Question Time, chiarimenti sulla tutela dei diritti dei riders
L'assessore Marco Lombardo, ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Michele Campaniello (Partito Democratico) sulla tutela dei diritti dei riders.Domanda del consigliere Campaniello"Dagli ...
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L'assessore Marco Lombardo, ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Michele Campaniello (Partito Democratico) sulla tutela dei diritti dei riders.
Domanda del consigliere Campaniello
"Dagli articoli di stampa si apprende che la regolamentazione dei riders attraverso emendamenti al decreto sul reddito di cittadinanza non entrerà nel testo del decreto per estraneità rispetto alla materia; chiedo al Sindaco e alla Giunta una valutazione politico-amministrativa sulla mancata regolamentazione di questi lavoratori e quale può essere l’impatto per la Carta di Bologna".
Risposta dell'assessore Lombardo
"Grazie al consigliere per avere un posto questa domanda all'attenzione del Consiglio, dell'Amministrazione, della Giunta e dei cittadini bolognesi. La ricostruzione puntuale che è stata fatta dal consigliere è la cronistoria di come è stato affrontato il tema dal Governo, quindi non ci tornerò sopra se non citando queste parole: "questi ragazzi avranno finalmente tutte le tutele Inps e Inail, un salario minimo orario e vogliamo espressamente proibire la retribuzione a cottimo. Porteremo questo decreto al primo Consiglio dei ministri utile, spero entro la fine di giugno", queste sono le parole del ministro Luigi Di Maio, il 14 giugno 2018. Credo che dobbiamo riguardarle tutti quanti, perché non a caso arrivano due settimane dopo la firma del primo accordo europeo sulla gig economy, che è stato fatto qui a Bologna con la Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano. Stiamo parlando di una promessa tradita, anzi diciamoci la verità, stiamo parlando di una vera e propria presa in giro, perché ci sono state almeno due occasioni nelle quali, non dico entro la fine di giugno, ma almeno entro la fine di giugno del 2019, forse era l'anno da specificare, che si potevano utilizzare. La prima occasione era nel Decreto dignità: si era detto che questi ragazzi erano simboli di una generazione precaria, che bisognava ricostruire la dignità dei lavoratori, ma nel decreto dignità non c'è una parola sui lavoratori della gig economy. La seconda occasione era il decreto sul reddito di cittadinanza, il cosiddetto decretone, perché ci si mette dentro un bel po' di cose. Guardate dobbiamo fare un po' di chiarezza, quando dal punto di vista tecnico si dice che l'emendamento non era ammissibile per estraneità rispetto all'oggetto, stiamo dicendo una cosa non vera. Invito a prendere il decreto sicurezza, per esempio, per capire come si possono mettere tante normative che non hanno pienamente a che fare con l'oggetto del decreto per poterle regolarmente, quando si vogliono. Nessuno qui sta legittimando una tecnica normativa sbagliata, che è quella di mettere dentro la decretazione d'urgenza, che dovrebbe essere dettata da motivi di necessità e urgenza, appunto, materie diverse. Però, mi sembra abbastanza strano, per non dire falso, che la puntualità tecnica della normativa sulla decretazione d'urgenza valga su questo tema e non sia valsa per i temi precedenti. Allora non giriamoci intorno, è un motivo politico, non tecnico, è molto semplice. Un motivo politico perché siamo passati dal fare un accordo tutti quanti insieme, e noi continuiamo a dirgli "Ministro, ci chiami, perché noi le abbiamo già sentite queste piattaforme, vi possiamo dire come la pensano". Non ci ha voluto ascoltare, è andato avanti per la sua strada e sono passati dal mancato accordo a un decreto, faremo tutto per decreto, imporremo un contratto di lavoro subordinato. Poi si sono resi conto che in particolare alcune piattaforme, quelle di AssoDelivery avrebbero minacciato di andarsene, e la norma scompare dal decreto. Allora dico una cosa, la dico ai riders, la dico alle piattaforme, la dico ai sindacati: prendiamo atto che quel tavolo di Roma non esiste più, prendiamo atto che quel tavolo di Roma, ha consentito semplicemente di allungare i tempi, perché altri tavoli come quelli metropolitani che funzionavano potessero essere sospesi. Prendiamone atto e facciamo sì che oltre al tema della sostenibilità ambientale che oggi i ragazzi ci ricordano giustamente in questa sala, c'è anche il tema della sostenibilità sociale, dei diritti dei lavoratori, perché altrimenti, oltre a rubargli la tutela del pianeta, gli stiamo rubando anche la speranza di avere diritti nel mondo del lavoro. Ed è per questo che io sono, non fiducioso, ma convinto che dopo la decisione di una settimana fa, il tavolo di Bologna sulla Carta delle piattaforme digitali andrà avanti più spedito che mai, in realtà non si è mai fermato, e lo conferma una notizia che spero di potervi dare la prossima settimana, di adesione di una nuova piattaforma alla Carta, perché c'è una proposta in corso che stiamo valutando insieme alle organizzazioni sindacalisti e a Riders Union e spero che entro il fine settimana si possa allargare il campo delle adesioni. Ma noi andremo a chiederlo a tutte le piattaforme di aderire, perché le strade sono il luogo dove si svolge il lavoro della gig economy e quindi noi abbiamo non solo il diritto, ma il dovere di intervenire, individuando degli standard minimi di tutela sotto i quali nella nostra città non si può andare. E poi estendendo dalle piattaforme ad altri settori, non solo il food delivery, ma altri settori della gig economy, perché non è possibile che la responsabilità dell'impresa si scarichi sui lavoratori. Quindi, noi non facciamo promesse soprattutto quando non le possiamo mantenere, ma ci prendiamo impegni".