Question Time, chiarimenti sul permesso di soggiorno a rischio per un cittadino del Ghana
L'assessore Marco Lombardo ha risposto, in seduta di Question time, alla domanda d'attualità della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione civica) sul permesso di soggiorno a rischio per un cittadino del Ghana.Domanda della consigliera Cla...
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L'assessore Marco Lombardo ha risposto, in seduta di Question time, alla domanda d'attualità della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione civica) sul permesso di soggiorno a rischio per un cittadino del Ghana.
Domanda della consigliera Clancy
"Viste le notizie relative alla situazione del cittadino del Ghana titolare di protezione umanitaria e impiegato in tirocinio formativo presso la Facoltà di Veterinaria dell'ateneo di Bologna, il cui titolo di soggiorno è oggi a rischio nonostante l'ottimo percorso di accoglienza; pone, al Sindaco e alla Giunta, la seguente domanda di attualità per sapere se siano a conoscenza di questa vicenda e per avere una valutazione in merito".
Risposta dell'assessore Lombardo
“La domanda si riferisce alle recenti notizie di stampa riguardanti la situazione di un giovane cittadino del Ghana, ‘titolare di protezione umanitaria e impiegato in tirocinio formativo presso la Facoltà di Veterinaria dell'Ateneo di Bologna, il cui titolo di soggiorno è oggi a rischio nonostante l'ottimo percorso di accoglienza’.
Nella domanda si chiede al Sindaco e alla Giunta ‘se siano a conoscenza di questa vicenda e per avere una valutazione in merito’.
Mi preme innanzitutto precisare che il giovane cittadino Ghanese non risulta nell'anagrafe delle persone accolte nel progetto Siproimi di cui il Comune di Bologna è titolare, né risulta nell'anagrafe delle persone che si sono rivolte allo Sportello di consulenza legale attivato nell'ambito del progetto.
È presumibile quindi che, a Bologna, il giovane abbia fruito di accoglienza nella rete dei Cas gestiti dalla Prefettura, nel periodo precedente all'approvazione del DL 113/2018, in cui anche all'interno dei CAS (a differenza di oggi) era possibile offrire agli ospiti percorsi di accompagnamento all'inclusione sociale ed all'autonomia lavorativa ed abitativa.
Secondo le valutazioni degli esperti legali del progetto Siproimi, la situazione giuridica del giovane è condizionata dalla decisione che la Corte di Cassazione assumerà in merito al ricorso qualora presentato: se la Cassazione accoglierà la decisione della Corte d'Appello il giovane è condannato alla clandestinità e soggetto a provvedimento di espulsione dal nostro paese, che peraltro difficilmente sarà seguito dall'effettivo accompagnamento alla frontiera. Se invece la Cassazione revocherà la sentenza d'Appello, è presumibile che, non potendo ottenere un Permesso di soggiorno per motivi umanitari, abrogato dal DL 113/2018, gli venga riconosciuto un Permesso di soggiorno per ‘casi speciali regime transitorio’. Questo permesso potrà essere convertito, entro due anni, in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, posto che siano soddisfatte tutte le condizioni previste dalla normativa in relazione al reddito minimo necessario e alla situazione abitativa.
La normativa attuale non gli consente altra possibilità di regolarizzare la propria posizione.
Il ricorso in Cassazione sospenderà la sentenza della Corte d'Appello, ma in attesa del pronunciamento non sarà possibile ottenere una conversione del permesso di soggiorno da motivi umanitari a motivi di lavoro. Tale conversione non ha potuto essere sin qui richiesta, in pendenza del ricorso dell'Avvocatura di Stato avverso la decisione del Tribunale che aveva riconosciuto la Protezione Umanitaria.
Dai dati esperienziali dei nostri uffici sono numerose le persone che, seppure protagoniste di percorsi di inclusione sociale virtuosi, come in questo caso, faticano a regolarizzare o a mantenere la regolarità della propria permanenza nel nostro paese, per la farraginosità delle procedure e l'eccessiva rigidità della normativa di riferimento.
A parere di numerosi esperti, proprio questa normativa non solo favorisce la caduta in condizioni di irregolarità di molte persone, che pure - come questo giovane – avrebbero tutte le condizioni socio-economiche previste, ma anche, questa normativa è considerata il principale ostacolo ad una migrazione altamente qualificata che, piuttosto, si orienta verso altri paesi dell'Unione Europea.
Queste sono le valutazioni che mi sento di fare, non solo rispetto alla vicenda del caso di specie, ma anche tutte le vicende analoghe, che purtroppo vedono nella difficoltà di adempiere agli obblighi normativi situazioni che poi portano a condizioni di irregolarità che non consentono di valorizzare i percorsi l'inclusione, di inserimento e anche di professionalizzazione, che invece grazie all’università di Bologna e a tutto il contesto territoriale, con fatica, si cerca di portare avanti”.