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Istruttoria pubblica sulla pianificazione urbanistica dell'area dello Stadio comunale e dei Prati di Caprara. L'intervento della consigliera Palumbo (Gruppo Misto)

Di seguito l'intervento della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo Misto) alla seduta di oggi dell'Istruttoria pubblica sulla pianificazione urbanistica dell'area dello Stadio comunale e dei Prati di Caprara.




"Mi sembra doveroso ringraziar...

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Di seguito l'intervento della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo Misto) alla seduta di oggi dell'Istruttoria pubblica sulla pianificazione urbanistica dell'area dello Stadio comunale e dei Prati di Caprara.

"Mi sembra doveroso ringraziare il “Comitato rigenerazione no speculazione” per il grande lavoro fatto, che ha portato all’indizione di questa istruttoria pubblica.
Le tematiche coinvolte nel percorso di partecipazione sono molteplici: ambientali, demografiche, sociali, economiche.

L’assessora Orioli durante la sua relazione introduttiva ha affermato che l’area dei Prati di Caprara ha molte funzioni tra cui quella abitativa, in quanto la città ha bisogno di alloggi. Vorrei fare un ragionamento su questa affermazione perché se analizziamo i dati i conti non tornano.

Se è vero che la popolazione dal 2011 è in lieve crescita, e che nel 2017 gli abitanti della città risultano essere 389.261, dobbiamo considerare che nel 1973 Bologna aveva ben 493.933 residenti: 104.672 persone in più rispetto ad oggi.

Quindi si può affermare che dal 1973 la popolazione è notevolmente diminuita, mentre le abitazioni possono essere solo aumentate: girando per la città possiamo constatare che sono nati nuovi quartieri.
Se la popolazione è diminuita e le abitazioni sono aumentate perché c’è richiesta di alloggi?

Una risposta la possiamo trovare analizzando i dati relativi agli sfratti per morosità: si tratta di un numero in costante aumento.
Allora qual è il problema: mancano gli alloggi o manca il danaro per pagare gli affitti?

La crisi economica e il lavoro sempre più precario hanno portato all’impoverimento delle famiglie. I proprietari di abitazioni, per non affrontare situazioni complicate con inquilini morosi, scelgono di lasciare sfitta l’abitazione. Oppure la trasformano in “casa-vacanza”, da affittare passando attraverso i nuovi canali online, di cui Airbnb, è il più noto. Complice il fatto che Bologna è diventata una meta low cost per i turisti al risparmio.

Non c’è dunque bisogno di costruire nuovi alloggi, non c’è bisogno di distruggere un bosco, ma c’è la necessità di intervenire a monte risolvendo i problemi legati alla povertà e al lavoro precario.

Anche gli scheletri di edifici incompiuti, oppure terminati ma inutilizzati, presenti in città, testimoniano che non c’è bisogno di costruire, mentre i tanti esercizi commerciali che hanno abbassato le serrande dovrebbero fare desistere dall’apertura di nuovi negozi.

In merito alle tematiche ambientali vorrei fare qualche osservazione sul Piano locale di adattamento climatico che il Comune, in maniera molto diligente, ha realizzato.

Questo Piano, che l’Amministrazione sta facendo conoscere anche in Europa, è uno dei punti di arrivo del Progetto Blue Ap, partito nel 2012 e concluso nel 2015.
Il Piano di Adattamento, prevede diverse azioni per aumentare la sicurezza e la resilienza del territorio.

Si tratta di azioni necessarie perché, come ci dimostra l’analisi del Profilo Climatico Locale elaborato da ARPAE, il territorio della città di Bologna sarà soggetto nei prossimi decenni (proiezioni 2030-2050) ad una maggiore frequenza degli eventi meteorologici estremi, all’innalzamento delle temperature medie e ad una diminuzione degli eventi piovosi.

Sono state individuate tre vulnerabilità per la città: siccità e carenza idrica, ondate di calore in area urbana, eventi estremi di pioggia e rischio idrogeologico.

Per ognuna delle vulnerabilità sono state indicate le strategie necessarie a rendere resiliente la città.

Per limitare l’aumento delle temperature in area urbana si è deciso di incrementare il greening urbano “Gli effetti positivi sul microclima urbano di fasce di verde in prossimità e all’interno dell’ambiente edificato sono, infatti, ormai ampiamente documentati. Il gradiente di temperatura che si crea tra superfici edificate e aree vegetate determina un importante flusso d’aria che consente di eliminare dalla città calore ma anche inquinanti atmosferici (la rimozione di PM10 da parte di un ettaro di bosco, ad esempio, è stata stimata per l’area londinese in 15t/anno)...”

Nel piano di adattamento climatico sono riconosciute anche le funzioni igienico sanitarie ed ecologiche che riveste il verde pubblico in termini di depurazione dell’aria, produzione di ossigeno, abbattimento del particolato aerodisperso, diminuzione dell’inquinamento acustico, azione termoregolatrice del microclima della città.

Quindi il Comune di Bologna è al corrente della funzione del verde urbano e nel Piano scrive di ampliare le aree verdi per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Ma alle parole non seguono i fatti e una bella colata di cemento distrugge un bosco per far posto a insediamenti abitativi e commerciali che ovviamente aumentano l’inquinamento atmosferico, come del resto è descritto nella VALSAT del POC.

Di fronte a tutte queste contraddizioni penso che il Comune debba mettersi al lavoro e cambiare il POC".

 

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:43
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