Comunicati stampa

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Giorno del Ricordo, seduta solenne del Consiglio comunale. L'intervento del Sindaco Virginio Merola

Questa mattina, in occasione del Giorno del Ricordo, il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne. Di seguito l'intervento del Sindaco Virginio Merola che ha concluso la seduta."Abbiamo oggi sentito una ricostruzione che condivido prof...

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Questa mattina, in occasione del Giorno del Ricordo, il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne. Di seguito l'intervento del Sindaco Virginio Merola che ha concluso la seduta.

"Abbiamo oggi sentito una ricostruzione che condivido profondamente della verità storica che ci ha convinti ad arrivare insieme a questa giornata.
L’Istria, la Dalmazia, la Venezia Giulia sono state attraversate da un odio che era ideologico, etnico e sociale e che ha coinvolto tante persone che nulla avevano avuto a che fare con il fascismo e con le sue persecuzioni. Ci sono state uccisioni, sparizioni, partenze forzate, cancellazione di una storia secolare tramite la negazione della nostra lingua e della cultura italiana. Anche per questo voglio ringraziare, tramite Marino Segnan, l’Associazione (Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia ndr) per il lavoro che insieme stiamo facendo anche con le scuole e per queste ricorrenze. Dobbiamo partire da questo per affrontare con lo spirito adeguato questa parte di storia italiana. Abbiamo sentito le parole del professor Oliva, molto importanti.
Cari studenti dovete sapere come l’importanza della legge che ha istituito il Giorno del Ricordo sia stata quella di strappare dall’oblio un pezzo difficile e, l’abbiamo sentito, complicato della nostra storia nazionale. Lo studio della storia, in particolare della storia contemporanea, attribuisce alla storia un valore in sé. Non è vero che la storia sia una cosa relativa. Formare una coscienza critica della complessità del nostro passato è molto importante per la nostra formazione come cittadini. Anche qui a Bologna, è bene ricordarlo, abbiamo avuto diverse testimonianze del passaggio dei nostri esuli. Da quella reazione sbagliata dei ferrovieri comunisti alla stazione, all’accoglienza che è nella tradizione della nostra città come ricorda la lapide che si trova, appunto,alla stazione ferroviaria.
Come possiamo reagire a tutto questo? Approfondendo, ricordando ma capendo i motivi di un mancato approfondimento per farne tesoro nei nostri problemi del presente e del futuro.
Io penso che abbiamo un antidoto importante per il nostro paese a tutto questo. Penso che si chiami Europa unita. Un’intuizione che ebbero persone coraggiose prima e dopo la guerra e che videro nella creazione di uno spazio comune una grande occasione di pace e di convivenza. Così è stato almeno in parte, non possiamo e non dobbiamo dimenticare le guerre nei Balcani negli anni novanta del secolo scorso. Questo è l’obiettivo che dobbiamo portare avanti tutti insieme, contro i nazionalismi che sono tornati con la loro incapacità di leggere la complessità delle relazioni tra i popoli europei e la forza della convivenza tra le diversità culturali e territoriali.
Le migliaia di persone uccise nelle foibe morirono alla fine per una parola e questa parola era italiani. Oggi noi abbiamo un’altra parola, appunto, europei che va rafforzata per il nostro futuro. Credo che sia in questa parola che dobbiamo tornare a credere, farlo con la necessaria consapevolezza critica. Tuttavia è indubitabile che un’analisi della storia contemporanea ci dice che la strada verso l’Europa è una strada che ci ha tenuto al riparo dagli scempi del totalitarismo e dalle tragedie nazionalistiche. Ricordare oggi l’orrore delle foibe si deve accompagnare al fatto che c’è la possibilità, come hanno dimostrato settanta anni di storia comune, di una convivenza pacifica tra le nazioni europee.
La frontiera europea è per me una condizione perché non si tornino ad alzare muri tra le nostre nazioni europee. È la condizione perché non si muoia perché stranieri, rifugiati o esuli ma si vada avanti insieme per continuare a costruire una frontiera comune dove la parola italiano, come oggi, significhi anche cittadino d’Europa. Credo che questo sia un modo perché il ricordo, caro Marino, dell’orrore delle foibe sia anche fertile per il futuro. Il rispetto della tragedia di quanto avvenuto per i nostri italiani esuli o morti nelle foibe. E che si possa lavorare tutti assieme nel rispetto delle differenze e perché ideologie o religioni non siano più armi e che la parola democrazia coincida sempre più con la parola libertà; non con il comando autoritario, magari contando sul consenso, su qualche minoranza alla quale attribuire in modo demagogico la colpa delle nostre sofferenze. Grazie ancora agli studenti e grazie a tutti voi".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:44
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