Comunicati stampa

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Question Time, chiarimenti sul sostegno agli alunni con autismo

La vicesindaco Marilena Pillati ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo misto) sul sostegno agli alunni con autismo. La risposta è stata letta in aula dall'assessora Valentina Orioli.Domanda del...

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La vicesindaco Marilena Pillati ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo misto) sul sostegno agli alunni con autismo. La risposta è stata letta in aula dall'assessora Valentina Orioli.

Domanda della consigliera Palumbo
"Vista la lettera apparsa sulla stampa in merito allo sfogo dei genitori di un alunno, affetto da autismo, che frequenta una scuola cittadina. Premesso che, da quanto appreso, fin dalla scuola materna questo alunno non ha trovato continuità nelle figure dell’insegnante di sostegno e di supporto educativo. Gli insegnanti e gli educatori, che sono subentrati di volta in volta a lavorare con il bambino, hanno dovuto ricominciare il lavoro da capo, e spesso, hanno ricoperto solo ruoli di baby sitter e null’altro. Come gli stessi genitori scrivono, “il compito della scuola non sia fornire parcheggio per i figli ma insegnare loro l’autonomia, la consapevolezza dell’essere cittadini, la capacità di stare tra gli altri e la possibilità di non sentirsi esclusi.” La burocrazia si pone il problema della copertura oraria ma non della qualità del servizio di cui ha bisogno il bambino. Il problema del sostegno riguarda purtroppo molte scuole di ordine e grado diversi: dalle scuole dell’infanzia comunali alle scuole elementari statali coinvolgendo molti educatori scolastici. Pone la seguente domanda di attualità per conoscere il pensiero del Sindaco e la Giunta sulla lettera pubblicata da questi genitori che altro non vogliono se non l’opportunità di avere una prospettiva di integrazione e di vita sociale per il figlio.
Per sapere se l’Amministrazione sia intenzionata a mettere in campo azioni per offrire, nei nidi dell’infanzia e nelle scuole dell’infanzia comunali, un servizio di qualità che non risolva solo la copertura oraria, che peraltro è prevista dalla legge, ma garantisca la qualità in termini di competenze specifiche sul sostegno e sulla continuità educativa".

Risposta della vicesindaco Pillati letta dall'assessora Orioli
"Gentile consigliera Palumbo, per rispondere alle sue domande faccio prima di tutto una precisazione per dire che alla situazione specifica sollevata dai genitori nella lettera pubblicata su Repubblica risponderò con una lettera a loro indirizzata, dopo avere concluso una istruttoria nel merito. A partire dunque dai contenuti di entrambe le lettere a cui lei fa riferimento è necessario richiamare in sintesi i punti salienti delle politiche comunali in materia di disabilità.
Tra i diversi ambiti in cui si concentra l’azione dell’Amministrazione comunale per garantire pari opportunità a tutti i bambini e ragazzi che frequentano le scuole di ogni ordine e grado vi è quello della disabilità, azione che si estende molto spesso anche al di fuori della scuola.
Vi è piena consapevolezza dell’importanza del ruolo svolto dal Comune nei processi di inclusione scolastica. Un ruolo che, occorre però ricordare, non è svolto in autonomia ma in stretto raccordo con le altre Istituzioni, la scuola in primis e l’azienda sanitaria e la neuropsichiatria infantile, senza dimenticare ovviamente il ruolo prioritario della famiglia. È questa l’integrazione, sancita anche sul piano normativo dall’Accordo di programma metropolitano, quello della scuola con l’insegnante di sostegno, quello dell’ente locale con la figura dell’educatore, quello sanitario della neuropsichiatria infantile, che guida lo sviluppo dei progetti educativi e ne ottimizza l’efficacia.
A partire da questa premessa, colgo l’occasione di oggi, per sostenere con forza quanto questa Amministrazione ha fatto nell’arco di entrambi i mandati per qualificare e stabilizzare le risorse messe a disposizione, nei suoi diversi ruoli che sappiamo essere diversi se parliamo delle scuole d’infanzia comunali o di tutte le scuole statali.
Per quanto più in generale attiene alla fascia di età zero sei anni, l'Amministrazione Comunale nei nidi e scuole d’infanzia gestiti direttamente provvede all'integrazione scolastica dei bambini con disabilità, sia con gli insegnanti di sostegno sia attingendo alle risorse educative messe a disposizione delle scuole statali, con il coordinamento dei pedagogisti comunali che sono sempre a disposizione delle famiglie anche per valutare gli interventi educativi quando riguardano i bambini con disabilità.
Molto curata è l’attività di formazione a cui tutti gli anni il personale può accedere, compresa quella sulla disabilità.
Altrettanto consistente l’azione dell’Amministrazione comunale realizzata nell’ambito degli interventi educativi svolti nelle scuole. In particolare è stato introdotto, e da qualche anno diffuso in tutte le scuole, il modello cosiddetto dell’educatore di istituto, che ha stabilizzato l’assegnazione di risorse educative nelle scuole, comprese le scuole d’infanzia. A differenza di quanto accadeva in passato, gli educatori sono stabilmente presenti nelle scuole e non solo quando è presente il bambino con disabilità. Non è difficile comprendere i vantaggi di questa innovazione: l’educatore la cui presenza non è più frammentata diventa una risorsa integrata nel contesto scolastico, migliorano anche le sue condizioni di lavoro e dunque la qualità del lavoro stesso, con conseguenti effetti sulla riduzione del turn over e sulla continuità.
Oltre all’educatore di istituto, va detto che tutto il contratto di fornitura del servizio educativo di integrazione scolastica è improntato alla qualità dell’intervento. Gli educatori sono altamente qualificati, in possesso di specializzazioni quando necessarie – l’autismo ne è solo un esempio - e il turn over è ridotto. Esiste nel contratto una qualificata attività organizzativa svolta da un team di pedagogisti che oltre che assicurare il necessario coordinamento degli interventi, ne assicura la massima integrazione con i responsabili dei servizi educativi dei Quartieri e con i diversi ruoli tecnici e specialistici già richiamati.
Non c’è nulla di burocratico in tutto questo, ma un modello di inclusione che mette il bambino al primo posto insieme alla sua famiglia.
Per questo rispetto a quanto riportato nelle lettere pubblicate, respingo che la realtà delle scuole Bologna corrisponda al quadro descritto. Non si può certo escludere che un singolo insegnante o un singolo educatore possano cambiare – se non altro perché un professionista può decidere di cambiare lavoro o cambiare città – tuttavia va sottolineato da un lato che questa non è la normalità e dall’altro lato che sono anche i progetti educativi che garantiscono la qualità dell’inclusione e sono i progetti che concorrono a garantire la continuità dell’intervento. Non si deve peraltro dimenticare che accanto alla figura dell’educatore, che l’ente locale mette a disposizione, vi è quella dell’insegnante di sostegno di competenza dello Stato che nei passaggi da un ordine di scuola all’altro deve necessariamente cambiare e la cui assegnazione segue quanto previsto dalle norme per il reclutamento delle insegnanti. Esistono però anche in questo caso i progetti di continuità che servono proprio a garantire che i progetti educativi non si interrompano quando il bambino passa da un ordine di scuola all’altro. Da ultimo, desidero precisare che l’educatore che denuncia in una lettera la situazione dell’educatore “sballottato senza criterio da una scuola all’altra” non risulta lavorare in una scuola in cui il Comune di Bologna fornisce risorse educative".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:45
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