Consiglio comunale, gli interventi d'inizio seduta del consigliere Francesco Errani
Di seguito gli interventi d'inizio seduta del consigliere Francesco Errani (Partito Democratico). "Era il 25 gennaio 2016, quando Giulio Regeni veniva torturato e ucciso in Egitto. Giulio aveva 28 anni ed era un dottorando dell'Università di C...
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Di seguito gli interventi d'inizio seduta del consigliere Francesco Errani (Partito Democratico).
"Era il 25 gennaio 2016, quando Giulio Regeni veniva torturato e ucciso in Egitto. Giulio aveva 28 anni ed era un dottorando dell'Università di Cambridge.
Sono stati 5 anni di depistaggi e di promesse non mantenute.
Pochi giorni fa, la procura di Roma ha individuato in 4 agenti della National Security egiziana i torturatori di Giulio. Nella stanza 13 della sede dei servizi di sicurezza egiziani, Giulio Regeni è stato torturato e seviziato. Non è accettabile che orrori di questo tipo non vengano perseguiti per legge e ringrazio la magistratura Italiana per la professionalità e la determinazione nella ricerca della verità.
Bologna è una città civile, votata alla salvaguardia dei diritti umani, e per questo il Comune di Bologna ha esposto uno striscione per chiedere verità per Giulio Regeni e la scarcerazione di Patrick Zaki.
La dittatura di Al Sisi è un regime violento e corrotto e in ambito europeo m’indigna il conferimento della Legion d'Onore attribuitagli dal Presidente francese Macron. Come cittadino europeo, considero questa scelta una vergogna e ringrazio il giornalista Corrado Augias che restituirà la Legion d’Onore all’Ambasciata Francese, in solidarietà con Giulio Regeni e la sua famiglia.
La famiglia Regeni ha chiesto al Governo il ritiro del nostro ambasciatore Al Cairo, unisco la mia voce a quella dei genitori di Giulio Regeni: è il minimo che possiamo fare.
Credo anche incomprensibile la vendita di armi al regime egiziano. È grave qualsiasi scambio commerciale con l'Egitto. È un tradimento non solo per la famiglia Regeni, ma anche per tutti i cittadini italiani e europei. Bisogna scegliere tra commercio e giustizia.
Intervengo in Consiglio comunale per esprimere nuovamente la mia vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni e alla famiglia di Patrick Zaky.
È importante continuare a sostenere la famiglia Regeni e la campagna di Amnesty International che chiede "Verità per Giulio Regeni" e per chiedere che Patrik Zaky possa essere liberato al più presto.
In Emilia-Romagna, sono 73 i decessi per Covid-19 registrati oggi. 1574 i contagiati, 222 le persone in terapia intensiva e 2831 quelle ricoverate con sintomi. La pandemia Covid-19 ci ha fatto scoprire, sperimentando ciascuno le conseguenze, l'interdipendenza fra le persone e fra le comunità locali, nazionali e globali. La libertà e il benessere individuale sono sempre anche sociali, e l'aiuto reciproco dovrebbe essere una risposta obbligata. In questi mesi, inoltre, abbiamo imparato che le competenze sono importanti, che lo Stato è necessario e che occorre una risposta collettiva per contrastare la pandemia.
Oggi, non sappiamo l'effetto che le riaperture di questi giorni che precedono il Natale avranno sui nuovi casi, sappiamo solo che i decessi arrivano circa una ventina di giorni dopo il contagio. Il virus si trasmette tra persone sufficientemente vicine, senza mascherina o con la mascherina usata male, e la probabilità di contagio aumenta con il tempo in cui si sta in quelle condizioni. Il rispetto delle regole di distanziamento e dei flussi è fondamentale. E naturalmente ogni assembramento di sorta in ogni situazione deve essere vietato.
Prima o poi torneremo alla normalità, e forse saremo persone più consapevoli e sagge, e daremo più importanza alle relazioni umane e alla famiglia, come anche all'ambiente e alla salute delle nostre città.
In questi giorni in cui si avvicina il Natale, è importante non rischiare di vanificare i sacrifici fatti. I Comuni sono in prima linea nella gestione dell’emergenza Coronavirus e la crisi ha riflessi inevitabili sui bilanci di tanti cittadini e famiglie bolognesi, per questa ragione occorrono comportamenti responsabili, solo così possiamo pensare di superare l'emergenza e lavorare finalmente per la ripresa della nostra città.
Nelle carceri italiane, oltre alle carenze strutturali degli edifici, continua a essere allarmante il rischio concreto della diffusione del contagio, anche a causa del sovraffollamento e della carenza di personale della polizia penitenziaria e di educatori. In alcune carceri italiane, il sovraffollamento ha picchi del 200%. All'interno della Casa Circondariale di Bologna, alla Dozza, la capienza massima di 500 persone è ampiamente superata dalle circa 700 presenze.
Il carcere è una realtà in cui il rischio della diffusione del Coronavirus è molto alto: non è previsto il distanziamento sociale, impossibile da applicare nei casi di sovraffollamento: la distanza minima di un metro nelle celle non viene infatti rispettata. Il Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna denuncia come siano almeno 50 i detenuti contagiati e sottolinea l’aggravamento della situazione epidemiologica, anche con alcune persone ricoverate all'esterno.
Il Provveditorato regionale sembra orientato a sospendere i nuovi ingressi presso l'istituto di Bologna, ma temo non sia una misura sufficiente. La situazione è grave e dobbiamo intervenire prima che l’epidemia entri dentro le carceri, causando problemi sanitari e di sicurezza sociale enormi per la nostra città e il Paese, aumentando la pressione per il nostro sistema sanitario nazionale.
La seconda ondata sta avendo un impatto decisamente più grave sul carcere rispetto alla prima. Bisogna ricorrere alle misure alternative e aumentare la detenzione domiciliare per le persone a fine pena, per rispondere sia alla crisi legata al sovraffollamento che all'epidemia Covid-19. Bisogna prevenire l'epidemia, non cercare rimedio dopo la diffusione del contagio.
In uno Stato democratico, vista l'emergenza del Coronavirus, l'amnistia e l'indulto sarebbe provvedimenti necessari.
Una riduzione delle presenze in carcere contribuirebbe positivamente ad affrontare la gestione sanitaria interna della prevenzione e dei focolai, favorendo migliori condizioni lavorative per gli operatori penitenziari e permettendo la prosecuzione in condizioni di sicurezza, delle attività lavorative e formative, di istruzione, culturali o sportive.
Serve una politica di decarcerizzazione, per la tutela del diritto alla salute di detenuti e degli operatori penitenziari.
Il Comune di Bologna, insieme all'Asl e alla direzione della Casa Circondariale, ma anche al comitato locale per la sicurezza, deve programmare test sierologici e tamponi da destinare a tutto il personale penitenziario e a tutte le detenute e i detenuti, al fine di effettuare un costante monitoraggio della situazione. E dobbiamo perseguire l'obiettivo di riduzione delle presenze in carcere, anche partendo dalle persone che presentano maggiori fragilità, affinché possa essere garantita l'efficacia degli interventi di prevenzione e di contenimento della diffusione del contagio, in un'ottica di tutela della salute pubblica".