Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica). "Solidarietà a Carola Rackete.Nei giorni scorsi ci si sarebbe potuti vergognare spesso di essere italiani. Per esempio guardando i video degli astanti...
Data:
:
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica).
"Solidarietà a Carola Rackete.
Nei giorni scorsi ci si sarebbe potuti vergognare spesso di essere italiani. Per esempio guardando i video degli astanti, allo sbarco della SeaWatch, entusiastici sostenitori del governo che hanno riservato i peggiori appellativi alla capitana Rackete, augurandole lo stupro. Ma in fondo non possiamo lasciarci turbare da comportamenti al di sotto della soglia della dignità umana, dobbiamo ripensare alle piazze di solidarietà alla SeaWatch, quella della nostra città e di tutte le città d’Italia. Potremmo vergognarci di essere italiani nel leggere un’informazione così lontana dalla realtà dei fatti, un Ministro della Repubblica che dipinge l’ONG come una nave pirata e criminalizza la sua capitana. Per fortuna alcune testate, Valigiablu, Internazionale, Repubblica, hanno fatto ciò che dovrebbe fare chiunque si approcci al caso Seawatch, interpellare alcuni esperti.
La domanda era chiara: la comandante Carola Rackete ha davvero commesso un reato forzando il blocco delle autorità italiane per far sbarcare 40 migranti allo stremo dopo 17 giorni in mare? Un ex comandante della Guardia Costiera, un avvocato, un docente universitario hanno risposto: no.
La comandante finita ai domiciliari ha commesso "atti di resistenza o violenza contro una nave da guerra nazionale", come le viene contestato con l'articolo 1100 del codice della navigazione? No.
Ci sono precedenti simili a quello della Sea Watch, per capire quali decisioni hanno poi adottato i tribunali italiani? Sì, un caso simile di quindici anni fa, quando la nave Cap Anamur forzò il blocco navale imposto dal governo Berlusconi, per impedire lo sbarco a Porto Empedocle dei naufraghi salvati. Dopo anni il tribunale di Agrigento assolse gli imputati per aver agito in presenza di una causa di giustificazione prevista dal nostro codice penale: avevano adempiuto un dovere, quello di salvare delle persone in mare, dovere contemplato dalle convenzioni internazionali.
La SeaWatch3 si è diretta verso Lampedusa perché le leggi internazionali chiedono di portare le persone soccorse nel primo porto sicuro.
Le persone non si possono riportare in Libia, come suggeriscono esponenti della maggioranza di governo, perché la Libia non è un luogo sicuro: c’è una guerra in corso e i migranti vengono tenuti in campi di concentramento dove subiscono le peggiori torture, come noto a tutti gli osservatori internazionali. C’è chi ha insinuato che i migranti dovessero essere portati a Malta: falso.
Lampedusa distava 116 miglia nautiche dal punto dove sono stati salvati i migranti, rispetto alle 160 di Malta. La legge parla chiaro: primo porto sicuro. Aggiungo, sempre per contrastare le fake news, che Malta ha accolto in proporzione molti più migranti dell’Italia. Tra 2011 e 2017 su 1000 abitanti Malta ha ricevuto 27,04 richieste di asilo, contro le 7,89 ricevute in Italia. C’è chi ha sbraitato che potevano essere portati in Tunisia. Falso. La Tunisia non è un porto sicuro, non ha firmato la Convenzione di Ginevra e in passato ha già riportato i migranti in Libia.
Ancora, ricordo che decine di città in Europa, in Germania ad esempio, si sono offerte di accogliere i migranti della Sea Watch, tuttavia mancano gli accordi internazionali. Non vi stupirà sapere che il Ministro degli Interni, che dovrebbe partecipare a queste riunioni in Europa nell’esercizio delle sue funzioni, ne ha disertate 6 su 7. Così come la Lega ha disertato tutte le 22 riunioni di negoziato sulla modifica del
Regolamento di Dublino al Parlamento Europeo, per poi astenersi al voto finale mentre il Movimento 5 stelle votò addirittura contro. Difficile fare accordi con gli assenti, no? E anche creare una strategia su come affrontare l’immigrazione insieme a livello europeo, se si vota contro alla riforma che lo renderebbe possibile e non si lotta per farla passare in Consiglio, dopo il voto in Parlamento.
La Sea Watch potrà aver violato il Decreto Salvini, ma voglio illuminarvi: fortunatamente in diritto esiste una gerarchia delle fonti, e l’articolo 10 della nostra Costituzione, oltre che le leggi internazionali del mare, hanno un primato su un decreto che presenta moltissimi profili di incostituzionalità.
La comandante Rackete si è trovata a fronteggiare una scelta molto difficile: violare una norma di un decreto italiano o venir meno agli obblighi stabiliti dai trattati internazionali.
L’Onu ha inviato una lettera all'Italia sul decreto 'Sicurezza bis', ricordando un concetto basilare: il diritto alla vita e il principio di non respingimento, che sono stabiliti dai trattati internazionali, prevalgono sulla legislazione nazionale.
Carola Rackete doveva portare al sicuro queste persone, come ha dichiarato lei stessa, e l’ha fatto.
Il padre di Carola Rackete, Ekkehart Rackete, ha detto alle agenzie stampa che non è preoccupato perché considera l’Italia "uno Stato di diritto”. Spero presto di poterla rassicurare sul fatto che sì, siamo ancora in uno stato di diritto, signor Rackete. Intendiamo rimanga tale, e lo difenderemo applicando la nostra Costituzione. Quella su cui avrebbe giurato il Ministro degli Interni.
Solidarietà a Carola Rackete, a tutto l’equipaggio della SeaWatch3 e ai migranti e alle migranti da essa soccorsi, per ciò che il nostro paese vi ha costretti a subire".