Question Time, chiarimenti su chiusura dell’HUB di via Mattei e politiche dell'accoglienza
L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità della Emily Clancy (Coalizione civica) e del consigliere Claudio Mazzanti (Partito Democratico) sulla chiusura dell’HUB di via ...
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L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità della Emily Clancy (Coalizione civica) e del consigliere Claudio Mazzanti (Partito Democratico) sulla chiusura dell’HUB di via Mattei.
Domanda della consigliera Clancy
"Vista la vicenda che ha interessato l'HUB di via Mattei; chiede al Sindaco e alla Giunta se vi siano ulteriori informazioni sui tempi e le modalità di riapertura della struttura; quale ruolo intende svolgere l'Amministrazione Comunale perché sia garantito supporto alle ospiti e agli ospiti della struttura che hanno scelto di rimanere sul nostro territorio e perché sia garantita continuità occupazionale alle operatrici e agli operatori ivi impiegati; una valutazione politico amministrativa della gestione dello sgombero della struttura, in relazione alle modalità e alla tempistica del suo svolgimento".
Domanda del consigliere Mazzanti
"In riferimento agli articoli di stampa sulla chiusura improvvisa dell'Hub di Via Mattei chiede al Sindaco e alla Giunta una valutazione politico-amministrativa sul futuro dell'Hub e sulle politiche dell'accoglienza, considerato l'incapacità dolosa del Minstero dell'Interno e il pesante onere a carico dei comuni e di tutti gli altri enti territoriali
Risposta dell'assessore Barigazzi
"Assieme al collega Lombardo, che ringrazio in maniera particolare per tutte queste giornate in cui ci siamo divisi un po’ i lavori con un unico obiettivo, abbiamo già mandato alla Prefettura una lettera formale per chiedere un incontro sia sul tema occupazionale che sui temi della riapertura e della durata dei lavori. Al più presto, appena avremo l’incontro, potremo dare ragguagli. Avendo continuato a lavorare con il Prefetto con spirito di collaborazione, anche io ho sentito informalmente l’estate o dopo estate, anche se detta così è un po’ generica perché se la prendo dal punto di vista astronomico, vuol dire anche primo ottobre. Quindi bisogna capire davvero che tipi di lavori saranno effettuati, anche se sono già stati un po’ detti, e la data. Sapendo che c’è anche la questione della gara aperta e che andrà tarata, a questo punto, anche sulla riapertura del centro che, come sapete, non sarà più un Hub ma diventa un grande Cas, perché quel sistema di accoglienza è stato ri-orientato a un’altra logica politica. Ricordo a tutti che l’Hub era il luogo in cui bisognava stare poco e poi essere smistati ai centri di prima accoglienza che erano i Cas e poi negli Sprar, in quello che ormai in tutta Italia viene definito il modello Bologna; noi avevamo pensato di far diventare tutti i Cas, appunto, Sprar. Anche nelle emergenze più drammatiche il modello ha funzionato, perché sono passate veramente quasi trentamila persone in questi anni, anche nei momenti più affollati del fenomeno migratorio. L’idea era appunto quella di coltivare questa integrazione diffusa che rifuggiva dall’ammassare persone nei luoghi in numero ampio. Tutto questo ha avuto una torsione, c’è una logica politica completamente diversa, a mio avviso sbagliata, che considera sempre emergenziale e assistenziale questo tema dei flussi migratori perché il vero tema di cui ci dovremo occupare oggi è sullo sfondo ed è: che fine farà il sistema di accoglienza dei Cas? Poiché credo dovranno essere banditi i nuovi bandi, anche questo chiederemo naturalmente, ricordo che sono circa 600 le persone nell’area metropolitana e che con i capitolati che il Ministero dell’Interno ha messo a disposizione delle Prefetture si va da un minimo di 50 ad un massimo di 300. Quindi io non so che idea si ha delle maxi strutture che, da una parte il Ministro dice che vuole chiudere riferendosi all’Hub, però se nel capitolato c’è che io posso mettere dentro fino a 300 persone è evidente che abbassando la quota pro die è gioco forza che chi vorrà partecipare si troverà molto più orientato, naturalmente laddove i bandi gliene daranno la possibilità e temo che gliela daranno – perché così possono essere fatti – di ammassare le persone in un luogo qualsiasi della provincia anche fino a 300 persone. Sullo sfondo abbiamo un tema di come un sistema che era stato costruito possa sopravvivere a questa torsione sia, a causa della minore contribuzione che viene fatta, il tema occupazionale. Dovremo davvero cercare di riprendere le fila di un ragionamento che non è solo quello del rapporto con la Prefettura, che immagino ci sarà e continuerà ad andare avanti, ma proprio della costruzione di un modello che qui viene fortemente messo in discussione.
Per quanto riguarda i temi occupazionali abbiamo voluto assumere questo ruolo di regia, ci è sembrato opportuno, anche per come erano andate le cose, per il precipitare degli eventi. Seppure è vero che nell’Hub di via Mattei quel contratto scadeva il 30 giugno, esistono delle clausole sociali in quel contratto, e quando è stato stipulato non si parlava di lavori, addirittura era stato pubblicato un bando quindi, come dire, legittimamente, chi stava in quel settore almeno si aspettava un bando che dava soluzioni di continuità rispetto a quella struttura per chi ci lavorava prospettive di carattere diverso. Ieri abbiamo incontrato sia gli operatori economici, il mondo cooperativo e tutti i sindacati che rappresentano i molti lavoratori. Abbiamo stilato tre obiettivi condivisi: la necessità di garanzie di continuità al reddito, attivando degli ammortizzatori sociali, il Fis, in primo luogo sapendo che il perimento del bando si contrae rispetto a quello precedente e anche la contribuzione economica e il Fis andrà adattato rispetto al passato; la necessità di garantire la continuità occupazionale anche in forza dell’utilizzo della clausola sociale presente nell’appalto e l’impegno, a me sembra quello di prospettiva più strategico, a favorire le prospettive occupazionali e la salvaguardia della professionalità in questo settore. Qui spendo una parola per dire che le tante iniziative che si stanno producendo in altri settori più strutturati della nostra società, penso ai lavoratori del Mercatone, gli argomenti che segue l’assessore Lombardo con grande continuità e vigore, dovrebbero anche riguardare questo settore: qui si stima che ci siano quasi 50mila persone in tutta Italia – do un dato che ho letto e non so se la fonte sia del tutto corretta ma non credo che siamo molto lontani dalla realtà – che, con questa riorganizzazione di tutto il sistema, dovranno comunque vedere prospettive occupazionali (perché spesso sono professionalità che non riguardano solo pasti e pulizie, che possono continuare con i nuovi bandi, ma spesso sono persone laureate che hanno fatto, ad esempio, della tutela legale un nuovo settore, sono quelli del terzo settore, gli educatori e i mediatori culturali, tutte persone che ci vorranno all’interno di una società che prevede di controllare e gestire un fenomeno migratorio importante e che comunque continuerà. Quindi credo che analogamente ad altri settori bisognerà porsi il tema di tutelare anche quel settore perché non vorrei che tutelassimo solo quelli che sono tradizionalmente i settori portanti dell’industria nel nostro Paese, e che questi che invece sono in un settore sottoposto a continui dibattiti, spesso molto ideologizzati, fossero emarginati da una parte e non si dovesse prendere a mano le sorti di queste persone che, ricordo, spesso sono giovani e donne. La gran parte è presenza femminile e la gran parte sono giovani e creano capacità di occupazione e di ricchezza. Anche su questo abbiamo chiesto di aprire il tavolo con la Prefettura, perché ci vorranno tutte le istituzioni che possono attivare questi percorsi sul lavoro, non è certo il Comune ma il Comune continuerà a essere il soggetto che sostiene, supporta e crea le condizioni perché tutti si siedano attorno al tavolo per cercare di dare risposta anche dal punto di vista occupazionale.
Noi dovremmo anche sviluppare, nella formazione del discorso pubblico, che spesso è anche il processo di costruzione simbolico e sociale della realtà e quindi contribuisce alla formazione delle politiche pubbliche, un grande dibattito, scevro da appesantimenti ideologici su molte delle immagini che quotidianamente sono consolidate e vanno sotto i termini di sicurezza, buonismo, pietismo, e alla fine definiscono le chiavi interpretative prevalenti del fenomeno migratorio. Se non usciamo da alcune immagini stereotipate o il dibattito diventa tutto ideologico o diventa un dibattito falso, perché quelle immagini danno l’idea di una congiunzione tra fenomeno migratorio e temi o della sicurezza o della crisi o si viene etichettati come buonisti, pietisti e quant’altro, mai in termini di livelli di convivenza, mai in termini di diritti e di doveri, mai in termini di una possibile integrazione e creazione di percorsi di cittadinanza, nel rispetto ovviamente delle leggi di questo Paese, e, aggiungo, dei valori su cui si fonda la nostra Costituzione. Forse un dibattito più ampio, scevro da appesantimenti ideologici e più puntato su quali livelli di convivenza si possano assumere per questo Paese nei prossimi anni, farebbe molto bene alla comunità nazionale, che magari spesso questo fenomeno lo traduce, perché viene portata a farlo dalle politiche pubbliche, in cui oggi sono prevalenti i sentimenti di rabbia e antagonismo, che spesso sono sentimenti di rabbia e antagonismo tra chi è nelle medesime condizioni, cioè chi si lamenta del welfare che verrebbe solo dato agli immigrati e non agli italiani. Credo che questo dibattito si debba fare perché potrebbe essere foriero anche di novità, in un più forte radicamento tra ciò che si pensa a livello centrale e ciò che si dovrebbe fare nelle comunità locali, perché è nelle comunità territoriali che si scarica sempre questo dibattito, quindi credo che anche un assetto diverso tra le decisioni nazionali e le decisioni territoriali debba essere preso. Il Sindaco lanciava oggi una proposta che era quella delle convenzioni con i comuni nel sistema di integrazione, se da una parte si contrae e lo si fa diventare custodia, il Sindaco recuperava quell’idea delle convenzioni con i comuni per quegli elementi di integrazione, di insegnamento della lingua, di supporto ai percorsi delle persone che preludono tra l’altro ad un’integrazione e a un loro diventare cittadini di questo stato. Credo che se si dibattesse su questo si uscirebbe dalle miserie su cui spesso dobbiamo dibattere tutti i giorni e riusciremo a fare un salto di qualità, che è la proprietà che dovrebbe avere la politica e portare questo ragionamento tra la gente comune, che vive la propria vita e si scontra quotidianamente con i problemi del rapporto con le altre culture ad un livello più alto, come dicevo prima, per arrivare a quella che è l’ambizione di una politica seria: elevare i livelli di convivenza in un mondo che sarà sempre più interconnesso".
Domanda della consigliera Clancy
"Vista la vicenda che ha interessato l'HUB di via Mattei; chiede al Sindaco e alla Giunta se vi siano ulteriori informazioni sui tempi e le modalità di riapertura della struttura; quale ruolo intende svolgere l'Amministrazione Comunale perché sia garantito supporto alle ospiti e agli ospiti della struttura che hanno scelto di rimanere sul nostro territorio e perché sia garantita continuità occupazionale alle operatrici e agli operatori ivi impiegati; una valutazione politico amministrativa della gestione dello sgombero della struttura, in relazione alle modalità e alla tempistica del suo svolgimento".
Domanda del consigliere Mazzanti
"In riferimento agli articoli di stampa sulla chiusura improvvisa dell'Hub di Via Mattei chiede al Sindaco e alla Giunta una valutazione politico-amministrativa sul futuro dell'Hub e sulle politiche dell'accoglienza, considerato l'incapacità dolosa del Minstero dell'Interno e il pesante onere a carico dei comuni e di tutti gli altri enti territoriali
Risposta dell'assessore Barigazzi
"Assieme al collega Lombardo, che ringrazio in maniera particolare per tutte queste giornate in cui ci siamo divisi un po’ i lavori con un unico obiettivo, abbiamo già mandato alla Prefettura una lettera formale per chiedere un incontro sia sul tema occupazionale che sui temi della riapertura e della durata dei lavori. Al più presto, appena avremo l’incontro, potremo dare ragguagli. Avendo continuato a lavorare con il Prefetto con spirito di collaborazione, anche io ho sentito informalmente l’estate o dopo estate, anche se detta così è un po’ generica perché se la prendo dal punto di vista astronomico, vuol dire anche primo ottobre. Quindi bisogna capire davvero che tipi di lavori saranno effettuati, anche se sono già stati un po’ detti, e la data. Sapendo che c’è anche la questione della gara aperta e che andrà tarata, a questo punto, anche sulla riapertura del centro che, come sapete, non sarà più un Hub ma diventa un grande Cas, perché quel sistema di accoglienza è stato ri-orientato a un’altra logica politica. Ricordo a tutti che l’Hub era il luogo in cui bisognava stare poco e poi essere smistati ai centri di prima accoglienza che erano i Cas e poi negli Sprar, in quello che ormai in tutta Italia viene definito il modello Bologna; noi avevamo pensato di far diventare tutti i Cas, appunto, Sprar. Anche nelle emergenze più drammatiche il modello ha funzionato, perché sono passate veramente quasi trentamila persone in questi anni, anche nei momenti più affollati del fenomeno migratorio. L’idea era appunto quella di coltivare questa integrazione diffusa che rifuggiva dall’ammassare persone nei luoghi in numero ampio. Tutto questo ha avuto una torsione, c’è una logica politica completamente diversa, a mio avviso sbagliata, che considera sempre emergenziale e assistenziale questo tema dei flussi migratori perché il vero tema di cui ci dovremo occupare oggi è sullo sfondo ed è: che fine farà il sistema di accoglienza dei Cas? Poiché credo dovranno essere banditi i nuovi bandi, anche questo chiederemo naturalmente, ricordo che sono circa 600 le persone nell’area metropolitana e che con i capitolati che il Ministero dell’Interno ha messo a disposizione delle Prefetture si va da un minimo di 50 ad un massimo di 300. Quindi io non so che idea si ha delle maxi strutture che, da una parte il Ministro dice che vuole chiudere riferendosi all’Hub, però se nel capitolato c’è che io posso mettere dentro fino a 300 persone è evidente che abbassando la quota pro die è gioco forza che chi vorrà partecipare si troverà molto più orientato, naturalmente laddove i bandi gliene daranno la possibilità e temo che gliela daranno – perché così possono essere fatti – di ammassare le persone in un luogo qualsiasi della provincia anche fino a 300 persone. Sullo sfondo abbiamo un tema di come un sistema che era stato costruito possa sopravvivere a questa torsione sia, a causa della minore contribuzione che viene fatta, il tema occupazionale. Dovremo davvero cercare di riprendere le fila di un ragionamento che non è solo quello del rapporto con la Prefettura, che immagino ci sarà e continuerà ad andare avanti, ma proprio della costruzione di un modello che qui viene fortemente messo in discussione.
Per quanto riguarda i temi occupazionali abbiamo voluto assumere questo ruolo di regia, ci è sembrato opportuno, anche per come erano andate le cose, per il precipitare degli eventi. Seppure è vero che nell’Hub di via Mattei quel contratto scadeva il 30 giugno, esistono delle clausole sociali in quel contratto, e quando è stato stipulato non si parlava di lavori, addirittura era stato pubblicato un bando quindi, come dire, legittimamente, chi stava in quel settore almeno si aspettava un bando che dava soluzioni di continuità rispetto a quella struttura per chi ci lavorava prospettive di carattere diverso. Ieri abbiamo incontrato sia gli operatori economici, il mondo cooperativo e tutti i sindacati che rappresentano i molti lavoratori. Abbiamo stilato tre obiettivi condivisi: la necessità di garanzie di continuità al reddito, attivando degli ammortizzatori sociali, il Fis, in primo luogo sapendo che il perimento del bando si contrae rispetto a quello precedente e anche la contribuzione economica e il Fis andrà adattato rispetto al passato; la necessità di garantire la continuità occupazionale anche in forza dell’utilizzo della clausola sociale presente nell’appalto e l’impegno, a me sembra quello di prospettiva più strategico, a favorire le prospettive occupazionali e la salvaguardia della professionalità in questo settore. Qui spendo una parola per dire che le tante iniziative che si stanno producendo in altri settori più strutturati della nostra società, penso ai lavoratori del Mercatone, gli argomenti che segue l’assessore Lombardo con grande continuità e vigore, dovrebbero anche riguardare questo settore: qui si stima che ci siano quasi 50mila persone in tutta Italia – do un dato che ho letto e non so se la fonte sia del tutto corretta ma non credo che siamo molto lontani dalla realtà – che, con questa riorganizzazione di tutto il sistema, dovranno comunque vedere prospettive occupazionali (perché spesso sono professionalità che non riguardano solo pasti e pulizie, che possono continuare con i nuovi bandi, ma spesso sono persone laureate che hanno fatto, ad esempio, della tutela legale un nuovo settore, sono quelli del terzo settore, gli educatori e i mediatori culturali, tutte persone che ci vorranno all’interno di una società che prevede di controllare e gestire un fenomeno migratorio importante e che comunque continuerà. Quindi credo che analogamente ad altri settori bisognerà porsi il tema di tutelare anche quel settore perché non vorrei che tutelassimo solo quelli che sono tradizionalmente i settori portanti dell’industria nel nostro Paese, e che questi che invece sono in un settore sottoposto a continui dibattiti, spesso molto ideologizzati, fossero emarginati da una parte e non si dovesse prendere a mano le sorti di queste persone che, ricordo, spesso sono giovani e donne. La gran parte è presenza femminile e la gran parte sono giovani e creano capacità di occupazione e di ricchezza. Anche su questo abbiamo chiesto di aprire il tavolo con la Prefettura, perché ci vorranno tutte le istituzioni che possono attivare questi percorsi sul lavoro, non è certo il Comune ma il Comune continuerà a essere il soggetto che sostiene, supporta e crea le condizioni perché tutti si siedano attorno al tavolo per cercare di dare risposta anche dal punto di vista occupazionale.
Noi dovremmo anche sviluppare, nella formazione del discorso pubblico, che spesso è anche il processo di costruzione simbolico e sociale della realtà e quindi contribuisce alla formazione delle politiche pubbliche, un grande dibattito, scevro da appesantimenti ideologici su molte delle immagini che quotidianamente sono consolidate e vanno sotto i termini di sicurezza, buonismo, pietismo, e alla fine definiscono le chiavi interpretative prevalenti del fenomeno migratorio. Se non usciamo da alcune immagini stereotipate o il dibattito diventa tutto ideologico o diventa un dibattito falso, perché quelle immagini danno l’idea di una congiunzione tra fenomeno migratorio e temi o della sicurezza o della crisi o si viene etichettati come buonisti, pietisti e quant’altro, mai in termini di livelli di convivenza, mai in termini di diritti e di doveri, mai in termini di una possibile integrazione e creazione di percorsi di cittadinanza, nel rispetto ovviamente delle leggi di questo Paese, e, aggiungo, dei valori su cui si fonda la nostra Costituzione. Forse un dibattito più ampio, scevro da appesantimenti ideologici e più puntato su quali livelli di convivenza si possano assumere per questo Paese nei prossimi anni, farebbe molto bene alla comunità nazionale, che magari spesso questo fenomeno lo traduce, perché viene portata a farlo dalle politiche pubbliche, in cui oggi sono prevalenti i sentimenti di rabbia e antagonismo, che spesso sono sentimenti di rabbia e antagonismo tra chi è nelle medesime condizioni, cioè chi si lamenta del welfare che verrebbe solo dato agli immigrati e non agli italiani. Credo che questo dibattito si debba fare perché potrebbe essere foriero anche di novità, in un più forte radicamento tra ciò che si pensa a livello centrale e ciò che si dovrebbe fare nelle comunità locali, perché è nelle comunità territoriali che si scarica sempre questo dibattito, quindi credo che anche un assetto diverso tra le decisioni nazionali e le decisioni territoriali debba essere preso. Il Sindaco lanciava oggi una proposta che era quella delle convenzioni con i comuni nel sistema di integrazione, se da una parte si contrae e lo si fa diventare custodia, il Sindaco recuperava quell’idea delle convenzioni con i comuni per quegli elementi di integrazione, di insegnamento della lingua, di supporto ai percorsi delle persone che preludono tra l’altro ad un’integrazione e a un loro diventare cittadini di questo stato. Credo che se si dibattesse su questo si uscirebbe dalle miserie su cui spesso dobbiamo dibattere tutti i giorni e riusciremo a fare un salto di qualità, che è la proprietà che dovrebbe avere la politica e portare questo ragionamento tra la gente comune, che vive la propria vita e si scontra quotidianamente con i problemi del rapporto con le altre culture ad un livello più alto, come dicevo prima, per arrivare a quella che è l’ambizione di una politica seria: elevare i livelli di convivenza in un mondo che sarà sempre più interconnesso".