Giorno del Ricordo, seduta solenne del Consiglio comunale. L'intervento del vicepresidente Marco Piazza
Questa mattina, in occasione del Giorno del Ricordo, il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne. Di seguito l'intervento del vicepresidente Marco Piazza che ha aperto la seduta."Grazie Presidente, Signor Sindaco signori consiglieri a...
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Questa mattina, in occasione del Giorno del Ricordo, il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne. Di seguito l'intervento del vicepresidente Marco Piazza che ha aperto la seduta.
"Grazie Presidente,
Signor Sindaco signori consiglieri autorità civili e militari gentili ospiti buongiorno a tutti grazie della vostra presenza benvenuti a questo consiglio comunale solenne per celebrare il giorno del ricordo a 72 anni di distanza dalla firma del trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 che impose all’Italia sconfitta la rinuncia alle città di Zara Fiume e di quasi tutta l’Istria. Un caro saluto in particolare agli studenti del Liceo Galvani con il professor Eduardo Zarelli, agli studenti dell’Istituto Archimede di Imola con la professoressa Raffaella Terreni e il professor Fabio Poluzzi, agli studenti del Liceo Fermi con le professoresse Rita Uncini e Incoronata Vocale, alla Professoressa Turra con i suoi studenti del Liceo Minghetti. La vostra presenza qui è particolarmente importante. Un saluto e un ringraziamento all’associazione Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) e al suo Presidente Marino Segnan. Ringrazio la presidente Luisa Guidone con cui abbiamo organizzato questo consiglio solenne, e il prof Gianni Oliva, illustre storico e saggista e già ospite di questo consiglio solenne in occasione delle celebrazioni del 2016.
Il giorno del ricordo è istituito dalla legge (n. 92/2004) dal titolo "Istituzione del giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale" di cui vi leggo il primo comma:
Da 15 anni, grazie a questa legge, si ricorda una grande tragedia italiana e soprattutto si rompe un silenzio che per troppo tempo aveva tenuto fuori dai libri di storia, delle pagine importanti. Tutta la storia del confine orientale italiano, con il suo intreccio particolarissimo di questioni nazionali, politiche e sociali, ma essenziali per capire meglio le dinamiche della contemporaneità nell’Europa centrale.
Vi assicuro, cari studenti, che quando ho studiato io, negli anni 90, di queste vicende non c’era praticamente nulla nei programmi di studio. Ma oltre alla questione storica, c’è anche un dovere civile non meno importante nei confronti dei nostri compatrioti originari di quelle terre che hanno vissuto il dramma dell’esilio o che hanno avuto familiari uccisi. Italiani a cui la storia ha fatto pagare un conto molto più alto di altri spesso solo per la loro volontà di mantenere la propria identità nazionale. Persone passate direttamente dall’oppressione nazista all’oppressione nazional-comunista di Tito. Persone su cui, a partire dall’8 settembre del 1943 si sono scaricate le tensioni che si accumulavano già dal primo dopoguerra già dai trattati del 1920 e del 1924. Tensioni che i nazionalismi avevano acuito rompendo, destabilizzando l’equilibrio che per secoli aveva permesso a culture differenti di convivere. Questi nostri connazionali, prima della legge del 2004, erano detentori di una memoria pressoché sconosciuta, a rischio di estinzione, il loro dramma era ignorato e questo per loro era fonte di ulteriori sofferenze.
Ben venga quindi un giorno del ricordo, ma non basta ricordare questi fatti solo per una giornata. E’ necessario un lavoro continuo perché i decenni di silenzio da recuperare sono tanti. Troppi.
E qui ringrazio una volta di più l’associazione ANVGD sezione di Bologna per le costanti e numerose attività durante tutto l’anno che meritano tutto il nostro sostegno: pubblicazioni, seminari, viaggi di istruzione. Ma soprattutto, nell’ultimo anno, è stato particolarmente importante e significativo il seminario di approfondimento per i professori delle scuole, organizzato presso l’ufficio scolastico regionale che ringrazio. Iniziativa interessantissima a cui ho avuto l’onore di partecipare e che spero venga replicata e diventi un appuntamento fisso annuale.
Proprio per contribuire a questo lavoro di ampio respiro e supportare ulteriormente lo studio nelle scuole, come Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale di Bologna, abbiamo sostenuto e co-finanziato la realizzazione di un’antologia che raccoglie scrittori e poeti delle terre istriano dalmate. A cura di Patrizia Hansen e Giusy Criscione rispettivamente presidente e vice presidente di Carta Adriatica. Questa antologia copre il periodo dal 1910 circa fino a dopo l’esodo includendo sia gli autori rimasti in quella che era ormai divenuta Jugoslavia, sia quelli che hanno scelto di andarsene e lasciare tutto.
Ogni autore viene inquadrato storicamente e viene presentato un estratto significativo della sua produzione.
Ricordo cosa disse il professor Oliva che tra poco ascolteremo nel 2016 in quest’aula: 'Se uno vuole capire la storia contemporanea non deve leggere i libri di storia. Lo dico contro i miei interessi professionali, dissse proprio così ma lo storico contemporaneo è colui che ricostruisce l'identità di una generazione. Ora, l'identità di una generazione è fatta di ciò che si celebra e di ciò che si demonizza, di ciò che si rimuove e di ciò che si esalta. Il letterato, invece, ha un rapporto emotivo con la materia, la fa capire perché la vive dentro'. Ecco dunque, con questa antologia noi vogliamo raccontare in modo vivo, emotivo, la vita in quelle terre e la loro storia. Prima, durante e dopo la tragedia delle foibe e dell’esodo.
Leggendo quegli autori, testimoni e protagonisti reali della storia, vengono spazzate vie tutte le polemiche negazioniste che ogni anno si ripresentano in occasione di questa giornata. Si trova la più incontestabile delle conferme alle parole che ha pronunciato sabato il Presidente Mattarella nel celebrare questa stessa giornata e che vi riporto brevissimamente: dice il Presidente Mattarella: 'Non si trattò, come qualche storico negazionista o riduzionista ha provato a insinuare, di una ritorsione contro i torti del fascismo. Perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni. Vittime semplicemente perché italiani', queste le parole del nostro Presidente.
Ma quest’antologia si pone anche un altro obiettivo: salvare e valorizzare un pezzo della nostra cultura nazionale. Abbiamo perso quelle terre. Ma la cultura che lì si è sviluppata era italiana, è italiana e dobbiamo preservarla. E’ un tesoro prezioso che rischiava un immeritato oblio. Un’arte unica perché nasce e si sviluppa in un contesto particolarissimo, multiculturale e al contempo caratterizzato storicamente da un delicato equilibrio politico. Elementi che hanno segnato questa produzione artistica rendendola unica e preziosa.
Continueremo come Ufficio di Presidenza a supportare ogni iniziativa per promuovere la conoscenza storica contro ogni negazionismo e la valorizzazione della cultura italiana di Venezia, Giulia e Dalmazia".