Comunicati stampa

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Festa dell’Europa, Sessione europea dei Consigli comunale e metropolitano. L'intervento conclusivo dell'assessore Marco Lombardo

Questa mattina nella Sala del Consiglio di Palazzo d'Accursio, si è tenuta la Sessione europea dei Consigli comunale e metropolitano in occasione della Festa dell’Europa. Di seguito l'intervento conclusivo dell'assessore alle Relazioni e...

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Questa mattina nella Sala del Consiglio di Palazzo d'Accursio, si è tenuta la Sessione europea dei Consigli comunale e metropolitano in occasione della Festa dell’Europa. Di seguito l'intervento conclusivo dell'assessore alle Relazioni europee ed internazionali Marco Lombardo.

"Grazie al dottor Gaudina, alla dottoressa Anna Lisa Boni, al Corpo consolare dell'Emilia Romagna, alle autorità presenti in sala, ai consiglieri comunali e ai ragazzi delle scuole. Com’è stato ricordato dai preziosi interventi che mi hanno preceduto, il 9 maggio è il giorno dell’Europa, in ricordo del famoso discorso di Schuman del 9 maggio 1950. Non una giornata di celebrazione, ma un’occasione preziosa per ragionare sullo stato di salute del processo di integrazione europea, con particolare riguardo alle città e al loro ruolo. Prima di parlare di Europa, permettetemi anche un breve ricordo ad un altro accadimento che ha attraversato la storia del nostro Paese. Il 9 maggio di più di quarant’anni fa veniva ritrovato il corpo di Aldo Moro.
Fare i conti con questa vicenda dolorosa della nostra storia, significa ricordare che la democrazia, tanto al livello italiano quanto al livello europeo, non può dirsi mai conquistata una volta per tutte. La democrazia vince quando non rinuncia a se stessa, ai principi di civiltà che la sostengono, alla libertà, al rispetto dei diritti. Cercare la verità è sempre un obiettivo primario della democrazia, perché la verità è inseparabile dalla libertà.
Con questa doverosa promessa vorrei tornare al tema dell’Europa che, come tutti voi sapete mi sta molto a cuore, non solo per la delega che mi onoro di ricoprire nella giunta di questa città, ma perché è un ideale al quale ho interamente dedicato la mia vita professionale e politica. La parola Europa deriva dal greco e significa “avere uno sguardo ampio sulle cose”. Oggi avremmo bisogno di riscoprire le radici profonde del processo di integrazione europea perché abbiamo estremamente bisogno di avere uno sguardo ampio sulle cose, senza seguire la dittatura dell’emergenza o le scadenze elettorali. Il nostro compito oggi deve essere quello di trasformare il rituale della celebrazione dell’Europa, su cui sinceramente oggi c’è poco di cui festeggiare, in un’occasione per ricoprire il senso di appartenenza alla cittadinanza europea e a un destino comune. Perché troppo spesso ci dimentichiamo di riconoscere l’identità europea che è dentro ciascuno di noi. Riscoprire la storia di questa appartenenza comune significa ripercorrere le sue cadute ma anche i suoi successi, come giustamente è stato fatto, perché non si può difendere ciò che non si conosce.
Il processo di integrazione europea non può essere considerato come il risultato ultimo di forze contrapposte, ma come un perenne divenire, un elastico teso tra gli interessi nazionali da una parte e l’utopia scientifica del federalismo europeo. L’Unione europea è una storia di successo, ma non è una favola. Noi abbiamo il dovere di fare un discorso di verità quando parliamo di Europa
Sentiamo troppo spesso dire che l’Europa è un luogo di euro-burocrati, ma ci dimentichiamo di dire la verità, ovvero che i funzionari della Commissione europea sono meno dei funzionari di grandi città europee come Milano o Barcellona.
Sentiamo spesso dire che l’Europa ci ha imposto le regole, ma ci dimentichiamo di dire la verità, ovvero che non può esistere una norma giuridicamente vincolante adottata a livello europeo, senza che il nostro Paese abbia espresso il proprio consenso. Attraverso i 73 parlamentari europei eletti dall’Italia, attraverso i Ministri del nostro Governo che siedono al Consiglio dei ministri dell’Unione europea o attraverso la Commissione europea in cui siede sempre un rappresentate italiano che oggi ha il ruolo di vicepresidente.
Sentiamo spesso dire che le istituzioni europee comprimono i diritti e le libertà dei cittadini, ma ci dimentichiamo di dire la verità, ovvero che l’ordinamento giuridico europeo è l’unico tra gli ordinamenti di diritto internazionale che prevede un organismo giurisdizionale forte ed indipendente come la Corte di giustizia, che ha il potete di giudicare e condannare anche gli Stati membri per difendere i diritti e le libertà dei cittadini europei.
Non si tratta di contrapporre il sovranismo nazionale al sovranismo europeo. Si tratta di capire come esercitare la sovranità nazionale nel contesto europeo. Potrei a tal proposito citare il discorso del presidente della BCE, Mario Draghi, durante il ricevimento della laurea honoris causa all’Universita di Bologna, ma mi consentirete sul punto di citare un altro grande europeista, un sindaco di questa città, che avrebbe meritato di diventare presidente del Parlamento europeo: Renzo Imbeni il quale aveva dichiarato, nel discorso di Lisbona ai giovani, che “gli Stati non sono ancora del tutto consapevoli di come il vero esercizio della sovranità nazionale avvenga oggi al livello europeo”, lo diceva negli anni '90.
In Europa esistono solo due categorie di Stati: quelli piccoli e quelli che non sanno di essere piccoli. Questo ce lo ha ricordato qualche settimana fa proprio in questo palazzo, l’ambasciatore tedesco.
Credo che sia giusto che le forze politiche davanti alle prossime elezioni europee si confrontino su diverse visioni dell’Europa: tra destra e sinistra. Tra progressisti e conservatori. La dialettica del processo decisionale non deve essere più quella tecnica o quella tra piccoli e grandi Stati o quella tra l’Europa del Nord e l’Europa del Sud, ma tra diverse famiglie politiche europee. Nella comune consapevolezza che quando parliamo di politica europea stiamo parlando di politica interna e non di politica estera, perché oltre il 70% della normativa nazionale non è altro che trasposizione di obblighi che il nostro Stato ha già assunto in sede europea. A mio avviso, per amore della verità, dovremmo uscire da questa doppia falsità: da un lato, chi dipinge l’Europa come matrigna nei confronti dei cittadini nazionali e, dall’altro, chi difende un europeismo di maniera come se l’Europa fosse un pilota automatico che produce solo cose positive.
L’Europa non può essere solo quella dei mercati, dell’austerità, delle regole, della moneta unica. Non può essere quella che sacrifica il principio della solidarietà tra gli Stati o tra i popoli. Personalmente rimango convinto che sia necessario adottare un nuovo pilastro sociale europea per contrastare il dumping sociale e la concorrenza sleale attraverso regole comuni, per esempio in materia di lavoro, di fiscalità, e quindi mi consentirete di dedicare questa giornata per l’Europa a tutti quei lavoratori che soffrono per la mancanza di regole comuni al livello europeo e della mancanza di competenza delle istituzioni europee in queste materie, e di dedicarla anche a tutti questi giovani ricercatori ed ai tantissimi giovani che oggi stanno svolgendo un programma Erasmus di studi negli Stati membri dell’Ue, perché attraversando l'Europa ci ricordano il fascino di questa appartenenza.
Prendiamoci un impegno e una responsabilità comune: dividiamoci tra schieramenti politici com’è giusto e sano che sia in una democrazia come la nostra, ma nella campagna elettorale proviamo a parlare di politiche europee, proviamo a far capire qual è la nostra visione, piuttosto che parlare di questioni interne, solo così aiuteremo i cittadini ad andare a votare consapevolmente alle elezioni del 26 maggio. Come veniva ricordato dai precedenti interventi, le città devono avere un ruolo da protagoniste perché i cittadini europei non vivono negli Stati ma nelle città. La città di Bologna è per tradizione e per vocazione una città europea per tradizione e vocazione.
Basti pensare che l’Erasmus è nato qui, ben prima che fosse istituito negli anni ‘80 il programma di mobilità e lo testimoniano gli stemmi degli studenti europei che già secoli fa venivano a studiare nella nostra università. Lo testimonia il fatto che due sindaci di questa città, Guido Fanti e Renzo Imbeni sono stati vicepresidente del Parlamento europeo. Lo testimonia il fatto che un cittadino bolognese come Romano Prodi è stato presidente della Commissione europea o che oggi abbiamo Anna Lisa Boni, bolognese, presidente di Eurocities,o che abbiamo il primo giudice italiano donna della Corte di Giustizia, la professoressa Rossi, che è una cittadina di Bologna. Il Comune di Bologna è tra le amministrazioni più performanti a livello europeo, anche per il reperimento di fondi europei che attualmente, considerando anche i fondi del Pon Metro, ammontano a quasi il 10% dell’intero bilancio comunale, e per la rete di relazioni che quotidianamente vengono tessuti e curati a livello europeo dalla nostra amministrazione.
L’anno scorso il Sindaco Virginio Merola annunciò, in occasione di questa giornata, che avremmo lanciato il primo corso di educazione civica europea, gratuito e diffuso nei quartieri e nelle periferie della città. Oggi possiamo dire che quella promessa è stata mantenuta ed abbiamo coinvolto centinaia di persone, soprattutto giovani, con la fierezza e l'orgoglio di essere stati i primi ma, consentitemi di dirlo, con il rammarico e la preoccupazione di essere stati gli unici tra le grandi città italiane. Il nostro impegno per l’anno prossimo è quello di prevedere una nuova edizione che coinvolga le scuole, i quartieri, le associazioni dei cittadini e le unioni dei comuni dell’area metropolitana. Perché di educazione civica europea, di conoscenza dello statuto dei diritti e dei doveri della cittadinanza europea, c’è bisogno di parlarne sempre e non solo in prossimità delle elezioni europee. Siamo convinti che Eurocities e la Rappresentanza della Commissione europea a Milano saranno anche per le prossime edizioni nostri alleati in un processo che vuole essere, prima ancora che politico, culturale ed educativo.
Non c’è futuro per l’Europa se non si radicherà il senso dell’appartenenza dei cittadini all’Unione europea. È inutile e dannoso continuare a parlare alla testa dei governanti se ci si dimentica di parlare ai cuori dei cittadini europei. Del resto, nella visione dei nostri padri fondatori e delle nostre madri fondatrici, l’Europa era nata per unire popoli e non solo Stati.
“L’appartenenza non è un insieme casuale di persone. Non è il consenso a un’apparente aggregazione. L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”, così cantava in una canzone Giorgio Gaber. Il mio augurio a tutti voi, qualsiasi cosa pensiate dell'Europa, qualsiasi sia il vostro orientamento politico, è quello di scoprire il fascino dell’appartenenza al cittadino europeo che è dentro a ciascuno di noi. Il fascino dell’appartenenza ad un destino comune di pace e di libertà che è nato, nelle intenzioni dei padri fondatori, che è nostro compito e nostro dovere portare avanti, per unire Stati, popoli e cittadini. Buona festa dell’Europa a tutti!".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:45
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