Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni
Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica). "Care consigliere, cari consiglieri,oggi vorrei parlarvi di un gioco che amo, da sempre, avendolo imparato da bambino: il gioco del Risiko.Per me il Risi...
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Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica).
"Care consigliere, cari consiglieri,
oggi vorrei parlarvi di un gioco che amo, da sempre, avendolo imparato da bambino: il gioco del Risiko.
Per me il Risiko è un po’ come una madeleine: mi ricorda lunghe sere d’estate a Santa Maria di Leuca, sin da bambino; in adolescenza, i litigi forsennati con gli amici di sempre; in età adulta, la capacità di ritrovare emozioni e passioni di gioventù.
In rapporto al gioco del Risiko ho sentito, spesso, dire che tutto è lecito: fare le alleanze, romperle, tradirle pur di raggiungere l’obbiettivo, coalizzarsi contro il più forte (perché il primo scopo del gioco è impedire che qualcuno vinca prima di te)…'fare il giochino': la pratica tramite la quale 2 o più giocatori occupano un territorio confinante lasciandoci un solo carrarmatino, per consentire all’avversario – temporaneamente un alleato, per ragioni ti opportunismo – di fare il territorio e prendere la carta, aspettando di chiudere un tris. È quel che accade, sovente, in Madagascar, quando le armate rosse hanno l’Africa Orientale, quelle nere l’Africa del Sud, o in Giappone, quando i verdi hanno la Kamchatka e i gialli la Mongolia.
Ebbene, a me il giochino non è mai piaciuto; non credo che a Risiko tutto sia lecito, ma, soprattutto, non credo che si possa trattare la città, il suo presente e, soprattutto, il suo futuro con la stessa disinvoltura con la quale si gioca una partita a Risiko.
Care consigliere, cari consiglieri,
Bologna non è il tabellone del vostro Risiko.
Lábas non è il Madagascar da occupare con un carrarmatino per consentire di fare la carta, i bambini di Lábimbi e quelli delle scuole Zamboni non sono il Giappone di nessuno.
Dai banchi della maggioranza, ma anche dai banchi delle minoranze, più volte avete invitato al rispetto delle istituzioni e delle loro regole: ebbene, cari giocatori, guardatevi allo specchio.
Quel che è accaduto venerdì in VI Commissione non è degno della più scomposta delle partite estive di Risiko, neppure di quelle che ci si concede per trascorrere una notte in allegria, quando si è un po’alticci.
Procedo ad un rapidissimo riepilogo dell’accaduto, dietro il prisma dei rapporti istituzionali, perché solo di questi c’interessa, nel prioritario ed esclusivo interesse della città.
1) Alcuni consiglieri appartenenti a tre gruppi consiliari (Coalizione Civica, Amelia e alcuni consiglieri del Partito Democratico) chiedono alla VI Commissione Cultura, presieduta dalla Consigiera Mazzoni, un Udienza Conoscitiva su Lábas.
2) A questa richiesta se ne aggiunge, alla vigilia della convocazione, una quarta, a firma di cinque consiglieri del Partito Democratico, diversi da quelli che avevano formulato la richiesta due giorni prima, primo firmatario il consigliere Persiano e, tra gli altri quattro, la Presidente del Consiglio Comunale.
3) Il giorno dell’Udienza, ad udienza iniziata, con circa metà dei consiglieri assenti, l’agenzia DIRE diffonde una dura nota con la quale le assenze vengono spiegate: otto consiglieri PD (quattro dei richiedenti l’Udienza, e tra questi la Presidente del Consiglio) criticano la Presidente delle VI Commissione per la sua gestione, a loro dire poco oculata e partigiana, richiedendo “una sede politica di confronto”, dove per politica deve intendersi “non istituzionale" e, a ben vedere, neppure politica, bensì domestica. Ossia in casa del Partito Democratico. Un gesto – lo dico così, sperando di suonare educato e corretto, ma eloquente – di dadaimo politico e istituzionale, da parte, tra gli atltri, di una Presidente di Consiglio Comunale.
4) Nella stessa seduta, un consigliere di minoranza, con immenso sgarbo, istituzionale ed extraistituzionale, intima alla signora Presidente della VI commissione di “stare zitta”, alzando il tono della voce oltre ogni margine di tollerabilità .
5) Pochi minuti più tardi, un autorevole assessore della Giunta, trasfigura il grave (e sottolineo grave) doppio sgarbo di cui ho appena dato conto in una “minaccia”, e qualche giornale ci fa pure il titolo, forse per oscurare l’ennesimo papocchio in casa del Partito Democratico.
Cosa resta sullo sfondo di tutto questo?
Lábas, Lábimbi, le scuole Zamboni….e oltre ciò tanti temi che impegnano l’attivismo, il volontariato e la partecipazione di centinaia, migliaia…talvolta decine di migliaia di cittadini: quelli del Comitato Rigenerazione No Specupazione e di Parteciprati, quelli che ancora non si rassegnano alla realizzazione di un opera inutili come il Passante di mezzo, e tanti, tantissimi altri temi.
Sulla Siria, si può negare l’urgenza e andare in commissione, mentre si consuma, di là dal mare, un’altra, ennesima bancarotta dell’umanità. E così su tanti altri argomenti, che mi vergogno a derubricare in un elenco che finirebbe per somigliare ad un elenco della spesa.
Siamo preoccupati, Presidente.
Siamo preoccupati che voi possiate utilizzare male i ruoli istituzionali che occupate.
Siamo preoccupati che voi possiate piegare i più diversi argomenti, dai più marginali ai più importanti, per guerre di potere e posizionamento del vostro piccolo mondo antico.
Bologna non è il tabellone del vostro Risiko.
Siamo stufi di questo gioco".