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Istruttoria pubblica sul disagio abitativo, l'intervento di Marco Guerzoni, tecnico del Comune di Bologna

Nel pomeriggio di oggi, nell'aula del Consiglio comunale di Palazzo d'Accursio, si tiene la prima seduta dell'Istruttoria pubblica sul disagio abitativo. Di seguito l'intervento di Marco Guerzoni, tecnico del Comune di Bologna indicato dalla Giunta."...

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Nel pomeriggio di oggi, nell'aula del Consiglio comunale di Palazzo d'Accursio, si tiene la prima seduta dell'Istruttoria pubblica sul disagio abitativo. Di seguito l'intervento di Marco Guerzoni, tecnico del Comune di Bologna indicato dalla Giunta.

"Negli ultimi 10 anni la popolazione del Comune di Bologna è cresciuta di 15.692 abitanti residenti, a cui corrispondono 9.788 famiglie. Rispetto a dieci anni fa è come se si fosse aggiunta la popolazione equivalente al Comune di Castenaso. Conferma di un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni del secolo scorso, esito della sovrapposizione di diverse forze (lavoro, università, qualità della vita ecc.) e a differenti dinamiche (migrazioni da altri luoghi in particolare).

Questo sviluppo non è naturalmente uniforme in tutte le zone di Bologna. Se prendiamo due ambiti della città come il “centro storico” e la Bolognina di piazza dell’unità, che per diversi motivi sono al centro del dibattito pubblico, si ha un idea delle differenze.

La popolazione residente del centro storico è sostanzialmente stabile (il bilancio è negativo per soli 42 individui in 10 anni) mentre le famiglie continuano a crescere (segno di un evidente riduzione della dimensione dei nuclei, cioè famiglie sempre più piccole..e singles). Il centro storico quindi, dal punto di vista demografico (prendendo a riferimento i residenti) sta meno bene di altri luoghi ma si mantiene stabile; esso è anche il recapito privilegiato di altri cittadini (studenti, lavoratori dei servizi, ecc) che ne riscrivono la grammatica. E’ il luogo più “conteso” della città: differenti popolazioni lo usano/consumano simultaneamente, ne producono il senso, lo mantengono, generando in qualche modo un “conflitto” (d’uso appunto) che va governato.

La Bolognina ha invece performances di sviluppo demografico al di sopra della media comunale, sia per popolazione che per famiglie residenti. Qui vale la pena segnalare anche il carattere popolare di questa porzione di città: quasi un abitante residente su quattro vive in un alloggio pubblico, ed è quindi certamente da annoverare in quel ceto “operaio” che caratterizza questo luogo: un’incidenza tra le più rilevanti della città, che conferma “la Bolognina” come uno dei quartieri più “popolari” di Bologna. Di più: a seguito dei progetti di sviluppo dell’edilizia sociale dell’amministrazione (“mille case per Bologna” e altro) tra pochi anni quasi un abitante su tre, in questa parte di città, abiterà in un alloggio sociale. Questo, tra l’altro, serve a fugare ogni presunta tendenza alla “gentrification” (cioè all’espulsione dei ceti popolari a seguito delle trasformazioni urbanistiche, e alla conseguente selezione verso l’alto dei nuovi residenti).

Nello stesso periodo gli studenti universitari “fuori sede” iscritti al campus Bolognese (cioè alle sedi didattiche della città) sono aumentati di circa 3.600 unità (lo scorso anno erano circa 31 mila, cioè la metà degli studenti iscritti). Per dire che nonostante alcuni squilibri certamente presenti, la città e la sua università sono ancora molto attrattivi, e – guardando questi numeri – non si ravvisano fenomeni di “fuga” dall’ateneo né tanto meno di disaffezione conclamata verso la città. L’offerta di posti letto negli studentati pubblici è rimasta sostanzialmente stabile. Dal che si deduce che la gran parte di questi nuovi arrivati ha trovato alloggio in un appartamento del mercato privato.
Si parla spesso di emergenza, riferendosi alla questione abitativa.

Prima, tra tutte le emergenze, è quella legata agli sfratti per morosità, fenomeno manifestatosi e cresciuto negli anni della crisi. Il picco più rilevante di sfratti in città c’è stato nel 2014, con quasi 1.300 sfratti emessi, che tra l’altro rappresentavano la stragrande maggioranza degli sfratti dell’intera provincia. Oggi, per diversi motivi certamente legati alla ripresa dell’economia e del lavoro, ma anche all’efficacia di alcune misure sociali introdotte dall’amministrazione, la situazione si è notevolmente ridimensionata, al punto che l’ultima rilevazione del Ministero dell’Interno riferita al 2018, riporta le lancette del fenomeno agli anni pre-crisi: 365 sfratti di oggi, contro i 1.300 di 4 anni fa, raccontano che, con ogni probabilità, la parte acuta dell’emergenza è finita.

Altra emergenza, quella dell’aumento del valore dei canoni d’affitto. Per intendere se davvero in questi anni ci sono stati aumenti rilevanti dei canoni, bisogna riferirsi agli Accordi che disciplinano il “canone concordato” e all’osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate. Relativamente ai “canoni concordati” i valori applicati oggi sono gli stessi di 5 anni fa, quando furono ridotti del 10% (in media) rispetto a quelli applicabili dal 2010. Il volume complessivo dei contratti di questo tipo è cresciuto e oggi rappresentano circa il 50% dei contratti che complessivamente si siglano a Bologna (un record a livello nazionale). Anche l’Agenzia delle entrate conferma che nello stesso periodo vi è stata una contrazione dei canoni di mercato, più marcata nelle zone centrali della città rispetto a quelle periferiche.

Se ogni famiglia trova casa in un alloggio, e ogni studente, o “city users”, ha necessità di un luogo in cui alloggiare temporaneamente, è interessante mettere in parallelo questo sviluppo (di famiglie, studenti, ecc) con quello dell’attività edilizia in città; non quindi le previsioni teoriche inserite nei piani urbanistici ma le realizzazioni compiute negli ultimi anni. Si appena accennato al fatto che negli ultimi 10 anni ci sono diversi “segni +”: +9.800 famiglie, +3.600 studenti, molti + turisti. Ma le case? Sono aumentate, nello stesso periodo di 3.600 unità (nuovi alloggi derivanti, in parte consistente, da ristrutturazioni, frazionamenti e cambi d’uso). E’ quindi assai probabile che sia stato messo in gioco il patrimonio di alloggi vuoti, segnalati dal censimento del 2011, in cui molta parte delle nuove famiglie (e dei nuovi studenti, turisti, ecc.) ha trovato abitazione.

La somma di queste considerazioni porta infine a dire che Bologna ha bisogno di più alloggi in locazione, ben collocati, accessibili (sia in termini fisici che economici), flessibili nella loro gestione. Un obiettivo che va confermato nel prossimo Piano Urbanistico Generale".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:46
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