Comunicati stampa

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Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni

Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica). "Il nichilismo, la sinistra e le “sue” piazze.Grazie, presidente.Dandomi la parola, ha mancato di segnalare come l’aggettivo possessiv...

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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica).

"Il nichilismo, la sinistra e le “sue” piazze.
Grazie, presidente.
Dandomi la parola, ha mancato di segnalare come l’aggettivo possessivo "sue", tra sinistra e piazze, fosse stato messo tra virgolette. Non la rimprovero certo per questo, ma è un aspetto che devo sottolineare, poiché il mio intervento è, essenzialmente, su quelle virgolette.
Come ha ben scritto Lorenzo Zamponi, viviamo un tempo di molti nichilismi, diversi tra loro, che hanno, tuttavia, una matrice comune. Sono tutti figli della sconfitta storica del movimento operaio e democratico – della sconfitta storica della sinistra, se preferite – ed esprimono tutti, in maniera diversa, l’enorme portata di quella sconfitta.
a) C’è il nichilismo di chi è talmente convinto che la nostra parte non può più vincere, che trova il proprio unico triste godimento nella sconfitta del suo assassino, il liberismo, e quindi – come ha spiegato, sulla rivista Jacobin Italia, il ricercatore bolognese Michele Filippini – si unisce al suo avversario di destra: è il nichilismo dei sovranisti di sinistra, incapaci di assumere lo spazio politico europeo come un terreno di contesa, di reinvenzione della democrazia, di battaglia per i diritti…e preferiscono aprire una contesa contro l’Europa tuot court. Sono i c.d. rossobruni.
b) C'è il nichilismo di chi è talmente convinto che la nostra parte non può più vincere, che preferisce omologarsi a quella dominante, cioè il liberismo, purché non vinca il nemico assoluto, la destra reazionaria, e si concepisce come una variante critica del progressismo centrista: è il nichilismo della sinistra che chiede le piste ciclabili e i bagni unisex al Sala o al Merola di turno, e concede una spolverata di partecipazione, si dice amica del sindacato e, talvolta, va persino in piazza contro il decreto Salvini e il riscaldamento globale; ma è la stessa che ha prodotto il Jobs Act, ha celebrato Minniti e insiste sulle grandi opere, dalla TAV alla TAP, e, qui da noi, sull’abbattimento di un bosco urbano, sul passante di mezzo e, più in generale, sul trasporto privato basato sul binomio gomma-cemento. Ciò che è più grave: senza pentirsene.
c) C'è il nichilismo di chi è talmente convinto che la nostra parte non può più vincere, che si sente in dovere di caricarsi sulle spalle questa sconfitta e di espiarla ripetendola in eterno, con fatalismo, senza mai cambiare nulla, perché la sconfitta è un destino storico e va perseguita con ostinazione; è il nichilismo delle assemblee per la ricostruzione della sinistra. Lo dico – badate bene – innanzitutto in termini autocritici: so di cosa parlo perché di assemblee come quelle ne ho fatte a decine, prima di fare Coalizione civica
Attenzione: se qualcuno che ci ascolta da casa, via radio o in streeming, stesse pensando: “ecco… se non si salva niente e nessuno…cosa ci stai a fare lì?”…beh…se così fosse, vorrei ricordare a quell’ascoltatore che c’è d) il nichilismo di chi è talmente convinto che la nostra parte non può più vincere, che si è rifugiato in un fatalismo imbronciato, amaro e accidioso e la sua principale preoccupazione è rimuovere ogni possibile spiraglio di vittoria, perché costringerebbe a rimettere in discussione l’inerzia e a confrontarsi con un mondo che non è costruito su un rassicurante e inevitabile declino ma è pieno di opzioni e scelte possibili, rischi, responsabilità e sfide: è il nichilismo di chi deve per forza trovare un complotto dietro a Greta Thunberg, perché altrimenti gli toccherebbe alzare il sedere dalla sedia, togliere le dita dalla tastiera e darsi da fare.
La sconfitta è dura da elaborare. Ma abbiamo avuto una trentina d’anni. In altre parti del mondo, la ricreazione è finita. Da noi dura un po' di più, perché eravamo messi meglio e la botta è stata più tosta. O perché – e vale per Bologna – sei ancora messo un po’ meglio e ti illudi di poter rinviare la botta…pur senza cambiare nulla.

Badate: il mio non è affatto un intervento nichilista.
Serve solo segnalare che in tempi di nichilismi, non c’è niente di più spaventoso di una speranza, di uno spiraglio di vittoria. Fa girare la testa e fa venir voglia di girarsi dall’altra parte e ricominciare a dormire.
Eppure, dopo la piazza di NonUnadiMeno dell’8 marzo; quella, finalmente giovanissima, del Friday for Future, andata in scena il 15 e – per quel che riguarda questa città – quella, così fresca e trasversale, del Bosco che cammina, sabato 16, non sarebbe male decidere di alzarsi, drizzare le orecchie, mettersi in discussione e tentare qualcosa di nuovo. Con un’avvertenza: quelle piazze non sono di nessuno. Men che meno sono “nostre” piazze, anche la loro grammatica, i loro colori, il loro stile, la loro composizione interroga e sfida innanzitutto la nostra parte, per fortuna...
Quelle piazze, insomma, vanno ascoltate, non cavalcate.
Sapendo che la loro prima richiesta – come diceva anche la consigliera Dora Palumbo, il cui ordine del giorno abbiamo già sottoscritto – è quella di prendersi cura non solo e non tanto di chi abita, oggi, la città ma, innanzitutto, di chi la vivrà domani: quando sarà meticcia, se intende continuare ad essere una città del mediterraneo, quando sarà educata alle differenze, se intende combattere la violenza di genere, quando sarà più verde, se vuole continuare a respirare, più sostenibile, se vuole essere vivibile".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:44
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