Giorno della Memoria, seduta solenne del Consiglio comunale e metropolitano. I punti salienti dell'intervento dello storico Claudio Vercelli
Questa mattina, in occasione del Giorno della Memoria, il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne e congiunta con il Consiglio metropolitano. Dopo il saluto del vicepresidente Marco Piazza ha portato la sua testimonianza lo storico C...
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Questa mattina, in occasione del Giorno della Memoria, il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne e congiunta con il Consiglio metropolitano. Dopo il saluto del vicepresidente Marco Piazza ha portato la sua testimonianza lo storico Claudio Vercelli. Di seguito i punti salienti del suo intervento.
"Il significato irrituale del Giorno della Memoria: non un ricorrenza obbligata ma l’esercizio di un diritto, quella alla memoria del passato
La conoscenza di ciò che è stato è un elemento fondamentale per comprendere le radici del presente e, soprattutto, adoperarsi per rinnovare i legami di cittadinanza, tanto più in un mondo che sta conoscendo grandi cambiamenti
La memoria non può mai essere un esercizio quietistico e di acquiescenza con i trascorsi ma una costante indagine critica, a partire dai testimoni diretti e da coloro che ad essi si stanno avvicendando e succedendo, sul significato civile e morale di quello che è accaduto, tanto più se l’oggetto è una tragedia collettiva, che ha coinvolto l’intera Europa.
La memoria non è mai un esercizio fine a sé ma, insieme alla comprensione storica, è parte della costruzione della cittadinanza attiva, quindi inveramento degli stessi principi della Costituzione repubblicana e democratica.
A sua volta, la cittadinanza non è un’astratta enumerazione di diritti ma l’insieme dei concreti legami tra individui che, valorizzando le loro specificità soggettive, trovano nei nessi tra diritto e giustizia, legalità e legittimità, una reciprocità fondata su una comune appartenenza costituzionale, civile e morale.
Quest’anno la ricorrenza del Giorno della Memoria si intreccia alla conclusione del lungo percorso di riflessione sull’ottantesimo delle leggi razziali razziste del 1938 e sul settantesimo dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana. Nell’uno caso si è ragionato sulla revocabilità della “cittadinanza sociale” esercitata contro gli ebrei italiani (la negazione, fatta dal regime fascista e sottoscritta dal Regno d’Italia, di considerarsi e di continuare ad essere considerati parte di una collettività della quale avevano attivamente fatto parte da sempre), un vulnus nella storia dell’Italia; nell’altro caso ci si è soffermati sulla costruzione di una complessa e attualissima intelaiatura di principi, valori ma anche strumenti e mezzi per dare sostanza alla democrazia sociale
Le leggi del 1938 costituirono una tragedia collettiva: l’aggressione contro una minoranza nazionale, premessa e strumento del successivo tentativo di annientarla, si coniugò al disegno politico di carpire il consenso del resto degli italiani verso indirizzi totalitari, il cui esito fu la partecipazione ad una terribile guerra di aggressione, annichilimento e distruzione".