Question Time, chiarimenti sull'emergenza abitativa degli studenti fuorisede
L'assessore all'Economia e promozione della città Matteo Lepore ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità dei consiglieri Umberto Bosco (Lega nord), Massimo Bugani (Movimento 5 Stelle), Claudio Mazza...
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L'assessore all'Economia e promozione della città Matteo Lepore ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità dei consiglieri Umberto Bosco (Lega nord), Massimo Bugani (Movimento 5 Stelle), Claudio Mazzanti (Partito democratico) e Federico Martelloni (Coalizione civica) sull'emergenza abitativa degli studenti fuorisede.
La domanda del consigliere Bosco
"Alla luce delle notizie di stampa si chiede il parere della Giunta. In particolare si chiede se la Giunta condivida le preoccupazioni circa la grandi difficoltà lamentate da studenti e lavoratori nel reperire un alloggio in locazione e quali misure e iniziative intenda intraprendere in merito".
La domanda del consigliere Bugani
"Visti gli articoli di stampa relativi all'emergenza casa che colpisce anche gli studenti universitari a causa del fatto che i proprietari di immobili tendono ad affittare ai turisti in visita nella nostra città piuttosto che agli studenti, pongo la seguente domanda di attualità per avere dal Sindaco e dalla Giunta un parere politico sul tema e per conoscere le azioni che l'Amministrazione ha intenzione di mettere in atto per arginare questa emergenza abitativa aiutando i giovani studenti a trovare idonee soluzioni abitative".
La domanda del consigliere Mazzanti
"In relazione a quanto pubblicato sulla stampa cittadina in data 1/11/2017, in merito alla scarsità di alloggi per studenti, sia sul mercato privato, ma anche di alloggi per studenti di proprietà pubblica, realizzati dall’Università di Bologna e da Ergo (Azienda Regionale per il Diritto allo Studio); considerato che gli studenti universitari detentori del requisito per ottenere un alloggio pubblico dall’Università – Ergo ma che per insufficienza di tali alloggi sono rimasti in graduatoria in attesa di assegnazione sono 200; tenuto conto che il comune di Bologna ha da anni messo a disposizione aree per realizzare studentati sono a richiedere se l'Università di Bologna e Ergo si stanno attivando per realizzare un numero tale di appartamenti da soddisfare gli studenti che hanno il titolo per usufruirne".
La domanda del consigliere Martelloni
"Viste le inchieste e notizie apparse, ancora una volta, sulla stampa locale riguardanti la difficoltà incontrata da studenti e studentesse e da cittadini e cittadine straniere nel reperire alloggi in affitto sul libero mercato a causa di fattori multipli tra cui prezzi esorbitanti, discriminazioni e aumento esponenziale degli affitti di breve periodo attraverso piattaforme quali Airbnb: chiedo al Sindaco e alla Giunta quali strategie intenda mettere in campo l'Amministrazione per riequilibrare il mercato dell'affitto in città, anche favorendo e garantendo l'incontro tra domanda e offerta, per contrastare i fenomeni di discriminazione e per monitorare il fenomeno degli affitti turistici e di breve durata".
La risposta dell'assessore Lepore
"Sul tema rispondo perché sono intervenuto sui giornali a seguito di un incontro con i rappresentanti degli studenti, delle varie associazioni e del Consiglio studentesco, su richiesta del prorettore Mirco Degli Esposti, era presente anche il professor Leoni e tutto lo staff del progetto Rock. Un incontro che si è svolto in via Belmeloro e che era dedicato alla promozione dei bandi che il mio settore sta mettendo in campo sulla creatività e il commercio, sia Bologna Made che Incredibol. Abbiamo colto l'occasione per raccontare il progetto Rock e per aggiornare gli studenti su quanto stiamo pensando per la zona universitaria. Gli studenti, come è giusto, hanno presentato le loro istanze e i loro temi, tra cui anche quello della casa e di quello abbiamo parlato. Mi sono preso l'impegno, in rappresentanza dell'Amministrazione, di aprire un tavolo e costruire un'agenda condivisa con l'Università e gli studenti, attorno alla quale discutere di quelli che sono i temi della cittadinanza universitaria, a livello di diritti e doveri, un tema non dibattuto da oggi, ma da quando qualche studente ha cominciato con i suoi professori a radunarsi per strada e a fondare lo Studium. Per cui penso sia un tema di grande rilievo, che riguarda il concetto stesso di cittadinanza bolognese: siamo cittadini bolognesi solo se ci occupiamo anche di chi arriva nella nostra città cercando di costruirsi un percorso di studio e di lavoro. Questo io l'ho sempre affermato quando si parla di immigrazione, figurarsi quando si parla di studenti universitari. La cittadinanza è un concetto che non può essere legato alla nascita, deve essere legato alle condizioni e ai tempi di vita e alla città che si sceglie per un certo periodo: cittadini sono anche quelli che per tre anni, cinque anni o dieci anni decidono di vivere in questa città e credo che abbiano pieno titolo per partecipare alla vita politica, culturale e a esercitare quelli che sono i propri diritti e doveri in quello che è il welfare municipale.
Il dibattito sulla casa per gli studenti, poi, credo che sia assolutamente primario per Bologna.
Sono intervenuto poi, a seguito di un articolo di giornale che citava questo incontro e rappresentava anche alcune opinioni, penso a Nomisma sul tema Airbnb, turismo e affitti per gli studenti, con una mia riflessione da assessore al Turismo e alla Promozione della città, preoccupato innanzitutto di affermare una cosa: che non dobbiamo fare passi indietro, non dobbiamo rinunciare al turismo. Bologna ha dei dibattiti un po' ricorrenti e non vorrei che anche sul tema del turismo tornassimo a discutere sulla contrapposizione tra città turistica e città universitaria.
Sarei per entrare nella complessità delle cose e discutere tutto in modo compiuto. Siamo diventati una città turistica perché Bologna è una città che merita di essere internazionale, abbiamo le infrastrutture per esserlo, le qualità, i prodotti, la cultura per esserlo. Non basta dirsi internazionali, bisogna esserlo con tutte queste qualità, ma vuole dire anche riuscire a rendere compatibile l'arrivo di tanti visitatori stranieri con l'essenza di una città studentesca. Succede in tutto il mondo, in tante città occidentali e non, può farlo anche Bologna. Noi dobbiamo semmai discutere insieme di come andare avanti in questa prospettiva di compatibilità e di miglioramento e adattamento della città a questa sfida, piuttosto che invece dire basta, abbiamo provato per sei anni a essere una città turistica, ora torniamo indietro. Da assessore al Turismo ho voluto tenere il punto su questo, per cui sono stato il primo a dire che per essere città turistica bisogna essere all'altezza, questo significa le tante cose che ho detto prima in ambito culturale e di organizzazione dei servizi, ma significa anche esserlo dal punto di vista del consumo della città: per avere gli studenti, per avere i turisti, per avere la vita notturna, per avere le eccellenze, per avere le persone interessanti, per avere i concerti, per avere una città vivibile, bisogna sapersi organizzare di conseguenza. Bologna, adesso che ha questo tipo di carico sulle proprie spalle, deve cambiare la propria vita, deve organizzarsi in modo diverso: nella raccolta dei rifiuti, nel rapporto con i commercianti da tanti punti di vista, nell'organizzazione della polizia municipale, nelle cose che riguardano il turismo e anche nell'offerta di case. Perché questa città cambierà ancora e andrà in una direzione diversa da come l'abbiamo conosciuta negli anni passati.
Ho anche affermato un altro aspetto, che probabilmente questo conflitto che ad oggi intravediamo, perché dei dati reali li stiamo cercando e studiando, tra le residenze degli studenti e gli affitti di breve termine, è un conflitto che ha fatto scoppiare uno dei paradossi bolognesi, la polvere sotto il tappeto che abbiamo sempre avuto in questa città, il fatto che tante persone proprietarie di case affittano in nero agli studenti. Se noi vogliamo tornare nella Bologna di prima, dobbiamo riprenderci però anche gli affitti in nero, lo sfruttamento degli studenti e le case fatiscenti. Oggi, grazie al Turismo, a una nuova economia e a una nuova ripresa, ci sono tante persone che stanno facendo ristrutturazioni edilizie, complice anche la cedolare secca, le defiscalizzazioni. Nel decidere di ristrutturare casa si sono fatte due conti in tasca e hanno pensato che affittare a breve, condividere online a turisti e visitatori stranieri è più remunerativo piuttosto che affittare in nero a degli studenti. Fino a qui il discorso fila e penso che sia anche molto importante: piuttosto che stipare otto studenti in nero dentro una casa fatiscente mettendo a rischio anche l'incolumità delle persone, si sceglie di emergere, fare investimenti e di ospitare i visitatori. Questo è un fenomeno positivo. L'altra faccia della medaglia è togliere la polvere sotto il tappeto, perché tanti studenti non erano accolti a Bologna dentro studentati o in contratti in regola, ma erano in contratti in nero. Adesso che la polvere è fuori dal tappeto, così come per la zona universitaria adesso che tutti i problemi che erano al Guasto sono emersi e sono altrove, il nostro obiettivo non è rimettere il dentifricio nel tubetto, rimettere i tossicodipendenti dentro al Guasto così non li vediamo più, rimettere gli studenti negli affitti in nero di case fatiscenti. Il nostro obiettivo è creare delle alternative, con delle politiche che sulla casa non possono che essere di medio e lungo periodo, insieme all'Università, per soddisfare queste esigenze. Nel Piano strategico dell'Università, che ovviamente noi condividiamo nelle scelte fondamentali si parla di circa mille posti letto che l'Università con i propri piani edilizi vuole creare.
L'Università, ho incontrato il prorettore e il rettore in diverse occasioni, l'ha fatto il Sindaco come l'ha fatto la mia collega Gieri, ovviamente è interessata dal punto di vista urbanistico, dal punto di vista degli investimenti, dal diritto allo studio, come noi però abbiamo sempre detto non si può fare politica per la casa senza soldi. Quindi il Governo nel Patto per Bologna ha dato alla città 30 milioni di euro per l'edilizia sociale, queste risorse sono per l'edilizia sociale, quindi per chi vive a Bologna, ha residenza a Bologna e sarà nelle graduatorie dell'edilizia sociale, nelle sue diverse forme. Su questo credo sia importante soffermarsi in particolare sulle giovani copie e sulle nuove generazioni, questo l'abbiamo detto in tanti e su questo l'assessore Gieri sta lavorando, è chiaro che non bastano questi 30 milioni occorrono anche fondi nuovi da parte del Governo, dell'Università e anche di privati che vogliono fare degli interventi sull'edilizia universitaria. Occorre però anche una consapevolezza, una promozione di una cultura dell'accoglienza da parte della nostra città, verso chi è proprietario di casa, perché ci sono tanti proprietari immobiliari che magari hanno voglia ancora di affittare agli studenti, l'importante che il dibattito che ora è emerso sia un dibattito consapevole, cioè costruiamo insieme le modalità perchè davvero ci siano incentivi per fare questo e non ritornare al nero. Questo fenomeno della presenza degli universitari in città e del turismo, se guardiamo bene i dati e sarà interessante se volete studiarli insieme, ci racconta anche in questo caso di una città diversa, cioè se il centro storico sempre di più si sta interessando al turismo, i quartieri fuori dal centro storico sempre di più si stanno interessando agli studenti. Ci sono tanti studenti che stanno andando a vivere fuori dal centro storico, ed è un fenomeno molto interessante, che va aiutato con politiche della mobilità e altre cose, ma significa avere persone giovani in quartieri solitamente anziani, ad esempio, significa avere maggiore utenza per luoghi di aggregazione in quartieri dove di solito i luoghi di aggregazione non c sono, con dei quartieri più dormitorio in alcune zone, avere persone che escono la sera significa anche ravvivare alcuni quartieri della città. Quindi questo argomento è molto ampio e interessante, è chiaro che richiede anche scelte urbanistiche, scelte di investimento e di consapevolezza che la città vuole portare avanti.
Da ultimo la questione delle piattaforme on line, questo è un grande tema, le piattaforme on line oggi rappresentano un nuovo modo per organizzare la vita delle persone, organizzare la vita delle persone significa organizzare il loro lavoro, organizzare l'offerta di servizi ma significa anche organizzare le persone come prodotto. Significa che se noi pubblichiamo le nostre foto su Facebook, dei nostri figli, le foto dei nostri figli sono un prodotto, sul quale qualcuno, magari il proprietario della piattaforma sta guadagnando dei soldi. E quindi ci dobbiamo porre in modo sempre più urgente l'eticità di questo sistema, dall'altro ci dobbiamo porre sempre di più un tema dell'ottocento, cioè l'organizzazione dei lavoratori e delle persone per prendersi cura del bene comune. Da questo punto di vista forse i sindacati sono ancora uno strumento importante, ma io credo che per l'organizzazione dei lavoratori, dei servizi, delle case, ci sia uno strumento ancora più potente che dobbiamo cercare di organizzare che sono le città. Le città possono organizzare le persone sicuramente attraverso le tecnologie e le piattaforme, ma le città possono organizzare le persone soprattutto attraverso le relazioni sociali, gli spazi pubblici, le istituzioni culturali, le scuole e quello che noi ogni giorno discutiamo in quest'aula. Organizzare le persone è il vero antidoto a tutto quello che è degenerazione prodotta da una forma sbagliata di globalizzazione. L'organizzazione del lavoro oggi è globale, quando discutiamo dei giovani bolognesi che decidono di andare a vivere a Londra o da altre parti, lo viviamo come un dramma: è sicuramente un dramma per le mamme e i papà che vedono i loro figli andare lontano, poi bisogna vedere se vanno a fare i camerieri e vogliono fare i camerieri e stanno bene, o vanno a fare gli ingegneri, ma di sicuro la distribuzione del lavoro odierna prevede che si vada a lavorare anche molto lontano dalla città da cui si proviene. Se vogliamo dare una forma nuova al lavoro e all'organizzazione delle persone, però ci dobbiamo porre la questione di cosa è oggi un'agenda urbana di investimento sulla città, che cosa le città offrono per trattenere e organizzare in modo diverso e per migliorare la salute delle persone. Si può fare anche attraverso piattaforme digitali, Iperbole è il primo esempio di piattaforma digitale in Europa, dopo Amsterdam. Quando noi facciamo il Bilancio partecipativo online, permettiamo alle persone di votare online, consentiamo a oltre settemila persone di iscriversi alla rete civica per fare i patti di collaborazione, stiamo organizzando le persone per il bene comune e lo facciamo non con una piattaforma commerciale, privata, di proprietà di uno che magari un giorno si candiderà in politica, ma con una piattaforma della città di Bologna, che sopravviverà a questa Amministrazione e verrà data in eredità alla prossima, che è open, può essere riutilizzata da tutti ed ha un grande potenziale. Il patrimonio digitale che noi abbiamo messo in campo è un patrimonio che può essere visto anche in quest'ottica di organizzazione delle persone per il bene comune. faccio un altro esempio. Abbiamo fatto un esperimento di ricerca finanziato dalla Commissione europea, Human ecosystem, e abbiamo mappato per alcuni mesi le conversazioni sui social dei cittadini bolognesi. Non sono dati coperti da privacy, ma dati che i cittadini decidono di dare alle piattaforme commerciali, chiunque di noi dialoga sui social sta dando pubblicamente a tutto il mondo e alle piattaforme digitali i propri pensieri, le foto, il proprio posizionamento e queste piattaforme le usano per motivi commerciali. L'utilizzo di quei dati per fini che sono invece pubblici e municipale ci ha permesso di mappare quelle conversazioni per sapere dove ci sono i problemi sulla raccolta differenziata o sul traffico, cosa pensano i cittadini in un determinato quartiere su alcuni argomenti. Abbiamo cercato di restituire ai cittadini i dati che hanno ceduto inconsapevolmente a dei privati per operazioni di speculazione, per restituirli verso la cura del bene comune. Questa credo che sia una prospettiva interessante per la città di Bologna dal punto di vista dell'immaginazione civica, per i cittadini e per gli studenti. Una delle cose di cui abbiamo parlato con gli universitari è di utilizzare le piattaforme digitali per lo scambio di casa. Insieme anche ad una start up stiamo lavorando su una condivisione degli appartamenti che sia fair, equa. Airbnb condivide e pubblica affitti di case, ma è ovviamente un'impresa capitalista che fa i suoi profitti. Pensiamo che sia possibile condividere degli appartamenti facendo in modo che quel margine venga reinvestito sulla città e su progetti di interesse pubblico e sociale. Che un cittadino possa scegliere di mettere la propria casa su Airbnb e anche su una piattaforma che possa avere un impatto sociale. Ci sono già progetti in questo senso, stiamo cercando di sostenerli e penso possa essere un argomento di grande interesse".