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Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Gabriella Montera in ricordo di Luigi Mariucci

Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Gabriella Montera (Partito Democratico) in ricordo di Luigi Mariucci a cui il Consiglio comunale ha poi dedicato un minuto di silenzio."Ci ha lasciato Luigi MariucciPochi giorni fa ci ha lasci...

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Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Gabriella Montera (Partito Democratico) in ricordo di Luigi Mariucci a cui il Consiglio comunale ha poi dedicato un minuto di silenzio.

"Ci ha lasciato Luigi Mariucci

Pochi giorni fa ci ha lasciato Luigi Mariucci, docente universitario, giuslavorista, appassionato studioso dei temi del lavoro, dei diritti del lavoro e della tutela della sua dignità.
Potrei commemorare la persona elencando le innumerevoli attività che ha svolto nel corso della vita, ma sarei ripetitiva rispetto a ciò che in questi giorni è stato detto da tante persone che gli hanno testimoniato stima e affetto.
Per me che l’ho conosciuto negli anni 90, e da dipendente della Regione Emilia-Romagna, ho potuto apprezzare l’intelligenza brillante e lo spirito innovativo con cui ha interpretato il ruolo di amministratore, e che ho potuto condividere percorsi politici, ma anche relazioni di amicizia, non è facile parlare dell’uomo pubblico, senza parlare del suo tratto umano, perché le due sfere si sono sempre combinate felicemente.
Tre cose mi piace raccontare, che sono costanti e peculiari della sua esistenza: l’attività continua di ricerca sui temi del lavoro, da docente e giuslavorista, il forte interesse per il federalismo e l’innovazione delle articolazioni dello Stato, e la passione per la politica, linfa che ha alimentato l’intera sua esistenza.
Sulla ricerca, basta elencare alcuni titoli delle tante pubblicazioni e monografie: “Il lavoro decentrato”, “La contrattazione collettiva, "Le fonti del diritto del lavoro - pubblicato nell’ 88 e aggiornato, 15 anni dopo, "Dopo la flessibilità, cosa? Le nuove politiche del lavoro", i saggi dedicati al diritto sindacale, alle relazioni industriali … Senza dimenticare il contributo prezioso offerto con la rivista “Lavoro e Diritto”, di cui è stato condirettore.
In questi scritti colpisce la grande competenza e capacità analitica, e l’incessante impegno tutto orientato ad allertare sul rischio “svalutazione” dei diritti del lavoro, soprattutto dopo la globalizzazione.
Elaborazioni e studi che già alla fine degli anni 80, erano rivelatori di tutti i problemi della contemporaneità esplosi in materia di tutela del lavoro.
Sul contributo straordinario che ha dato alle riforme istituzionali dal 93 al 2000 da assessore regionale, mi limito a citare due sue pubblicazioni e una legge: “La riforma federalista", “Il federalismo preso sul serio: una proposta di riforma per l’Italia” e la legge regionale n. 3 del 99, “Riforma del sistema regionale e locale”, conosciuta non a caso come “Mariucciona”, proprio per la grande portata riformatrice di attuazione delle leggi Bassanini.
Per l’adozione di questa legge, il suo lavoro è stato defatigante e lo ha visto impegnato con grande tenacia sia Roma, presso la conferenza Stato Regioni - come coordinatore nazionale in materia di affari istituzionali - sia in tutto il territorio della regione, dalla pianura agli appennini, con un lavoro certosino, capillare e pedagogico, per far comprendere le ragioni della proposta di riforma.
L’intelligenza brillante e anticipatrice dei processi di riorganizzazione delle autonomie locali, Il fervore che metteva nell’esercizio della delega, difendendo con determinazione, e se necessario, con asprezza le sue idee, erano sempre accompagnati da un’originalità tutta sua! Anche da uomo delle istituzioni non è mai stato conformista, così come da dirigente politico non ha ceduto alla tentazione di semplificare le cose complesse, o alla facile “captatio benevolentia”, che spesso entra a far parte del DNA della classe dirigente.
La passione per la politica non l’ha mai lasciato, anche quando, ritenendo esaurito un compito per cui si era impegnato fino allo spasimo, cambiava orizzonte, senza alcun attaccamento alla poltrona, tanto meno al mantenimento del potere.
Luigi Mariucci era di Forlì, e ha ricevuto l’eredità politica repubblicana del padre, come molte persone della Romagna, ma poi scopre altre passioni che lo faranno spaziare, dall’interesse alle forze della sinistra extraparlamentare alla fine degli anni 60 e negli anni 70, alla collaborazione attiva per la nascita del PDS, subito dopo la svolta di Occhetto, fino all’adesione al Partito Democratico che ad un certo punto si è interrotta! Se dovessi dire quale è stato il punto di non ritorno, direi la riforma del mercato del lavoro con Il “Jobs Act”. La sua storia di giuslavorista sempre vicino alla CGIL (e le parole del segretario generale Landini lo testimoniano), gli hanno impedito di permanere in un partito che dal suo punto di vista – chiedo scusa a Gigi, questa è una mia banalizzazione - era diventato troppo “liberal”.
Per me era un leader naturale: coraggioso quando si trattava di difendere le sue opinioni, senza timore di attaccare i “mostri sacri” della politica, e prudente quando voleva raggiungere obiettivi che riteneva strategici!
Dopo aver lasciato il Partito Democratico ha continuato a lavorare per aggregare le forze di sinistra, tant’è che anche la rete Unirsi gli ha dedicato un saluto speciale.
Mi ero ripromessa di non ripercorrere retoricamente le tappe della sua vita professionale e politica, ma non è facile, perché, ripeto, per me le due cose sono inscindibili!
Tante persone hanno evidenziato gli aspetti caratterizzanti la sua personalità: un’intelligenza arguta, sempre curiosa, una grande ironia, con la quale riusciva a catalizzare l’interesse e a creare ilarità.
Per questo era bello anche solo chiacchierare con lui: trasudava tutto il sapere di un intellettuale, ma con la lievità e la voglia di giocare sui ruoli, sulle persone e con le persone.
Ho avuto il privilegio di frequentarlo insieme a Maria Clara, moglie e compagna di una vita, e mi piace molto ricordare quanto il loro rapporto fosse bello, creativo, forte. La dialettica, soprattutto sui temi della politica, si mischiava alle loro dinamiche relazionali ed era un piacere ascoltare due intelligenze vive che non rinunciavano al confronto, anche aspro, su idee delle volte opposte!
Ci mancherà molto la sua curiosità permanente, la voglia di confronto, la sagacia, l’intelligenza critica, mai convenzionale.
Concludo questo saluto a una persona speciale che se n’è andata troppo presto, abbracciando Maria Clara e il figlio Lorenzo, riportando quanto detto da un amico, che ha usato parole belle e veritiere:
““L'ho conosciuto nel "Comitato Guido Cavalcanti per una costituente della sinistra". Una persona brillante, colta e garbata. Ricordo che fu lui a proporre, per questo gruppo di intellettuali bolognesi in procinto di aderire al PDS nel 1989, un nome così eccentrico. Era ripreso da una delle Lezioni Americane di Italo Calvino, che proponeva il poeta come un esempio di "leggerezza", termine che piaceva molto a Luigi. Cavalcanti era un intellettuale capace di staccarsi dalla pesantezza del mondo com'è, e intuire quello che si prepara. Quella di Mariucci era "una leggerezza pensosa", come diceva Calvino.
Ciao caro Gigi, continua a volare alto!".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:50
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