Question Time, chiarimenti sul centro “Senza Violenza” rivolto ad uomini maltrattanti
L'assessora alle Pari opportunità, con delega alla Lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e sui minori, Susanna Zaccaria, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico) sull'apertura a s...
Data:
:
L'assessora alle Pari opportunità, con delega alla Lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e sui minori, Susanna Zaccaria, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico) sull'apertura a settembre di “Senza Violenza”, il primo centro antiviolenza con interventi rivolti a uomini maltrattanti.
Domanda d'attualità della consigliera Lembi
"Visti gli articoli di stampa sul primo centro Senza Violenza rivolto ad uomini maltrattanti, che aprirà il prossimo settembre a Bologna, chiede cortesemente al Sindaco ed alla Giunta un'opinione in merito e quali siano i provvedimenti che ha in animo per realizzare il centro".
Risposta dell'assessora Zaccaria
"Grazie presidente e grazie consigliera perché con questa domanda mi consente di dare dei chiarimenti su un tema che mi è molto caro e su un'azione di cui c'era la necessità oltre che i presupposti di fatto e giuridici per attuarla.
Il centro che aprirà in settembre a Bologna è finanziato da un progetto del Dipartimento Pari Opportunità, che vede come capofila Casa delle donne per non subire violenza e che è stato finanziato, in partnership con questa associazione che svolge azioni nuove, Senza violenza, Asp Città di Bologna e ASC InSieme (Azienda Servizi per la Cittadinanza - Azienda speciale Interventi Sociali Valli del Reno, Lavino e Samoggia). Il Comune di Bologna non è partner di questo progetto, ma io mi sono impegnata perché è nelle nostre linee di mandato, è un'azione che il sindaco ha più volte auspicato, penso che sia la prima cosa sulla quale ci siamo confrontati come nuova azione di cui c'è bisogno. Il Comune si è quindi impegnato, oltre che alla collaborazione alla sostenibilità, perché come sempre accade, anche se i finanziamenti per l'apertura sono del Dipartimento, dovremo poi valutare a seconda delle richieste e del tipo di percorsi che verranno intrapresi, che tipo di necessità ci saranno per la sostenibilità del servizio.
Sull'opportunità dell'azione vorrei dire, oltre a quanto ha già specificato la consigliera Lembi, che la parte normativa riguarda la Convenzione di Istanbul, il decreto cosiddetto 'Femminicidio', il 119 del 2013, che espressamente nella parte che riguarda il piano straordinario auspica azioni come questa. Queste azioni sono altresì precisate nella legge regionale di Parità, che parla di trattamenti e percorsi per uomini maltrattanti e quindi non si discute più dell'opportunità di agire su questo versante, perché la copertura normativa è totale, dal livello internazionale al locale. L'attuazione di questi percorsi, che segue delle linee guida che sono state spiegate a Bologna dal progetto MUVI del 2007, di cui il Comune Bologna era parte, presuppongono dei trattamenti all'interno dei quali sia coinvolta anche la partner che subisce violenza, sostanzialmente è una presa in carico della coppia. Ed è per questo che è Casa delle donne che si fa promotrice, perché le linee guida ampiamente sperimentate da decenni nel nord Europa ci dicono che è una parte dello stesso trattamento. L'obiettivo è quello che viene chiamato un nuovo patto di cittadinanza tra uomini e donne, per avere un'alternativa al comportamento violento. Quindi, si parte da un'analisi socio-culturale del comportamento maschile che genera violenza, come esercizio del potere in modo violento, per poter trovare un modo diverso di agire. Non è un'azione che si colloca solo nella prevenzione e nella fase di fine della relazione, perché partendo sempre dal presupposto della messa in sicurezza della donna, non si esclude, come avviene in tanti Paesi dove ciò si fa da tempo, che si possa arrivare ad un miglioramento della qualità della vita all'interno di una coppia che potrebbe anche restare insieme. Mentre tante volte dobbiamo partire dal presupposto di mettere la donna in sicurezza in un posto protetto, qui abbiamo un approccio nuovo che agisce su quella parte del fenomeno che è culturale, e l'approccio culturale è più complicato da comprendere, come vediamo ogni volta che sentiamo sminuire qualunque azione proviamo a mettere in atto, ad esempio, sul linguaggio. Infatti, se vediamo una situazione di violenza esplicita ed estrema, difficile che qualcuno possa negare la violenza, ma se affrontiamo la questione sul piano culturale e diciamo che non può passare il messaggio di tolleranza della violenza, allora non se ne sente così forte la necessità, esattamente come quando parliamo dell'uso di un linguaggio non sessista.
Il metodo di lavoro del centro prevede percorsi posti in essere da psicologi, che però non svolgono una psicoterapia, ma seguono un approccio culturale, simile all'attività di counseling che le operatrici dei centri antiviolenza attuano con le donne, quindi non è una cura. Ci sono diversi modelli e approcci, in Italia ci sono ormai circa trenta centri aperti di questo tipo, alcuni percorsi sono intrapresi dentro le aziende sanitarie, il che va bene, nel senso che servono tutti gli interventi. Quello che è però per me importante, ed è il motivo per cui il Comune di Bologna sostiene questo centro, è il non avere minimamente l'equivoco che la violenza e il comportamento violento siano una malattia o che siano curabili con una pastiglia. Di qui la scelta di sostenere questo modello che è pubblico privato, perché c'è un'associazione esattamente come facciamo con i centri antiviolenza, per restare lontani da questo equivoco che purtroppo genera solo ulteriori confusioni e strumentalizzazioni. Il primo centro di questo tipo nato in Italia, il Cam (Centro di Ascolto uomini Maltrattanti) di Firenze, segue questo modello ed ha lo stesso presupposto, in Emilia Romagna abbiamo il centro di Ferrara che ha ottimi risultati sullo stesso presupposto, però anche il centro di Modena che è dentro l'Asl dà comunque risultati positivi. Ci tengo a specificare questo perché voglio uscire dall'equivoco e dire che è stata fatta una scelta precisa che riguarda il metodo e l'obiettivo che si vuole raggiungere sostenendo questo progetto. Spero di aver dato elementi sufficienti, sarà mia cura tenere informato il Consiglio quando il Comune interverrà concretamente a sostegno del centro con modalità che saranno valutate".