Question Time, chiarimenti sullo smart working nel settore pubblico e privato
L'assessore Marco Lombardo, ha risposto, in seduta di Question time, alla domanda d'attualità della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo misto) sullo smart working nel settore pubblico e privato.Domanda della consigliera Palumbo:"Visti gli a...
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L'assessore Marco Lombardo, ha risposto, in seduta di Question time, alla domanda d'attualità della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo misto) sullo smart working nel settore pubblico e privato.
Domanda della consigliera Palumbo:
"Visti gli articoli di stampa apparsi in merito all’utilizzo dello smart working nel settore pubblico e privato. Premesso che a seguito della pandemia da Covid-19 molte aziende ed amministrazioni pubbliche hanno dovuto impostare modalità di lavoro a distanza (smart working, lavoro agile) senza tutti gli adempimenti previsti dalla legge. I benefici ottenibili dall’introduzione dello Smart Working da parte delle aziende e delle amministrazioni sono rilevanti e si possono misurare in termini di miglioramento della produttività, riduzione dell’assenteismo e riduzione dei costi per gli spazi fisici, l'Osservatorio Smart Working ha stimato l’incremento di produttività per un lavoratore derivante dall’adozione di un modello “maturo” di Smart Working: nell’ordine del 15%. Da alcuni rappresentanti della società e da alcuni politici sono giunte aspre critiche allo smart working. II Sindaco di Milano, Sala, ha dichiarato: “basta smart Working è ora di ritornare a lavorare” salvo poi ricredersi rilasciando la seguente dichiarazione “Penso che lo smart working debba rientrare tra i diritti dei lavoratori nella nuova era digitale, in un possibile ripensamento adeguato ai tempi, dei diritti e dei doveri in generale”; Pietro Ichino, giuslavorista, ha laconicamente dichiarato che 'lo smart working per i dipendenti pubblici, nella maggior parte dei casi è stata solo una lunga vacanza pressoché totale, retribuita al cento per cento', sminuendo il lavoro portato avanti dai tante lavoratrici e lavoratori del settore pubblico.
Politici locali hanno approfittato della discussione nata intorno allo smart working per attaccare i dipendenti pubblici affermando che sono in numero superiore all’effettivo fabbisogno, c’è invece chi ha apprezzato la flessibilità, l’efficienza e l’efficacia dei dipendenti pubblici come il comune di Torino che ha già dichiarato che un dipendente su cinque in forza al Comune di Torino non tornerà in ufficio, nemmeno nel lontano futuro, a emergenza finita, prevedendo di stabilizzare circa 1.600 persone in regime di telelavoro permanente». Circa il 18% delle 8.600 persone che lavorano per la città. Anche l’Assessore Lombardo ha dichiarato che lo smart working è una risorsa organizzativa valida e che non significa lavorare da casa ma significa lavorare per raggiungere determinati obiettivi e sarebbe auspicabile che l’Amministrazione raggiungesse una percentuale pari al 20% di smart working prevedendo la dovuta formazione dei dipendenti. Specificando che a livello di normativa nazionale, sarebbe opportuno inserire sia il diritto alla connessione, sia il diritto del lavoratore alla disconnessione. Considerato che il lavoro da casa risulta più faticoso soprattutto per le donne che continuano ad assolvere a gran parte del lavoro di cura e che sarebbe più corretto affermare che durante il lockdown sia stato messo in atto l’home work piuttosto che lo smart work.
Pone la seguente domanda di attualità per conoscere il pensiero del Sindaco e della Giunta su questo argomento di grande attualità. Per sapere dall’Amministrazione, se condivide l’idea che lo smart working debba essere su base volontaria e non debba essere home working".
Risposta dell'assessore Lombardo:
"Grazie presidente, grazie consigliera. Come ha già detto la consigliera Palumbo in realtà alcune riflessioni erano presenti nella risposta precedente. Mi limito a riprendere alcuni argomenti, cioè il fatto che il Covid è stato una palestra di smart working. Purtroppo erano anni che l'Unione europea ci dava degli indici di lavoro sullo smart working, ma erano praticamente inutilizzati in Italia, solo il 3% in Italia utilizzava lo smart working, in particolare più la parte privata che non la parte pubblica, tanto è vero che il progetto cui faceva riferimento, il Progetto Vela del Comune di Bologna, era considerato un progetto sperimentale, mentre la media degli altri paesi era sopra il 10%. Dico che il Covid in un qualche modo è stata una palestra di smart working perché il 65% delle persone che abbiamo intervistato sull'argomento ha dichiarato praticamente di aver imparato a lavorare a distanza, quindi per la stragrande maggioranza delle persone è stata la prima volta che in qualche modo utilizzava il lavoro a distanza. Io non ho molto apprezzato le parole sprezzanti usate da Ichino sul fatto che lavorare da casa era come lavorare in vacanza, in questo non credo sia stato rispettoso rispetto a chi invece ha dovuto fare davvero i salti mortali in quelle fasi per continuare a lavorare e mantenere una situazione di conciliazione con i propri ritmi di vita e i tempi familiari. Penso invece che la parte di quella riflessione che voleva essere una provocazione nel dire non possiamo imparare lo smart working così come previsto dalle normative con il lavoro da casa, è invece condivisibile con le riflessioni che facevo prima. Bisognerà valutare in maniera molto attenta la sostenibilità ambientale, quella economica e quella sociale, e siccome so che la consigliera Palumbo è molto attenta ai temi ambientali, dalla survey fatta appunto da chi ha utilizzato il tavolo smart-BO, abbiamo misurato che i chilometri risparmiati in una giornata di lavoro agile sono 162 mila rispetto a chi lo ha utilizzato, o i minuti risparmiati in una giornata di lavoro agile sono 264 mila, quindi equivalgono a 180 giorni, o gli alberi preservati in una sola giornata di lavoro agile sono 1.373. Questo ci dovrebbe far riflettere su qual è l'impatto, ad esempio dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Vero è, e qui invece mi ricollego a una frase che lei citava del sindaco Sala, che non sarà possibile immaginare che nella prossima fase, diciamo quella di settembre, ci possano essere i numeri dello smart working come quelli che abbiamo vissuto. A mio avviso noi non possiamo immaginare di tornare nella fase precedente, perché eravamo indietro, ma non possiamo neanche procedere nella fase attuale. Dobbiamo trovare un punto giusto di equilibrio, ecco perché continuo a ribadire che il 20% di lavoro agile è un numero equilibrato, anche in conformità con gli obiettivi previsti dall'Unione europea, a patto che si faccia formazione su come fare lo smart working vero. Come cambiare il paradigma dell'organizzazione dell'attività lavorativa, come evitare che lo smart working rischi di diventare in un qualche modo extreme working, in particolare per le donne o per chi è diventato da poco genitore. Bisogna anche aggiornare lo statuto dei diritti con due diritti: quello alla connessione, perché non è possibile che si producano diseguaglianze sulla base di dove uno lavora o dove uno è residente, perché ci possono essere anche all'interno del territorio nazionale dei territori svantaggiati, o anche all'interno della stessa regione delle zone, penso alle zone montane, più svantaggiate e il diritto alla disconnessione, perché ho già avuto modo di dirlo anche a voi consiglieri in altre commissioni, non bisogna confondere il lavoro agile con la disponibilità permanente del tempo del lavoratore sulla base delle richieste del datore di lavoro. Quindi il diritto alla disconnessione deve essere un aggiornamento proprio perché il lavoro agile non può essere, ne obbligatoriamente imposto, infatti ci vuole sempre un accordo, oppure che possa essere vissuto in alcuni casi come un diritto, penso per esempio ai lavoratori con disabilità, anche qui, che il rischio non sia quello dell'emarginazione di questi lavoratori perché magari non si vogliono fare gli accomodamenti ragionevoli dentro le aziende. Quindi ci sono rischi e opportunità, sta a noi coglierne i benefici e in qualche modo allontanarne le criticità. Grazie”.