Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Amelia Frascaroli
Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Amelia Frascaroli (Città comune con Amelia).“ 'TAR e velo'Torno sull’episodio avvenuto la settimana scorsa al TAR di Bologna, dove una ragazza, presente ad un’udienza,...
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Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Amelia Frascaroli (Città comune con Amelia).
“ 'TAR e velo'
Torno sull’episodio avvenuto la settimana scorsa al TAR di Bologna, dove una ragazza, presente ad un’udienza, è stata espulsa dall’aula dal giudice perché portava il suo velo in testa e le è stato detto che lì, così, non poteva stare, per ragioni di nostra cultura e di nostre abitudini.
Ci torno proprio perché l’episodio sembra risolto: scuse del Presidente del TAR, chiarimenti sulla possibilità di partecipare ai processi con il capo coperto, etc……..
E’ invece un episodio altamente simbolico, sul quale abbiamo un grande bisogno di riflettere, di darci la possibilità di ricostruire un pensiero profondo,una cultura dell’appartenenza e della identità, per reimparare chi siamo e chi vogliamo essere.
Per offrire qualche elemento di riflessione, faccio mie le parole di Ignazio de Francesco, islamologo, profondo conoscitore del mondo musulmano, della nostra cultura spirituale, monaco della Famiglia dell’Annunziata a Montesole: “Il velo e la Legge. Conosco personalmente, e da anni, Asmae, l’italiana di origine marocchina, giovane praticante avvocatessa, della quale si è parlato in questi giorni per il caso del “velo in tribunale”. Uscita a pieni voti dal liceo classico, latinista e grecista in potenza, laureata a pieni voti in giurisprudenza, con una tesi particolarmente avanzata, che ho visto nascere sotto i miei occhi, la ritengo uno dei migliori esempi di “nuove storie italiane”. Come Fatima, italiana di origini algerine, e Marwa, italiana di origini egiziane, anche Asmae è una giovane donna, intelligente, colta e capace. Tutte persone delle quali abbiamo bisogno per costruire il futuro del nostro paese. Bisogna incoraggiarle, perché il cammino non è facile. Una di loro mi ha raccontato una volta tra le lacrime: sono nata in Italia, so più l’italiano che la lingua dei miei genitori, ho compagni di liceo con i quali ho fatto amicizia dall’asilo, dopo un attentato uno di loro viene a dirmi che sto con i terroristi, ora ho paura di tornare a scuola. A parte traumi psicologici come questo, c’è poi il travaglio “normale” delle scelte durante la crescita: velo o non velo, prego o non prego, cosa mangio, con chi mi sposo, in quale terra è il mio cuore, in definitiva chi sono? Sfide di definizione della propria identità. Che non rimangono inosservate, e che possono improvvisamente modificare (da una parte e dall'altra) l’assetto di rapporti all’apparenza consolidati. Una dinamica delicata, complessa. Ritengo che la presenza dei “nuovi cittadini” nel nostro amato (poco amato, da amare) paese sia un guadagno assoluto. Quando si dice guadagno uno pensa ai soldi. Sotto questo riguardo il contributo degli immigrati all’economia è noto e documentato. Lo paragono a quello degli immigrati interni, dal Veneto e dal Sud, nella Torino industriale della mia infanzia. Conosco bene anche l’altra faccia della medaglia, perché opero come volontario in un carcere zeppo di detenuti stranieri, e mi occupo in particolare di quelli musulmani. Il dato negativo esiste, ma è oggettivamente subissato dall’apporto silenzioso di milioni di immigrati che si alzano ogni mattina e sgobbano sgobbano sgobbano. Guadagno per l’economia dunque, ma anche guadagno culturale e spirituale. Ciascuno dei “nuovi cittadini” arricchisce il paese con i tesori religiosi, culturali, spirituali di cui è portatore. Proprio come dice la Costituzione, che con i suoi freschi settant’anni è la Nonna delle nuove generazioni di italiani, e ha oggi nipotini che vengono da tutte le parti del mondo. Dice dunque la Nonna: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e capacità, un’attività o funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”. Non solo materiale ma anche spirituale, cioè attinente alle cose più preziose che uno si porta dentro. La Nonna non soltanto lascia liberi di esprimerle: dite, fate pure, anche se a me non importa nulla; dite, fate, basta che non disturbiate gli altri in casa. No, dice di più. Chiede di mettere quelle cose preziose, quelle che uno si porta dentro, a servizio della costruzione della comunità, per la sua bellezza e decoro, come parte irrinunciabile del “progresso”. Questa è Legge.”