Question Time, chiarimenti sull'isolamento sociale degli adolescenti
La vicesindaco Marilena Pillati ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Vinicio Zanetti (Partito Democratico) sull'isolamento sociale degli adolescenti.Domanda del consigliere Zanetti:"Vis...
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La vicesindaco Marilena Pillati ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Vinicio Zanetti (Partito Democratico) sull'isolamento sociale degli adolescenti.
Domanda del consigliere Zanetti:
"Visti gli articoli relativi all’indagine svolta dall’ufficio scolastico regionale sulle diverse forme di isolamento sociale, definito anche hikikomori, che colpiscono anche molti adolescenti della nostra città; si domanda al Sindaco e alla Giunta: una valutazione politico amministrativa in merito a quanto emerge dall’indagine svolta e quali strumenti sta mettendo in campo la Giunta per fronteggiare questo fenomeno".
Risposta della vicesindaco Marilena Pillati:
"Gentile consigliere, la ringrazio per la domanda su questa indagine di cui hanno parlato gli organi di stampa e che descrive un fenomeno riferito a giovani che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale e che, oltre a non riuscire ad andare a scuola, non escono più di casa o addirittura talvolta non lasciano la propria stanza, interrompendo qualsiasi contatto diretto con altre persone.
Le cause che determinano questo isolamento possono essere molteplici, così come molteplici sono le modalità del suo manifestarsi talvolta preceduto da segnali di disagio.
Quando il disagio si acuisce e assume forme estreme genera un disturbo che va affrontato in primo luogo con un approccio di tipo sanitario oltre che educativo. Le risposte non sono mai univoche e soprattutto non è un solo soggetto, la famiglia, la scuola, l'educatore, il clinico, che singolarmente può affrontare e risolvere con successo questo tipo di fenomeno. Servono piuttosto interventi integrati che mettono in campo diverse competenze e che richiedono una programmazione integrata e una rete tra le istituzioni e i soggetti del territorio che lavorano con gli adolescenti.
Su questo specifico tema il Comune di Bologna favorisce sia momenti pubblici di confronto sia scambi tra professionisti del Servizio sanitario, del Servizio sociale e dei Servizi educativi nei luoghi deputati all'integrazione socio sanitaria, l'equipes territoriali integrate e l'Unità di valutazione multidimensionale cittadina. Sono numerosi i casi su cui i servizi si confrontano e mettono in campo le proprie risorse nell'ambito di progetti personalizzati che includono la famiglia, così come la scuola, luogo fondamentale di socializzazione proprio nell'età adolescenziale. Certamente come viene evidenziato nell'analisi l'ambito scolastico è quello che vede il manifestarsi di situazioni di questo tipo. Diverse sono le situazioni che si definiscono proprio “fobia scolare” dove si fa riferimento a un disturbo in cui il livello di ansia e di paura ad andare e restare a scuola sono tali da compromettere in modo significativo una regolare frequenza scolastica. La fobia scolare può veicolare il timore di essere rifiutati dal gruppo o di avere un rendimento scolastico al di sotto delle attese può determinare gravi situazioni di dispersione scolastica che possono essere affrontate con interventi integrati anche di tipo educativo. Ma la chiave prioritaria con cui contrastare il manifestarsi di queste situazioni è certamente anche quella della prevenzione del disagio in adolescenza che presuppone anch'essa, però, un lavoro integrato e multidisciplinare.
Da tempo l'Amministrazione ha messo in campo interventi e servizi che vanno nella direzione della promozione del benessere, della prevenzione del disagio e della dispersione scolastica, proprio riferita a questa particolare fascia d'età, ma anche del sostegno degli adulti di riferimento. I quasi 30 educatori dei Servizi educativi territoriali che operano nei quartieri nell'ambito della prevenzione del disagio lavorano in stretta relazione con le scuole, da cui ricevono le segnalazioni sulle problematiche non solo di dispersione ed evasione scolastica, ma anche di situazioni di disagio e difficoltà che possono essere legate a fattori familiari, sociali ma anche di tipo relazionale. Insieme alle scuole progettano azioni a favore della classe, di un piccolo gruppo o del singolo ragazzo coinvolgendo la famiglia e, se necessario, altri servizi sociali e sanitari.
Inoltre dallo scorso anno scolastico il Comune ha avviato la sperimentazione di alcuni servizi extrascolastici che sono stati denominati SAS, Servizi di aggancio scolastico, sono destinati a ragazzi che presentano un grave rischio di dispersione, gestiti in stretta relazione sempre con i Servizi educativi dei quartieri e con le scuole, per accompagnare il ragazzo a rientrare e a permanere nel contesto scolastico. Attraverso attività di laboratorio si cerca di aiutare i ragazzi ad acquisire fiducia in sé stessi, una maggiore conoscenza delle proprie attitudini, a migliorare la consapevolezza e la gestione delle proprie emozioni, a prendere coscienza delle conseguenze dei propri atti e a coltivare un'attitudine alla responsabilità. Fondamentale in questo percorso è il coinvolgimento della scuola e della famiglia.
In molte scuole stiamo anche realizzando laboratori destinati a genitori, insegnanti ed educatori in cui vengono trattati molti temi di attualità, come il disagio scolastico, la prevenzione del suicidio, il conflitto, l'uso del digitale, sempre riferiti a questa fascia di età. L'obiettivo è dare loro più strumenti per riconoscere i segnali di disagio nei ragazzi per affrontarli con tempestività. Tuttavia, fenomeni nuovi come quello dell'isolamento sociale sono espressione dei profondi mutamenti che attraversano le nostre società e quindi che riguardano anche le nuove generazioni. Dunque è importante indagare e conoscere i primi segnali dei nuovi bisogni per potere agire sempre meglio in un'ottica di prevenzione di quelli che se trascurati possono diventare disturbi. Per questo motivo, come ho già avuto modo di dire qualche mese fa, abbiamo come Giunta deciso di costruire un piano adolescenza preceduto da una indagine conoscitiva sulla situazione adolescenziale a Bologna, che attraverso un lavoro integrato con altre istituzioni e altri soggetti che lavorano per gli adolescenti e con gli adolescenti, ci consenta di orientare meglio le nostre azioni; l'indagine è in corso e conto tra qualche mese di poter illustrare oltre che i risultati anche le principali direttrici su cui orienteremo la costruzione del piano".
Domanda del consigliere Zanetti:
"Visti gli articoli relativi all’indagine svolta dall’ufficio scolastico regionale sulle diverse forme di isolamento sociale, definito anche hikikomori, che colpiscono anche molti adolescenti della nostra città; si domanda al Sindaco e alla Giunta: una valutazione politico amministrativa in merito a quanto emerge dall’indagine svolta e quali strumenti sta mettendo in campo la Giunta per fronteggiare questo fenomeno".
Risposta della vicesindaco Marilena Pillati:
"Gentile consigliere, la ringrazio per la domanda su questa indagine di cui hanno parlato gli organi di stampa e che descrive un fenomeno riferito a giovani che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale e che, oltre a non riuscire ad andare a scuola, non escono più di casa o addirittura talvolta non lasciano la propria stanza, interrompendo qualsiasi contatto diretto con altre persone.
Le cause che determinano questo isolamento possono essere molteplici, così come molteplici sono le modalità del suo manifestarsi talvolta preceduto da segnali di disagio.
Quando il disagio si acuisce e assume forme estreme genera un disturbo che va affrontato in primo luogo con un approccio di tipo sanitario oltre che educativo. Le risposte non sono mai univoche e soprattutto non è un solo soggetto, la famiglia, la scuola, l'educatore, il clinico, che singolarmente può affrontare e risolvere con successo questo tipo di fenomeno. Servono piuttosto interventi integrati che mettono in campo diverse competenze e che richiedono una programmazione integrata e una rete tra le istituzioni e i soggetti del territorio che lavorano con gli adolescenti.
Su questo specifico tema il Comune di Bologna favorisce sia momenti pubblici di confronto sia scambi tra professionisti del Servizio sanitario, del Servizio sociale e dei Servizi educativi nei luoghi deputati all'integrazione socio sanitaria, l'equipes territoriali integrate e l'Unità di valutazione multidimensionale cittadina. Sono numerosi i casi su cui i servizi si confrontano e mettono in campo le proprie risorse nell'ambito di progetti personalizzati che includono la famiglia, così come la scuola, luogo fondamentale di socializzazione proprio nell'età adolescenziale. Certamente come viene evidenziato nell'analisi l'ambito scolastico è quello che vede il manifestarsi di situazioni di questo tipo. Diverse sono le situazioni che si definiscono proprio “fobia scolare” dove si fa riferimento a un disturbo in cui il livello di ansia e di paura ad andare e restare a scuola sono tali da compromettere in modo significativo una regolare frequenza scolastica. La fobia scolare può veicolare il timore di essere rifiutati dal gruppo o di avere un rendimento scolastico al di sotto delle attese può determinare gravi situazioni di dispersione scolastica che possono essere affrontate con interventi integrati anche di tipo educativo. Ma la chiave prioritaria con cui contrastare il manifestarsi di queste situazioni è certamente anche quella della prevenzione del disagio in adolescenza che presuppone anch'essa, però, un lavoro integrato e multidisciplinare.
Da tempo l'Amministrazione ha messo in campo interventi e servizi che vanno nella direzione della promozione del benessere, della prevenzione del disagio e della dispersione scolastica, proprio riferita a questa particolare fascia d'età, ma anche del sostegno degli adulti di riferimento. I quasi 30 educatori dei Servizi educativi territoriali che operano nei quartieri nell'ambito della prevenzione del disagio lavorano in stretta relazione con le scuole, da cui ricevono le segnalazioni sulle problematiche non solo di dispersione ed evasione scolastica, ma anche di situazioni di disagio e difficoltà che possono essere legate a fattori familiari, sociali ma anche di tipo relazionale. Insieme alle scuole progettano azioni a favore della classe, di un piccolo gruppo o del singolo ragazzo coinvolgendo la famiglia e, se necessario, altri servizi sociali e sanitari.
Inoltre dallo scorso anno scolastico il Comune ha avviato la sperimentazione di alcuni servizi extrascolastici che sono stati denominati SAS, Servizi di aggancio scolastico, sono destinati a ragazzi che presentano un grave rischio di dispersione, gestiti in stretta relazione sempre con i Servizi educativi dei quartieri e con le scuole, per accompagnare il ragazzo a rientrare e a permanere nel contesto scolastico. Attraverso attività di laboratorio si cerca di aiutare i ragazzi ad acquisire fiducia in sé stessi, una maggiore conoscenza delle proprie attitudini, a migliorare la consapevolezza e la gestione delle proprie emozioni, a prendere coscienza delle conseguenze dei propri atti e a coltivare un'attitudine alla responsabilità. Fondamentale in questo percorso è il coinvolgimento della scuola e della famiglia.
In molte scuole stiamo anche realizzando laboratori destinati a genitori, insegnanti ed educatori in cui vengono trattati molti temi di attualità, come il disagio scolastico, la prevenzione del suicidio, il conflitto, l'uso del digitale, sempre riferiti a questa fascia di età. L'obiettivo è dare loro più strumenti per riconoscere i segnali di disagio nei ragazzi per affrontarli con tempestività. Tuttavia, fenomeni nuovi come quello dell'isolamento sociale sono espressione dei profondi mutamenti che attraversano le nostre società e quindi che riguardano anche le nuove generazioni. Dunque è importante indagare e conoscere i primi segnali dei nuovi bisogni per potere agire sempre meglio in un'ottica di prevenzione di quelli che se trascurati possono diventare disturbi. Per questo motivo, come ho già avuto modo di dire qualche mese fa, abbiamo come Giunta deciso di costruire un piano adolescenza preceduto da una indagine conoscitiva sulla situazione adolescenziale a Bologna, che attraverso un lavoro integrato con altre istituzioni e altri soggetti che lavorano per gli adolescenti e con gli adolescenti, ci consenta di orientare meglio le nostre azioni; l'indagine è in corso e conto tra qualche mese di poter illustrare oltre che i risultati anche le principali direttrici su cui orienteremo la costruzione del piano".