Question Time, chiarimenti su coronavirus e PM10 e misure di restrizione della circolazione
La vicesindaca Valentina Orioli ha risposto oggi alla domanda di attualità della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo Misto Nessuno Resti Indietro) su PM 10 e efficacia delle misure di restrizione della circolazione.
La domanda de...
La vicesindaca Valentina Orioli ha risposto oggi alla domanda di attualità della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo Misto Nessuno Resti Indietro) su PM 10 e efficacia delle misure di restrizione della circolazione.
La domanda della consigliera Palumbo
Visto che in questo periodo si sta verificando la riduzione degli inquinanti in atmosfera per effetto delle misure contro il coronavirus, in particolare si è verificata una riduzione di NO2 in pianura padana del 50% che ha confermato la correlazione tra diminuzione delle emissioni e diminuzione del traffico veicolare registrato in queste settimane. Visti gli articoli di stampa apparsi in merito al fatto che le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria di Arpae dell’Emilia-Romagna hanno registrato valori estremamente elevati di particolato PM10. Considerato che i valori di particolato PM2.5 si sono mantenuti pressoché invariati, ha indotto i tecnici a studiare il fenomeno e la spiegazione è stata individuata nell’arrivo, sull’Europa centrale, di una grande massa d’aria proveniente dall’Est europeo, che ha investito anche la nostra regione trasportando elevate concentrazioni di polveri. Premesso che se non fossimo stati in piena emergenza COVID-19, l’aumento delle PM10 avrebbe fatto scattare le misure emergenziali di limitazione della circolazione di auto, cosa attualmente già in essere dati i blocchi della circolazione a causa dei vari DPCM e ordinanze regionali e comunali.
Pone la seguente domanda di attualità
Per avere dal Sindaco e dalla Giunta una valutazione politica-amministrativa sul tema.
Per sapere dall’Amministrazione se non ritenga che, le restrizioni alla circolazione che scattano automaticamente in seguito all’aumento riscontrato degli inquinanti dell’aria, siano poco efficaci.
Per sapere inoltre se non intenda individuare misure più efficaci per il miglioramento della qualità dell’aria, appurato che che le emissioni da traffico veicolare e altre attività umane sono di gran lunga il fattore determinante.
La risposta della vicesindaca Orioli
"Gentilissima consigliera Palumbo, nelle ultime settimane si sono registrati diversi episodi con implicazioni e risvolti sul tema della qualità dell’aria. La nostra Amministrazione segue con grande interesse gli sviluppi che ne derivano ed allo stesso tempo è interessata ad arricchire il know-how a supporto dei processi decisionali, facendo però attenzione a distinguere i contributi validi e rigorosi frutto di approfondite ricerche ed analisi, da quelli realizzati in maniera sommaria e privi di basi scientifiche.
La ricerca realizzata dagli studiosi del Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA), che ha analizzato gli effetti sulla qualità dell’aria delle misure di limitazione della mobilità adottate prima in Lombardia e Veneto a partire dal 23 febbraio e poi estese a tutto il territorio nazionale a partire dall’11 marzo, è sicuramente un utile approfondimento. Come era lecito attendersi, emerge una riduzione delle concentrazioni di biossido di azoto prossima al 50% nelle ultime settimane. Il dato non sorprende troppo essendo l’NO2 un sottoprodotto dei processi di combustione, quali ad esempio quelli che avvengono nei motori endotermici dei veicoli tradizionali. Più complessa è invece la risposta del particolato, in parte emes dalla trasformazione di altre sostanze reattive (particolato secondario), quali l’ammoniaca, gli ossidi di azoto, i composti organici volatili, emesse da molte fonti diverse. Rarissime volte, anche cause naturali possono determinare situazioni di criticità, come successo nello scorso fine-settimana in cui tutte le centraline della rete Arpae hanno registrato elevatissime concentrazioni di PM10, comprese tra 100-140 microgrammi/metrocubo, valori più che doppi rispetto al limite giornaliero di 50 microgrammi/metrocubo!
Non mi dilungherei troppo sulla genesi, in quanto gli studiosi ne hanno riconosciuto le cause in un eccezionale trasporto di masse d’aria contenenti polveri e provenienti dall’area del Mar Caspio che hanno attraversato il Mar Nero e la penisola balcanica, fino a raggiungere il centro-nord Italia. Si è trattato di un fenomeno più unico che raro, difficilmente ripetibile che tuttavia influirà sul numero annuale di superamenti del valore limite di concentrazione del PM10.
Le problematiche della qualità dell’aria sono state ampiamente dibattute anche durante il meeting Prepair, il progetto LIFE finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano, tenutosi il 31 marzo e 1 aprile in modalità videoconferenza. Il grande riscontro mediatico delle informazioni a riguardo e la necessità di diffondere informazioni quanto più precise, hanno indotto i coordinatori a dedicare un’apposita sessione all’approfondimento degli effetti delle restrizioni Covid-19 sull’inquinamento atmosferico. Tra i partner di progetto vi sono le regioni del bacino padano e le rispettive agenzie regionali, una rappresentanza slovena e i comuni di Milano e Torino. I partecipanti si sono impegnati in un’attenta ricognizione delle informazioni necessarie per uno studio scientifico di comprovata validità e delle fonti cui poter attingere. Ciascun Ente fornirà i dati di propria competenza che confluiranno in un Report di approfondimento. In questo modo sarà disponibile un quadro più preciso del trend dei principali indicatori della qualità dell’aria nell’ultimo periodo. In aggiunta i dati saranno confrontati con gli anni precedenti, e soprattutto correlati in maniera imprescindibile a informazioni di tipo metereologico, flussi di traffico, consumi di biomasse, consumi energetici in ambito residenziale e produttivo, attività agricole.
Al termine dei lavori del gruppo si potranno quantificare in maniera approfondita le variazioni delle emissioni correlate alle misure di limitazione COVID-19 e costruire un dataset funzionale ad indagini epidemiologiche. Tali evidenze costituiranno poi un importante strumento conoscitivo e di supporto alla pianificazione per Regioni ed Enti locali. Seguirà un’adeguata attività di comunicazione attraverso i siti istituzionali.
Le discussioni finora svolte confermano in ogni modo un concetto più volte ribadito: l’estrema complessità del fenomeno dell’inquinamento atmosferico. Nel lungo periodo, ad una riduzione delle emissioni su larga scala, si osserverà una riduzione delle concentrazioni. Di conseguenza non è sufficiente abbattere il singolo contributo del traffico veicolare per ottenere risultati importanti ma servono azioni coordinate tra tutti i settori emissivi (attività produttive, trasporto merci, produzione energetica, riscaldamento edifici, agricoltura). Nel breve periodo sono le condizioni meteo ad avere un’influenza maggiore. Per questo motivo le misure emergenziali, ed ancor meno le domeniche ecologiche sono di scarsa utilità, come sottolineato anche dai tecnici Arpae. Può succedere nel breve periodo che ad una riduzione delle emissioni faccia seguito un aumento delle concentrazioni. Questo perché i valori potrebbero risentire del trasporto da altre zone, oppure che l’inquinamento si distribuisca su un volume più ridotto per diminuzione dell'altezza dello strato rimescolato, oppure che diventi meno efficiente la dispersione ad opera del vento, oppure potrebbero attivarsi quei processi di formazione di inquinanti di origine secondaria citati precedentemente. Queste considerazioni evidenziano dunque l’inefficacia delle misure a breve termine, a parità di condizioni meteo ovviamente.
Attualmente le misure emergenziali sono scadute. Erano previste dal 1 ottobre 2019 al 31 marzo 2020 nei Comuni aderenti al PAIR (Comuni con più di 30.000 abitanti e Comuni dell ́agglomerato urbano bolognese). I provvedimenti riguardano le limitazioni alla circolazione di alcune categorie di veicoli, regolamentazione delle temperature di riscaldamento degli edifici, uso degli impianti a biomassa, e si attivano in caso di sforamento dei limiti di legge per il PM10 per 3 giorni consecutivi registrati nei giorni precedenti la giornata di controllo fissata tutti i lunedì e giovedì.
Sono azioni espressamente stabilite dal Piano Aria Integrato Regionale ed i Comuni hanno l’obbligo di recepirle."