Giorno della Memoria, seduta solenne del Consiglio comunale. L'intervento di Gabor Rajna
Questa mattina il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne in occasione del Giorno della Memoria. Dopo i saluti e l'introduzione della presidente Guidone, è intervenuto Gabor Rajna, fondatore della casa cinematografica Laokoon ...
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Questa mattina il Consiglio comunale si è riunito in seduta solenne in occasione del Giorno della Memoria. Dopo i saluti e l'introduzione della presidente Guidone, è intervenuto Gabor Rajna, fondatore della casa cinematografica Laokoon Filmgroup, e produttore del film “Il figlio di Saul”. Di seguito il suo intervento.
“Vi ringrazio per questo invito, per me è davvero importante essere qui. Sono uno dei produttori del film “Il figlio di Saul”. Come nasce questi film? Abbiamo incontrato László Nemes, il giovane regista, ci ha questo progetto che abbiamo giudicato molto interessante, abbiamo perciò deciso di mettere tutte le nostre forze per produrre e realizzare questo film.
Abbiamo letto la sceneggiatura e subito abbiamo capito, come già sapevamo, che la lingua del cinema è universale. Ed è universale come lo è l’Olocausto, la Shoah, perché riguarda tutti i popoli.
Ricordo che da ragazzo vidi “I Girasoli” di Vittorio De Sica, la storia di una moglie, Giovanna, che va a cercare suo marito rimasto sul fronte del Don e che non è mai tornato a casa. Ricordo anche “Tutti a casa” con Alberto Sordi, un film simile venne fatto anche in Ungheria.
Vedendo questi film ho capito che il periodo storico della Seconda Guerra Mondiale è una cosa universale, per tutti noi europei ha lo stesso significato. Vedere questi film italiani era la stessa cosa di vedere i film ungheresi. Per tutti i popoli del mondo, ma soprattutto per l’Europa, per ogni spettatore il significato deve essere unico.
Primo Levi, ad Auschwitz, scrisse:
“25 gennaio. Fu la volta di Sómogyi. Era un chimico ungherese sulla cinquantina, magro, alto e taciturno. Come l’olandese, era convalescente di tifo e di scarlattina; ma sopravvenne qualcosa di nuovo. Fu preso da una febbre intensa. Da forse cinque giorni non aveva detto parola: aprì bocca quel giorno e disse con voce ferma: uo una razione di pane sotto il saccone. Dividetela voi tre. Io non mangerò più. Non trovammo nulla da dire, ma per allora non toccammo il pane. Gli si era gonfiata una metà del viso. Finché conservò coscienza, rimase chiuso in un silenzio aspro. Ma a sera, e per tutta la notte, e per due giorni senza interruzione, il silenzio fu sciolto dal delirio. Seguendo un ultimo interminabile sogno di remissione e di schiavitù, prese a mormorare “Jawohl” ad ogni emissione di respiro; regolare e costante come una macchina, “Jawohl” ad ogni abbassarsi della povera rastrelliera delle costole, migliaia di volte, tanto da far venire voglia di scuoterlo, di soffocarlo, o che almeno cambiasse parola. Non ho mai capito come allora quanto sia laboriosa la morte di un uomo”.
Sopra il campo iniziò il bombardamento, era il 26 gennaio. Nel testo Primo Levi prosegue:
“La sarabanda cessò a notte, e la camera fu di nuovo piena del monologo di Sòmogyi. Non potevamo certo portarlo fuori nella notte. Non ci restava che riaddormentarci.
27 gennaio. L'alba. Sul pavimento, l'infame tumulto di membra stecchite, la cosa Sòmogyi.
[…] I russi arrivarono mentre Charles ed io portavamo Sòmogyi poco lontano. Era molto leggero. Rovesciammo la barella sulla neve grigia. Charles si tolse il berretto. A me dispiacque di non avere berretto”.
In Ungheria, dove una commedia che ha successo solitamente viene vista da 120.000 spettatori, il film “Il Figlio di Saul” ha avuto più di 300.000 spettatori. Grazie al nostro Governo 15.000 studenti hanno potuto vedere gratuitamente il nostro film. La pellicola ha avuto più di 100 nomination di cui 59 premi: dall’Oscar per il miglior film straniero al Golden Globe, fino al Grand Prix Speciale della Giuria di Cannes. E sono molto fiero anche per il David di Donatello. Ma la cosa più importante è che il film è stato visto da più di un milione di persone.
Il nostro scopo è arrivare a più gente possibile affinché queste cose non si ripetano più. Occorre educare tutti i nostri figli in tal senso, abbiamo questo compito importantissimo, dobbiamo fare di tutto per ricordare e trasmettere la memoria".