Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni
Si trasmette l'intervento d'inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico) su "Libertà di scelta e integrazione, una questione di cittadinanza""La vicenda della ragazza di 14 anni, bolognese con origini del Bangladesh, ...
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Si trasmette l'intervento d'inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico) su "Libertà di scelta e integrazione, una questione di cittadinanza"
"La vicenda della ragazza di 14 anni, bolognese con origini del Bangladesh, rasata a zero dai genitori perché non voleva indossare il velo, ci scuote nel profondo e non solo perché accaduta tra noi, nella nostra città. Colpisce e ci deve allertare perché si tratta di una minore adolescente che, come tutte le sue coetanee ad ogni latitudine, cerca il proprio posto nel mondo e costruisce la propria identità; colpisce anche perché riguarda una famiglia chiaramente in difficoltà nel riconoscere e accettare un mutamento nelle proprie dinamiche interne dovuto al vivere in Italia, paese che una delle loro figlie sta dimostrando di aver scelto come posto adatto a sé, in quanto cresciuta qui e di fatto italiana -ecco un altro segnale di quanto sia giusto e fondamentale approvare al più presto la legge sullo Ius soli-
La delicatezza, il rispetto per quello che sta succedendo sono d'obbligo, tanto più che le indagini sono ancora in corso. È sicuramente una vicenda triste come sempre lo è quando entrano in gioco servizi sociali, Procura e Tribunale dei minorenni per allontanare una minore dai propri genitori. È poi anche necessario dire con chiarezza che questo episodio non deve essere strumentalizzato per connotare in maniera negativa un'etnia o una religione -per la stessa tradizione islamica, che questi genitori evidentemente dimostrano di aver male interpretato, infatti ogni imposizione rende l'atto stesso invalido- quanto per ribadire che ciascuna persona non ha solo il diritto di essere tutelata contro azioni coercitive, ma che ogni donna, ragazza, bambina è portatrice di diritti che chiunque deve riconoscere e rispettare, così come sancito dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, e come stabilito dalla nostra Costituzione.
Dagli elementi che stanno emergendo questo episodio si connoterebbe come maltrattamenti in famiglia e in questi casi, fortunatamente, i panni sporchi non si lavano in famiglia. Per questo dobbiamo ringraziare tutte le persone che non si sono voltate dall’altra parte: le insegnanti, la preside e tutte le istituzioni e i servizi che con sensibilità e competenza si sono doverosamente interessati alla ragazza e la stanno prendendo in carico -anche in via preventiva- senza trascurare la famiglia tutta che "va presa per mano", come ha affermato Clede Maria Garavini, Garante regionale dei diritti dell'infanzia, perché se i genitori hanno sbagliato, hanno commesso un reato bisogna fare in modo che se ne rendano conto. Per questo è fondamentale intercettare le famiglie - esistono già incontri informali anche in parrocchie, in questo senso- ma ancor più giuste sono le parole e le intenzioni dell'assessore Rizzo Nervo quando dice che dietro a questo episodio probabilmente si cela molta solitudine e che "noi dobbiamo mettere a disposizione spazi e persone in modo tale da che una famiglia musulmana - ma di qualsiasi religione o cultura, per la verità- possa esprimere la propria condizione di disagio, creare un luogo dove una madre possa anche dire che per lei il fatto che la figlia rifiuti il velo è un problema.
Di recente in Consiglio comunale di Bologna ho dichiarato che in termini di libertà vietare il velo è come imporlo, e lo ribadisco. Il velo non è solo un simbolo religioso ma di appartenenza culturale, di per sé non è in contraddizione con la libertà di espressione e autodeterminazione delle donne, molte nostre concittadine e non solo ce lo dimostrano. Detto questo, certamente il velo non può essere un dogma. Il labile confine sta tutto nella libera scelta di indossarlo, nella volontà o meno di adottare uno stile di vita e nella nostra capacità di educare, di creare la cultura e la rete istituzionale e di servizi capaci di garantire questi diritti e di sostenere le ragazze e le donne nelle proprie scelte".