è molto maggiore la probabilità di incorrere in un incidente stradale con gravi conseguenze mentre andiamo a farci somministrare il vaccino, rispetto a quella di avere gravi reazioni avverse in seguito alla somministrazione del vaccino. Però il fatto che le persone siano attirate dalle lotterie, alle quali partecipano sperando di vincere, e che siano allo stesso tempo timorose di fronte ai rarissimi casi di reazioni avverse causate dai vaccini è in realtà prevedibile. Alla base di questa tendenza alla distorsione della stima della probabilità c’è un fenomeno chiamato dagli psicologi “fluidità cognitiva, per cui alcuni scenari mentali che usiamo per valutare la probabilità di certi eventi vengono costruiti più facilmente degli altri.
È facile stampare nella nostra memoria una vincita alla lotteria, così come una morte sospetta, e renderne vivido il ricordo. Di conseguenza tenderemo a sovrastimare la probabilità che si verifichino questi due eventi.
Questo meccanismo lo conosce bene chi trae vantaggio dal gioco d’azzardo, tanto è vero che le notizie di vincite importanti sono ben pubblicizzate, con lo scopo di fare apparire queste vincite più probabili di quanto non siano in realtà. L’industria dell’azzardo ha studiato a fondo questi meccanismi e li usa per generare lauti profitti, mentre le comunicazione, istituzionale o privata, o non li conosce, o li usa deliberatamente nel modo sbagliato, per colpire più l’emotività della razionalità. Occorre essere consapevoli che, nell’uso di qualsiasi farmaco, il rischio zero non esiste. Vale anche per la semplice aspirina. Accanto a un rischio che non sarà mai zero, c’è però la probabilità, molto più alta, tanto da sfiorare a volte la certezza, che quel farmaco funzioni. Un vaccino ha una probabilità molto più alta di salvare vite rispetto a quella di generare gravi reazioni avverse. Nel caso specifico, quello del covid, è molto, ma molto più alta la probabilità, senza vaccino, di essere contagiati e di avere conseguenze gravi, anche letali, rispetto alla probabilità di avere gravi reazioni avverse in seguito alla somministrazione del vaccino.
Solo che le reazioni avverse, quando ci sono, le vediamo, mentre quando il vaccino ci salva la vita, non lo vediamo. È molto più facile percepire una presenza, anche se rarissima, che una assenza, anche se frequentissima. Quindi un evidente paradosso, è che alcune, poche, pochissime, possibili reazioni avverse conseguenza della somministrazione del vaccino a centinaia di migliaia di persone, a milioni di persone, ci spaventano di più di un numero di decessi per covid che, in Italia, si sta avvicinando ai 400 al giorno. Dobbiamo quindi essere consapevoli che, anche a seconda delle modalità di comunicazione adottate, si producono percezioni e reazioni molto differenti. È necessario utilizzare modalità che mettano da parte l’emotività a vantaggio della razionalità, perché sono quelle davvero efficaci per tutelare la salute pubblica, che è il fine che dobbiamo perseguire. C’è una grandissima responsabilità, in questo, non solo da parte di chi fa comunicazione, ma anche da parte di chi questa comunicazione la utilizza per fare le scelte conseguenti. Più testa e meno pancia, più razionalità e meno emotività, più responsabilità e consapevolezza delle conseguenze, per favore".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:51
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