Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Giulia Di Girolamo
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Giulia Di Girolamo (Partito Democratico). "Processo Aemilia: la 'Ndrangheta esisteLa mafia non esiste. Questo è il messaggio che si legge guardando negli occhi gli imputati del process...
Data:
:
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Giulia Di Girolamo (Partito Democratico).
"Processo Aemilia: la 'Ndrangheta esiste
La mafia non esiste. Questo è il messaggio che si legge guardando negli occhi gli imputati del processo aemilia dietro le sbarre. Questo si sente dalle urla dei familiari che, durante la lettura della sentenza, manifestano la loro contrarietà alle condanne elencate dal presidente del tribunale Caruso.
Dall'altra parte, Sindaci, giornalisti, parti civili, la parte sana dell'Emilia, che con la propria presenza rivendica l'importante ruolo dello Stato, della giustizia e della ricerca costante della verità.
Due mondi paralleli, due diversi sistemi di valori, chiusi dentro un'aula bunker, giovedì scorso per la lettura della sentenza di primo grado del Processo Aemilia, in cui, come dice Paterlini, “la notizia non è Vincenzo Iaquinta, ma è che ora la verità giudiziaria ha certificato che 'ndrangheta c'è, da decenni”, una verità certamente scomoda questa ma che ora non potrà più essere negata, da nessuno.
Definita una sentenza storica, con 148 condanne, 1200 anni di carcere Aemilia mette nero su bianco la presenza e il radicamento degli esponenti cutresi della 'ndrina emiliana, emanazione di quella calabrese che fa capo a Nicolino Grande Aracri. Tra i nomi eccellenti Carmine Belfiore, Gaetano Blasco, Michele Bolognino e Giuseppe Iaquinta. A 34 degli imputati, condannati con rito ordinario, è stata riconosciuta l'aggravante dell'associazione a delinquere di stampo mafioso. I reati contestati vanno dalla corruzione, all'estorsione, riciclaggio, usura, truffa ai danni dello stato e intimidazioni. Si parla di vera e propria colonizzazione del territorio, che coinvolge non solo affiliati dei clan calabresi ma anche imprenditori, professionisti, politici ed esponenti delle forze dell'ordine emiliani doc, che la 'ndrangheta a saputo utilizzare al meglio per i propri affari illeciti, sfruttando la debolezza di alcuni imprenditori vessati dalla crisi economica, sostituendosi perfettamente agli istituti di credito legali prestando soldi a tassi di usura soffocanti.
I clan sono riusciti a mettere le mani nel settore immobiliare, del movimento terra e del ciclo del mattone, costruendo veri e propri imperi economici grazie all'assenza di una vera concorrenza o molto più spesso scoraggiata da minacce e intimidazioni. Tutto questo è stato possibile grazie ad un sistema omertoso e alla loro capacità di corrompere burocrati, funzionari, politici.
Un plauso va al Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi che hanno ricostruito la storia e l'esistenza dei clan della 'ndrangheta nel nostro territorio, una permanenza vecchia di trent'anni e che oggi subisce un'importante ma non definitiva battuta d'arresto.
Infatti come ha dichiarato il Procuratore Capo di Bologna, Giuseppe Amato, “le indagini continuano”, senza sosta, perchè quello che è certo e che fa ancora paura, secondo quanto dichiarato da alcuni pentiti, i clan in Emilia si sono già riorganizzati, per proseguire il loro giro di affari sporchi.
Allora noi oggi abbiamo due strade: la prima è avere ancora il coraggio di negare, di girarci dall'altra parte, facendo finta che questa storia amara, brutale non ci riguardi, non inquini la nostra terra emiliana. Oppure svegliarci di colpo, aprire finalmente gli occhi, riconoscendo una volta per tutte un fenomeno invasivo, che intacca tutti i livelli della nostra vista sociale, politica, imprenditoriale ed economica e agire affinchè si sviluppino davvero quegli anticorpi in grado di contrapporsi a questo fango inarrestabile e pericoloso.
Perchè se si continua a credere che ci siano differenze tra comprare voti in Calabria e in Emilia ci si si sbaglia di grosso.
E credo fermamente che la politica debba essere il primo baluardo attivo e reattivo contro il dilagare di un sistema di valori contrari a quelli dello stato di diritto, che antepone la violenza e il malaffare all'etica e alla morale del buongoverno della nostra regione e del nostro Paese.
Inoltre, è notizia di stamattina, che uno dei condannati a 19 anni di carcere nella sentenza del Processo Aemilia, Francesco Amato, ha preso in ostaggio 5 persone all'interno di un ufficio postale di Pieve Modolena, una frazione di Reggio Emilia. Le operazioni sono ancora in corso. Spero che la situazione venga risolta al meglio nel più breve tempo possibile e, soprattutto, che gli ostaggi vengano presto liberati".