Giorno della Memoria 2021, seduta solenne dei Consigli comunale e metropolitano. L'intervento del presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz
l Consigli comunale e metropolitano di Bologna si sono riuniti oggi, lunedì 25 gennaio, in seduta solenne e congiunta in occasione del Giorno della Memoria. Di seguito l'intervento del presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniel...
Data:
:
l Consigli comunale e metropolitano di Bologna si sono riuniti oggi, lunedì 25 gennaio, in seduta solenne e congiunta in occasione del Giorno della Memoria. Di seguito l'intervento del presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz
Caro sindaco, cara presidente del Consiglio comunale, autorità militari, politiche, civili e religiose, Città di Bologna, shalom. Sono onorato di poter intervenire a questa seduta Solenne del Consiglio comunale, di farlo in rappresentanza della Comunità Ebraica bolognese e unitamente al Rabbino Capo Alberto Sermoneta, in un momento storico in cui sono proprio le Comunità a soffrire l’impossibilità di poter condividere esperienze e momenti di crescita propri di una società responsabile ed evoluta.
Oggi celebriamo la ventunesima edizione del Giorno della Memoria, nella data stabilità a livello internazionale e formalizzata in Italia secondo la legge 211/2000. Non è un giorno di cerimonie che genera cultura di convivenza e memoria, ma un lavoro che dura un anno intero e che Bologna cura col contributo di tutti gli enti appartenenti al Tavolo Istituzionale per la Memoria. Un lavoro che si pone l’impegno e l’obbiettivo di generare in ognuno di noi la volontà di ampliare sempre più la verità. Perché nella Memoria e quindi nella storia risiede la Verità. Emet - verità in ebraico. Quando però la verità non è completa, allora da emet può diventare met, Morte.
L’espressione shalom, pace, è assimilabile a shel emet, che in italiano viene tradotto con "una pace vera", ma che letteralmente significa "una pace di verità". È appropriato ricordare che Bologna ha il privilegio unico al mondo di avere, sulle mura di Palazzo Bocchi in via Goito, una scritta, di non ebrei per non ebrei, in caratteri ebraici, che dice: “O Signore proteggi la mia anima dalle labbra bugiarde e dalla lingua ingannatrice”. Perché solo attraverso la Verità possiamo immaginare un futuro in cui le società potranno rispettarsi e fare della differenza l’unica grande opportunità di crescita sociale, culturale e politica. Dunque la parola Shoah assume sempre più quel carattere universale, alla ricerca di una Verità assoluta. Il giorno della Memoria, per noi italiani, dovrebbe risuonare in una forma rinnovata, come Giorno della Verità, nel ricordo di tutti coloro che non fecero ritorno nelle loro case dai campi di sterminio, convinti che la Memoria è da intendersi come un invito a guardare il mondo e ad impegnarsi di conseguenza, sulla base di quanto si è vissuto veramente.
A più di ottant’anni dalla proclamazione delle leggi razziali del 1938 lo stereotipo antisemita è vivo e presente su un terreno che sottostà alle più diverse genealogie politiche. È pronto per essere usato da chi cerca il nemico a cui attribuire i mali di cui si sente colpito o di cui crede colpita la società. Purtroppo il mix culturale provoca, in alcuni, atti violenti o addirittura azioni terroristiche e va ricordato che gli atti antisemiti provengono da vari mondi: neonazisti o neofascisti, antisraeliani, suprematisti, settori nazionalisti, gruppi settari di ogni tipo. E oggi anche la pandemia che stiamo vivendo ci fa fare i conti con il clima di odio delle nostre società e con il linguaggio dell’odio che induce a tante imprevedibili pratiche di esso. Permettetemi un richiamo alla storia, perché abbiamo il dovere di non dimenticare che proprio nell’Italia del primo ventennio del secolo scorso, in un clima di crisi economica ed incertezze, fu fondato il partito fascista con a capo Benito Mussolini, Duce per i suoi seguaci. Partito il cui programma era piuttosto vago, ma con promesse di ordine per il bene della patria. Mussolini era dotato di grande energia e sapeva ben convincere le folle con discorsi emozionanti.
Anche uomini politici liberali si illusero di potersi servire del fascismo per riportare l’ordine nel paese e salvare lo Stato. Nel 1922, dopo la marcia su Roma, Mussolini salì al potere e diventò il capo del Governo fascista, che rapidamente si trasformò in una dittatura.
Nel 1925 furono promulgate leggi che diedero potere a Mussolini: sciolti i partiti e le associazioni non fasciste, soppressa la libertà di stampa, di parola: la censura e il divieto di pubblicazione divennero strumenti usati abitualmente, fu istituito il confino, ripristinata la pena di morte, istituito il tribunale speciale per processare gli oppositori al fascismo.
Dirigenti e oppositori furono incarcerati e altri andarono in esilio all’estero Un regime totalitario, con il controllo assoluto della vita pubblica e politica, oltre che privata, per imporre agli italiani l’ideologia fascista, ovvero repressione del dissenso e ricerca del consenso.
È giusto ricordare che per molti italiani il fascismo era considerato un male che era necessario accettare! Mussolini avviò una propaganda che lo portò ad avere forte consenso. Pose uno stretto controllo all’insegnamento scolastico ed introdusse il libro di testo unico, i cui contenuti erano accuratamente controllati da commissioni del governo. Nel 1932 tutti i dipendenti pubblici e quindi anche gli insegnanti, dalle elementari all’università, furono obbligati ad iscriversi al partito fascista e a giurare fedeltà al regime. Solo in pochi rifiutarono, con grave danno alla loro carriera. Fino ad arrivare ad aderire al regime nazista di Hitler e alle leggi che in Germania, già dal 1935, discriminavano e perseguitavano gli Ebrei. Il partito fascista attuò una campagna contro gli ebrei, e contro le diversità, che culminò nel novembre 1938 in una serie di provvedimenti che colpirono duramente la comunità ebraica: le leggi razziali, o meglio anti ebraiche e razziste.
Gli ebrei furono esclusi dalle scuole statali e dalle università, come studenti e come insegnanti, fu loro proibito di prestare servizio nell’esercito, fu loro proibito di sposarsi con cittadini ariani o meglio, di razza pura, di lavorare in enti pubblici, di esercitare professioni giornalistiche, di avere domestici ariani, ecc, era loro vietato far parte di associazioni sportive, culturali, professionali, era loro vietato frequentare biblioteche pubbliche, fu loro privata la nazionalità italiana! Nella nostra Italia, 40.000 italiani, furono privati della dignità solo per la colpa di essere nati ebrei! A volte sembra che la storia sia passata invano e il suo insegnamento non riesca ad attecchire nelle coscienze delle persone e allora non possiamo mai stancarci di diffondere la cultura della memoria come investimento per la pace e la tolleranza, in un futuro in cui regni la verità.
Tutte le forme di antisemitismo, razzismo, intolleranza, devono essere condannate, senza se e senza ma. L’indifferenza di ieri e di oggi va condannata, così come è da condannare quanto gli esseri umani hanno fatto o omesso di fare verso altri esseri umani, ieri come oggi. La lotta contro ogni forma di banalizzazione e negazionismo riguarda un concetto di Verità e ricostruzione autentica della storia. Sono valori che non possono prestarsi a scelte di partito o a scelte politiche, ma sono valori che devono unire. Non si può da un lato ricordare la Shoah, commuoversi con i sopravvissuti e riconoscere l’importanza della memoria, e poi dall’altro dimenticare altre Verità. Non si può ricordare e rabbrividire per le torture e lo sterminio nei campi e poi negare libertà, vita e sopravvivenza. Non si può difendere la memoria del lontano passato e dimenticare che nel presente si sta verificando lo stesso odio e le stesse forme di propaganda, prima in Europa e poi nel nostro paese. Oggi, a poco più di ottant’anni da tutto questo, non è accettabile assistere nuovamente a simili soprusi e ingiustizie. Uniamoci per porre resistenza ad ogni forma di intolleranza, di violenza, di negazionismo, di odio, di indifferenza.
Uniamoci per favorire il dialogo tra i popoli, il confronto, la conoscenza. Uniamoci per la verità e la ricostruzione autentica della storia. La negazione alla dignità fa rabbrividire, ma ancor di più ci deve scioccare la negazione della Verità, perché come ci ricorda sempre la senatrice Segre, l’indifferenza è più colpevole della violenza! Grazie Bologna, per dimostrarti sempre pronta a sostenere la storia, la vita, la verità! Perché siamo tutti coscienti che Bologna ha una grande Storia. Sa investire nel presente e disegnare il futuro.