Consiglio comunale, l'intervento della consigliera Simona Lembi sulla legge Cirinnà
"Ho seguito con molta attenzione, nelle scorse settimane il dibattito sulla legge Cirinnà.
Ci sono questioni che è bene riprendere me...
Di seguito, l'intervento d'inizioo seduta della consigliera Lembi (PD) sulla legge Cirinnà.
"Ho seguito con molta attenzione, nelle scorse settimane il dibattito sulla legge Cirinnà.
Ci sono questioni che è bene riprendere mentre ci si appresta a votare la legge: la prima è relativa alla discussione parlamentare; la seconda è relativa all'estensione dei diritti civili; la terza è relativa alle discriminazioni che vanno evitate nei confronti dei bambini.
Circa la prima questione, è ormai noto che per una legge il cui voto sembrava cosa fatta, a rimettere tutto in discussione è stato il Movimento 5 stelle: in Commissione aveva garantito il voto favorevole e una discussione lineare, poi, al richiamo del capo che ha obbligato alla 'libertà di coscienza', tutti i parlamentari hanno scelto di andare in ordine sparso e si sono opposti ad una
discussione che ridimensionasse ogni forma di ostruzionismo. Il problema, a mio parere, non è, o non dovrebbe essere che hanno cambiato idea. Il problema è che hanno tradito la fiducia della gente. Quando, durante l'iter di una legge, si chiede di esprimersi, i parlamentari, tutti, devono potersi fidare delle informazioni ricevute. Non rispettare questo principio significa ingannare gli
elettori e minare la fiducia che abbiamo nelle istituzioni. Invito anche nelle relazioni tra centro e periferia che esistono nel Movimento 5 stelle a chiarire subito questa ambiguità, non più a parole ma con i comportamenti parlamentari.
La senatrice Cirinnà, nei giorni scorsi, aveva fatto trapelare anche l'ipotesi di sue dimissioni.
Forse perché, come sostiene una mia amica, per quanto possa essere abituata ai giochi della politica, ormai la nausea ha prevalso anche su di lei? Mi auguro ci ripensi, facendo appello al lungo cammino per la conquista dei diritti politici e civili che abbiamo alle spalle.
Ve le immaginate Anna Kuliscioff o Anna Maria Mozzoni, di fronte all'ennesimo no al diritto di voto alle donne, gettare la spugna, inorridite dal dibattito e poi dal voto parlamentare?
Dal primo Parlamento dell'Italia unita, fino al Fascismo, per 20 volte fu proposta la legge per estendere il diritto di voto alle donne e per 20 volte fu respinta. Anche nell'imminenza del voto amministrativo del '46 cui parteciparono per la prima volta le donne italiane, ci furono quotidiani che titolarono 'la gente muore di fame e questi pensano al voto alle donne!'
Tutto questo invita noi tutti a non arrenderci di fronte agli ostacoli, per quanto insormontabili possano sembrare, quando si tratta di pari diritti per tutti.
Quanto al terzo punto, se dovesse prevalere la richiesta di stralciare dalla legge il pieno riconoscimento ai bambini già nati nella coppia, assisteremmo attoniti ad una discriminazione nei
confronti dei più piccoli, facendo loro ricadere la responsabilità della loro nascita.
Ho visto in televisione la Ministra Lorenzin affermare che di tutto questo dovremmo anzi ringraziare. Ha detto proprio così: che dovremmo ringraziare che una certa politica (immaginiamo la loro), abbia capito che la società è pronta a recepire l'estensione dei diritti a tutte le coppie che si amano, a prescindere dalla forma di unione che viene loro concessa. Ma che, sempre la società, non è pronta ad estendere ai bambini gli stessi diritti, a prescindere dal modo e dalla provenienza in cui vengono al mondo.
Vale la pena ricordare che la maggior parte dei bambini nati con maternità surrogata, in Italia, sono di coppie eterosessuali. Quanto agli altri, sono chiarissime le parole di Melita Cavallo, fino a
poche settimane fa presidente del tribunale dei minori di Roma che ha già emesso 14 sentenze favorevoli all'adozione dei figli del partner non biologico in coppie omosessuali; ha affermato: 'abbiamo applicato solo la legge esistente'.
La prima sentenza, da cui discendono le altre, è stata confermata dalla Corte d'Appello di Roma e se riceverà parere positivo anche in Cassazione, diventerà giurisprudenza'
Sono convinta che se teniamo veramente ai nostri figli, (come ben affermò Lakoff) li trattiamo equamente e vogliamo che siano trattati equamente anche dagli altri.
Votare interamente la legge Cirinnà significa quindi garantire che adulti e bambini abbiano pari diritti”.
Per tutte queste ragioni, mi auguro che la legge Cirinnà sia votata nella sua interezza, per evitare discriminazioni nei confronti dei bambini, perché crediamo nella parità dei diritti e per mantenere intatta la fiducia che abbiamo tutti, di ogni appartenenza, al confronto parlamentare e alle istituzioni".