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Istruttoria pubblica sulla pianificazione urbanistica dell'area dello Stadio comunale e dei Prati di Caprara. L'intervento del consigliere Fattori (Pd)

Di seguito l'intervento del consigliere Roberto Fattori (Pd) alla seduta di oggi dell'Istruttoria pubblica sulla pianificazione urbanistica dell'area dello Stadio comunale e dei Prati di Caprara.
"Siamo giunti ormai al termine di questi tre giorni d...

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Di seguito l'intervento del consigliere Roberto Fattori (Pd) alla seduta di oggi dell'Istruttoria pubblica sulla pianificazione urbanistica dell'area dello Stadio comunale e dei Prati di Caprara.


"Siamo giunti ormai al termine di questi tre giorni di istruttoria pubblica.
Ho ascoltato con molto interesse gli interventi dell’Assessore Orioli, dei tecnici, delle associazioni e dei consiglieri che mi hanno preceduto.
Desidero ringraziare tutti per il contributo che hanno dato e gli spunti di riflessione che ci hanno fornito.
In questo poco tempo, mi limito ad alcune considerazioni.

I Prati di Caprara ora sono uno spazio di 47 ettari che è sottratto alla libera fruizione da parte dei cittadini. Come, per ovvi motivi, sono sottratte alla libera fruzione dei cittadini tutte le aree militari.
Ora non sono più un’area militare, ma anche se fossero semplicemente “spalancati i cancelli”, quei 47 ettari continuerebbero lo stesso a non essere fruibili.
Perché se c’è un dato certo, una consapevolezza che tutti dobbiamo avere e dalla quale non si può prescindere, è che si tratta di un’area fortemente contaminata: ce lo dice la storia del luogo, ce lo confermano ritrovamenti di armi e ordigni bellici(si è parlato, oltre al resto, di 13 bombe inesplose a un livello del terreno piuttosto superficiale) e le analisi del terreno fatte nei due ettari nei quali per ora si è intervenuti.

Quindi, indipendentemente dal progetto, comunque si voglia utilizzare quello spazio, va effettuata una bonifica bellica del suolo. Bonifica bellica, bonifica importante.
E ci è stato pure spiegato che, non solo perché ce lo impone la legge, ma proprio perché si vuole tutelare la salute della persone, quella bonifica deve essere fatta a una profondità tale che non si può non intervenire sulle alberature esistenti.

A fronte di quella che mi pare un’evidenza c’è chi avanza la seguente proposta:
siccome la bonifica è impegnativa, troppo onerosa, lasciamo tutto com’è, impediamo alle persone di entrare (perché non oso immaginare che chi dice “lasciamo tutto com’è” sostenendo di voler preservare l’ambiente, voglia poi esporre le persone a evidenti situazioni di pericolo); in fondo, abbiamo già un “enorme bosco spontaneo” che ci aiuta ad assorbire anidride carbonica.
Poi, aggiungono alcuni, ci penseranno gli alberi e il passare del tempo a bonificare il terreno.
Oppure, propongono altri, realizziamo all’interno dell’area alcuni “percorsi protetti” e bonifichiamo solo quelli.

Rispetto a questa proposta mi sembra però indubbio che:
    •    quell’area continuerebbe ad essere sottratta alla fruizione (niente uso pubblico)
    •    sarebbe impossibile, come in parte lo è già ora, impedire realmente ogni accesso; penso che un’area off limits all’interno della città diverrebbe piuttosto quella zona franca per malintenzionati di cui già ora molti si lamentano, oltre ad avere una serie di altri problemi, come appena evidenziato dalla consigliera Elena Leti.
    •    
Ma soprattutto ho appreso, dalla relazione di Diolaiti, responsabile del settore ambiente del Comune di Bologna, che, nell’area in cui si è intervenuti, nei due ettari che costituiscono circa il 5% dell’area complessiva, oltre il 75% delle piante monitorate (tre su quattro) si sono rivelate o in pessimo stato, o addirittura secche.
Invece, un parco adeguatamenteo progettato, realizzato e curato, un parco con le specie arboree più adatte, in cui si alternano aree con copertura arborea intensa e radure, anche se realizzato su 20 ettari dei 47 complessivi dell’area, avrebbe una capacità di assobimento dell’anidride carbonica enormemente maggiore rispetto a quella delle piante ora presenti nel “grande bosco spontaneo”, questo sia per la quantità che per la qualità delle piante che si potrebbero mettere a dimora.

Inoltre, non solo questo, attualmente esistente, “bosco spontaneo”, è composto da piante che sono in numero minore di quelle che potrebbero essere e  mediamente di pessima qualità, ma è pure su un terreno fortemente contaminato.
Altro che uso pubblico o funzione pubblica.

Questo per sottolineare che il progetto dell’amministrazione è intervenire su quest’area non solo per garantirne una fruibilità, che ora non c’è, in funzione dei bisogni della città, ma perché quello che si deciderà di far crescere al suo interno possa avere un effetto positivo sull’ambiente molto maggiore di quello che ha allo stato attuale, una capacità molto maggiore di assorbire elementi inquinanti.

Quindi, l’area dei Prati di Caprara, se si vuole usare, va bonificata. Chi si oppone alla bonifica, per qualsiasi motivo lo faccia, si oppone di fatto non solo alla fruibilità, ma anche al miglioramento dell’impatto ambientale dell’area.

ALTRA POSIZIONE emersa nel corso dell’istruttoria pubblica:
Nei 47 ettari facciamo tutto parco, va cambiato il PSC.

A questo proposito, pur non essendo un esperto di urbanistica, ho capito che non si tiene conto di alcuni elementi.
1) l’area non è di proprietà del Comune, il POC che è stato approvato deriva da un accordo con la proprietà. Per cambiare gli accordi, bisogna che siano consenzienti tutte le parti.
2) Il PSC è stato realizzato, come ha spiegato l’assessore Orioli, “ in un quadro di sostenibilità delle trasformazioni...che tenga conto della necessità di attrarre capitale umano qualificato, soprattutto giovani”, perché “Bologna ha bisogno di essere attrattiva e accogliente...mantenendo positivo il saldo migratorio...altrimenti la popolazione in età lavorativa si ridurrà di 100.000 unità entro il 2033.”.

Quindi, Bologna ha bisogno, oltre che di un “grande parco urbano” (già le previsioni attuali lo renderebbero il più grande di Bologna) anche di scuole, servizi, abitazioni in affitto”. Ho detto “oltre”, non “invece”. Perché nella stipulazione degli accordi, l’amministrazione ha preteso che almeno 20 ettari dovranno essere destinati a parco. E questi 20 ettari, in sede di rinegoziazione, potranno forse essere anche di più.
Poi, certo, il confronto con la cittadinanza, il percorso partecipato e non solo quello, servono proprio per valutare il modo migliore per rispondere ai bisogni collettivi, per definire i luoghi più adatti per farlo. Ma mentre il singolo cittadino tende, giustamente, a percepire come bisogni solo quelli che appartengono a lui, in quel momento, una amminstrazione è chiamata ad avere uno sguardo d’insieme, non solo sull’oggi, ma anche sul domani, considerando ogni intervento non nella sua singolarità, ma con tutte le trasformazioni che necessariamente si accompagnano a quell’intervento.
Per spiegarmi: non si può valutare ad esempio alla luce dall’attuale viabilità l’impatto di un intervento che comporterebbe necessriamente modifiche anche al sistema della viabilità.
Quello che vuole fare questa amministrazione comunale va esattamente nella stessa direzione: si vuole utilizzare questa grande opportunità, data alla nostra città dalla possibilità di usare aree militari dismesse, per rendere Bologna una città sempre migliore dove vivere, rispondendo ai bisogni non solo della Bologna di oggi, ma anche della Bologna di domani. E lo vuole fare con il contributo di tutti".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:43
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