Comunicati stampa

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Question time, chiarimenti sulle scuole Longhena

La vicesindaco e assessore alla Scuola, Marilena Pillati, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Elena Foresti (Movimento 5 stelle) sulle scuole Longhena.Domanda d'attualità della consigliera Elena Foresti:"Vista la noti...

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La vicesindaco e assessore alla Scuola, Marilena Pillati, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Elena Foresti (Movimento 5 stelle) sulle scuole Longhena.

Domanda d'attualità della consigliera Elena Foresti:

"Vista la notizia apparsa - su Repubblica Bologna del 19 novembre - in merito all'intenzione dell'Amministrazione di rivedere i criteri di accesso alle scuole Longhena;
visto l'articolo apparso sulla stampa - su Repubblica Bologna del 22 novembre - relativo alle dichiarazioni del Sindaco Merola che indica 'la Scuola Longhena quale modello organizzativo da tenere ad esempio per altre scuole cittadine', pone la seguente domanda di attualità per:
avere dall'Amministrazione una valutazione politica amministrativa sull'argomento;
sapere se l'Amministrazione non percepisca che da questa scuola scelta con modalità condivise dalle famiglie, non possa perdere, variandone i criteri di accesso, la sua peculiarità originale.
sapere infine quali azioni l'Amministrazione comunale intenda perseguire per raggiungere l'obiettivo di estendere ad un numero maggiore di scuole del territorio bolognese il modello delle scuole Longhena quale esempio di qualità e virtù che concili scuola, educazione, natura ed ambiente".

Risposta della vicesindaco Marilena Pillati:

"Gentile consigliera Foresti, nel rispondere alla sua domanda, vorrei prima di tutto fare chiarezza sulle competenze e le responsabilità in materia di accesso alle scuole del primo ciclo di istruzione. La formulazione dei criteri di ammissione a un'istituzione scolastica statale sono di competenza dell'istituzione scolastica stessa, che deve tenere conto dei criteri generali definiti annualmente dal Miur. Voglio ricordare che tra i criteri di particolare rilievo che il Miur richiama, che le scuole non possono ignorare, c'è quello della cosiddetta "vicinorietà".
Ai Comuni spetta, invece, la competenza in materia di programmazione territoriale dell'offerta formativa ed è in questo ambito che sono chiamati a definire gli stradari, che, individuando le strade associate a ciascuna scuola, di fatto hanno l'effetto di orientare le iscrizioni dei bambini residenti alle scuole a più vicine. I criteri di accesso alle scuole Longhena, quindi, vengono stabiliti dal Consiglio di Istituto di cui la scuola fa parte, cioè dell'IC19, non dall'Amministrazione comunale, che attraverso il Consiglio del Quartiere di riferimento deve unicamente esprimersi sullo stradario.
Fatta questa premessa, voglio venire però più nello specifico alla questione di questa scuola, che voglio ricordare, è nata come scuola "all'aperto" per bambini gracili di salute e predisposti a malattie dell'apparato respiratorio, e in passato accoglieva bambini da tutta la città che presentavano una certificazione medica che comprovasse la necessità di un contesto scolastico specifico. Nonostante dal 1994 non fossero più previste le scuole all'aperto con uno statuto speciale e la richiesta di certificati non avesse alcun fondamento normativo - un aspetto però questo, per le cose che dicevo prima, che compete alla responsabilità della scuola non dell'Amministrazione comunale - il Comune per anni ha continuato a non inserire le Longhena negli stradari perché la domanda di scuola primaria in città era comunque ampiamente soddisfatta dall'offerta scolastica garantita da tutte le altre scuole. Ricordo che il calo della popolazione scolastica ha portato anche alla chiusura di alcune scuole in città.
Nel tempo, però, le dinamiche demografiche si sono modificate e la ripresa della domanda ha portato nel 2009 a dover riconsiderare il ruolo delle Longhena nel quadro dell'offerta scolastica cittadina. Si decise, allora, che l'offerta delle Longhena dovesse almeno in parte rispondere alle necessità del Quartiere di riferimento, e si stabilì che tendenzialmente il 50% dei posti potesse essere coperto da bambini provenienti da tutta la città e il restante 50% dai bambini residenti nel Quartiere.
Oggi, dopo anni di apprezzabile crescita demografica, risulta ancora più evidente che le scuole Longhena non possono essere considerate come in passato al di fuori degli strumenti di programmazione, strumenti che, lo ricordo, devono garantire a tutti il diritto alla scuola, e non si può certamente ignorare che da qualche mese il quartiere di riferimento è molto più ampio di quello a cui si riferiva la delibera del 2009, allora il solo quartiere Saragozza, oggi il il quartiere Porto-Saragozza, che, ricordo, è il primo della città per popolazione residente.
Dunque per non snaturare i principi che sottostavano le scelte della delibera fatta nel 2009 se ne devono necessariamente adeguare i contenuti proprio per le novità intervenute, cioè un quartiere di riferimento che ha una estensione più ampia e un'utenza potenziale molto più ampia rispetto a quella del solo quartiere Saragozza.
Ciò detto, vorrei però evidenziare un altro aspetto, che è stato ampiamente sottolineato anche nella lettera del Sindaco a cui lei faceva riferimento. Se si riconosce il valore dell'educazione all'aperto e l'importanza della valorizzazione dell’ambiente naturale nella didattica non ci si può accontentare di dire - come fa qualcuno - che le Longhena devono essere a disposizione dei bambini di tutta la città, perché sono comunque scuole a disposizione di soli 75 bambini ogni anno, mentre sono più di 3.000 i bambini bolognesi che si iscrivono annualmente alla prima classe della primaria.
Le esperienze importanti che rappresentano da sempre il valore aggiunto delle scuole Longhena, favorite certamente dalla sua particolare ubicazione, non sono più oggi un riferimento esclusivo di quella scuola. Noi ci siamo impegnati a partire dal mandato scorso a farne un tratto identitario dei nidi e delle scuole d'infanzia comunali, ovviamente quelle su cui noi abbiamo la possibilità di fare anche scelte di contenuti educativi e formativi. E' da almeno quattro anni che lavoriamo con l’Università di Bologna e con la Fondazione Villa Ghigi per ridare centralità al rapporto tra natura ed educazione, sviluppando diffusamente nei nostri servizi esperienze di educazione all'aperto, per restituire ai bambini la possibilità di imparare nella natura e dalla natura. C’è stato un grande coinvolgimento anche delle famiglie grazie ai progetti di collaborazione “Qualifichiamo la nostra scuola”, che per il 90% hanno riguardato il tema dell'educazione all'aperto. Dunque davvero c'è una sensibilità forte e diffusa nelle famiglie della nostra città su questo. Ed è per questo che abbiamo sostenuto con convinzione la nascita della "Rete nazionale delle scuole all'aperto", che vede tre istituti bolognesi coinvolti e uno di questi, l'Istituto comprensivo 12, ne è capofila. Ma è una rete di scopo di scuole statali, noi non possiamo decidere chi ne fa parte, dobbiamo però sostenere e mettere a disposizione le nostre competenze. E' certamente una rete che, pur in questa prima fase sperimentale molto attiva, ci auguriamo che possa espandersi ricomprendendo anche altre scuole primarie bolognesi.
Noi insieme all'università abbiamo offerto il nostro sostegno e la nostra collaborazione, in particolare, sulla formazione per i docenti specifica su questi temi, ma anche la collaborazione di un esperto per supportare gli insegnanti e tenere il coordinamento di tutti i soggetti e tutte le associazioni che vogliono mettere a disposizione dei bambini le proprie competenze sulle attività all’aria aperta. Dunque, noi rispettiamo l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche, ma è evidente che ci stiamo impegnando perché possa diffondersi nella nostra città un modo nuovo di fare scuola, che valorizzi l'ambiente esterno e la natura".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:35
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